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FIDES e FOEDUS: PATTO D’UNIONE e FEDELTÀ

Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
vere, quantum a me Lesbia amata mea est.
Nulla fides ullo fuit unquam foedere tanta,
quanta in amore tuo ex parte reperta mea est.

TRADUZIONE E ANALISI
Nessuna donna può dire d’essere stata amata tanto sinceramente, quanto la mia Lesbia è stata amata da me.
Nessuna fedeltà fu mai tanta in alcun patto, quanta si è potuta trovare da parte mia nel mio amore per te.

✅In questo Carme del poeta latino Catullo sono presenti i due termini che rappresentano l’idea di amore che lui ha: FIDES e FOEDUS.
➡️Per Catullo, l’amore è il più grande dei sentimenti ma necessita della fedeltà FIDES e del rispetto del FOEDUS che è il patto sacro d’amore che unisce i due amanti. L’ amante di Catullo, Clodia non si impegna in questo patto, dedicandosi ai suoi tanti amanti giovani ed occasionali, confondendo la passione con l’amore.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa). Possibilità anche di effettuare consulenze telefoniche o tramite videochiamata

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

L’ Ondeggiare come il Mare nelle Relazioni

A me ricordi il mare
E non per le vacanze
Che abbiamo fatto insieme
Ma per il tuo ondeggiare mi
Tra il gesto di chi afferra
E quello di chi si trattiene
Ci sono validi motivi per cui dovrei evitare di dirtelo
Ma dal momento che mi scrivi dirò
Che l’ho capito da subito
Perché sei
Perché sei tu che quando arrivi sorridi
E a me mi gira benissimo
E sempre tu che se decidi ti giri
E mi pugnali in un attimo
Così succede che mi pare che va bene
E invece non va
E se migliora allora peggiorerà
Oppure
Sono sicuro che va male arrivo di là
E te lo dico tu mi dici “ma va”?
E ancora
A me succede che va bene
E invece non va
E se migliora allora peggiorerà
Oppure
Sono sicuro che va male arrivo di là
E te lo dico tu mi dici “ti va”?
Ma io così non vado avanti
Mi ricordi il mare
Non per i riflessi
Per il sugo andato a male
Il qualunquismo dei discorsi
Sotto l’ombrellone
Il sudoku che non torna
E quello che era scritto a penna
È già da cancellare
È come l’amore
Va di tasca in tasca come l’accendino vuole
Ti ritorna quando non hai niente da appicciare
Se escludiamo il poco che rimane
Ancora ancora (ancora) ancora
Baci, baci ed abbracci
Che diventano lacci
E più diventano stretti
Più nascondono impicci
Come un cane ti accucci
Sui tuoi poveri stracci
E piano piano vai giù
Come un programma di Socci
Piano piano vai giù
Ma poco dopo risorgi
Solo che non ti accorgi
Dei sorrisi posticci
Dei pensieri che scacci
Delle cose che lasci
Per banali capricci
Mi ricordi il mare
Non per gli ombrelloni
Per la fila in tangenziale
Il malfunzionamento del mio condizionatore
La discesa libera sui sassi senza aver le scarpe
Per fare i fricchettoni
Questo è un po’ il sapore
Del tutto compreso
Inclusa la consumazione
Io l’ho già bevuta
Eppure ho ancora troppa sete
Soprattutto quando tu mi uccidi
Ancora ancora (ancora)
Quello di chi si trattiene
A me ricordi il mare
E non per le vacanze
Che abbiamo fatto insieme
Ma per il tuo ondeggiare
Tra il gesto di chi afferra
E quello di chi si trattiene
A me ricordi il mare
Non per gli ombrelloni (e non per le vacanze)
Per la fila in tangenziale (che abbiamo fatto insieme)
Il malfunzionamento del mio condizionatore (ma per il tuo ondeggiare)
La discesa libera sui sassi senza aver le scarpe (tra il gesto di chi afferra)
Per fare i fricchettoni
A me ricordi il mare
Non per i riflessi (e non per le vacanze)
Per il sugo andato a male (che abbiamo fatto insieme)
Il qualunquismo dei discorsi sotto l’ombrellone (ma per il tuo ondeggiare)
Il sudoku che non torna (tra il gesto di chi afferra)
E quello che era scritto a penna è già da cancellare
Così succede che mi pare che va bene
E invece non va
E se migliora allora peggiorerà
Oppure
Sono sicuro che va male arrivo di là
E te lo dico tu mi dici “ma va”?
Così succede che va bene
E invece non va
E se migliora allora peggiorerà
Oppure
Sono sicuro che va male arrivo di là
E te lo dico tu mi dici “ti va”?
Ma io così non vado avanti
Ma io così non vado avanti
DANIELE SILVESTRI

Il testo di questa significativa canzone, attraverso la metafora del mare, descrive, in maniera emblematica, l’ ondeggiare di molte persone nelle relazioni e l’impatto che ciò ha sul partner. Da leggere e riflettere attentamente su certe dinamiche di Coppia.

Dottor Roberto Cavaliere Psicologo e Psicoterapeuta con studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

Possibilità di effettuare sedute anche tramite video chiamata.

Per info e contatti cavaliere@iltuopsicologo.it o al 3208573502

LASCIAR ANDARE VIA

Perché se ti dice ti amo ma non lo senti, non c’è niente che tu possa fare.
Non puoi convincerlo, non puoi cambiarlo,
non puoi odiarlo.
Non puoi fare niente.
Devi solo lasciar perdere.
E’ sempre la stessa storia: le parole non bastano.
Non colpevolizzarlo, non offenderlo.
Magari ti ama davvero, ma non sa come fare, non sa cosa fare, non sa come amare.
Non vuole che tu lo aspetti, vuole che tu lo capisca.
E che tu vada via.
Vai via, non dipendere da nessuno,
nemmeno da chi ami così tanto.
Vai via, lascia un buon ricordo, il ricordo di qualcuno che sa andare avanti, sempre, sempre, sempre.
Non volere tutto e subito.
Non accontentarti di qualcosa in meno di “tutto”, però.
Chi ama ha pazienza, è vero, ma a volte la pazienza non è quello che serve.
A volte serve il coraggio di dire basta, con dolcezza, ma basta.
In questo brano della scrittrice Susanna Casciano viene descritto, eloquentemente, il “lasciare andare” pur in presenza di un profondo sentimento.
Ma non è facile “lasciare andare” perché il sentimento profondo che si prova oppone una dura resistenza. Occorre effettuare un percorso interiore profondo quanto il sentimento stesso e, soprattutto, bisogna volerlo veramente.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA “DISTANZA DI SENSIBILITA'” NELLA COPPIA

Essere una persona sensibile vuol dire percepire un tono di voce distante durante una telefonata, riconoscere l’ansia, la paura e la tristezza nella faccia degli altri. Essere sensibile vuol dire fare caso a tutto, e con “tutto” intendo veramente qualsiasi cosa: un fiore sconfitto dal vento, un cane solo, un colore diverso del cielo, un sorriso più sentito, una parola colorata in mezzo a tante parole anonime. Essere sensibili vuol dire vivere dieci, cento, mille vite ogni giorno. Quando sei sensibile non puoi fregartene, farti gli affari tuoi, lasciar perdere. Chi è sensibile, se sa di aver ferito qualcuno si tortura per ore ed ore pensando alla sensazione che gli ha fatto provare. Chi è sensibile dura una fatica immensa. Si dovrebbe aver cura di chi è sensibile, potrebbe morire per una carezza in meno.       Susanna Casciani
In ogni relazione, in ogni coppia c’è sempre chi è più “sensibile” rispetto all’altro. Fondamentale per la sopravvivenza della relazione è comprendere quanto siano distanti le due diverse sensibilità. Se la distanza è eccessiva si aprono due scenari diversi:
  • o ci separa perchè è difficile accettare questa distanza di sensibilità nel tempo;
  • o si rimane comunque insieme perchè la persona maggiormente sensibile accetta l’insensibilità dell’altro per vari motivi, tra cui il principale è l’incapacità di separarsi
In quest’ultimo caso la persona maggiormente sensibile paga un caro prezzo in termini di sofferenza personale acuita dalla stessa sensilità che le appartiene in una sorta di circolo vizioso.
Compito di ogni terapia di coppia (o anche autoterapia) è cercare di attenuare le “distanze di sensbilità” li dove è possibile.

Dott. Roberto Cavaliere

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NELLA NOSTRA VITA ABBIAMO 2 GRANDI AMORI ?

Dicono che durante la nostra vita abbiamo due grandi amori.
Uno con il quale ti sposerai o vivrai per sempre, può essere il padre o la madre dei tuoi figli: con questa persona otterrai la massima comprensione per stare il resto della tua vita insieme.
E dicono che c’è un secondo grande amore, una persona che perderai per sempre.
Qualcuno con cui sei nato collegato, così collegato, che le forze della chimica scappano dalla ragione e ti impediranno sempre di raggiungere un finale felice.
Fino a che un giorno smetterai di provarci, ti arrenderai e cercherai un’altra persona che finirai per incontrare.
Però ti assicuro che non passerà una sola notte senza aver bisogno di un altro suo bacio, o anche di discutere una volta in più. Tutti sanno di chi sto parlando, perché mentre stai leggendo queste righe, il suo nome ti è venuto in mente.
Ti libererai di lui o di lei e smetterai di soffrire, finirai per incontrare la pace, però ti assicuro che non passerà un giorno in cui non desidererai che sia qui per disturbarti.
Perché a volte si libera più energia discutendo con chi ami, che facendo l’amore con qualcuno che apprezzi.
Paulo Coelho da: “El Zahir
Nel brano sopracitato viene descritta la presenza di due grandi amori nella vita di una persona: un amore che dà stabilità e progettualità ed un amore che da passione.
Dicotomia che potrebbe essere presente in tempi diversi come il ricordarsi di una grande passione del passato che non riesce a rivivere nella relazione presente.
Dicotomia che potrebbe essere nel momento presente come quando si ha un partner ufficiale con cui si ha una progettualità di vita insieme ma non si condivide un aspetto passionale che si prova e/o si si vive con un altra persona.
Dicotomia che si può decidere di superarla o mantenerla, anche se spesso non è questione solo di volontà, come in tutte le problematiche sentimentali.

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LA TEORIA DELLO SPECCHIO DI LACAN IN AMORE

Lo psicanalista Lacan ha elaborato la ‘Teoria dello Specchio’ nella quale afferma che tra i sei e i diciotto mesi il bambino, in braccio alla madre, davanti allo specchio reagisce dapprima all’immagine come se appartenesse a un altra persona, ma, nel momento in cui incrocia lo sguardo della madre nello specchio, l’immagine gli si rivela come sua. Se quest’altro sguardo non dicesse al bambino che l’immagine gli appartiene, egli continuerebbe a considerarla come qualcosa di esterno. L’investimento del bambino si attua prima ancora che sul proprio corpo, percepito come frammentato, sull’immagine completa dello specchio, sull’altro riflesso nello specchio.

Questa è la prima identificazione, immaginaria, ed è due volte alienante perché dipende dallo sguardo della madre: se questo sguardo nello specchio non lo vedesse, egli non si riconoscerebbe. L’immagine del corpo sostituisce la realtà del corpo. Ciò che è investito è l’altro nello specchio e nello stesso tempo il desiderio dell’altro, attraverso lo sguardo della madre. Identificandosi con la madre il bambino assume il desiderio della madre come proprio.

Nella relazione d’amore in etò adulta  avviene un processo simile, solo che al posto della madre c’è il partner. Ci si rispecchia insieme al partner e se non si percepisce che questo rispecchiamento è reciproco si ha la sensazione di non essere riconosciuti come persona da amare.

Un esercizio che consiglio di effettuare alle coppie è di guardarsi insieme nello specchio alla ricerca del reciproco desiderio e riconoscimento.

Dott. Roberto Cavaliere

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IN AMORE FERMATI CON CHI TI VUOLE SFOGLIARE E NON SPOGLIARE

“- E allora vai

– Avrò paura?

– Sì

– Poca o tanta?

– Tantissima

– A destra o a sinistra?

– Se puoi non schierarti mai, resta al centro. Del tuo cuore.

– E se arriva il lupo?

– Il lupo arriva, ma anche il gatto, il cane, l’orso, le acciughe, il vento, il sole, la neve. Amore mio, arriverà tutto, non posso ometterti niente.

– E se mi perdo?

– Che ti perdi non è un forse, ma una certezza; quindi quando ti perdi chiedi informazioni

– A chi?

– Ecco, a chi. Se dovesse succedere prima di aver imparato a riconoscere tutte le erbe spontanee, i fiori e gli alberi, aspetta, non chiedere a nessuno, chè poi può succedere che scambi ciliege per bacche velenose. Aspetta, impara i prati i boschi e soprattutto i venti, poi, se ancora sarai perduta, saprai da sola a chi rivolgerti

– Ma il tempo è contato

– No, il tempo è contatto, è toccare tutto, provarci almeno, tutte le parti

– Mi risolverò?

– Non sei un rebus, sei un puzzle senza pezzi mancanti. Imparerai a metterli insieme, dal verso e con lo sguardo giusto

– Promettimelo

– Di più, te lo giuro

– Incontrerò l’amore?

– Te lo auguro, ma attenta a chi ti vuole spogliare, fermati piuttosto da chi ti vuole sfogliare. Chè l’amore, per me, assomiglia molto a qualcuno che ti tiene la fronte mentre tu, vomiti i giorni più duri.

– Allora vado?

– Allora vai.”

CIT alice in the womderland

Dott. Roberto Cavaliere

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COSA FA MATURARE LE RELAZIONI ?

Un giorno un contadino incontra Dio e gli dice: – Hai creato il mondo ma non sei un contadino, non conosci l’agricoltura. Hai ancora molto da imparare.

Dio gli chiese: – Qual è il tuo consiglio?

Il contadino: – Dammi un anno e lascia che le cose vadano come voglio e vedrai che la povertà non esisterà mai più.

Dio accettò. Naturalmente, l’agricoltore chiese il massimo: niente più tempeste né alcun pericolo per il grano. Il grano cresceva sano e abbondante e i contadini erano felici. Tutto sembrava perfetto.

Alla fine dell’anno, l’agricoltore rivede Dio e gli dice con orgoglio: – Hai visto quanto grano ? C’è abbastanza cibo per 10 anni senza dover più lavorare!

Tuttavia, una volta raccolto tutto il grano il contadino si rese conto che i chicchi erano tutti vuoti. Perplesso, chiese a Dio cosa fosse accaduto,

ed Egli rispose: – Hai deciso di eliminare tutti i conflitti e gli attriti, così il grano non ha potuto maturare. (Racconto buddista)

In questo significativo racconto buddista è contenuta una profonda verità per le relazioni in generale : eliminare del tutto la conflittualità, le difficoltà, le avversità nelle relazioni non aiuta quest’ultime ad evolversi e maturare con la deriva di arrivare a “relazioni vuote” come i chicchi di grano vuoti del racconto, anche se all’inizio le relazioni potrebbero avere la sensazione di essere perfette e felici.

Ben venga, allora, una giusta dose di conflitto, difficoltà ed avversione come elementi per permettere alle relazioni di diventare forti e mature.

Dott. Roberto Cavaliere

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COME “TENERSI PER MANO” NELLE RELAZIONI

Una coppia di fidanzati stavano attraversando un ponte…
Lui un po’ ansioso disse alla sua donna: “Amore, ti prego di tenere la mia mano così non cadi nel fiume”.
La donna gli rispose:”no amore tieni tu la mia mano”.
“qual è la differenza?”chiese lui perplesso.
“c’è una grande differenza, “rispose la donna.
“Se tengo io la tua mano e mi succede qualcosa, è probabile che allento la presa e cado giu’…ma se sei tu a tenermi la mano, io so per sicuro che qualunque cosa accada…tu non la lascerai mai…

(libero riadattamento da parte del Dottor Roberto Cavaliere di una storia sul web)

In questa significativa storia viene descritto come bisognerebbe tenere per mano la persona amata: non chiedendo all’altro di prendere la propria mano ma tenendo la sua.

Perchè potrebbe capitare che il partner abbia la tentazione di lasciare la mano, per varie ragioni, ma tenendo la sua mano lo si aiuta a trattenersi dall’andare via.

Questo non significa trattenere a tutti i costi chi vuole andare via, ma essere colui che “trattiene e contiene”  l’altro e/o la relazione nei momenti di crisi della vita di coppia.

Dott. Roberto Cavaliere

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FREUD E LA SECONDA UNIONE DI UNA DONNA

Di seguito una significativa riflessione di Freud sulla migliore soddisfazione  di una seconda unione, da parte della donna, rispetto alla prima.

«Le cause che determinano la scelta oggettuale della donna sono rese abbastanza spesso irriconoscibili a causa dei condizionamenti sociali. Là dove tale scelta può mostrarsi liberamente, spesso risulta attuata in base a un ideale narcisistico, ove l’ideale è quel particolare uomo che la bambina aveva desiderato diventare. Se la bambina è rimasta ferma all’attaccamento al padre, e quindi al complesso edipico, sceglie secondo il tipo paterno. Dato che nel suo volgersi dalla madre al padre l’ostilità del rapporto emotivo ambivalente è rimasta sulla madre, una scelta di tal genere dovrebbe assicurare un matrimonio felice. Ma molto spesso l’esito è tale da minacciare comunque la risoluzione del conflitto di ambivalenza. L’ostilità lasciata indietro segue dappresso l’attaccamento positivo e si estende al nuovo oggetto. Il marito, che dapprima aveva ereditato dal padre, assume col tempo anche l’eredità materna. Pertanto può facilmente accadere che la seconda metà della vita di una donna sia riempita dalla lotta contro il marito, così come la prima, più breve, lo era stata dalla ribellione contro la madre. Dopo che la reazione è stata vissuta a fondo, un secondo matrimonio può facilmente riuscire molto più soddisfacente.»
S. Freud

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