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SI POSSONO PROMETTERE AZIONI PER SEMPRE NON SENTIMENTI

Nel seguente significativo brano del filosofo Nietzsche è sintetizzato ciò che si può promettere per sempre.

Non l’amore per sempre ma le azioni collegate all’amore possono essere per sempre.

Ad esempio: le azioni di prendersi sempre cura del partner anche se l’amore finisce.

“Si possono promettere azioni, ma non sentimenti, perché questi sono involontari. Chi promette a qualcuno di amarlo sempre o di odiarlo sempre o di essergli sempre fedele, promette qualcosa che non è in suo potere; invece può ben promettere quelle azioni, che sono sì, di solito, effetto dell’amore, dell’odio e della fedeltà, ma che possono anche scaturire da altri motivi: giacché a un’azione conducono più vie e motivi.

La promessa di amare sempre qualcuno significa cioè: finché ti amerò, compirò verso di te le azioni dell’amore; se non ti amerò più, continuerai a ricevere da me le stesse azioni, anche se per altri motivi, sicché nella testa del prossimo persiste l’illusione che l’amore sia immutato e sempre il medesimo. Si promette, dunque, di continuare nell’apparenza dell’amore quando, senza accecarsi da se, si giura a qualcuno eterno amore.” Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IL DILEMMA TRA FEDELTA’ ED INFEDELTA’

In questa bellissima e non banale canzone di Giorgio Gaber è presente “Il dilemma” tra fedeltà ed infedeltà, con la scelta della fedeltà come scelta d’amore. Segue, dopo il testo, un breve passaggio di un’intervista che Gaber rilascia a Minoli e che chiarisce bene la sua posizione al riguardo di questo tema. Al di là se si è d’ccordo o meno sul tutto, invito a riflettere analizzando bene testo della canzone ed intervista

Il Dilemma – 1981/1982

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato non senza dolore
il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se è ingannevole o divina
il dilemma rappresenta
l’equilibrio delle forze in campo
perché l’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un’antica usanza che suole aver la gente.

Lui parlava quasi sempre
di speranze e di paura
come l’essenza della sua immagine futura
e coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l’ascoltava in silenzio
lei forse ce l’aveva già
anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.

In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
e ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità
ma stranamente lei si chiese
se non fosse un’altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa
all’epoca o alla storia.

Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere
ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.

E questo il succo di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza
forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore e il culto del coraggio
e rifiutarono decisamente
la nostra idea di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare
non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera come la famiglia.

Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso
vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e di una donna
nell’immenso labirinto di quel dilemma.

Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire…

Audio Intervista dal minuto 37’35” fino alla fine:

MINOLI. Stiamo ascoltando una canzone tua e di Sandro Luporini del 1981, Il Dilemma, nello spettacolo Anni Affollati, da dove viene? Da quale sentimento è nata? Da quale sguardo sulla realtà? 39’32’’

GABER. Ma… non è mai eccessivamente chiaro come nascono le cose, forse il desiderio di raccontare una storia o forse come una reazione a un atteggiamento dell’epoca. Ecco, io direi che spesso noi abbiamo questo desiderio di intervento, non tanto l’idea di fare una bella canzone, ma una canzone che in quel momento abbia un senso, un significato… veniamo da tutti gli anni 70’ che in qualche modo rappresentano un periodo di grande… di grande libertà sentimentale e quindi c’era una specie di rifiuto della coppia o della famiglia che allora si chiamava piccolo borghese, forse si chiama ancora ora … quel tipo di famiglia nella quale in fondo in qualche modo siamo cresciuti tutti, no? Aveva sicuramente dei limiti e rischiava di diventare oppressiva, poco ariosa, e comunque certamente con degli aspetti formali un po’ ipocriti, ecco, questo sicuramente, quindi a quel punto reazione! Avviene quasi sempre, che le reazioni siano, come dire, un cambiamento esagerato, una trasgressione totale, ecco, non si riesce mai a tenere quello che c’è di buono nelle cose e quindi si va dall’altra parte, una specie di gioco al rimbalzo, o di qua o di là. In quel caso, questa specie di infatuazione dell’amore, ecco, questa specie di trionfo dell’amore, questo continuare ad innamorarsi secondo noi sottintendeva anche forse una minor capacità di amare. La difficoltà ad approfondire dei rapporti… Allora, l’aspetto è un po’ infantile, cioè è chiaro che il momento dell’innamoramento, dell’inizio delle cose, è esaltante, ognuno ha una serie di gratificazioni sul piano dell’accettazione ci si scambia cose anche significative, per carità, ma poi questo tipo… questo aspetto così entusiasmante finisce, quindi, in qualche modo, la coppia si ritrova a una normalità che è faticosa evidentemente più impegnativa anche più come dire… che richiede più responsabilità e quindi a questo punto la capacità di andare a fondo in un rapporto e quindi in una sorta di trasformazione più profonda di questo progetto, un grande progetto che può essere anche quello di fare dei figli, quindi un progetto non certo indifferente, naturalmente richiede fatica e si preferisce continuare a innamorarsi per non arrivare al nocciolo della questione che è quello di prendere un impegno serio con l’altra persona e cercare di portarlo più in là possibile … per carità, non è che uno dice tutta la vita, deve essere no… in qualche modo prendersi le proprie responsabilità.

MINOLI. Nella canzone usate la parola resistenza.

GABER. Sì ecco la parola resistenza è proprio il desiderio di resistere a questi… mi pare che si dica nella presentazione… brividini … a questa sensazione, secondo me del tutto infantile, questo desiderio di essere accettati continuamente, questo bisogno di conferme, questo bisogno in qualche modo di esaltarsi nell’innamoramento e quando questo cade, dici, va beh dividiamoci facciamo un’altra famiglia, 5,6,10, benissimo a quel punto lì uno dice ma…ecco era questa la domanda della canzone, ma siamo ancora capaci di amare o invece facciamo finta proprio in questo trionfo dell’amore di avere grandi capacità ma non ne abbiamo… ecco questa è la domanda della canzone.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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IL MATRIMONIO MODERNO E’ UN ISTITUZIONE DI SALVEZZA E NON DI BENESSERE

Di seguito riporto uno scritto sul matrimonio che condivido come pensiero e che invito a commentare

….Il matrimonio moderno è soprattutto un’istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l’inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d’oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell’altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all’altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d’amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi.
Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile. E’ logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi, Dio e il mondo. Come ogni percorso di salvezza, anche quello del matrimonio è duro e faticoso. Uno scrittore che crea opere di valore non vuole essere felice, vuole essere creativo. In questo senso raramente i coniugi riescono a portare avanti un matrimonio felice e armonioso come il tipo di matrimonio al quale, mistificando, gli psicologi vorrebbero far loro credere.
Il terrorismo legato all’immagine del ‘matrimonio felice’ procura notevoli danni.
A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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NON CREDO PIU’ ALL’AMORE PER SEMPRE

Tratto dalla discussione “Non credo più all’amore per sempre” (forum “la fine di un amore”)

Argomento: riflessioni sull’amore e sul matrimonio

Autore: Vaiolet

 

Ho chiuso un matrimonio che durava da 10 anni. Mi sono sposata che ne avevo 25, non per convenienza o per tradizione nè per religione, ma per il solo ed unico motivo che ero innamorata pazza di quell’uomo e lo volevo al mio fianco per tutta la vita. Non siamo andati a convivere, non abbiamo fatto prove, non abbiamo avuto dubbi.
Dopo 10 anni pensavo di essere fortunata perchè lo amavo ancora e la nostra unione sembrava solida e infinita. Ora so che non è così, so che faceva acqua da tutte le parti, che scricchiolava e che si reggeva per un soffio. Niente litigi e incomprensioni, ma un logorìo costante che giorno dopo giorno come una goccia, scava anche il granito. Ma è talmente lieve che non te ne accorgi, che arrivi a pensare che in fondo, quello è il matrimonio, dopo anni di passione, un quieto vivere con una persona che ti assomiglia ormai così tanto che separarti da lei è come separarti da una parte di te. Pensi di amare, certo in un modo diverso, ma è amore, ti ripeti. Pensi di essere felice, certo non ti batte più il cuore e il desiderio è un ricordo, ma ti dici “questo è il matrimonio, bellezza, che altro vuoi?”. Hai il rispetto, la condivisione, la serenità, una casa, le vacanze, un lavoro, la spesa la fa lui, io faccio il bucato. Poi la sera a cena parli del nulla e tra un boccone e l’altro senti che la tua vita di scivola tra le mani e pensi un’altra giornata è finita, ma domani ne arriva una uguale. Ti chiedi se è davvero quello che vuoi, ma non hai il potere per cambiare, ci sei troppo dentro per capire e vai a dormire.

Ho descritto il mio matrimonio, che pure avrei definito felice, ma quanti ce ne sono così o anche peggio? Che si trascinano perchè nessuno dei due riesce davvero a guardarsi dentro e a dire: non sono felice.
Ormai non credo più al matrimonio, ne sento troppe di storie come la mia. Non è pessimismo, è constatazione dei fatti, è la realtà. L’amore non dura, non è fatto per durare perchè è irrazionale e imprevedibile. Il matrimonio è solo un aiuto a farlo durare di più, ti tiene nei binari, ti indica una direzione da seguire, ma tante volte ti impone anche di essere infelice. L’amore inizia ed è un mistero, e così allo stesso modo finisce. Ed è giusto che finisca, è nella sua natura perchè l’amore deve essere gioia, felicità, emozione, vita. Se manca tutto questo, non è amore, è solo un matrimonio, è solo un contratto.Vaiolet

 

Il matrimonio è nero su bianco….è un contratto, una certificazione!
l’amore è l’esatto opposto…è mille colori!
il secondo vive bene senza il primo
il primo non ha senso senza il secondo

però non devi fare di tutta l’erba un fascio
ci sono matrimoni o convivenze o unioni, chiamale come vuoi, tanto è il legame che conta, che vanno avanti bene pur con i loro problemi.
Io credo, pur essendo giovane, che non devi dannarti per qualcosa che comunque, nel bene o nel male, hai provato, hai vissuto e di cui ti sei nutrita e, forse, illusa….è un male comune.
Semmai hai avuto la forza di superare questa fase….non è poco! etrusco 

Vaiolet ho letto le tue parole, all’inizio con il sonno che mi porto dietro ogni mattina che mi alzo, a volte penso ad una leggera depressione, magari primaverile
poi man mano che continuavo a leggere ero presa dal vortice delle emozioni che quelle parole mi stavano dando
“l’amore deve essere gioia, felicità, emozione, vita”
“l’amore è mille colori” dice etrusco
possibile che bisogna restare attaccati alla quotidianità che invece parla di lavoro, di traffico, di spesa, di cena, di scuola e lascia pochissimo spazio all’amore e di quel poco spazio bisogna accontentarsi, bisogna trarne la linfa che ti servirà a vivere la tua giornata grigia
no, l’amore è altro, ne sono ogni giorno sempre più sicura
l’amore colora la tua scrivania, la tua auto, il carrello della spesa, i tuoi piatti preferiti, colora i vestiti dei bambini
grazie delle belle riflessioni che mi hai dato stamane
buona giornata a tutti laura.m

 

L’amore è tutto quello che avete detto e anche di più…….
L’amore, quello vero, quando esplode ti prende e ti porta via, in alto, ti fa volare e la vita si colora, ogni cosa che fai è illuminata di una luce stupenda.

L’errore più grande, quando questo amore (che di solito è legato ad una fase più o meno lunga di una storia) si trasforma in un altro tipo di amore, quello che dovrebbe permetterti di costruire un futuro insieme alla donna o all’uomo che ami, è di non saperlo riconoscere, pensare che non ci sia più niente e mandare all’aria tutto!

Qui tutti noi stiamo soffrendo per qualcosa che abbiamo perso ma, in fondo, è anche vero che nelle parole di tanti sul forum possiamo trovare una sacrosanta verità: noi che abbiamo amato, con il cuore, con il corpo, a 360°, sapremo amare di nuovo e anche di più e questo deve essere motivo di forza per la nostra “guarigione”, non siamo noi che abbiamo perso qualcosa…. Gecko 

Vaiolet, è vero quello che tu scrivi anche se penso che il vero matrimonio sia quello che con gli anni si trasforma, si modifica, l’amore cambia aspetto, fa parte della tura vita, è una parte di te.
Essere felici non credo sia necessariamente provare lo stesso amore che provavi anni prima, ma condividere, essere complici, capirsi con lo sguardo, ricevere e portare rispetto della persona con la quale hai costruito.
Non credo che questo sia impossibile, credo sia difficile sì!
Parlarsi, aprirsi, confidarsi, queste credo che siano le basi fondamentali, il resto cambia, si sa, ma rimane il “pieno” di una coppia, la vera autenticità.
A me non è successo e tanti qui non hanno avuto questa fortuna. Ma credo che tanti ci siano arrivati! Beati loro!
Qui ed ora la fiducia manca completamente e ho la certezza che io non ci potrò mai più arrivare! ma esiste questa unione, sono certa! paolaeman63

 

cara vaiolet, mi dispiace leggere queste tue parole, qualche settimana fà eri diversa. forse ora che sei rientrata dal tuo viaggio di lavoro stai metabolizzando la cosa e ti senti persa. hai ragione, il matrimonio non è questo..l’altro giorno ho visto mio padre che prendeva mia madre in modo molto dolce e le dava un bacio, solo così perchè ne aveva voglia. davanti agli occhi ho il loro esempio. stanno insieme da tutta la vita, hanno superato la malattia di mia madre e la depressione di mio padre, e tutto questo lo hanno fatto insieme. certo ci sono stati anche tanti, ma tanti problemi, però in casa abbiamo sempre parlato di tutto, ci siamo sempre confrontati. loro insieme hanno fatto il possibile per darci un futuro, un’opportunità. a volte li vedo a giocare a carte fino alle 4 del mattino o ad organizzare cene per gli amici, o le vacanze per riprendere fiato dopo un anno pazzesco..ma fanno tutto insieme. a volte penso che non avrò mai lo stesso tipo di rapporto con un uomo perchè quelli che ho incontrato fino a questo momento non sono degni di essere definiti tali.

Dopo tanti anni è possibile vivere un momento di stanchezza, ma se c’è la volontà le cose si risolvono sempre. lo dico e ne sono convinta, i problemi, quelli veri, quelli che non si riescono a superare sono quelli che arrivano quando meno te lo aspetti, quando non hai più voglia di sapere cosa ha fatto l’altra persona durante il giorno, quando si smette di parlare o ascoltare i bisogni dell’altro. magari tu non hai colto i segnali di distanza, magari entrambi avete fatto finta di niente dando così la possibilità alle micro-fratture di rompere in modo irreparabile il vostro rapporto, ora che importanza ha? non posso nemmeno immaginare il dolore che provi, già il mio mi toglie il respiro e la mia storia non è stata poi così importante..ma sei una donna forte e devi per forza andare avanti. è l’unica cosa che puoi fare in questo momento. paperottola

 

Una piccola, grande riflessione.
I valori condivisi dalla società attuale quali sono? La correttezza, la lealtà, l’onestà? Sono i valori di 20, 30, 50 anni fa? Oggi cosa è giusto e cosa è sbagliato? Il matrimonio com’è vissuto e, prima ancora, com’è preparato?
Io ho imparato che bisogna “giocare” a carte comuni, bisogna – come nel poker – adattare il proprio stile a chi ci sta accanto. In un’epoca di relativismo morale, gli assoluti come il matrimonio non trovano fondamentalmente più spazio. Questo è quello che siamo diventati. E non è populismo, ma lo spaccato della realtà.
Saluti. kitano

RIFLESSIONI SUL MATRIMONIO

Di seguito riporto due ‘letture particolari’ dell’istituto matrimoniale scritte da tre diversi autori. Si può essere o meno d’accordo con le loro affermazioni: ha poca importanza. I tre brani che riporto mi augurano che abbiano lo scopo di accendere una riflessione a 360 gradi su questa istituzione che molti danno in corso d’estinzione.

Dott. Roberto Cavaliere

 

….Il matrimonio moderno è soprattutto un’istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l’inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d’oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell’altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all’altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d’amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi.

Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile. E’ logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi, Dio e il mondo. Come ogni percorso di salvezza, anche quello del matrimonio è duro e faticoso. Uno scrittore che crea opere di valore non vuole essere felice, vuole essere creativo. In questo senso raramente i coniugi riescono a portare avanti un matrimonio felice e armonioso come il tipo di matrimonio al quale, mistificando, gli psicologi vorrebbero far loro credere.

Il terrorismo legato all’immagine del ‘matrimonio felice’ procura notevoli danni.

A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

 

“L’amore è una pazzia temporanea, erutta come un vulcano e poi si placa. E quando accade, bisogna prendere una decisione.

Devi capire se le vostre radici si sono intrecciate al punto da rendere inconcepibile una separazione. Perché questo è l’amore.

Non è l’ardore, l’eccitazione, le imperiture promesse d’eterna passione, il desiderio di accoppiarsi in ogni minuto del giorno. Non è restare sveglia la notte a immaginare che lui baci ogni angoletto del tuo corpo.

No, non arrossire, ti sto dicendo qualche verità. Questo è semplicemente essere innamorati, una cosa che sa fare qualunque sciocco.

L’amore è ciò che resta quando l’innamoramento si è bruciato; ed è sia un’arte, sia un caso fortunato.

Tua madre ed io avevamo questa fortuna, avevamo radici che si protendevano sottoterra una verso l’altra, e quando tutti i bei fiori caddero dai rami, scoprimmo che eravamo un albero solo, non due.

Ma, a volte, i petali cadono senza che le radici si siano intrecciate.

(“Il mandolino del capitano Corelli” – Louis De Bernieres)

 

“Molti hanno creduto che un buon matrimonio fosse la mutua promessa che nulla più sarebbe successo né per l’uno né per l’altra.
Una mini-dépendance del museo Grévin, per la quale non è escluso che si possano ricevere sovvenzioni dallo stato – con tre o quattro spuntini di compleanno, infatti, e qualche giorno di festa di fine d’anno, l’affluenza dei visitatori è troppo ridotta perché la cosa possa autofinanziarsi.
Soprattutto non muoversi, non respirare, non guardare né a destra né a sinistra, e l’effetto sarà perfetto. Esistono degli sposi-fossili, come esistono dei credenti-fossili. Sono coloro che aspettano dall’istituto del matrimonio come dall’istituzione della chiesa, che li proteggano dai disordini dell’amore e della fede. Questo tentativo disperato di tenere in vita la luce originaria del lampo, disinnescandone il pericolo mortale, avrebbe un che di quasi commovente se non avesse la pretesa di riuscirvi davvero!
L’istituzione che mantiene il lampo sotto una campana, lo custodisce fissato dentro un reliquario, lo difende come un bottino di rapina, si rende colpevole verso la vita. La speranza che lo stesso bagliore possa conservarsi è la radice del dramma. Come se il fuoco del cielo si potesse tenere sotto un coperchio di tabernacolo! E sotto un globo di vetro, come una corona di sposa, la fiaccola dell’amore. Come se potessero perdurare in altro luogo che non sia il cuore acceso degli uomini e delle donne viventi!
Quando il matrimonio non lascia che i venti folli della vita e del rinnovamento lo scuotano, quando la chiesa non si lascia spettinare dai sismi salutari dell’esperienza mistica, essi diventano regni dei morti. Consegnato corpo e anima all’istituzione, il matrimonio perde il filtro mortale e il nettare. Spogliato, disinfettato, vaccinato, messo sotto vuoto, non fermenterà, non conoscerà l’alto processo di distillazione che attraverso i mosti e le melasse raggiunge, all’altra estremità dell’alambicco, l’oro di distillati preziosi.
Se l’istituzione è anche ferocemente mortifera, è perché teme il cambiamento, lotta contro di esso, e con ciò agisce contro la natura della vita che è incessante metamorfosi. Ogni istituzione finisce, presto o tardi, per affogare il figlio dell’amore nell’acqua sporca del bagno. La sola maniera che abbiamo di onorare la vita è di osare affrontarla di nuovo ogni giorno, senza gravarla delle nostre attese – osare l’unicità del giorno nuovo!
Infatti il disastro non deriva forse dal nostro attaccamento a questa o a quella forma che l’amore ha assunto in un dato momento della nostra vita – il più delle volte al suo inizio – e dal nostro desiderio di conservarlo tale a ogni costo? Ma lo spirito è pura fluidità. Non smette di passare da una forma all’altra, sparisce di là, risorge qui, imprevisto, argento vivo, dove noi non l’aspettiamo – e le vecchie forme alle quali ci attacchiamo sono proprio quelle che lui ha abbandonato da tempo!
E magari aspettiamo tutta una vita in piedi davanti alla casa abbandonata dall'(dalla) amato(a), quando, qualche via più in là, lei (lui) ci attende invano, ogni giorno, a un nuovo balcone.
Pietà per coloro che si sposano per essere felici.
Pietà per coloro che, per disgrazia, saranno troppo a lungo contenti di quella felicità anodina che si è loro augurata nel giorno delle nozze – troppo a lungo amanti dell’amore inoffensivo delle lune di miele!
Pietà per coloro che saranno troppo a lungo fotogenici e presentabili come il giorno delle nozze!
Sono fredde le gabbie di vetro, quando la luce delle vetrine si spegne!
Il matrimonio ha per noi altre ambizioni.
Il matrimonio non ci vuole presentabili, ci vuole vivi! – e ci farà perdere la faccia fino a che, sotto le nostre maschere, appariranno i nostri veri volti”.

Christiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie

 

Dott. Roberto Cavaliere

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