Articoli

CORSO DI TERAPIA DI COPPIA: “O SI VINCE IN DUE O SI PERDE IN DUE”

“In coppia o si vince in due o si perde in due perchè ogni comportamento e/o decisione non condivisa è una sconfitta anche per il partner che si è imposto sull’altro.”  Roberto Cavaliere

Breve corso di Terapia di coppia per coppie, singoli e terapeuti che affronterà i seguenti temi:

  1. Cosa s’intende per Terapia di Coppia
  2. Quando è utile la Terapia di Coppia
  3. Metodologia della Terapia di Coppia
  4. Strategie della Terapia di Coppia
  5. Esercizi della Terapia di Coppia
  6. Riflessioni finali sulla Terapia di Coppia

IL SEMINARIO SI SVOLGERA’ SEMPRE DI DOMENICA NELLE VARIE SEDI (10,30-13,30 / 14,30-17,30) ED AVRA’ UN COSTO DI EURO 70 A PERSONA

DATE E SEDI:

DATE E SEDI:

ROMAdomenica 8 aprile 2018 presso la libreria Empiria in via Baccina 70 (quartiere Monti). Conduttore: Dottor Roberto Cavaliere (Psicologo e Psicoterapeuta)  https://www.facebook.com/events/2014208988867537/

Info e iscrizioni: tel. 3208573502 email cavaliere@iltuopsicologo.it

MILANO: domenica 15 aprile 2018 presso lo studio della Dottor Roberto Cavalierein Via Vittor Pisani 13. Conduttore: Dottor Roberto Cavaliere (Psicologo e Psicoterapeuta)  https://www.facebook.com/events/2014208988867537/

Info e iscrizioni: tel. 3208573502  email cavaliere@iltuopsicologo.it

VIETRI SUL MARE (SA) Costiera Amalfitana TRE edizioni: domenica 22 aprile 2018 – domenica 27 maggio 2018 – domenica 24 giugno 2018 presso lo studio del Dottor Roberto Cavaliere. Conduttori: Dottor Roberto Cavaliere (Psicologo e Psicoterapeuta) e Dott.ssa Rosalia Cipollina (Psicologa e Psicoterapeuta)  https://www.facebook.com/events/1100937250048994/

Info e iscrizioni: tel. 3208573502 email cavaliere@iltuopsicologo.it

 

SITO DI RIFERIMENTO www.laterapiadicoppia.it

VIDEO: IL PERCHE’ DI UNA TERAPIA DI COPPIA (tratto dal film “Il matrimonio che vorrei”)

10 PRINCIPI PER UNA TERAPIA DI COPPIA EFFICACE

«In momenti come questi soltanto la coppia stessa può decidere se cercare di salvare il rapporto, dandogli nuova vita, o lasciare che tutto finisca…». È una delle storie raccontate nel libro «Dieci principi per una terapia di coppia efficace» (Raffaello Cortina) scritto dai ricercatori Julie Schwartz Gottman e John Mordecai Gottman che da decenni lavorano con le coppie.

«Come trattare qualcosa di così inafferrabile come un rapporto?». Partendo da questa domanda marito e moglie hanno messo a punto i principi (il libro è rivolto agli psicoterapeuti, ma e’ utile anche alle coppie) che è bene conoscere se si vuole tenere in vita una relazione. Dopo una ricerca condotta su più di tremila coppie, gli esperti hanno individuato i quattro fattori predittivi, i «Cavalieri dell’Apocalisse», sull’inevitabilità della separazione.
Il primo è rappresentato dalle critiche. «Se tenderete a ricondurre un problema ai difetti dell’altro, la relazione colerà a picco». Affermazioni come «sei egoista» suscitano risentimento. Il secondo è il disprezzo, quel ghigno di superiorità unito al sarcasmo conduce al precipizio. «Il disprezzo non soltanto distrugge la felicità, ma riduce in brandelli il sistema immunitario del partner».
Il terzo e’ ritirarsi sulla difensiva e vittimismo («mi tratti male») che sono controproducenti.
Il quarto Cavaliere è l’ostruzionismo: dopo un litigio la coppia smette di parlare e comunicare: «Sbattere contro un muro è terribile».

Ciò che distingue le coppie felici da quelle infelici è che le prime sono capaci di riparare, le seconde invece no. Come? «Non nascondendo sotto il tappeto liti o eventi spiacevoli. Al contrario, ritornando sull’accaduto, prestando ascolto ai sentimenti del partner per riconoscere gli errori e chiedersi scusa». Non è mai troppo tardi per imparare a rispettare il mondo interno dell’altro attraverso compassione e gentilezza. Gli psicologi hanno disegnato «La casa delle relazioni solide» con 7 piani.
I primi tre determinano la capacità dei partner di conservare amicizia, intimità e passione: «Con l’andare del tempo le esigenze di lei/lui cambiano, il segreto è non perdere l’abitudine di farsi domande. Inoltre, amore e ammirazione non bastano, vanno anche dichiarate. E mai lasciar cadere il tentativo di avvicinamento».
I piani alti sono dedicati alla gestione dei conflitti: «Il segreto è mantenere una prospettiva positiva: se si sveglia scontroso/a pensate che magari ha dormito male». «Ma la casa si mantiene solida solo se i muri portanti sono cementati da fiducia e impegno».
La fiducia si riferisce alla consapevolezza che l’altro rimarrà al nostro fianco in ogni evenienza.
L’impegno fa riferimento alla lealtà. «Se vengono da noi coniugi che hanno l’amante e non sono disposti a confessare la relazione non li prendiamo in terapia — chiariscono i Gottman —. Solo una volta raggiunta la terraferma della verità sarà possibile ricostruire la fiducia, e con essa una relazione più duratura».

FONTE http://27esimaora.corriere.it/17_agosto_25/ecco-perche-amore-fallisce-scientificamente-provato-fe71a80a-8997-11e7-aad2-bad72feebda7.shtml

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

COME GESTIRE LA CRITICA NELLE RELAZIONI

In un vero amore non si critica nulla. Se mi ami, amami con i miei difetti! Amami per quel che sono! Non chiedermi niente, non giudicarmi. Non ho nulla da darti: faremo qualcosa insieme. Io ti amo come sei, non ti chiedo nulla, non voglio che cambi, non esercito pressioni in questo senso.
(Alejandro Jodorowsky)

1) Tener conto dello stato d’animo del partner prima di criticare
2) Muovere al critica al momento giusto
3) Effettuare una critica alla volta
4) Circostanziare in maniera chiara e precisa la critica
5) La critica deve sempre essere rivolta al comportamento e non alla persona
6) Criticare solo comportamenti del partner che dipendono dalla sua volontà
7) Parlare sempre in prima persona usando il pronome IO
8) Trasformare la critica in un momento di confronto nella coppia
9) Trasformare la critica in una richiesta
10) Non rispondere ad una critica con una critica

Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un’amorevole capacità, una chiara intuizione e un’assoluta tolleranza.
(Mahatma Gandhi)

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche tramite videochiamata) tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

ASCOLTARE IL BAMBINO INTERIORE NELLE RELAZIONI

La scultura “Amore” dell’artista ucraino Alexandr Milov ben rappresenta il conflitto tra uomo e donna ed, allo stesso tempo, una possibile via d’uscita

Quante volte uomo e donna si danno le spalle nella relazione (come nella scultura) a sottolineare una difficoltà o incapacità reciproca a comunicare, a sintonizzarsi sull’altro.

Quale possibile via d’uscita da questa contrapposizione relazionale se non ascoltando la parte profonda di se stessi, quel bambino interiore (come nella scultura) che va al di là dei torti e delle ragioni ed ascolta il proprio cuore e quello dell’altro.

I bambini litigano spesso ma si riconciliano subito ed il litigio non crea mai distanza tra loro nel tempo

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

SAPER DISINNESCARE NEL CONFLITTO DI COPPIA

Ho imparato a disinnescare, a non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi lo trovo saggio. Le uniche coppie che vedo durare, sono quelle dove uno dei due riesce a fare un passo indietro…E invece sta un passo avanti…

(Perfetti sconosciuti – Film – 2016)

IL LITIGIO NELLA COPPIA: LA PROVA DEL FUOCO

Sintesi dell’ articolo pubblicato sul mensile “Silhouette Donna” di febbraio 2009 dal titolo “Le insidie per la coppia”scritto dalla giornalista Elena Goretti con la collaborazione del Dott. Roberto Cavaliere

 

“Chiunque può arrabbiarsi, questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile”. Aristotele

Litigare è normale, per tutte le coppie. Che sia per uno screzio passeggero, per un’incomprensione o per stanchezza, tutti gli innamorati prima o poi discutono, anche se è da poco che sono insieme e il loro amore è ancora forte e appassionato. Quindi nessun timore: se vi scontrate non significa necessariamente che “qualcosa” non va nell’armonia di coppia né tanto meno che si è destinati a lasciarsi. Al contrario, significa che c’è passione e voglia di confrontarsi anche sulle diversità. Insomma, se si discute significa che “si tiene” l’uno all’altra.

* Ma per far sì che la lite sia un punto di forza della coppia, il confronto deve avere dei limiti e non sfociare in reazioni esagerate. Non si cresce se in uno scontro ci si ferisce, ci si offende e non ci si rispetta. Insomma, se è vero che litigare è del tutto normale, è anche vero che bisogna saper gestire bene lo scontro, per far sì che non diventi motivo di divisione, ma solo un modo per conoscersi meglio e avere un’occasione in più… per fare la pace.

Litigate così?

Ecco come potete venirvi incontro

Osservate i vostri primi litigi: come si svolgono? Sono un battibecco, uno screzio, oppure una sfuriata momentanea dell’uno e dell’altro? Anche se è poco tempo che state insieme, la “vostra” modalità di litigare emerge subito, evidenziando quelli che possono essere eventuali punti di forza e di debolezza della discussione. Se, infatti, durante lo scontro un partner assume sempre un ruolo di forza, oppure si ripetono sempre gli stessi atteggiamenti e le stesse reazioni è più probabile che il confronto fra i due non si risolva in fretta facendo la pace, ma che rimanga “bloccato”, senza confronto né comunicazione. Controllate subito, allora come si svolgono i vostri litigi per evitare che diventino motivo di distanza e imparare a riconciliarvi in fretta, senza conseguenze.

Sfuriata di uno, silenzio dell’altro

Uno dei due ha alzato la voce durante una discussione? Tranquilli, è normale: magari sente di avere le ragioni per essere più arrabbiato e fa la voce grossa durante la discussione. Ma se una volta le ragioni stanno tutte dalla parte di uno, la volta successiva può essere l’altro quello più offeso. Uno ricopre il ruolo “attivo” e arrabbiato, mentre l’altro quello passivo e dimesso, a seconda di chi sia il soggetto più coinvolto emotivamente. Bisogna però capire bene se esiste un equilibrio nello scambio dei ruoli e se, invece, è uno solo il partner che più spesso si arrabbia. Se, infatti, uno dei due inizia a essere protagonista di qualche sfuriata di troppo, potrebbe essere per sbilanciare il rapporto dalla sua parte e acquisire un ruolo di forza.

Come riconciliarsi

Se un partner è più arrabbiato, la possibilità della riconciliazione è tutta nelle mani di chi in quel momento è più calmo e silenzioso. Basta che quest’ultimo riesca a riportare la questione sulle ragioni che hanno determinato il litigio, per risolvere il tutto in fretta. Chi è più offeso, capisce che l’altro è disponibile a capire le sue ragioni, e abbandona spontaneamente i toni accesi per passare a una discussione più razionale e tranquilla. A quel punto esprime comunque le sue ragioni, ma con lo stato d’animo più aperto ad ascoltare la risposta dell’altro. Anche nel caso in cui è sempre lo stesso partner a fare la voce grossa, basta fargli capire che si è disponibili ad ascoltare e capire le ragioni reali delle sua urla, per fargli abbassare il tono e stimolarlo a esprimersi con maggiore pacatezza.

Sfuriata di entrambi

Anche nei primi litigi vi accalorate entrambi e usate toni molto accesi? Evidentemente siete due caratteri molto forti, quindi per voi è del tutto naturale passare subito allo scontro frontale. Niente di grave, per carità: l’unico problema è che così non arriverete mai a comunicare e a rafforzare il vostro rapporto. Ognuno è talmente impegnato a seguire il filo dei propri pensieri che non ascolta l’altro né riesce a comunicare ciò che prova. Un’unica nota positiva: entrambi tirate fuori la rabbia, senza squilibri o sbilanciamenti.

Come riconciliarsi

Dopo aver litigato aspramente, può capitare che, alla fine, uno dei due se la prenda e preferisca fare un “break”, andando a fare una passeggiata per liberare la mente. Da quel momento entrambi iniziano a ragionare e a pensare con calma alle cose che l’altro voleva comunicare.

* Senza dover arrivare alla fuga, si può provare durante la discussione a dire “basta” con le grida e le accuse e comunicarsi con più calma le ragioni che hanno portato al litigio.

* Se invece ci si accorge che la lontananza aiuta a riflettere, si può decidere insieme di interrompere la lite, con l’impegno di rivedersi e riparlare a mente fredda. Una volta riconciliati, è poi importante parlare degli atteggiamenti assunti nel corso della discussione per far sì che non si ripetano la volta successiva.

Il battibecco

Il “battibecco” è tipico delle coppie appena formate. Questo termine deriva proprio dal beccarsi degli uccelli con piccoli colpi, che non è mai un vero e proprio scontro ma una schermaglia leggera. Magari alla base c’è solo un piccolo dispiacere o un risentimento sottile, che non merita una vera e propria discussione: così ci si punge per dare voce alla propria tensione, senza la volontà di offendere o far dispiacere veramente l’altro. Chi ricorre più spesso al battibecco è il partner più chiuso, che non riesce a tirare fuori chiaramente quello che prova o la ragione del suo nervosismo.

Come riconciliarsi

Se la coppia litiga spesso “beccandosi”, è bene capire subito se alla base c’è solo stress o il fatto che i partner non riescono a comunicarsi serenamente le piccole cose che non vanno. Se il battibecco arriva solo quando si è più stressati basta imparare a dire sinceramente al partner “sono stanco!” e confidare le ragioni delle proprie insoddisfazioni (magari legate al lavoro o a questioni personali).

Se invece il battibecco è il modo a cui si ricorre più spesso per discutere, significa che non si riesce a comunicare sinceramente. In questi casi è consigliabile trovare un po’ di tempo per parlarsi con onestà e chiedersi cosa dà fastidio a entrambi.

 

5 consigli per gestire bene una lite

  • Fare un break. Primo atteggiamento consigliabile. Durante una discussione bisogna provare per un attimo a fermarsi e a guardarsi con gli occhi dell’altro, per capire quale comportamento si sta mostrando in quel momento. Allora ci si accorge se si è troppo aggressivi o troppo dimessi, se la reazione avuta è esagerata rispetto alla discussione, oppure se abbandonando un atteggiamento la lite possa finire e risolversi brevemente. Insomma, fare un “break” e cercare di guardare ai propri difetti è il primo passo per andare incontro alle ragioni dell’altro e trovare un compromesso che porti a galla le ragioni e i torti di ciascuno.
  • Ascoltare. Saper ascoltare è il primo passo perché una lite si trasformi in una discussione costruttiva. E’ facile che, invece, durante un litigio si sia più concentrati ad ascoltare se stessi che le ragioni dell’altro e lo scontro diventi un dialogo tra sordi. Invece, quando si presta davvero attenzione a ciò che l’altro cerca di comunicare, il partner percepisce subito che si è disponibili a capire e che quello che sta dicendo è motivo di interesse sincero. E tutti, quando si accorgono di essere seguiti da un interlocutore, si sentono già soddisfatti dell’esito della conversazione.
  • Accogliere. Se si ascolta senza capire, è inutile continuare a farlo. Per vivere in maniera positiva un litigio non basta rimanere in silenzio e lasciare che l’altro spieghi le sue ragioni: bisogna poi cercare di capire quello che dice, provare a far proprio il punto di vista dell’altro e riconoscere che dietro al suo discorso c’è un ragionamento condivisibile. L’importante, però, è non avere pregiudizi e non essere tanto presuntuosi da sapere sempre il perché l’altro ci stia dicendo alcune cose.
  • Comunicare. Si ascolta, si accolgono le ragioni dell’altro e poi si inizia a dialogare. Una volta capite fino in fondo le motivazioni della rabbia o dell’offesa del partner, bisogna iniziare a “comunicare”. Si cerca di ripetere quello che si è capito e, se corrisponde alle sue intenzioni, si può ribattere affermando la propria opinione. Allora l’altro potrà rispondere e così via, in uno scambio reciproco di ragioni e sentimenti, dove si può crescere e capire meglio le personalità di entrambi.
  • Non giudicare: L’ultima cosa da fare durante una lite è giudicare l’altro per quello che dice o per quello che fa. Bisogna sempre mantenersi disponibili e aperti e non far capire al partner che è stato ingabbiato in un giudizio perentorio. Il giudizio è un’accusa, un attacco che provoca immediatamente una difesa. Per evitare il duello e le offese quindi bisogna sempre evitare gli insulti e i giudizi più duri.

 

 La lite nelle diverse età del rapporto

Per ogni stagione di una storia d’amore esiste una ragione per cui litigare. Nei primi mesi dell’innamoramento, ad esempio, non esistono vere e proprie ragioni di scontro. Ogni particolare del partner è meraviglioso e sono pochi i motivi che fanno nascere dubbi o incomprensioni. In questa fase non nascono veri e propri litigi, ma piccoli screzi che generalmente passano in fretta.

* Quando poi si inizia a stare insieme da qualche tempo, si comincia a fare i conti con le abitudini, le preoccupazioni e i nervosismi quotidiani. Iniziano a venire fuori i difetti, i capricci, le fissazioni e i lati più difficili del carattere, che i partner non conoscevano ancora. Il litigio scatta dunque perché nessuno dei due vuole abituarsi a convivere con i difetti dell’altro. Allora si discute, alla ricerca di un compromesso che possa permettere alla coppia di continuare a stare insieme senza lasciare deluso nessuno dei due.

* Con la convivenza o il matrimonio, poi, inizia una nuova fase del rapporto e nascono nuove ragioni di scontro. La coppia si trasforma, magari anche per l’arrivo di un bambino, e diventa una famiglia. In una fase di cambiamento come questa i litigi sono del tutto naturali, ma sono anche preludio di un rapporto più importante e responsabile.

* Con gli anni, la coppia smette di litigare per gelosie o per incomprensioni. I partner si conoscono nel profondo e sanno bene l’affetto che li lega reciprocamente. In questa fase, lo scontro non è mai per ricevere conferme o per conquistare l’attenzione dell’altro, ma perché si è ormai talmente abituati a condividere tutto che si finisce per sfogare con l’altro anche le tensioni e i nervosismi quotidiani. Anche dopo tanti anni, però, il litigio continua a dimostrare che non si può fare a meno l’uno dell’altra e che c’è voglia di condividere ancora ogni emozione all’interno della propria storia d’amore.

pubblicato sul sito il 04 marzo 2009

L’ARTE DELLA GUERRA NELLA COPPIA

Il famoso ed antico libro “L’arte della guerra” rappresenta un ottimo strumento per relazionarsi all’interno del conflitto di coppia. Ma potrebbe anche essere utile per combattere il nemico interiore. Il leit-motivo della strategia delineata nel libro è: Vincere senza Combattere.

Di seguito riporto i passaggi più significativi per gli scopi suddetti.

 

Un risultato superiore consiste nel conquistare intero e intatto il paese nemico. Distruggerlo costituisce un risultato inferiore.

Perciò ottenere cento vittorie in cento battaglie non è prova di suprema abilità. Sottomettere l’esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità.

Affidati alla forma per vincere sul nemico numeroso. E quest’ultimo non riuscirà a capire come hai fatto. Tutti vedono la forma con cui ho vinto, Ma nessuno sa cosa mi porta a decidere la forma della vittoria. Evita di ripetere le tattiche vittoriose del passato, Perché la forma deve essere suggerita dall’infinità varietà delle circostanze.

Il fine del dare forma alle operazioni militari è diventare senza forma. Quando si è senza forma, nemmeno le spie più abili riescono a scoprire nulla e il nemico saggio non avrà elementi per poter preparare i suoi piani.

Ora la forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua. L’acqua, quando scorre, fugge le altezze e precipita verso il basso. L’operazione militare vittoriosa evita il pieno e colpisce il vuoto. Come l’acqua adegua il suo movimento al terreno, la vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico. L’abile condottiero non segue uno shih prestabilito e non mantiene una forma immutabile.

Esiste una pianta nelle regioni occidentali chiamata iris perenne. Il suo gambo è alto dodici centimetri, ma poiché cresce in cima ad alte montagne, si sporge su abissi di migliaia di metri.

Arrampicandoti su un’altura per fare segnalazioni, non è che il tuo braccio si allunghi, ma lo si potrà vedere da lontano. Urlando sottovento, non è che la tua voce si intensifichi, ma la si potrà intendere più chiaramente.

Il Serpente che solleva la testa si diverte nelle brume, il Drago Volante cavalca le nubi. Ma quando le nuvole se ne vanno e le brume si dissolvono, Essi non sono differenti dai vermi della terra.

Col termine comando, intendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale.

Non può esservi generale, se non conosce i cinque elementi fondamentali. Chi li padroneggia, vince; chi non se ne cura, è annientato.

In quale esercito si dispensano ricompense e punizioni con il metodo più illuminato ?

Sapendo ciò, potrai prevedere quale parte sarà vittoriosa e quale sconfitta.

Fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma.

Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività.

Se vuoi attaccare in un punto vicino, simula di dover partire per una lunga marcia; se vuoi attaccare un punto lontano, simula di essere arrivato presso il tuo obbiettivo.

Offri al nemico un’esca per attirarlo; fingi disordine fra le truppe, e colpiscilo.

Quando vedi il nemico pronto, preparati contro di lui; ma evitalo, dove è forte.

Simula inferiorità e incoraggiane l’arroganza.

Tienilo sotto pressione e logoralo.

Quando il nemico è unito, dividilo.

Attacca il nemico dove non è preparato, fai sortite con le truppe quando non se l’aspetta.

Non comunicare a nessuno il tuo schieramento e la strategia che intendi adottare.

Solo valutando tutto esattamente si può vincere, con cattive valutazioni si perde. Quanto esigue sono le probabilità di vittoria di chi non fa alcun calcolo ! Coi principi che ho elencato, io valuto la situazioni: il risultato, allora si definisce da solo.

Ciò che da valore alla guerra, è la vittoria. Quando la guerra dura troppo a lungo, le armi si spuntano e il morale si deprime. Quando le truppe assediano troppo a lungo le città, le loro forze si esauriscono in fretta.

Con le armi spuntate, l’ardore spento, la forza esaurita, il denaro volatilizzato, i vicini potranno avvantaggiarsi delle tue difficoltà e insorgere contro di te. Anche se hai saggi consiglieri, non potranno cambiare la situazione a tuo favore.

Ho visto troppe guerre-lampo condotte male, ma non ho mai saputo di un’operazione militare abile protratta nel a lungo.

Non vi è mai stata una guerra protratta a lungo nel tempo della quale un paese abbia tratto vantaggio.

L’obbiettivo essenziale della guerra è la vittoria, non le operazioni prolungate.

In guerra è meglio conquistare uno Stato intatto. Devastarlo significa ottenere un risultato minore.

Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo.

Il generale esperto attacca la strategia del meno esperto. Questa è la prima cosa da fare.

La seconda cosa da fare, è spezzare le alleanze del nemico.

La terza cosa da fare, è attaccare il suo esercito.

Se sei inferiore in tutto al nemico, devi riuscire a sfuggirgli. Se ti ostini a cercare il combattimento sarai fatto prigioniero, perché, per una forza più potente, una forza esigua diventa preda desiderata.

Chi è in grado di distinguere quando è il momento di dare battaglia, e quando non lo è, riuscirà vittorioso.

Chi è in grado di stabilire quando deve usare forze minori, e quando maggiori, riuscirà vittorioso.

Chi è prudente e preparato, e resta in attesa delle mosse del nemico temerario e impreparato, sarà vittorioso.

Perciò dico: “Conosci il nemico come conosci te stesso. Se fari così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo”.

Se non conosce il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.

Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo.

Un tempo i generali esperti, prima d’ogni cosa cercano di rendersi invincibili, poi aspettavano il momento in cui il nemico era vulnerabile

L’invincibilità, dipende soltanto da noi stesso; la vulnerabilità del nemico dipende soltanto da lui.

Ne consegue che in una guerra un abile generale può rendersi invincibile, pur se non può indurre un nemico a diventare vulnerabile.

Per questo si dice che chi conosce l’Arte della Guerra può prevedere la vittoria, ma non determinarla.

L’invincibilità dipende dalla difesa; la possibilità di vittoria, dall’attacco.

Ci si deve difendere quando le nostre forze sono inferiori; si deve attaccare quando le nostre forze sono molto superiori.

Gli esperti nell’arte della difesa si nascondono come se fossero sotto i nove strati della terra; gli esperti nell’arte dell’attacco si muovono come se fossero in cielo. In questo modo riescono a proteggere se stessi e gli e ottengono una completa vittoria.

Prevedere una vittoria evidente, come chiunque può prevederla, non è vera abilità.

Chi riporta la vittoria in battaglia è riconosciuto da tutti come un generale esperto, ma non è questa la vera abilità. Strappare la pelle d’autunno non richiede forza; distinguere fra il sole e la luna non è difficile per gli occhi; sentire il rumore del tuono non è prova di orecchie fini. -“pelle d’autunno”= riferimento alla pelle del coniglio, che in autunno, ha un manto molto leggero.

I generali d’un tempo, vincevano rendendo facile vincere.

Perciò, le vittorie ottenute dai maestri nell’Arte della Guerra non si distinguono né per l’uso della forza, né per l’audacia.

I loro successi in guerra non dipendono dalla fortuna. Perché per vincere basta non commettere errori. “Non commettere errori”, vuol dire porsi in condizione di vincere con certezza: in questo modo, si sottomette un nemico già vinto.

Perciò, il generale esperto crea situazioni grazie alle quali non potrà essere battuto, e non si lascia sfuggire alcuna occasione di porre in condizioni di inferiorità il nemico.

In tal modo, un esercito vittorioso prima vince, poi dà battaglia; un esercito destinato alla sconfitta prima dà battaglia, poi spera di vincere.

Si attacca con la forza frontale, ma si vince con quelle laterali.

Le possibilità di chi sa impiegare abilmente le forza laterali sono vaste e infinite come il cielo e la terra, inesauribili come le acque di grandi fiumi.

Esse finiscono e ricominciano di nuovo, come il movimento del sole e della luna. Muoiono e rinascono, come le stagioni.

Le note musicali non sono che cinque, ma le loro melodie sono così numerose che nessuno può dire di averle udite tutte.

I colori fondamentali non sono che cinque, ma le loro combinazioni sono così tante che nessuno può immaginarle tutte.

Cinque soltanto sono i sapori, ma le loro mescolanze sono così varie che nessuno può dire di averle gustate tutte.

Le azioni d’attacco in battaglia sono soltanto due: l’attacco frontale ordinario e quello laterale di sorpresa, ma le loro combinazioni sono infinite e nessuno può dire di conoscerle tutte.

Queste due forze si riproducono reciprocamente, e le loro interazioni sono infinite, come gli anelli concatenati. Chi può stabilire dove comincia l’una e l’altra finisce ?

L’acqua torrenziale scorrendo svelle le rocce, grazie alla sua velocità.

Il falco in picchiata spezza in due il corpo della preda, perché colpisce con precisione.

Così la velocità di chi è abile nell’Arte della Guerra è fulminea, e il suo attacco è assolutamente preciso.

La sua forza è quella della balestra tesa al massimo, il suo tempismo come lo scatto del grilletto.

Tumulto e fragore; la battaglia sembra caotica, ma non c’è disordine; le truppe che manovrano ordinatamente, non possono essere vinte.

Ciò che sembra confusione, in realtà è ordine; ciò che sembra viltà è coraggio; la debolezza è forza.

Commento di Tu Mu (803-853 d. C. – Letterato, poeta, funzionario della Core Imperiale) : <Vuol dire che, se uno intende simulare disordine per ingannare il nemico, deve in realtà essere molto ben disciplinato; soltanto così può fingere confusione. Chi desidera apparire debole per rendere il nemico audace e imprudente, deve essere in realtà fortissimo; soltanto così può simulare debolezza. Se si vuol fingere vigliaccheria, per indurre il nemico ad avanzare con vana baldanza. si deve essere molto coraggiosi: soltanto così si può simulare timore.>

Ordine e disordine dipendono dall’organizzazione; coraggio e viltà dalle circostanza; forza e debolezza dallo schieramento.

Il generale esperto induce il nemico a muoversi, e ad assumere un certo schieramento. Lo adesca con qualcosa che il nemico è sicuro di prendere e, attirandolo, con l’illusione di un piccolo vantaggio, lo aspetta in forze.

Chi sa valutare la situazione, adopera i propri uomini in battaglia come se fossero tronchi o pietre, da far rotolare. Per loro natura, tronchi e pietre, sono statici sul terreno piano, ma si muovono su un terreno inclinato. Se hanno forma squadrata rimangono immobili, se rotonda, rotolano.

Così, il potenziale delle truppe abilmente comandate in battaglia può essere paragonato a quesi massi rotondi, che rotolano giù dalla sommità delle montagne. Questa è la forza.

Di solito, chi ha occupato per primo il campo di battaglia e attende il nemico, è riposato; chi invece arriva più tardi e si impegna all’ultimo momento nella battaglia, è affaticato.

Per questo il generale esperto non va, ma fa in modo che sia il nemico a venire: non si lascia condurre da lui.

Per indurre il nemico a muovere, gli si deve prospettare un vantaggio. Per scoraggialo, fargli temere un danno.

Quando il nemico è riposato, devi essere in grado di stancarlo; quando è ben nutrito, di farlo morire di fame; quando è rilassato, di indurlo a muoversi.

Appari in luoghi dove sarà obbligato ad affaticarsi per raggiungerti in fretta; dirigiti rapidamente dove non se lo aspetta.

Puoi marciare anche per mille li senza stancarti, se ti muovi dove il nemico non c’è.

Per essere certo di conquistare la zona dove hai impegnato battaglia, attacca un punto che il nemico non difende. Per essere certo di tenere ciò che difendi, attestati dove il nemico non può attaccare.

L’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi. La difesa migliore è quella che non fa capire dove attaccare.

Muovi con rapidità senza lasciare traccia, quasi fossi evanescente, meravigliosamente misterioso, impercettibile: sarai padrone del destino del nemico.

L’avanzata inarrestabile si getta nei varchi del nemico. La ritirata inafferrabile è data dalla massima velocità.

Se voglio ingaggiare battaglia contro i nemici salgo in difesa dietro alte mura e profondi fossati, attacco un obbiettivo che di sicuro dovrà difendere: così, non potrà evitare di uscire per muovere al contrattacco.

Se invece voglio evitare di ingaggiare battaglia, inganno il nemico con fattori di diversione. Così non muoverà contro di me, neppure se gli indicassi la strada disegnata sul terreno.

Induci il nemico a schierarsi, ma nello stesso tempo tieni l’esercito unito; così le forze saranno concentrate e le sue divise.

Un fronte forte significa una retroguardia debole, una retroguardia debole significa che il fronte è più vulnerabile. Essere forti a sinistra significa essere attaccabili a destra, rafforzarsi a destra significa rimanere scarsi a sinistra. Se poi ci si divide dappertutto si sarà deboli dappertutto.

Perciò, cerca di anticipare i piani del nemico, e individua i suoi punti forti e deboli: potrai decidere quale strategia usare per avere successo, e quale no.

Individua le sue posizioni: così conoscerai il terreno della vita e della morte.

La forma che vince i molti, non appare ai molti. Dopo la vittoria, la mia forma sarà palese a tutti. Prima della vittoria, nessuno sa la forma che impiegherò.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

IL PRINCIPIO D’INDIFFERENZA IN AMORE

Il principio d’indifferenza è stato elaborato dall’economista J.M.Keynes e può essere sintetizzato così: se non abbiamo valide ragioni per supporre che qualcosa sia vero o falso, possiamo assegnare pari probabilità ad entrambe . Questo principio ha trovato applicazione in diversi campi, oltre l’economia, la scienza, la statistica, la filosofia ed anche la psicologia.

Vediamo se è possibile applicarlo anche nel campo delle problematiche affettive.

Una persona non sa se credere o meno al proprio partner e non ha valide informazioni per propendere per un ipotesi o un altra. Può essere una promessa di matrimonio, una dichiarazione d’amore, il dichiarare di non aver tradito o qualsiasi altra problematica. Può essere vero quello che afferma; può essere falso. E’ identico al lancio di una monetina: le probabilità sono pari.

Ma quali sono le possibile conseguenze.

  • Supponiamo che accettiate per vero quanto vi viene dichiarato. Se l’altro è nel falso, non guadagnate nulla, ma se è nel vero godrete appieno della serenità e della felicità che derivano dall’aver dato fiducia.
  • Supponiamo che rigettiate quanto vi viene dichiarato. Se l’altra persona è nel falso non perdete nulla. Ma se l’altro è nel vero, avete perso una possibilità di essere sereni felici col vostro partner.

Ritengo che bisogna sempre valutare qual è la posta in gioco. Più essa è alta più vale la pena scommettere sul fatto che le dichiarazioni dell’altro siano veritiere.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA NEGOZIAZIONE DI COPPIA

Jules ebbe degli echi dei loro attriti. Raccontò loro una storia indù:

«Due amanti provavano i tormenti dell’amore e della gelosia. Conobbero insieme la più grande felicità, e la sciuparono. Molte volte si separarono e si ritrovarono, più innamorati di prima. Ma ognuno fece soffrire l’altro. Si lasciarono per sempre. Qualche anno dopo lui, col cuore spezzato, volle rivederla prima di morire. La cercò, viaggiò, pensando che, dovunque lei fosse, la sua bellezza l’avrebbe resa famosa. La ritrovò vedétte di una di una compagnia di danzatrici che conducevano un’esistenza frivola. Le andò incontro, la guardò, e non trovava niente da dirle, e le lacrime gli scendevano dagli occhi. Seguì la compagnia, e contemplava l’amica che ballava e sorrideva per gli altri. Non c’era rimprovero in lui, e non desiderava da lei che il permesso di guardarla. “Finalmente mi ami davvero!” gli disse lei».

Jules disse a Kathe: «La tua massima è questa: in una coppia bisogna che almeno uno dei due sia fedele: l’altro».

Disse pure: «Se si ama qualcuno, lo si ama così com’è. Non si desidera influenzarlo, perchè, se ci si riuscisse, non sarebbe più lui. Meglio rinunciare all’essere che si ama che cercare di modificarlo con la pietà o la tirannia».

Jim avrebbe voluto morire di Kathe. Sopravvivere era un’offesa. I ragni maschi lo sanno, e anche le loro femmine.

dal film Jules et Jim – Francois Truffaut –

 

Avete presente quando discutete su come spendere i vostri soldi, come suddividervi la gestione della casa, dove andare in vacanza, ecco, in quei momenti state negoziando o almeno ci provate.
Possiamo dire che è un’esperienza abbastanza comune, un modo particolare di comunicare e in quanto tale può sicuramente essere migliorato. Seguendo semplici indicazioni potrai diventare abile nel chiedere ciò che desideri senza dover manipolare o mettere in disparte il tuo partner.
Visto che ormai è chiaro a tutti che il conflitto tra due persone, che desiderano cose diverse, è inevitabile, vediamo come si può affrontare meglio.
Cominciamo sottolineando che è opportuno non attaccare direttamente l’altra persona ma cercare di separare i propri sentimenti dalla questione in discussione, concentrandosi sugli interessi ricercati e non su posizioni rigide, arrivando ad una decisione reciprocamente accettabile con flessibilità e perserveranza.
Allora a lavoro!!!!
La negoziazione si svolge attraverso cinque stadi.
PREPARAZIONE
REGOLE DI BASE:
Accetto il conflitto con serenità: il conflitto è inevitabile, essere in disaccordo è naturale e può essere un momento di crescita. Non è la rovina della coppia.
Voglio riuscire a raggiungere un accordo che sia per entrambi positivo.
Voglio abbandonare l’idea di volere vincere a tutti i costi.
Voglio essere flessibile, voglio cercare di liberare la mia mente dai pregiudizi
Dopo esserti chiarito queste regole di base inizia con una descrizione della situazione.

Adesso descrivi quali sentimenti ed emozioni ti caratterizzano nel momento in cui pensi a ciò che sta succedendo.
SENTIMENTI /EMOZIONI
Quindi cerca di descrivere quali sono gli interessi del tuo partner e i tuoi e quali possono essere comuni.

I mie interessi: ….
Gli interessi del partner: ….
I nostri interessi: ….

A questo punto analizza le soluzioni possibili considerando quale sarebbe per te la soluzione ideale, come potresti andare incontro al tuo partner e cosa invece sarebbe inaccettabile.

Soluzione ideale:

Come potresti andare incontro a:

Soluzione inaccettabile:

DISCUSSIONE

In questa fase si comincia a parlare ed è opportuno seguire le fasi della Preparazione quindi si comincia a:

Descrivere i fatti come si vedono

Esprimere le emozioni sia le tue sia quelle del tuo partner

Come si vede il problema rispetto agli interessi del tuo partner, ai tuoi e a quelli in comune

Osservare come il problema sia complicato da desideri di sostegno, fiducia, contatto e libertà

Lavorare su possibili soluzioni finché non sono chiari bisogni e interessi. Proponi la tua soluzione ideale.

Se si è impantanati in una discussione è opportuno fare un passo indietro e ricominciare seguendo questa logica:
Io penso (i fatti concreti)……………………………..
Io sento (le emozioni)………………………………….
Io voglio (gli interessi)……………………………….
Io desidero (le astrazioni)……………………………..
Forse si potrebbe (tentativo di soluzione)………………..

Nella negoziazione è importante utilizzare una comunicazione efficace e quindi seguire alcune regole fondamentali:

Non attaccare, non minacciare, non incolpare, non scoraggiare.

Avere una atteggiamento empatico, mettersi nei panni del partner per meglio comprenderlo.

Utilizzare l’ascolto attivo, parafrasare, riassumere e fare domande per comprendere meglio il punto di vista dell’altro.

Perseguire l’obiettivo: raggiungere una soluzione reciprocamente accettabile.

PROPOSTA/CONTROPROPOSTA

In questa fase entrambi i partner propongono una soluzione possibile, inizialmente estremamente diverse poi a poco a poco la soluzione più plausibile si connota come interesse di entrambi.

Per facilitare questo processo si possono tenere in considerazione alcuni classici metodi per raggiungere un compromesso.

“Io taglio la torta e tu fai la prima scelta”, o meglio uno decide come poter dividere una situazione e poi l’altro sceglie una delle due possibilità.

“Facciamolo entrambi avremo così un migliore risultato per tutti.” Ad esempio perché non stendiamo insieme i panni così io finisco prima e posso fare una buona cena e tu hai il tempo per leggere il giornale.

“Periodo di prova.” Lasciamo che tu vada una volta a settimana a fare quella cosa vediamo se in questo modo migliora la qualità del tempo che trascorri in casa.

“Facciamo a modo mio quando tocca a me, a modo tuo quando tocca a te.” Quando guido io vado a questa velocità, quando guidi te a quella che vuoi.

“Pari e patta.” Se tu pulisci il bagno una volta a settimana io farò la lavatrice una volta a settimana.

“Uniamo ciò che voglio io con ciò che vuoi tu.” Io mi prendo carico di fare questa cosa che a te non piace ma tu fai questa altra per me.

“Dividiamo la differenza.” Non mi interessa spendere per quell’oggetto, ma a te sì io mi prendo la metà del prezzo e compro un’altra cosa.

DISACCORDO

Questa è la fase più difficile. Per riuscire a superarla bisogna dirsi che non è la fine di tutto, ma solo una fase naturale della negoziazione. Quando si giunge alla fase del disaccordo è segno che bisogna fare qualche revisione alle fasi precedenti. Vediamo come:

Cerca una nuova controproposta, usando una diversa strategia di compromesso.

Ritorna alla discussione sugli interessi e i bisogni.

Fate un brainstorming (scrivete su carte tutte le possibili soluzioni che vi vengono in mente anche quelle meno sensate)

Quando uno dei due o entrambi siete veramente stanchi chiedete una pausa.

Ritorna alla fase della preparazione. Trascorri più tempo a cercare gli interessi comuni e le risoluzioni creative. Riesamina i tuoi sentimenti. Acquisisci ulteriori informazioni necessarie.

ACCORDO

Finalmente siete entrambi d’accordo su un’opzione che vi rende felici. Prima di dichiarare chiusa la negoziazione siate ben sicuri che vada per entrambi bene e ognuno di voi potrà per evidenziare ciò esprimere ad alta voce il suo consenso.

ARTICOLO SCRITTO DA BARBARA MODERATRICE DEL FORUM

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

MATRIMONIO… BIANCO

Per matrimonio bianco o meglio ancora per relazione bianca (visto la diminuzione dei matrimoni oggi) s’intendono quelle relazioni di coppia stabili in cui viene a mancare quasi del tutto se non del tutto l’intimità sessuale. La mancanza di quest’ultima può avvenire sia in presenza che in mancanza di un intimità affettiva.

Non esiste un criterio univoco per definire un matrimonio o un rapporto di coppia bianco. Criterio diagnostico potrebbe essere una accentuata diminuzione di rapporti sessuali rispetto ad uno standard della coppia. Ad esempio matrimonio bianco per una coppia è rappresentato dall’avere un rapporto al mese rispetto ad uno standard di 2 volte a settimana. Per un altra coppia è non averne più rispetto ad uno standard di una volta al mese.

La mancanza di rapporti sessuali può essere il volere sia di un componente che d’entrambi della coppia. A meno che non sia riconducibile a cause organiche di uno od entrambi i partner, tale mancanza è indice di un profondo disagio della coppia: a letto non si mente.

Spesso la coppia non vuole prendere nemmeno consapevolezza di tale problematica e tende a minimizzare il problema adducendolo al calo fisiologico naturale della passione col tempo o a problemi contigenti che una volta superati comporteranno il ritorno alla normalità.

Quando la conspevolezza è di uno solo dei componenti, ciò comporta una colpevolizzazione, più o meno velata dell’altro.

Utile è solo la prese di coscienza d’entrambi della problematica senza nessun tentativo di scaricare sull’altro cause e responsabilità. In coppia o si vince in due o si perde in due.

Dott. Roberto Cavaliere

 

TESTIMONIANZE

granatina Età: 24 Salve, grazie in anticipo per questo servizio che offrite on line. Dunque, sono fidanzata da 5 anni con il mio ragazzo di 23, gli voglio un mondo di bene, è una persona molto intelligente, brillante, educata… insomma ci troviamo su tutto, discutiamo ore ed ore di tutto, ci confidiamo i problemi e lui mi aiuta anche ad affrontare i problemi della vita quotidiana( università,relazioni ) dato che sono una ragazza chiusa e un pò debole… insomma, su questo punto di vista il mio ragazzo è davvero 30 e lode! Però sento che solo questo non mi soddisfa e che dentro mi sento comunque infelice e sola… perchè non lo sento come un vero fidanzato! Infatti, anche se ciò può sembrare assurdo, io e lui non viviamo mai momenti d’intimità e la cosa più grave è che a lui non viene mai nemmeno la voglia… in un anno abbiamo al massimo 4 “rapporti”( il motivo è sempre lui). Di questo aspetto la cosa che più mi fa stare male è che mi sento come se fossi io il problema e di conseguenza mi sento una “nullità”, mi sento non amata, non desiderata… e ciò amplifica ancora di più la mia insoddisfazioe interiore e le mie insicurezze… L’altro giorno, dopo anni che andiamo avanti così, ne ho parlato con lui e lui si è mostrato molto dispiaciuto e m’ha confidanto che anche lui non riesce a darsi una spiegazione del perchè non riesce a vivere la sessualità come i suoi coetanei…e ciò rappresenta anche per lui un “problema”, però ha detto che con me non gli viene, ma che allo stesso tempo vuole stare solo cone me, non ci pensa nemmeno a lasciarmi. Ripeto, a me non fa stare male la mancanza del sesso di per sè, ma mi mancano tutte quella serie di atteggiamenti, attenzioni,passioni che dovrebbero esistere tra 2 fidanzati. Spero di ricevere una risposta per riuscire a capire qualcosa…non riesco a vivere in pace perchè non so cosa fare e cosa pensare e soprattutto se ci sono consigli per il mio ragazzo, del motivo per cui si comporta così con me. Grazie per l’attenzione, distinti saluti. P.S: non so se può essere utile, ma io e lui non abbiamo avuto altri rapporti…la nostra “prima volta” e stato poco meno di 4 anni fa…però le cose sono andate quasi sempre così

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it