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GELOSIA E CERVELLO

La gelosia non è né sinonimo né contrario di amore, è una spinta irrazionale che devasta i rapporti facendo ottenere il contrario di ciò che si desidera. Questo sentimento nasce dal timore, dal sospetto o dalla certezza di perdere la persona amata ad opera di altri.

Ma cosa succede nel cervello quando si prova gelosia?

Un gruppo di ricerca dell’Università della California ha condotto alcuni esperimenti su scimmie originarie del sud America, note per la loro spiccata monogamia, per osservare le aree cerebrali coinvolte nella gelosia.
I risultati hanno dimostrato una maggiore attività nella corteccia cingolata, associata al dolore sociale e del sentirsi esclusi negli esseri umani, e nel setto laterale, associata al legame di coppia negli esseri umani.
Quindi, sembra che nel cervello il sentimento di gelosia venga vissuto come una diffidenza verso il legame instaurato con la persona e di conseguenze come una specie di rifiuto sociale subito dalla persona amata.
Infine, durante l’esperimento è stato anche registrato un incremento dei livelli di cortisolo nell’organismo, a prova del fatto che la gelosia è un sentimento che può provocare un aumento dello stress.

Questa ricerca è un primo passo sulla comprensione dei meccanismi cerebrali e del nostro organismo sottostanti la gelosia. Sicuramente, con ulteriori studi, riusciremo a capire a pieno cosa succede nel nostro corpo quando proviamo questi sentimenti legati all’amore.

Dottor Leandro Cavaliere Psicologo (Laureato in Neuroscienze) iscrizione OPRC 9704

Studio in Vietri sul Mare (Sa) e Torre Annunziata (Na) ➡️ Possibilità di Consulenze anche tramite video chiamata                           ➡️ Per info e contatti 3341652502 o leandro.cavaliere1@gmail.com

Fonte: “Maninger, N., Mendoza, S. P., Williams, D. R., Mason, W. A., Cherry, S. R., Rowland, D. J., … & Bales, K. L. (2017). Imaging, behavior and endocrine analysis of “jealousy” in a monogamous primate. Frontiers in ecology and evolution, 119.”

#psicologo #psicologia #articolo #neuroscienze #cervello #gelosia #amore #relazione #stress #terapia #monogamia #coppia #cortisolo

TEST SULLA GELOSIA

“La natura animale si procura per istinto tre cose che sono necessarie per perpetuarsi. Si tratta di tre autentici bisogni. Il primo è nutrirsi, ma perché questo non risulti un lavoro esiste una sensazione che si chiama appetito, e si prova piacere nel soddisfarlo. Il secondo è conservare la propria specie generando, e certamente non si adempirebbe questo dovere, se non si provasse piacere nel compierlo. Terzo: la tendenza irresistibile a distruggere il nemico. E niente è più sensato, perché avendo il dovere di conservarsi, si deve odiare tutto ciò che opera per distruggerci: questa è la gelosia: il senso di pericolo che si avverte quando il nemico invade il nostro territorio. ” Storia della mia vita di Giacomo Casanova

 

1) Ritenete che il vostro partner debba nutrire interesse affettivo e/o sentimentale:

  1. •  solo per voi
  2. •  principalmente per voi
  3. •  in maniera differente per diverse persone

 

2) Cosa pensate se persone dell’altro sesso manifestano interesse, più o meno celato, per il vostro partner?

  1. •  Debbo assolutamente smorzare sul nascere tale interesse
  2. •  Cerco di tenere sotto controllo l’evolversi di tale interesse
  3. •  Non mi preoccupa più di tanto, ho fiducia che non venga ricambiato

 

3) Se il vostro partner riceve una telefonata o un messaggio sul cellulare inaspettato

  1. •  Aspettate che sia lui a dirvi chi era
  2. •  Non fate domande ma starete attenti se tali telefonate o sms inaspettate si ripresentino
  3. •  Dovete assolutamente sapere chi era a chiamare o messaggiare ed il relativo contenuto

 

4) Con quale dei seguenti aforismi concordate

  1. •  Spesso, la gelosia non è che un presentimento. (R.Gervaso)
  2. •  La gelosia è un misto d’amore, d’odio, d’avarizia e d’orgoglio. (A.Karr)
  3. •  La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri. (K. Kraus)

 

5) Che cosa pensate dell’amicizia fra uomo e donna ?

  1. •  Ritengo che sia possibile
  2. •  Ritengo che sia possibile a determinate condizioni
  3. •  Concordo con il seguente aforisma : “L’amicizia fra due persone di sesso diverso o non è nulla o è amore.”

 

6) Siete a conoscenza di tutti gli ex partner del vostro attuale partner

  1. •  Ne sono a conoscenza limitatamente a quello di cui il mio partner mi ha riferito
  2. •  Ho cercato di sapere il più possibile sui suoi precedenti partner
  3. •  Il passato è passato e non ha più nessuna importanza

 

7) Una vostra cara amicizia Vi chiede in prestito un oggetto altrettanto a voi caro. Cosa fate ?

  1. •  Seppur a malincuore accetto di prestare con la raccomandazione che mi venga ridato il prima possibile
  2. •  Rifiuto in maniera decisa
  3. •  Concedo il prestito in fin dei conti nulla ci appartiene del tutto.

 

8) Con quale dei seguenti aforismi concordi

  1. •  Fidarsi degli uomini è già farsi uccidere un po’. (L. F, Cèline )
  2. •  Non dare mai spiegazioni: i tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ci crederanno comunque. (E.Hubbard )
  3. •  All’anima pura tutte le cose paiono pure. (Sacre Scritture)

 

9)R.Barthes afferma : “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità…” Cosa ne pensate ?

  1. •  Concordo in pieno
  2. •  Non concordo affatto
  3. •  Concordo parzialmente

 

Adesso contate quante A B o C avete totalizzato.

 

Domande

 

1 2 3 4 5 6 7 8 9
Risposta 1 A A C A C B B A B
Risposta 2 B B B B B A A B A
Risposta 3 C C A C A C C C C

 

Leggete il profilo relativo della lettera di cui avete totalizzato il maggior numero

Maggioranza di A (Prevalenza di gelosia)

La gelosia sembrerebbe pervadere la vostra vita sentimentale. Fate vostro l’aforisma ‘Spesso, la gelosia non è che un presentimento’ . Ma più che un presentimento essa è legata ad insicurezze personali, mancanza di autostima nei vostri confronti e mancanza di fiducia nei confronti del partner. Potrebbe essere necessario approfondire le cause di tale atteggiamento all’interno della vostra relazione.

Maggioranza di B (Modesta presenza di Gelosia)

Riuscite a ‘dosare’ bene la vostra gelosia anche se non manca qualche momento o situazione in cui la gelosia prende il sopravvento. Fate vostro l’aforisma di Barthes ‘ “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità…” Riuscite a gestirla consapevoli delle ripercussioni che può avere su di voi, sul partner e sulla coppia.

Maggioranza di C (Scarsa presenza di Gelosia)

Sembrerebbe che non siate affatto gelosi. Fate vostra la massima biblica ‘All’anima pura tutte le cose paiono pure ‘ . Ma ricordate che un pizzico di gelosia nella coppia non guasta, contribuisce a mantenere vivo il legame.

La maggior parte delle persone che effettuano il test presentano una maggioranza di B vale a dire una modesta presenza di Gelosia, come direbbero i latini l’equilibrio sta nel mezzo. Se rientrate in questa “maggioranza”, utile è calcolare quale tipo di risposte risulta al secondo posto nel conteggio totale. Tale seconda posizione potrebbe rivelare una vostra maggiore propensione ad assumere atteggiamenti gelosi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

QUESTA GELOSIA SCONOSCIUTA… (discussione del forum)

Tratto dalla discussione “Questa gelosia sconosciuta…” (forum “GELOSIA E TRADIMENTO”)

Autore: Sommer

Argomento: gelosia

Selezione a cura di Carlotta Onali
Per la prima volta nella mia vita sento gelosia del passato della persona che in questo momento sto conoscendo. Lui, come me, ha vissuto un rapporto importante che lo ha lasciato in pezzi ma a differenza di me continua a mantenere rapporti amichevoli con la sua ex… qualche volta si sentono. Il loro rapporto si è concluso due anni fa.
Non discuto sulla serietà del ragazzo in questione sono consapevole che il disagio sia dentro me per questo ho bisogno di voi. Sono sicura che i vostri pareri, le vostre esperienze mi aiuteranno a fare luce.

A creare dolore è bastato leggere una frase sulla sua ex risalente al 2005 scritta sul suo blog sul quale non scrive più. Nulla di che… ma è bastato per sentire un dolore dentro che ha causato un pianto assurdo. Il sentire quanto fosse importante per lui mi ha ferita, il dolore che ho sentito mi ha riportato alla mente sensazioni vecchie legate alla scoperta del tradimento…le ho subito riconosciute quindi sono consapevole che si tratta di ferite ancora aperte/dolore ancora non del tutto elaborato. Un po’ esagerato provare smarrimento di questo tipo causato da una frase scritta tre anni fa quando nessuno dei due conosceva l’altro. Non trovate? Mi chiedo perchè io stia provando questo…

Ho paura che lei possa tornare nella sua vita, a volte le persone si amano si fanno del male ma poi si ritrovano mentre io sono qualcosa di nuovo che ancora non ha nessuna radice forte.

I fatti dicono di starmene calma e tranquilla, inoltre lei vive un altro rapporto, ma le mie sensazioni corrono e mi feriscono…ad esempio non sono riuscita a chiudere occhio la notte successiva alla lettura di quella frase, mi sono addormentata con fatica e a brevi tratti mi svegliavo come impaurita con il cuore in gola e questo non accadeva dal periodo immediatamente successivo alla scoperta del tradimento e all’abbandono. Sento la paura di poter essere abbandonata a causa di qualcun’altra…penso alla sua ex perchè con lei ha condiviso qualcosa di importante quindi penso che possa avere dell’ascendente su di lui ma potrebbe benissimo essere una nuova conoscenza o semplicemente il suo decidere di non proseguire la conoscenza con me.

Sto vivendo una situazione familiare complessa e dolorosa che ha come scombussolato il mio sistema emotivo e sono sicura che sta incidendo anche sulla mia sfera prettamente personale. Non posso parlarne a questo ragazzo siamo nella fase della conoscenza non sarebbe opportuno sia perchè non ci sono fatti e poi perchè sarebbe davvero inopportuno per la fase esistente tra noi mettermi a parlare della sua ex e delle mie paure.

Mi aiutate a capire voi? Grazie Sommer

 

Ciao sommer,
leggendo le tue parole mi è sembrato di sentire me stessa..
Io ho il terrore, non la paura.. il terrore del passato sentimentale di chi condivide ormai la propria vita con me.
Col tempo ho imparato a non fare domande, a lasciar stare il passato lì dove sta perchè ho visto che mi fa star male da morire.

Però non è facile, cavolo se non lo è.. Anche perchè sono una testarda ostinata e ho la devastante capacità di autoconvincermi di cose allucinanti che magari nascono da situazioni innocenti ma la mia mente le distorce in dubbi, angosce, pensieri foschi e questo non solo riferito alle ex ma anche al presente.

Tornando al passato.. ho imparato a capire che se è il suo PASSATO e io il PRESENTE, un motivo ci sarà: non dico che ho imparato ad evitare di starci male, ma ho iniziato a comprendere che se fra di loro è finita e a me viene dimostrato che è così e che ci sono solo io nel suo cuore, bè.. allora è così.

Però scrivi che hai letto cose passate, che comunque loro si sentono ancora.. io ho un mio carissimo amico che era mio ex, lui ora è impegnato ma riusciamo a sentirci serenamente ogni tanto e ad uscire con il gruppo di amici comuni senza nessun problema.

Ho notato che su tutto questo meccanismo di gelosia influisce molto la nostra vita familiare: io ho iniziato a star da cani quando ho scoperto i tradimenti di mio padre, avevo 16-17 anni e da lì ho iniziato a non esser più sicura su niente. Il problema che ho io di base è un decisamente bassa autostima e da lì nascono le mie paure più assurde.
Se stai attraversando una situazione familiare burrascosa può essere che influisca in maniera decisiva sulla tua vita sentimentale.

Dici che è troppo presto parlare con questo ragazzo di questa sofferenza.. io credo che se si condivide un affetto, per quanto sia iniziato da poco, certe paure devono venir affrontate assieme, ma senza buttare in tragedia il tutto: semplicemente esporre il proprio punto di vista, ciò che si sente anche per far capire all’altro che si sta soffrendo.

Lui magari nemmeno immagina che tu in questo periodo stia male per il suo passato e nel momento in cui lo scoprisse potrebbe rimanerci male proprio perchè non ne avete parlato prima, ad esempio. Ma sono io così, se ho qualcosa che non mi fa star tranquilla cerco di sbrogliare il nodo il prima possibile proprio per evitare di soffrire ulteriormente e inutilmente il più delle volte..

spero di averti dato perlomeno uno spunto di riflessione; ti sono vicina perché ti capisco perfettamente
Un grande abbraccio Malinconia

 

Grazie Malinconia.
Da ieri sera sono più serena, mi sono fermata a riflettere su alcune cose e questo mi ha “calmata”.

Io so per certo che l’insicurezza che mi ha travolto è stata scatenata da un evento legato alla mia famiglia che mi ha fatto percepire fragile e da li è stato un susseguirsi di pensieri distorti. Questi pensieri/stati d’animo innescano un dolore che faccio fatica a controllare…tipo reazioni a catena. Stavo benissimo fino a quando non sono venuti fuori problemi di famiglia e all’inizio me la sono cavata alla grande dopo qualcosa si è incrinato lasciando dentro me una sgradevole sensazione dentro.

Un’amica mi ha fatto un elenco di persone che dopo la fine di una relazione rimangono amiche e anche io ne conosco qualcuna. Ma come ho già scritto forse non è l’ex il problema, potrebbe benissimo essere una ragazza nuova…quindi il problema è un’altra e l’ex sembra essere rivale perchè ha già condiviso emozioni/progetti/sentimenti. Ma come hai detto bene tu se lei fa parte del suo passato da due anni un motivo ci sarà e se io in qualche modo sono nel suo presente allora è su questo che devo concentrarmi e lasciare che le cose evolvano.

Manca autostima, in questo sono d’accordo con te, ma c’è anche la paura che tutto possa non evolvere non so quanto e precisamente come queste due cose siano legate tra loro. Io ho paura di questo, ho paura di dover affrontare un distacco.

Ci siamo detti poco in merito agli ex, lui a novembre quando ne abbiamo parlato mi è sembrato ferito. Ha detto una frase con un tono di voce molto sofferente e questo mi ha fatto capire che il ricordo di lei è doloroso…questo vale anche per me.

Sono demoralizzata perchè mi rendo conto di quanto lavoro io debba ancora fare su me stessa. Ogni volta che penso di essermi messa “in piedi” accade qualcosa che mi fa capire che non è esattamente così. Mi sembra un lavoro così enorme…mi sembra di fallire continuamente ogni volta sbuca fuori qualche punto che va rivisto e corretto. Io prima queste paure non le sentivo. Il tradimento ha aperto un pozzo senza fondo.

Avrei bisogno di essere tranquillizzata ma al momento non posso avere di più.
Grazie Sommer 

Ciao sommer,
mi sono rispecchiata nelle tue parole, quando dici che il tradimento ha aperto un pozzo senza fondo.
E’ esattamente ciò che penso anch’io. Il tradimento ha spalancato una voragine all’interno di me e da questo enorme buco emergono sentimenti che pensavo sopiti o definitivamente superati, stati d’animo che non conoscevo affatto, pensieri che non pensavo di avere. Tutto è in bilico e continuamente in discussione.
Mi sento continuamente sospesa e sono profondamente stanca di lavorare su di me.
Come te anch’io avrei bisogno di essere tranquillizzata, di essere in qualche modo sollevata ma anche per me ciò non avverrà.

Riguardo la tua gelosia credo sia veramente legata al tradimento a cui sicuramente si sono sommati i problemi famigliari. Non so se anche prima del tradimento avessi problemi di autostima ma sicuramente dopo un evento così traumatico tutto si enfatizza e moltiplica di intensità.
Non è tanto l’ex o un’amica o quant’altro ad essere l’effettivo problema quanto, secondo me, il non essere più sicuri di niente. Il tradimento ti lascia un senso di insicurezza profondo che non è facile da superare.
Io pensavo che se avessi lasciato mio marito forse avrei avuto fiducia in un nuovo compagno. Poi ho riflettuto che ormai il mio metro di fiducia è inesorabilmente cambiato e quindi immagino che, se fossi al tuo posto, soffrirei del medesimo problema.
Con affetto Velia

 

Grazie Velia.
Stavo bene…davvero fino a qualche giorno fa stavo bene. Mi sentivo tranquilla con le mie percezioni/emozioni/sensazioni poi ho iniziato a sentirmi di nuovo frammentata. Orribile sensazione.
E’ vero…si perde fiducia in se stessi in primo luogo e di conseguenza anche nelle proprie percezioni.

Soffro, soffro ogni volta che percepisco quanto il mio rapporto precedente sia stato distruttivo e soprattutto soffro ogni volta che comprendo quanto io abbia permesso a quel rapporto di distruggermi.

Una domanda: sentite la competizione con l’altra/ex? Bisogna concentrarsi su se stessi, lo so ma io non riesco a non fare certi pensieri. Cosa state facendo/avete fatto per affrontare questo aspetto? Sommer

 

Ciao Sommer,
questo è un tema che mi tocca molto da vicino e che ho vissuto in diverse fasi.

Premetto che io non sono mai stata una persona gelosa: ho sempre riso e scherzato sull’argomento ma non ho mai sentito quello spasimo che ho poi compreso essere davvero la gelosia.
Con mio marito, in particolare, non l’avevo mai vissuta perchè avevo l’assoluta certezza che per lui esistessi solo io.

Questo è uno dei motivi per cui ho faticato tanto ad arrendermi all’evidenza dei fatti e a dover accettare il suo tradimento.
Ed è senz’altro il motivo che ha reso il tutto ancora più difficile e doloroso.

Ciò che più mi ha mandato in confusione, come ha detto anche Velia, è stata la sensazione di non potermi fidare delle mie percezioni.
Questo mi spaventava molto. Un po’ mi spaventa anche ora ma cerco di superare tutto ciò considerando che non posso sapere e capire tutto, non posso controllare tutto e tutti e devo accettare questo aspetto.
Cosa un po’ difficoltosa per me che anche sul lavoro sono una patita del controllo.
Ho la convinzione che avere il controllo significhi anche essere al sicuro.
Il punto è che posso “controllare” solo me stessa.

Per quanto riguarda l’altra, mi sono sentita in competizione per quegli aspetti che so mio marito ha trovato in lei e che prima trovava in me.
Questo mi ha ferita molto.
Adesso non mi sento in competizione con lei: mi addolora sempre pensare che abbia fatto parte del nostro cammino, questo sì.

La mia percezione di lei e del tradimento è cambiata nel tempo, man mano che lavoravo su di me e che ricostruivo il mio matrimonio.
In questo momento c’è molta vicinanza emotiva tra me e mio marito e questo mi fa sentire tranquilla, anche se certo non tranquilla come quattro anni fa.

Non so se riesco a spiegarmi bene, oggi ho anche la febbre e fatico a mettere insieme i pezzi nel mio cervello.
Quello che voglio dire è che dopo un tradimento si diventa consapevoli che l’altro può farti male, quanto più ti ama tanto più può ferirti.
Questo spaventa e la paura è certamente una sensazione sgradevole e dolorosa, soprattutto se ci si lascia sopraffare; è anche vero che amare una persona vuol dire, secondo me, saperla accettare nella sua interezza e con la possibilità che dunque possa ferirci.

Credo anche io che proseguire la relazione o instaurarne una nuova non cambi le sensazioni di chi ha subito un tradimento: le paure sono le stesse.
Penso che man mano che ci si conosce e che ci si rapporta ad altre persone, la paura verrà riproporzionata.
Non abbiamo usato correttamente gli strumenti in nostro possesso in una circostanza specifica, eppure noi ci relazioniamo ogni giorno con decine di persone e ci sono momenti precisi, anche in questo luogo virtuale, in cui le nostre capacità percettive ci consentono di comprendere altri esseri umani.

In fondo abbiamo imparato che dobbiamo migliorare la tecnica, gli strumenti già li abbiamo.
Il mio psicoterapeuta mi ripete sempre che nel momento stesso in cui ho accettato che gli altri non siano perfetti e che mi possano ferire, ho fatto un salto nel mondo adulto.
Certo, anche io rimpiango a volte la sensazione di profonda sicurezza ed abbandono ma la consapevolezza che ho adesso è ciò che mi consentirà di affinare la tecnica.

Non sono sicura di essermi spiegata come volevo ma più di così, oggi, non posso.
Spero di averti scritto comunque qualcosa di utile.
Un abbraccio Zebretta

 

Leggendo le varie risposte che sono state date mi son venute in mente due concetti che reputo importanti: la fiducia ed il “controllo”.

Ora cerco di spiegarmi meglio.
Io ad essere sincera sono anni che non ho più fiducia in niente e nessuno, il periodo in cui ho visto il mondo che conoscevo, il mio mondo, la realtà in cui vivevo, sgretolarsi davanti ai miei occhi è stato quando ero adolescente, più o meno 7-8 anni fa.

Ho già accennato alle situazioni che ho vissuto in quel periodo: mia madre alcolista da una vita, mio padre assente e per di più che tradiva mia madre con altri uomini..
Ciò che mi ha gettato nella confusione più assoluta è stato l’aver perso i punti di riferimento che fino a quel periodo per me erano fondamentali e che ritenevo ben saldi.. niente di più sbagliato..

Mi sono resa conto che ero assolutamente “inutile” perchè non ero riuscita a controllare la situazione, non ero riuscita ad accorgermi di cose, situazioni che avevo davanti a me da tanto tempo..
Sto pagando ancora quel periodo, le ferite che mi porto dentro sono aperte, vive.. ci sono momenti che mi fanno male Dio solo sa quanto.. ci sono momenti in cui la lucidità và a farsi benedire e l’unica cosa che sento è un dolore profondo, che parte da radici ben aderenti al mio cuore e quando questo capita sembro un’altra persona.

Mi sono resa conto che non avrò mai il controllo di nulla se non di me stessa, ed è forse la cosa più difficile da comprendere e da mettere in atto.. e questo riflette dei cambiamenti anche nella vita di coppia.

Mi sono resa conto che o mi fido di chi mi sta accanto o è meglio che me ne stia da sola, l’alternativa di farmi divorare dai dubbi, dalle angosce, dai sospetti non mi alletta più ormai..

Sommer, tu chiedi come si possa riuscire ad attutire questo dolore.. io posso parlarti per me, per la mia esperienza.. e non ti nascondo il fatto che di strada ne ho veramente tanta da fare, perchè il dolore a volte è talmente forte che tutti i buoni propositi vengono oscurati dalla disperazione!

Io ho iniziato ad evitare il discorso “ex”, lo evito come la peste perchè mi fa star male, malissimo e se c’è qualcosa che mi fa soffrire allora cerco di parlarne fino alla nausea con il diretto interessato perchè parlarne mi fa star meglio. E ne parlo anche con mia mamma, mi conosce meglio di chiunque altro e, per quanto sia in conflitto con lei quando beve (per fortuna sono periodi!), sfogarmi con lei mi aiuta a “ritrovare la bussola” e a non farmi sopraffare da sentimenti negativi. Oppure ne parlo con qualche mia amica e mi confronto con loro su come reagisco e come reagiscono loro a determinate situazioni sentimentali

Grazie per aver scritto questo post, si sta rivelando un’ulteriore spunto di riferimento per la sottoscritta
Un abbraccio, e ricordati che non sei sola con questo dolore!!! Malinconia

 

Quello che mi ha portato a scrivere il thread è stata la sensazione di poter perdere il controllo…cerco di spiegare non so se quando parliamo di perdita di controllo intendiamo la stessa cosa.

Ho letto quella frase e il dolore è esploso…non ricordo di avere pensato a nulla la sensazione che ho avuto è stata quella del cuore che mi esplodeva mi sono portata le mani sul viso e sono scoppiata a piangere. I pensieri sono venuti dopo e non mi sono piaciuti.

Qualche ora e mi sono ripresa, capire che quel dolore non l’aveva causato lui. Mi sono intristita perchè ho pensato: “Brava Sommer!!!! Non vuoi che lui ti faccia del male ma se avessi fatto una scenata, se non ti fossi controllata non solo avresti ferito/deluso lui ma avresti danneggiato te stessa allontanandolo e questa è l’ultima cosa che desideri” (poteva non essere questa la conseguenza ma credo che non avrebbe giovato perchè sarei davvero stata inopportuna…la distanza e la fase che stiamo vivendo non sarebbero stati elementi a favore).
Per questo mi sono chiesta:
Cosa alimenta questa gelosia che non conoscevi? A che punto sei del tuo percorso? E’ normale quello che hai provato? E adesso cosa faccio?

Lo so sono esagerata ma mi sono visualizzata come una donna che fa scenate…tipo alzarsi dal tavolo al ristorante lasciandolo solo come uno stoccafisso…versare il contenuto di un bicchiere in testa e scappare via…non rispondere alle telefonate o peggio prenderle e chiudere il contatto…iniziare con i sospetti. Insomma avete capito scene da film, non sono così e difficilmente diventerò così ma il dolore e la paura in quel momento erano così forti che ho avuto la sensazione che avrei fatto qualcosa di eclatante solo per puntare l’attenzione che quel disagio c’era. Non so se riesco a farmi comprendere.

Poi la conversazione tra noi c’è stata ero ancora un po’ scossa la malinconia è stata notata ma sono riuscita a confonderla/giustificarla con la stanchezza. Oggi sono tranquilla questo ragazzo è davvero un tesoro, in questo momento non ha certo bisogno delle mie paranoie/paure devo rispettare il fatto che sta vivendo anche lui un momento complesso.
Sono felice di averlo incontrato, aver saputo leggere le sensazioni/emozioni di quell’incontro e correre verso lui, solo che a volte penso dove stia la fregatura della serie “troppo bello per essere capitato a me”.

La mia famiglia è un tasto dolente, sono ferita tanto ferita…distrutta e disossata ma decisa a non lasciarmi soffocare.
Cosa ne pensate? Sommer 

Ciao sommer,
Purtroppo credo che per quanto si cerchi di superare gli accadimenti della nostra vita, e per quanto li possiamo riporre in luoghi segreti e pensare che stiano lì, buoni e tranquilli senza più poterci far del male, c’è sempre un qualche cosa che li può richiamare in vita e sbatterceli in faccia. Il dolore che si prova in quei momenti è pari, se non addirittura di intensità superiore, a quello che si era provato nel passato. Ma si supera con molta più facilità e ci lascia un po’ scombussolati, vagamente malinconici ma meno doloranti rispetto al passato e soprattutto è più facile da riconoscere e capire.

Io credo che ciò che ti ha provocato una reazione tanto sproporzionata all’evento in se sia stato il ricordo, magari sopito, di qualcosa di simile che ti è accaduto con il tradimento. O forse semplicemente è la paura di arrivare anche solo a pensare che lui sia veramente interessato a te e non stia meditando alcun inganno.
Il tradimento ci lascia ferite e doloranti e soprattutto senza alcuna stima di noi stesse e quindi, in questo momento iniziale del tuo rapporto hai semplicemente tanta paura e la tua frustrazione e la tua paura di essere ancora ferita si sono manifestate in questo modo.

Non è facile ricominciare ad aprire il nostro cuore ferito a qualcuno e abbiamo paura che possa nuovamente sanguinare e qualche volta questo ci porta ad avere comportamenti che esulano dalla nostra “normalità”. Non so bene come spiegare ma è come se si attivassero i recettori del dolore e il nostro corpo entra in tilt e ha reazioni assurde ad eventi apparentemente, per gli altri, normali. Ma in quei momenti è il nostro vissuto che riemerge e che parla ma non è facile per gli altri capirlo e spesso nemmeno per noi, almeno nel momento dello “scoppio”.
Penso sia questo che intendi quando parli di perdita di controllo.

Soffrire di gelosia retroattiva poi è una caratteristica di tutte le persone un po’ insicure, a mio avviso. E’ il nostro modo per cercare di dire a noi stessi che siamo NOI quelli veramente importanti, che lui ha cominciato ad esistere solo dal momento in cui ci ha conosciute. In parte sicuramente è anche vero ma certo il passato non si può cancellare e continuare a figurarselo davanti non giova affatto. Si rischia di creare dei fantasmi che in realtà non esistono. E poi potrebbe anche lui essere geloso del tuo passato.

I sentimenti che ci hanno accompagnato nel nostro passato fanno parte di noi e ci rendono quello che noi siamo nel presente e che, nel tuo caso, ha colpito e interessato questo ragazzo.

Per quanto riguarda la tua famiglia io credo che sia importante ad un certo punto mettere dei paletti. La famiglia, i rapporti famigliari, sono importanti ma non ci devono impedire di vivere la nostra vita. Non è sempre facile fare questo: si scatenano sensi di colpa, ci possono essere addossate responsabilità e quant’altro. Ma forse ad un certo punto dovrebbe scattare in noi la molla dell’autoconservazione. Non possiamo farci carico più di quanto non abbiamo già fatto dei problemi della nostra famiglia.
Con affetto Velia

 

Malinconia immagino che la situazione che hai vissuto in casa non sia stata per nulla semplice. Io ho vissuto dinamiche diverse ma allo stesso tempo devastanti.
Mi sono sentita responsabile della crisi dei miei genitori per molto molto tempo…quando ero piccola e la situazione tra loro stava precipitando io ero l’elemento in più. Era difficile parlare tra di loro che tutto quello che riguarda me diventava esasperante quindi quando il loro scontro veniva innescato da qualche decisione che riguardava me o da qualcosa che avevo fatto/detto io il mio senso di colpa cresceva in modo esponenziale portandomi lentamente a fare il meno richieste possibili, non dire che qualcosa non mi piaceva o a manifestare necessità. Mi andava bene tutto…
La stessa dinamica è tristemente riemersa con motivazioni diverse nel rapporto con il mio ex…il sentirmi responsabile di alcune sue reazioni mi ha portato nello stesso meccanismo. Anche se ero in grado di capire che non era mia responsabilità non sono stata in grado subito di reagire.
E’ stato durissimo capire…dolorosissimo. Ancora oggi è fonte di pianto, di dolore.

Sono stata soffocata, ostacolata, alterata dall’ambiente e dalle tare ereditarie legate alla mia famiglia. Ho impiegato tempo a trovare il mio modello di vita e per ottenerlo ho fatto di tutto compreso sbattere la porta di casa dove non sono tornata per un anno sia fisicamente sia interrompendo rapporti con i miei genitori. E’ stata la cosa più salutare…avevo bisogno di aria. Il distacco emotivo non è perfetto…ho ancora del lavoro da fare.

Velia io a mio attivo ho solo una scenata di gelosia non ho ancora deciso se è da candidare all’oscar o da inserire in una tragedia greca. Dopo aver saputo del tradimento prima ho fatto un pianto dignitoso, silenzioso…le lacrime mi rigavano le guance poi sono esplosa.
Comprendo la tua rabbia e immagino che sia difficilissimo ricostruire dopo un uragano della portata del tradimento.
Hai ragione quando dici che il non aver potuto agire nell’immediato è stato provvidenziale perchè avrei sofferto molto di quel passo falso. Solo il pensiero mi fa stare male figuriamoci se avessi davvero agito.

Il mio ex ha lasciato una pesante eredità. Ho ripreso a camminare ma non ho ancora un’andatura stabile…cado spesso, mi rialzo zoppicando a volte riesco a correre ma non ho ancora trovato un’andatura armoniosa.

Sto meglio rispetto ad una settimana fa, mi è rimasta una strana sensazione di stanchezza…non so come spiegare. Ho dormito pochissimo nei giorni scorsi e pensato molto adesso che inizio a riprendermi sento stanchezza fisica ed emotiva. Oggi mi sono isolata da tutto e tutti.
Oggi non ho sentito la mia voce… Sommer 

Oggi ho letto dei vecchi thread…uno si è rivelato essere molto interessante non ho ancora finito di leggerlo, è molto lungo.
Mi sono sentita compresa nelle paure che mi tengono compagnia in questo periodo e che non conoscevo fino a poco tempo fa.
Il circolo/la trappola è: dipendenza- paura della perdita- pensieri negativi- ansia- perdita controllo emotivo. Controllare questo circolo necessità di una grande dose di volontà.

Pensavo di avere chiaro molte cose dentro di me e pensavo di essere a buon punto del mio cammino invece mi sono resa conto che forse non è proprio così…ho pianto come conseguenza del sentirmi demoralizzata. Allo stesso tempo mi sento fortunata ad avere capito cosa sia ad inquietarmi perchè se so cosa mi fa stare male allora non brancolo nel buio più nero. Avere/potere avere una spiegazione alternativa al mio sentire non credo sia poco.
Sapere che quel disagio è prevalentemente dentro me dovrebbe aiutarmi a riflettere prima di qualunque azione e questo ridurrà, quanto meno spero, la probabilità di commettere errori. Non so se riesco a spiegarmi…

Sono stata due anni sola, ho affrontato una paura liquida non indifferente per avvicinarmi a questo ragazzo e adesso che lui è reale nella mia vita apro un altro capitolo della mia crescita personale.

Io e lui siamo simili e c’è un buon dialogo, molta comprensione e vicinanza emotiva. Mi piace molto, moltissimo…di più, non voglio perderlo, desidero che tutto prosegua ed evolva.
Sono contenta di non aver agito sull’onda della mia emotività…sarebbe stato veramente terribile. Sapere di NON avere fatto quel passo falso mi fa stare bene…

Devo imparare a controllarmi nella sfera affettiva come mi controllo in tutte le altre relazioni. Almeno questo è quello che al momento credo sia il da farsi. Come?…ancora non lo so. Sommer

 

Ciao Sommer,
gran bel tema complicato!
Della gelosia mi colpisce il carattere estremamente indomabile, anche quando siamo razionalmente molto preparati sull’argomento e su molte tematiche che lo sottendono.

Non credo avrò molto da aggiungere a quanto già detto; mi sento di risponderti prima di tutto perchè mi sono trovata ad affrontare questo tipo di situazioni emotive diverse volte e quindi mi ritrovo nei tuoi pensieri e nei tuoi quesiti, in secondo luogo perchè vorrei portare la tua attenzione sugli aspetti positivi della questione, visto che quando l’ansia da gelosia sopraggiunge, si tende a farvisi rapire e ad assecondarla, con un interminabile susseguirsi di ragionamenti distruttivi che si focalizzano sugli aspetti negativi.

Quindi la mia intenzione non è quella di fornire chissà quali nuovi spunti, ma piuttosto quella di dialogare insieme con questa dinamica per esorcizzarla un pò.

Quello da cui parto sono questi due fondamentali concetti con cui concordo pienamente e che secondo me sono il cardine di questa “problematica”:

Soffrire di gelosia retroattiva è una caratteristica di tutte le persone un po’ insicure, a mio avviso (Velia)
e poi tutto il ragionamento fatto sia da te che da altri sull’illusione-bisogno-impossibilità di avere il controllo su tutto, che è legato alla paura della perdita, o più generalmente della sofferenza.

Io non credo che tu abbia bisogno di comprendere molto di più Sommer, a questo proposito (opinione personale), ma semplicemente che tu debba continuare, come stai facendo ampiamente, a lavorare per l’accettazione e l’elaborazione di questa sensazione che scatta dentro di te.

Io credo che sia normale che certi meccanismi emergano anche quando siamo più consapevoli ed abbiamo fatto un grande lavoro su noi stessi, perchè il superamento di certe dinamiche o convinzioni inconsce non è immediato. Anzi, da una parte credo anche che riaffrontare emotivamente determinati temi conflittuali per noi sia una parte del lavoro necessario.
Se ci sono dei nodi irrisolti dentro di noi emergeranno finchè non li avremo elaborati a dovere, e questo potrebbe ripetersi svariate volte nelle più disparate occasioni e situazioni: se impariamo ad accoglierli nonostante il disagio che ci arrecano, continueremo a progredire in quello che deve essere l’insegnamento da attingere e l’evoluzione di noi da compiere.

Credo che tu Sommer stia compiendo un grande passo in avanti circa la tua crescita in questo momento, o quantomeno ne hai certamente la possibilità, se cogli questo malessere in tal senso.
C’è una cosa che ho imparato e che può sembrare banale, ma che secondo me è una grande verità: il fatto che nella vita ogni cosa s’impara facendola.
Quindi anche superare le difficoltà è un’abilità che si ottiene attraverso il confronto stesso con le difficoltà.

Hai sottolineato questa caratteristica rispetto al “paragone” con la ex:
Ho paura che lei possa tornare nella sua vita, a volte le persone si amano si fanno del male ma poi si ritrovano mentre io sono qualcosa di nuovo che ancora non ha nessuna radice forte

Se da un lato questa può essere sempre una possibilità (ma allora dovremmo avvicinarci solamente a compagni “vergini sentimentalmente”, e sai anche tu che questo, realizzabile o meno, comporterebbe problematiche relazionali ben più “gravi” dal punto di vista della stabilità del rapporto e della condivisione), dall’altro lato questa, come hai già osservato, potrebbe rivelarsi completamente solo una tua paura.

Puoi guardare lo stesso dato di fatto attraverso un’altra ottica: tu sei la persona da conoscere, quella che può potenzialmente dargli anche più di quanto lui stesso può immaginare e da cui lui è attratto ADESSO.
C’è una sostanziale differenza tra adesso e prima: forse prima non vi sareste incastrati come adesso, perchè entrambi eravate differenti e probabilmente avevate bisogno di altro, che oggi non vi stimola ed appartiene più perchè vi siete evoluti. Come tu non hai più bisogno di ciò che desideravi prima, vale lo stesso per lui.

E se questa tua paura dovesse per qualche motivo rivelarsi veritiera, allora sai benissimo anche tu che, per quanto sicuramente doloroso e deludente, vorrebbe dire che non è lui la persona con cui puoi incastrarti serenamente adesso. Per quella che sei tu adesso, come conseguenza della tua crescita ed esperienza di vita.

Questo implicherebbe che c’è ancora di meglio per te.
Da qualsiasi parte si gira la cosa, secondo me il risultato finale non cambia: il nostro cammino ci porta dove è meglio per noi, che sia quello che desideriamo ora o meno.

Nel frattempo credo che vivere ed amare nonostante la paura sia la cosa migliore che tu possa scegliere perchè, come una persona qui mi ricorda spesso con grande saggezza, l’alternativa alla vita è l’immobilità.

Un’altra cosa su cui vorrei portare l’attenzione è questa, che però sottolineo non vuole nel modo più assoluto essere un consiglio.
Hai scritto che “non puoi parlarne con il tuo ragazzo” e poi hai dato le tue motivazioni.
Non so onestamente cosa sia meglio o peggio fare nella tua specifica situazione, ma vorrei solo sottolineare che quando siamo convinti che “non possiamo” fare una cosa, in realtà spesso non ci rendiamo conto che siamo noi che abbiamo compiuto una scelta.
Abbiamo sempre più alternative di fronte ai dilemmi; quindi prova a valutare, se ti sembra il caso, come mai per te la scelta migliore è stata ed è (se ho capito bene) quella di non confrontarti con lui e se le motivazioni non riguardino qualcosa dentro di te che trovi particolarmente difficile affrontare.

In realtà avrei altre cose da dire, in particolare sulle dinamiche famigliari legate a questo tema, ma questo argomento si è talmente articolato, che per ora mi fermo qua.

Mi scuso perchè molto probabilmente sono stata un pò troppo “filosofica”, ma forse avevo necessità di srotolare questi pensieri e metterli per iscritto.
Vi ringrazio per queste riflessioni e ringrazio te, Sommer , per avere aperto la discussione perchè per me è importante affrontare questi temi.
Un abbraccio a tutti Yana 

“come mai per te la scelta migliore è stata ed è (se ho capito bene) quella di non confrontarti con lui e se le motivazioni non riguardino qualcosa dentro di te che trovi particolarmente difficile affrontare”. (Yana)

In questo momento sta affrontando un periodo complesso legato al fatto che si trova all’estero e si sta mettendo in gioco sotto l’aspetto professionale. Io sono il fulmine prima della partenza…l’interesse per me lo ha ammesso nella paura e solo dopo essere partito.
Lui ha proposto, non volendo rinunciare, di vivere questo momento con tranquillità, di continuare a conoscerci nella misura in cui questa distanza consente e di “riparlarne” di persona nei mesi prossimi quando è previsto un incontro.
Manifestargli gelosia adesso senza che ce ne sia reale motivo che senso avrebbe se non quello di creare ansia, di rovinare tutto e di farlo sentire messo alle strette? E’ il mio modo per avere rispetto di lui e della fase che sta vivendo.

Entrambi siamo stati delusi, traditi e abbandonati ed entrambi ci portiamo dentro delle ferite e delle paure non ancora del tutto risolte. Credo che ci siano dei percorsi o parte di percorsi che ognuno deve fare con se stesso vorrei cercare di capire/capirmi prima di condividere. Non voglio censurarmi ma non voglio essere come egoista puntando l’attenzione su di me non tenendo conto di lui.

Non ho alcuna difficoltà a differenza di quanto avveniva in passato ad ammettere che ho delle insicurezze. Accetto le mie insicurezze perchè ho capito che se non occulto il fatto che esistono allora significa che posso solo migliorare. Le mie insicurezze, i miei dubbi sono amici e non nemici perchè sono il punto di partenza per un cambiamento. Ho imparato ad essere “umile” (non riesco a trovare un altro termine spero di farmi comprendere).
Sto provando gelosia,voglio capire le insicurezze che la alimentano perchè non voglio che questo aspetto evolva in modo sbagliato/incontrollato dentro me. Vorrei per quello che posso che il dolore migliori la mia vita e non il contrario.

Si vive per tentativi ed errori…la vita è tutta una serie di tentativi ed errori. Sono d’accordo con te Yana, bisogna vivere…il fatto è che a parole è tutto facile ma vivere sebbene sia naturale è dannatamente difficile.

La mia famiglia…ho bisogno di condividere alcune pensieri perchè mi stanno facendo male. Forse vado off e un po’ mi sento in colpa ma non posso farlo con nessuno.
Sto subendo un silenzio atroce ed un isolamento da parte di un componente della mia famiglia con la motivazione che io ho smesso di prendermene cura a causa del mio dolore. Vengo “colpevolizzata” quindi “punita” perchè mi sono concentrata troppo su di me “Il tuo dolore ti ha fatto dimenticare….”
A me sembra una violenza psicologica cerco di spiegarmi.
Io non ho smesso di prendermi cura degli altri ho modificato il modo di prendermene cura…ho detto che ero per quello che potevo disponibile…cosa che ho fatto quando mi è stato chiesto. Ho smesso di anticipare la richiesta di aiuto, questo si.
Io non avevo la forza di prendermi cura di me stessa e ho dato poco a me stessa per molto tempo. Inoltre la persona in questione iniziava una relazione con una persona impegnata proprio mentre io venivo tradita e lasciata per l’altra ammetto che non ero in grado nè di vedere la sua felicità in quel ruolo nè di accogliere il suo inevitabile dolore quando tra loro è finita. Lei era “l’altra”…ho avuto rispetto ma volevo distanza di quel ruolo da me. Inoltre una frase mi ha ferita: “…certe persone non capiscono perchè vengono tradite” io mi sono sentita ferita da quella frase anche se non era riferita a me nello specifico. Io ero una persona tradita e di certo in quel momento era la frase meno opportuna che mi si potesse dire.
Io non sempre ho ricevuto le attenzioni e l’aiuto che avrei desiderato nei miei momenti di difficoltà. Ho imparato che le persone possono darmi (o decidere di non darmi) quello che possono nella misura in cui sono in grado di farlo, per quello che sono e anche per lo stato emotivo in cui si trovano.
Io ci vedo della subdola violenza, non so come reagire, il modo in cui farmi capire/spiegare. Nessuno ha mai chiesto perchè mi fossi allontanata ma si è pronti a dirmi che ho sbagliato a farlo senza ascoltare le mie motivazioni. Questa persona dice che le ho mancato di rispetto ma anche io credo che lei abbia mancato nei miei riguardi.

Non riesco ad affermare questa nuova Sommer all’interno della famiglia alla luce del mio percorso personale, del mio cambiamento…

Scusatemi ma sento che questa cosa mi sta rallentando sono sicura che trovare un mio nuovo ruolo e farmi rispettare nella famiglia possa aiutarmi a sentirmi meno inquieta, è come se avessi perso identità.

Voglio bene a questa persona, ci vedo tanta tenerezza nella sua voglia di protezione da parte mia e nel fatto che gli sono come mancata ma non accetto questo modo ostile di fare nè di essere bersaglio della sua rabbia.
Scusatemi ancora e grazie mille per l’appoggio… Sommer 

Carissima Sommer,
hai tutta la mia comprensione e vicinanza per il dolore che il rapporto e l’incomprensione con questo famigliare ti sta procurando, accompagnato da questa sorta di “perdita d’identità”.

Non mi riesce difficile concepire la sensazione di perdita di contatto con se stessi, perchè le dinamiche famigliari fanno parte di noi, dello sviluppo della nostra personalità.
Quando c’è un cedimento, una perdita o una frizione consistente all’interno di un legame famigliare, il nostro stesso mondo interiore accusa il colpo.
I nostri legami famigliari più stretti sono l’origine della nostra personalità e sono lo specchio di noi stessi da così tanto tempo e in modo così viscerale, che recidere questo legame anche solo nel suo aspetto più negativo appare sempre molto complesso.

Eppure sappiamo che fa parte della crescita riuscire ad emanciparci dal nucleo familiare e ad un certo punto diventa nostra responsabilità.
Questo però non ci solleva dal dolore quando ci sentiamo in conflitto o veniamo delusi in qualche modo da uno di questi legami fondamentali per il nostro cuore.

Quindi ti comprendo.
La tua posizione mi sembra complicata perchè sono mischiati insieme questioni di affetti famigliari e un tuo personale cambiamento.
Il conflitto che si viene a creare dentro quando ci distanziamo in qualche modo dagli schemi che ci sono stati proposti, e che in qualche modo ci hanno nutrito, è immenso.
E’ già difficile venire completamente compresi ed accettati da conoscenti, amici e compagni quando si muta uno schema di comportamento o un atteggiamento; figuriamoci quando l’accettazione deve partire da chi ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Forse la sensazione di perdita di identità, almeno per un pezzettino, risulta speculare.

Si pensa che questo dovrebbe avvenire in maniera più naturale con un familiare, perchè più incondizionato è l’amore..ma sappiamo che non funziona proprio così.
Almeno non sempre e specie se manca un dialogo efficace, o se ci sono altre problematiche consistenti.

Se tu sei convinta di quello che sei diventata adesso, degli aspetti che hai maturato di te, continua sulla tua strada.
Continua a crederci, è quello che mi viene da dirti, indipendentemente dal senso di colpa o dal dispiacere che le dinamiche conseguenti ti provocano.
Sembra duro dirlo così, ma quando decidiamo di cambiare, una delle responsabilità che dobbiamo assumerci è quella di sapere che non tutti approveranno o capiranno. E spesso tra queste persone ci sono quelle più care, che comunque nonostante tutto continueranno ad amarci, a modo loro.
Tu mi dirai che basterebbe anche non comprenderti o non approvarti, senza però accusarti o prendere le distanze in maniera cosi eclatante.
Io la penso così e credo che vivrei il tuo stesso stato d’animo, ma evidentemente quella persona è in grado di esprimere il suo malessere o il suo disappunto solamente in questo modo.
E secondo me se tu, nonostante la sofferenza, continui a percorree la strada che hai intrapreso, perchè sei convinta che sia quella più giusta anche nei tuoi stessi confronti, potresti cambiare qualcosa.
A volte quando decidiamo di modificare o ridimensionare un nostro atteggiamento siamo noi per primi che non siamo subitamente in grado di approvarci completamente, perchè il senso di colpa ci aggredisce e chi si relaziona con noi lo alimenta.
Ma dobbiamo tentare con tutta la forza che abbiamo di perseverare, per fare quel passaggio che porta al vero consolidamento del nuovo modo di essere.

Per quanto riguarda la decisione di non esprimere il tuo disagio in questo momento al ragazzo con cui ti relazioni, tu hai valutato determinati aspetti ed hai agito di conseguenza. Stai agendo in base a ciò che tu sei e va benissimo così.
La mia non era un’opinione favorevole o sfavorevole, infatti non so bene dirti come reagirei io stessa, magari esattamente come te;
la mia intenzione era portare l’attenzione sul fatto che molto spesso agiamo in un determinato modo convinti di essere in qualche modo alle strette: ma chi ci mette veramente alle strette siamo noi.
Siamo noi che, inconsapevolmente o meno, dettiamo le regole, mettiamo paletti, prendiamo delle decisioni, e questo sia in senso positivo che negativo. Lo facciamo in base a convinzioni, valori, priorità, paure.
Mi aveva colpito il tuo “non posso”.
A volte, se spulciamo tra le motivazioni che prendiamo in considerazione per effettuare delle scelte, possiamo scoprire cose interessanti sul nostro modo di porci, di pensare, di agire.
Un abbraccio Sommer! Yana 

Stamane tra le lacrime mi sono detta: “non so ancora come ma andrò fino all’inferno a piedi e scalza ma non mi arrendo, troverò un modo per farmi capire”. Poi mi sono guardata allo specchio e sono scoppiata a ridere perchè in questo momento sono poco credibile con della babbucce con la testa da orso, un pile con le bretelle, spettinata, occhi molto tristi e soprattutto sono impaurita come una bambina
Ma dove vuoi andare Sommer…a quale battaglia ti stai preparando se quello di cui hai bisogno è solo che qualcuno ti abbracci forte dicendo che è tutto tranquillo, che tornerà il sereno.

Quello che mi è di conforto è sapere che quello che sento sia compreso e rientri nella “normalità” del momento. Sapere che quella che sento come una regressione in fondo è solo un momento, un passaggio.

Ma devo arrendermi al fatto che spesso non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Io ci ho già provato: ho scritto, ho telefonato, ho urlato e pianto in turco, aramaico e ostrogoto. Al momento non sono riuscita a farmi capire o forse non sono stata ascoltata. Non so cosa mi inventerò ma di una cosa sono sicura non farò nessun passo indietro nel senso che troverò parole, gesti e momento per spiegare e farmi ascoltare ma sento di avere il diritto ad avere me stessa come priorità e soprattutto ad avere rispetto del mio dolore e momenti. E se sarà necessario dovrò alzare bandiera bianca e battere in ritirata perchè io le battaglie contro i mulini a vento non ne voglio fare più.
Ci sono degli atteggiamenti che percepisco come una violenza psicologica perchè fanno leva sul senso di colpa. Ho fatto presente alla persona in questione che non portano da nessuna parte se non a creare situazioni ostili e ho fatto anche presente di quanto siano destabilizzanti per me a livello emotivo. Tristemente noto che non ne viene tenuto conto, ancora una volta avere comunicato a qualcuno una mia fragilità e proposto un diverso modo di comunicare viene usato per colpirmi.

Il fatto che si tratti della propria famiglia d’origine quale confine? Nel senso bussare ad una porta che continua/si ostina a rimanere chiusa è da dipendenti e questo vale nell’amore uomo/donna ma anche nell’amore in generale, nelle amicizie. Spero di farmi comprendere, non riesco a dirlo diversamente.

Yana ho capito quello che volevi dirmi sottolineando il mio “non posso” la tua è stata un’ottima osservazione. Ho riflettuto anche io se in fondo non fosse un modo più o meno consapevole di attuare vecchie dinamiche. Perchè ho fatto un elenco del perchè non potevo tenendo conto di lui ma non ho detto nulla del vantaggio che il parlarle poteva portare a me. Lui deve vivere serenamente ma anche la mia serenità è da tenere in considerazione. Sono riuscita a dare delle spiegazioni a me stessa per cui la mia risposta continua ad essere “No, non posso” ma forse sarebbe giusto dire “No, non voglio”. Le notizie che ho di lui continuano a farmi sentire nel giusto. Lui non ha bisogno delle mie paure ed io devo/voglio imparare a gestire le mie paure da sola…in questo momento è solo una mia paura e come tale devo affrontarla e superarla. Al momento penso/sento questo.

C’è un tempo per ogni cosa ed io devo stare attenta alla mia predilezione per i frutti acerbi. Devo imparare ad aspettare la stagione del raccolto. Questo rapporto al momento ha bisogno di tempo.

Qualcuno ha vissuto la mia stessa fase e vuole condividere la sua esperienza? Io sono cambiata ma la mia famiglia no ed io non mi riconosco nella loro comunicazione sono disposta a mediare ma non a lasciarmi soffocare/annullare. Non voglio arrendermi…nel bene e nel male quella è la mia origine.
Sono timidamente orgogliosa di questa Sommer, sono contenta di quella bambina impaurita che ha imparato ad essere coraggiosa. Voglio che continui a crescere così…
Al momento non riesco a dire di più ma mi piacerebbe che il confronto continuasse, se possibile.
Grazie Sommer 

Ciao Sommer,
avete toccato molti punti sensibili della mia esperienza.
Spero di riuscire a spiegare con chiarezza cosa sento, anche se mi rendo conto che è difficoltoso perchè sono punti su cui lavorare ancora molto, anche per me.

Anche nella mia famiglia c’è qualcuno che vive una relazione con una persona sposata, relazione tutt’ora in essere e dalla quale io cerco più che posso di distaccarmi.
Preferisco non parlarne, non solo perchè è un argomento che inevitabilmente va a toccare punti molto dolenti per me, ma anche perchè valuto (nel senso di comprendo il suo modo di rapportarsi) questo famigliare anche attraverso questa storia.

L’esperienza che ho vissuto mi ha permesso di capire molto di più delle dinamiche relazionali e la voglia di affrontarle in un discorso aperto a volte è davvero tanta.
Eppure non posso perchè mi trovo un muro contro, fatto di convinzioni e credo anche di necessità di difendersi, che mi rende difficilissimo qualunque tipo di confronto.

A me è stato detto che, in fondo, il ruolo di amante era funzionale alla rivitalizzazione di quel matrimonio.
In quel momento ho visto passare davanti ai miei occhi tutto il dolore, lacerante e profondo, che questa esperienza “rivitalizzante” ha avuto su di me e ho capito quanta distanza ci fosse tra me e questo mio famigliare.
Una distanza enorme, che si respira ogni volta che si ritorna su quest’argomento.
Ci si torna anche se io sono riluttante e non interagisco e credo sia evidente a chiunque quanto mi pesi parlare di questo o gioire di quegli incontri.
Rispetto la sua scelta, è la sua vita ma non posso condividerla.
Eppure il mio “dovere” è ascoltare e capire, perchè se non lo faccio io, chi dovrebbe farlo?

Sono cresciuta in una famiglia con un forte senso del dovere, in cui mi si è continuato a ripetere che bisogna fare questo, bisogna dire quello , a prescindere da cosa io penso e sento perchè le regole non sono in discussione.
E non lo sono nella misura in cui violarla significa amare di meno.

Anche di fronte al tradimento, che io non ho mai confermato ma so, da alcune frasi buttate qua e là, essere stato intuito, mi sono state riproposte le regole d’oro al riguardo.
In modo molto sottile e forse per questo ancora più invasivo e doloroso.
La pressione che ho subito in quel periodo (come se non ne avessi già abbastanza) ha finito coll’esplodere e travolgere i confini di quello che fino ad allora era stato il senso del dovere per me.
Non so come spiegare, all’improvviso azzeri tutto e tu diventi il centro dell’universo perchè è il solo modo che hai di salvarti.

Cominci a chiederti quale senso abbia il dovere, fino a che punto ci si deve spingere prima di perdersi in favore di qualcun altro.
E con fatica cominci a costruire le tue regole, i tuoi confini.
Le persone intorno a te sono abituate a misurare il tuo amore in base alla tua disponibilità, alla tua presenza e sono confuse.
Credo che il punto cruciale sia riuscire a far capire che amare di più se stessi non vuol dire amare meno gli altri, anzi, vuol dire amarli di più e in un modo diverso.

Ho provato in molti modi a spiegare quello che sento e questo mi è costato anche scontri violenti e ferite profonde.
Non posso dire di sentirmi compresa, non intimamente:leggo una sorta di rassegnazione alla nuova me, come se fossi ormai “perduta”.
E al contempo provo una sorta di tenerezza verso queste persone che sono legate indissolubilmente a me, come se all’improvviso fossi io la persona adulta che deve confortare i più piccoli dell’amore che prova nei loro confronti.

Non so nemmeno io come comunicare con loro: forse non sono ancora abbastanza forte per poterlo fare senza che mi feriscano.
Quindi sto cercando di evitare il confronto, di lascer cadere le provocazioni per non aumentare le fratture.
Spero, col tempo, di riuscire a diventare abbastanza sicura di me da riuscire farmi capire.
Cerco, nel frattempo, di ricordare che lo smarrimento che vedo nasce dall’amore, anche se dimostrato in un modo non proprio funzionale.

Avrei altre cose da aggiungere ma mi sono dilungata più di quanto credessi su questo punto e mi sento anche un po’ provata: per la prima volta, dopo tanti mesi, mi ritrovo con gli occhi lucidi davanti allo schermo.
Un forte abbraccio Zebretta

 

Zebretta,
riconosco quel muro fatto di convinzioni e di necessità di difendersi che rende impossibile qualsiasi tipo di confronto di cui parli. Credo di non essere ancora pronta perchè il solo pensiero di affrontare un confronto dopo tutti i fallimenti che ho collezionato mi sfinisce. Non ho nessun elemento nuovo, rispetto ai mesi precedenti, che possa farmi sperare in un risultato diverso.

Concordo con Yana quando mi suggerisce che posso cambiare qualcosa anche solo continuando a percorrere la mia strada.
Perchè se sono serena inevitabilmente trasmetterò questo e potrò relazionarmi diversamente in modo naturale anzichè forzato.

“all’improvviso azzeri tutto e tu diventi il centro dell’universo perchè è il solo modo che hai di salvarti” (zebretta)
Non riuscivo a sentire le frasi d’occasione: “…non ci pensi che lui sta bene senza di te? Rassegnati al fatto che lui non ti vuole più e sta con un’altra…”
Non discuto sul fatto che fosse la realtà dei fatti. Non capisco perchè continuare a ripetermelo…cosa pensavano che me lo ero dimenticato?
Non sopportavo il fatto che non si capisse che il mio malessere era profondissimo e che avevo paura. Tutti avevano anche in quell’occasione delle aspettative di reazione e sono rimasti delusi anche nel modo in cui ho elaborato quel dolore.
Avevo nel cuore e nelle orecchie un rumore di fondo lasciato dal mio ex e quello che mi veniva gentilmente offerto come aiuto l’ho rifiutato perchè non era un aiuto ma fonte di altro disagio/dolore. Ma non ne ho fatto una colpa a nessuno…ho semplicemente preso consapevolezza che non mi potevano essere d’aiuto. Ho dato delle motivazioni non sono sparita e nella mia solitudine ho iniziato a curarmi, a rigenerarmi…
Ho un elenco di situazioni in cui ho dato il mio ascolto, il mio aiuto…dato dietro richiesta. Come ho già detto ho smesso di avere la presunzione e di impegnarmi per capire di cosa gli altri avessero bisogno.

Stasera mi sento demoralizzata, ho pianto molto. Vorrei essere in grado di rispondere diversamente…non ci riesco. Mi dispiace un po’
La cosa che mi butta a terra è questo incrocio, questa contaminazione famiglia/amore. Vorrei tenere separate le cose invece basta poco e tutto viene alterato/mescolato portandosi via e/o alterando quello che di bello questo ragazzo riesce a darmi seppur nella distanza.
Mi sento senza identità negli affetti…invece vorrei essere qualcuno adesso.

A volte vorrei mettere le mani oltre lo schermo del pc per fargli una carezza…mi concentro perchè la sua voce mi rimanga il più possibile nelle orecchie e dopo i saluti inizio a strizzarmi l’anima con i pensieri e le paure che iniziano a sbucarmi fuori da ogni dove, quando meno me lo aspetto.
Ero serena fino a poco tempo fa. L’evento legato alla mia famiglia ha intaccato qualcosa e la lettura di quella frase ha fatto precipitare tutto. E se fosse un segno negativo premonitore?
Scusatemi vi ringrazio tantissimo. Sommer 

Spendo un enorme quantità di energie per ” tenere a bada” i sentimenti negativi che certi schemi comportamentali della mia famiglia e il loro modo errato di relazionarsi tra di loro (e ahimè a me) mi suscitano.

E’ cosa comune, quando un membro della famiglia cambia e abbandona il comportamenti disfunzionali ( che però sono molto funzionali all’equilibrio malato della famiglia) che gli altri si trovino un pò spiazzati dal suo comportamento
perchè a loro volta devono cambiare qualcosa, mettersi in discussione e forse non erano pronti a farlo

Con gli anni si sono abituati, sopratutto mia mamma a non considerarmi più la parte ” malata”,
io cerco il + possibile di essere diplomatica ma nello stesso tempo di non lasciarmi coinvolgere dai loro problemi…

Ci si riesce? Difficile
L’ideale nei casi come il mio sarebbe quello della terapia famigliare ( quando ho smesso di avere problemi abitavo sempre con loro).

Ah…il mio ruolo era quello dell’elemento di disturbo, la parte malata della famiglia, la pecora nera.
Quella che con il suo comportamento sbagliato accentrava tutti i problemi su di se
Il mito familiare era che tutti i problemi erano creati dal mio modo di comportarmi ribelle e trasgressivo,
e questo evitava quindi agli altri (genitori) di guardarsi dentro e scoprire i propri di problemi: di coppia, di insicurezze, di depressioni
Es: mio padre e mia madre litigavano? C’ero sempre di mezzo io
Mio fratello piccolo andava male a scuola? Certo con quella situazione in casa ( così non veniva rimproverato e dopo 3 dico 3 bocciature al liceo si è fermato senza prendere il diploma)
Mia sorella era un pò depressa? La si capiva e si cercava di accontentarla anche nell’impossibile per riparare i danni subiti dalla situazione familiare negativa (ovviamente creata dalle mie ” colpe”)

Ogni tanto ci riprovano, a coinvolgermi nelle loro dinamiche…..ma io gentilmente sorrido (con grande sforzo) e invento una scusa urgente per andarmene….
Animachebrilla

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

GELOSIA E VIOLENZE

DISCUSSIONE SUL TEMA “GELOSIA E VIOLENZE” TRATTA DAL FORUM

 

Salve, sono Marina. Spero di potere trovare aiuto da voi. Ho da due anni e mezzo una storia d’amore con un uomo sposato. Io sono divorziata e non ho igli. Lui ha da sempre tradito la moglie e, per questo, non mi sono sentita n colpa ad avere questa storia con lui. La moglie non l’avrebbe mai lasciata: “lei ERA VERGINE” e con lei nessuno MAI l’avrebbe deriso. Dopo tanto tempo che ero sola, lui mi ha fatta sentire di nuovo donna: desiderata, amata. Ma da subito ha iniziato a trattarmi male, con disprezzo: divorziata=donnaccia. Mi ha sempre ricoperto di insulti. Ha visto me, come io non sono mai stata. Per la strada ho dovuto camminare con gli occhi bassi, altrimenti vedeva che mi scambiavo sguardi ammiccanti con tutti gli uomini. E per lui è una vergogna camminare vicino a me. Infatti lui avanti di 5 metri e io dietro. Non ho potuto più frequentare i miei amici: impossibile che non avessi rapporti sessuali con loro!!! Chiunque… più piccoli o più grandi di me. Chi poteva venirmi figlio o chi fosse da sempre amico come un fratello. Non c’è stato un giorno in cui non mi abbia insultata e in cui non abbiamo litigato per questo. E poi tante parole d’amore e tanta tanta presenza. Poi ha iniziato a picchiarmi. Adesso siamo alla quarta volta. Mi sono sempre ribellata: con le parole, con i gesti, ho dato spiegazioni per fargli capire che sbagliava, l’ho lasciato…. ma ci sono sempre ritornata. Mi cerca e mi ricerca e io non sono mai riuscita a tenere la posizione di smetterla con lui. Non posso andare da una psicologa.

Adesso è un momento particolare. Dopo le ultime botte, perchè ho ricevuto una telefonata da mio padre ma lui non ha creduto fosse così, mi ha picchiata ancora. E da giovedì passato non gli rispondo più al telefono.

Viene sotto casa mia: citofona in continuazione, telefona senza sosta. E io ho paura di cedere ancora. Sì ho paura. Se appena appena dovessi mollare e sentirlo, credo che mi farei convincere a ricominciare. Non so come e cosa fare e dove sbattere la testa. Qualcuno può aiutarmi? Grazie. Marina

 

Ciao Marina, benvenuta nel forum. Il momento che stai attraversando è sicuramente durissimo e dolorosissimo. Mi rendo conto che quando per tanto tempo si subiscono comportamenti così lesivi della propria autostima, una reazione non è facile. A volte dall’esterno sembra facile dire banalmente “ciò che ti ha fatto è intollerabile: lascialo e se viene sotto casa denuncialo ecc…”. In realtà non è affatto facile. Proprio i lunghi periodi in cui si è subito un così forte condizionamento mentale, che poi addirittura nel tuo caso è sfociato nella violenza anche fisica di questi ultimi episodi, possono mortificare tantissimo e indebolire la propria volontà, diminuendo fortemente la propria capacità critica e di reazione. Il tuo ricadere con quest’uomo probabilmente è frutto di questa debolezza che nel tempo si è insinuata in te. Ma non solo. Dici che hai iniziato con lui perchè da tempo ti sentivi sola e lui ti ha fatta sentire (anche) amata di nuovo e importante. Sono le nostre ferite interiori che spesso ci condannano a subire legami sentimentali che di amore non hanno più niente, in concreto, ma portano con se l’illusione d’amore che all’inizio ci ha conquistato. Quando non abbiamo abbastanza amore in noi e per noi stessi, rischiamo sempre di cercare conferme d’amore dall’esterno. Così il tuo lui si è fatto strada dentro di te facendoti sentire meno sola. E lo spazio che poi ha preso con quella gelosia ossessiva è solo una conseguenza. A volte ci amano in modo mal sano, ma inconsciamente riteniamo forse che quello sia l’unico amore che ci è possibile ricevere, o forse per qualche ferita passata inconsciamente sentiamo di non essere degne di qualcosa di meglio.. E le botte sono il finale di un crescendo di svilimento della nostra persona. Io non so quale sia, nel tuo caso, la ferita interiore a cui rispondi accettando tutto ciò. E so che hai paura di ricadere perchè oggi ti senti debole più che mai. Ti vorrei solo chiedere perchè dici di non poterti rivolgere ad uno psicologo… E poi ti vorrei dire che qualsiasi forma di violenza NON E’ E NON PUò ESSERE AMORE. LUI NON TI VUOLE BENE IN MODO SANO E POSITIVO E BELLO PER TE. Ti basti pensare che la violenza fisica ed anche quella psicologica sono reati perseguibili penalmente… Perchè sono comportamente che oggettivamente sono sbagliati e lesivi della sfera personale altrui… Non è possibile conciliare amore con violenza, credimi… Rapporti come questo sono invece solo fonte di disperazione e rischiano di essere davvero lesivi non solo fisicamente della tua persona, ma anche e soprattutto del tuo equilibrio psicologico. So che richiede tanta forza, ma vedo che già hai trovato quella necessaria a non rispondergli e credimi nella tua condizione E’ TANTISSIMO!!! Occorre però che tu ti rafforzi ancora e sinceramente in questo caso vedo un sostegno psicologico come un passo necessario, altrimenti in ogni caso rivolgiti anche a qualcuno di cui tu abbia fiducia e che possa sostenerti. RIcominciare con lui non è la strada per sentirti amata. TI sentirai molto più amata quando ti riapproprierai della tua libertà e della tua vita, perchè sarà l’amore per te stessa che avvertirai e che non ha bisogno di niente dall’esterno ma basta a se stesso. Ricominciare con lui significa vivere una cosa che nel tuo sogno o nei tuoi ricordi somiglia ad amore MA NON E’ AMORE.. DAVVERO MARINA CREDIMI, sono rapporti malati e tanto tanto dannosi.. COntinua a resistergli più che puoi e rivolgiti ad un aiuto esterno, da sola è ancora più dura. TI abbraccio forte e fammi sapere come va!

 

Ciao Marti, sono qui anche io per dirti anzi tutto che non sei sola e sei una persona che assolutamente merita una vita serena e bella. La violenza indebolisce e strappa via dal cuore l’autostima. Ti fa sentire schiacciata e piano piano a livello inconscio ti fa scattare una sensazione di non valere. Invece tu vali e anche tanto. E il fatto che stai cercando comunque aiuto, a partire da questo forum, significa che il tuo cuore è forte e ha voglia di vivere. Questo è un dono preziosissimo da cui partire: la tua voglia di vivere e tornare a sorridere. C’è un modo d’amare ed essere amata, soprattutto, che ti meriti: bello, positivo, che dona e non toglie, che arricchisce e non ferisce, che ti rende LIBERA E NON SCHIAVA… Esiste. Troppo tempo passato a subire ti ha piegata tanto, e si finisce con l’avere una percezione della realtà lontana e debole. Ma c’è. Parti da qui. Parti da quegli indirizzi che ti sono stati dati e sappi che al giorno d’oggi quel genere di centri è davvero in grado di tutelarti e sostenerti. E intanto ogni volta che ti senti male, se ti va butta fuori tutti qui nel forum. Anche sfogarsi e trovare una parola di chi capisce cosa stai passando, non risolverà purtroppo la tua situazione, ma di certo di farà sentire meno sola.. Ti abbraccio forte

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

GELOSIA: LA TRAPPOLA DELL’AMORE

Sintesi dell’ articolo pubblicato sul mensile “Silhouette Donna” di febbraio 2009 scritto dalla giornalista Elena Goretti con la collaborazione del Dott. Roberto Cavaliere

Insidia le coppie appena formate, ma anche quelle più solide e di vecchia data. La gelosia è un sentimento subdolo e spietato, che molte persone nutrono per il partner pensando che sia la conseguenza naturale del loro amore “vero”, autentico e profondo. Invece, quando non è motivata da una reale infedeltà ma è solo un atteggiamento sospettoso, è quanto di più lontano ci sia dall’amore, perché nasce dal presupposto che l’altro sia una proprietà privata esclusiva, un “oggetto” da possedere e difendere dal contatto con l’esterno e non un “soggetto” libero di pensare, agire, scegliere e comportarsi.

Legittima solo in apparenza

Pur essendo un sentimento dannoso per l’armonia di una coppia, resistergli è effettivamente difficile, ed è questa la ragione per cui in tanti ne restano coinvolti. La considerazione da cui ha origine, infatti, è apparentemente legittima per chi è inamorato: «è la persona più importante della mia vita, ho paura di perderlo, devo stare attenta…». Invece, non è che una trappola, un pensiero egoista che ha solo l’effetto di dare il via una serie di sentimenti negativi come il sospetto, la rabbia, l’invidia, l’inadeguatezza, e giustificare reazioni sempre più aggressive.

Livelli diversi

Naturalmente, la gelosia non è soltanto l’ossessione estrema che si alimenta di sospetti immaginari e che vive costantemente nel timore di essere traditi e abbandonati. Può essere anche una forma più moderata di attaccamento o di competizione amorosa, che si manifesta sono nei confronti di alcune persone, in maniera ragionevole o, perché no, a causa di valide ragioni.

* In ogni caso, qualunque sia la sua intensità e le sue manifestazioni, resta un sentimento dannoso per la serenità della coppia. Meglio allora frenare la propria sospettosità subito, prima che possa tasformare il rapporto in una trappola soffocante.

Alle origini del sospetto

Le persone gelose, in genere, hanno nella loro storia delle “tracce” che hanno segnato il loro modo di amare nella direzione della possessività e del timore di essere abbandonate.

Del resto, la vita di ciascuno è segnata da una fase in cui la gelosia è l’emozione predominante. Tutti i bambini, infatti, durante un periodo dell’infanzia, sperimentano una forma di attaccamento particolare per uno dei genitori, tanto da provare autentici “attacchi” di odio nei confronti dell’altro, considerato quasi un rivale in amore. Il bambino supera in genere questa crisi con l’accettazione del proprio ruolo di figlio, con la rimozione del desiderio nei confronti del genitore di sesso opposto al suo, e dando un’identità diversa al genitore “rivale”: la bambina, per esempio, rinuncia ad amare il padre in modo esclusivo, prende la madre come modello di femminilità, e questo meccanismo inconscio le permetterà di entrare nel mondo degli adulti.

  • Anche la cosiddetta “rivalità fraterna”, cioè il conflitto che a volte vivono fratelli o sorelle in tenera età per accaparrarsi l’amore e le attenzioni dei genitori, costituisce un precoce esempio di gelosia all’interno della famiglia. Col passare del tempo non sempre riesce a dissolversi. Se i genitori, alla nascita del secondogenito, non riescono a dare “garanzie” circa una distribuzione equa del loro amore, il figlio maggiore può continuare a nutrire ansia e aggressività, oppure potrebbe essere il nuovo arrivato a sentirsi escluso dal rapporto, già consolidato, tra il fratello maggiore e i suoi genitori. Chi, da adulto, è soggetto a gelosia, ha in genere alle spalle una storia infantile già segnata da questo sentimento.

La parola chiave: autostima

In più, la persona che soffre di gelosia ha, di solito, un basso livello di autostima e un’immagine di sé poco adeguata. E lo testimonia l’esperienza di chi prova questo stato d’animo: a un’analisi approfondita, al di là della rabbia, questa persona scopre sempre, dentro di sé, un forte senso di insicurezza. In questo caso, la gelosia non è che l’espressione del timore di non essere in grado di mantenere saldo e vivace il legame affettivo con il partner e di non riuscire a mantenere centrate su di sé le sue attenzioni e il suo interesse.

Suggerimenti pratici

La gelosia non è un sentimento irreversibile. Se ne può venir fuori, se si vuole. Quattro sono gli aspetti personali e della coppia su cui è importante lavorare.

1) La gelosia nasce sempre da scarsa fiducia in se stessi. Impegnarsi nelle cose che piacciono, potenziare le proprie abilità e capacità, circondarsi di persone amiche: sono questi i migliori antidoti per accrescere la propria autostima. Potenziare le proprie risorse personali è fondamentale per migliorare l’immagine di sé, riducendo in questo modo la rabbia legata all’idea di non essere all’altezza delle altre e di non essere capace di “cavarsela” se il rapporto dovesse interrompersi.

2) Concentrarsi sulle prove di fiducia che il partner ha dato e dà ancora. Sottolineare mentalmente i comportamenti positivi, i gesti di premura e di amore dell’altro può permettere di tenere a bada i sospetti e le idee sbagliate sul suo conto.

3) Analizzare le caratteristiche delle donne che si temono è il modo migliore per comprendere di cosa si ha paura; spesso si rivela anche un mezzo per sdrammatizzare la situazione e scoprire che i timori sono infondati.

4) Cercare di mantenere invariato il contatto affettivo col partner, ma nello stesso tempo ampliare la cerchia delle amicizie e degli interessi sociali: è un sistema infallibile per non crogiolarsi nelle paranoie e per svincolarsi dal predominio asfissiante del rapporto di coppia. Un po’ di autonomia in più, in questi casi, è quel che ci vuole.

 

Come considerare le sue “ex”

Sia che appartengano alla cerchia degli amici che si frequentano, sia che siano lontanissime dal proprio ambiente e dalla propria vita, le ex del marito o del fidanzato si trasformano spesso in molesti fantasmi che scatenano un’incontrollabile gelosia o uno sfrenato desiderio di competizione o, ancora, un irragionevole desiderio di vendetta. Se si entra con loro in una guerra, anche se del tutto immaginaria, si rischia di uscire comunque sconfitte.

Ecco allora qualche suggerimento per evitarlo.

1) Convinciti che le ex del tuo compagno sono meno pericolose di qualsiasi altra donna venga a contatto con lui. Le minestre riscaldate, si sa, attirano molto poco.

2) Non sottoporre il tuo lui a estenuanti interrogatori su quanto faceva o non faceva quand’era con l’altra. Un simile atteggiamento serve solo a farsi del male e, nello stesso tempo, a irritare e a mettere a disagio l’altro.

3) Scaccia con determinazione l’impulso di chiedergli di fare paragoni tra te e la ex. Vietate dunque le domande del genere: “Lei era più bella?”, “Lei sapeva rendere la casa così accogliente”? Questi interrogativi fanno sentire gli uomini sulle sabbie mobili. Tutti sanno benissimo infatti che qualsiasi risposta fornita potrebbe essere male interpretata (magari solo per il tono) e dare origine a una lite.

pubblicato sul sito il 04 marzo 2009

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

QUESTA GELOSIA SCONOSCIUTA… (discussione del forum)

Tratto dalla discussione “Questa gelosia sconosciuta…” (forum “GELOSIA E TRADIMENTO”)

Autore: Sommer

Argomento: gelosia

Selezione a cura di Carlotta Onali

Per la prima volta nella mia vita sento gelosia del passato della persona che in questo momento sto conoscendo. Lui, come me, ha vissuto un rapporto importante che lo ha lasciato in pezzi ma a differenza di me continua a mantenere rapporti amichevoli con la sua ex… qualche volta si sentono. Il loro rapporto si è concluso due anni fa.
Non discuto sulla serietà del ragazzo in questione sono consapevole che il disagio sia dentro me per questo ho bisogno di voi. Sono sicura che i vostri pareri, le vostre esperienze mi aiuteranno a fare luce.

A creare dolore è bastato leggere una frase sulla sua ex risalente al 2005 scritta sul suo blog sul quale non scrive più. Nulla di che… ma è bastato per sentire un dolore dentro che ha causato un pianto assurdo. Il sentire quanto fosse importante per lui mi ha ferita, il dolore che ho sentito mi ha riportato alla mente sensazioni vecchie legate alla scoperta del tradimento…le ho subito riconosciute quindi sono consapevole che si tratta di ferite ancora aperte/dolore ancora non del tutto elaborato. Un po’ esagerato provare smarrimento di questo tipo causato da una frase scritta tre anni fa quando nessuno dei due conosceva l’altro. Non trovate? Mi chiedo perchè io stia provando questo…

Ho paura che lei possa tornare nella sua vita, a volte le persone si amano si fanno del male ma poi si ritrovano mentre io sono qualcosa di nuovo che ancora non ha nessuna radice forte.

I fatti dicono di starmene calma e tranquilla, inoltre lei vive un altro rapporto, ma le mie sensazioni corrono e mi feriscono…ad esempio non sono riuscita a chiudere occhio la notte successiva alla lettura di quella frase, mi sono addormentata con fatica e a brevi tratti mi svegliavo come impaurita con il cuore in gola e questo non accadeva dal periodo immediatamente successivo alla scoperta del tradimento e all’abbandono. Sento la paura di poter essere abbandonata a causa di qualcun’altra…penso alla sua ex perchè con lei ha condiviso qualcosa di importante quindi penso che possa avere dell’ascendente su di lui ma potrebbe benissimo essere una nuova conoscenza o semplicemente il suo decidere di non proseguire la conoscenza con me.

Sto vivendo una situazione familiare complessa e dolorosa che ha come scombussolato il mio sistema emotivo e sono sicura che sta incidendo anche sulla mia sfera prettamente personale. Non posso parlarne a questo ragazzo siamo nella fase della conoscenza non sarebbe opportuno sia perchè non ci sono fatti e poi perchè sarebbe davvero inopportuno per la fase esistente tra noi mettermi a parlare della sua ex e delle mie paure.

Mi aiutate a capire voi? Grazie Sommer

 

Ciao sommer,
leggendo le tue parole mi è sembrato di sentire me stessa..
Io ho il terrore, non la paura.. il terrore del passato sentimentale di chi condivide ormai la propria vita con me.
Col tempo ho imparato a non fare domande, a lasciar stare il passato lì dove sta perchè ho visto che mi fa star male da morire.

Però non è facile, cavolo se non lo è.. Anche perchè sono una testarda ostinata e ho la devastante capacità di autoconvincermi di cose allucinanti che magari nascono da situazioni innocenti ma la mia mente le distorce in dubbi, angosce, pensieri foschi e questo non solo riferito alle ex ma anche al presente.

Tornando al passato.. ho imparato a capire che se è il suo PASSATO e io il PRESENTE, un motivo ci sarà: non dico che ho imparato ad evitare di starci male, ma ho iniziato a comprendere che se fra di loro è finita e a me viene dimostrato che è così e che ci sono solo io nel suo cuore, bè.. allora è così.

Però scrivi che hai letto cose passate, che comunque loro si sentono ancora.. io ho un mio carissimo amico che era mio ex, lui ora è impegnato ma riusciamo a sentirci serenamente ogni tanto e ad uscire con il gruppo di amici comuni senza nessun problema.

Ho notato che su tutto questo meccanismo di gelosia influisce molto la nostra vita familiare: io ho iniziato a star da cani quando ho scoperto i tradimenti di mio padre, avevo 16-17 anni e da lì ho iniziato a non esser più sicura su niente. Il problema che ho io di base è un decisamente bassa autostima e da lì nascono le mie paure più assurde.
Se stai attraversando una situazione familiare burrascosa può essere che influisca in maniera decisiva sulla tua vita sentimentale.

Dici che è troppo presto parlare con questo ragazzo di questa sofferenza.. io credo che se si condivide un affetto, per quanto sia iniziato da poco, certe paure devono venir affrontate assieme, ma senza buttare in tragedia il tutto: semplicemente esporre il proprio punto di vista, ciò che si sente anche per far capire all’altro che si sta soffrendo.

Lui magari nemmeno immagina che tu in questo periodo stia male per il suo passato e nel momento in cui lo scoprisse potrebbe rimanerci male proprio perchè non ne avete parlato prima, ad esempio. Ma sono io così, se ho qualcosa che non mi fa star tranquilla cerco di sbrogliare il nodo il prima possibile proprio per evitare di soffrire ulteriormente e inutilmente il più delle volte..

spero di averti dato perlomeno uno spunto di riflessione; ti sono vicina perché ti capisco perfettamente
Un grande abbraccio Malinconia

 

Grazie Malinconia.
Da ieri sera sono più serena, mi sono fermata a riflettere su alcune cose e questo mi ha “calmata”.

Io so per certo che l’insicurezza che mi ha travolto è stata scatenata da un evento legato alla mia famiglia che mi ha fatto percepire fragile e da li è stato un susseguirsi di pensieri distorti. Questi pensieri/stati d’animo innescano un dolore che faccio fatica a controllare…tipo reazioni a catena. Stavo benissimo fino a quando non sono venuti fuori problemi di famiglia e all’inizio me la sono cavata alla grande dopo qualcosa si è incrinato lasciando dentro me una sgradevole sensazione dentro.

Un’amica mi ha fatto un elenco di persone che dopo la fine di una relazione rimangono amiche e anche io ne conosco qualcuna. Ma come ho già scritto forse non è l’ex il problema, potrebbe benissimo essere una ragazza nuova…quindi il problema è un’altra e l’ex sembra essere rivale perchè ha già condiviso emozioni/progetti/sentimenti. Ma come hai detto bene tu se lei fa parte del suo passato da due anni un motivo ci sarà e se io in qualche modo sono nel suo presente allora è su questo che devo concentrarmi e lasciare che le cose evolvano.

Manca autostima, in questo sono d’accordo con te, ma c’è anche la paura che tutto possa non evolvere non so quanto e precisamente come queste due cose siano legate tra loro. Io ho paura di questo, ho paura di dover affrontare un distacco.

Ci siamo detti poco in merito agli ex, lui a novembre quando ne abbiamo parlato mi è sembrato ferito. Ha detto una frase con un tono di voce molto sofferente e questo mi ha fatto capire che il ricordo di lei è doloroso…questo vale anche per me.

Sono demoralizzata perchè mi rendo conto di quanto lavoro io debba ancora fare su me stessa. Ogni volta che penso di essermi messa “in piedi” accade qualcosa che mi fa capire che non è esattamente così. Mi sembra un lavoro così enorme…mi sembra di fallire continuamente ogni volta sbuca fuori qualche punto che va rivisto e corretto. Io prima queste paure non le sentivo. Il tradimento ha aperto un pozzo senza fondo.

Avrei bisogno di essere tranquillizzata ma al momento non posso avere di più.
Grazie Sommer 

Ciao sommer,
mi sono rispecchiata nelle tue parole, quando dici che il tradimento ha aperto un pozzo senza fondo.
E’ esattamente ciò che penso anch’io. Il tradimento ha spalancato una voragine all’interno di me e da questo enorme buco emergono sentimenti che pensavo sopiti o definitivamente superati, stati d’animo che non conoscevo affatto, pensieri che non pensavo di avere. Tutto è in bilico e continuamente in discussione.
Mi sento continuamente sospesa e sono profondamente stanca di lavorare su di me.
Come te anch’io avrei bisogno di essere tranquillizzata, di essere in qualche modo sollevata ma anche per me ciò non avverrà.

Riguardo la tua gelosia credo sia veramente legata al tradimento a cui sicuramente si sono sommati i problemi famigliari. Non so se anche prima del tradimento avessi problemi di autostima ma sicuramente dopo un evento così traumatico tutto si enfatizza e moltiplica di intensità.
Non è tanto l’ex o un’amica o quant’altro ad essere l’effettivo problema quanto, secondo me, il non essere più sicuri di niente. Il tradimento ti lascia un senso di insicurezza profondo che non è facile da superare.
Io pensavo che se avessi lasciato mio marito forse avrei avuto fiducia in un nuovo compagno. Poi ho riflettuto che ormai il mio metro di fiducia è inesorabilmente cambiato e quindi immagino che, se fossi al tuo posto, soffrirei del medesimo problema.
Con affetto Velia

 

Grazie Velia.
Stavo bene…davvero fino a qualche giorno fa stavo bene. Mi sentivo tranquilla con le mie percezioni/emozioni/sensazioni poi ho iniziato a sentirmi di nuovo frammentata. Orribile sensazione.
E’ vero…si perde fiducia in se stessi in primo luogo e di conseguenza anche nelle proprie percezioni.

Soffro, soffro ogni volta che percepisco quanto il mio rapporto precedente sia stato distruttivo e soprattutto soffro ogni volta che comprendo quanto io abbia permesso a quel rapporto di distruggermi.

Una domanda: sentite la competizione con l’altra/ex? Bisogna concentrarsi su se stessi, lo so ma io non riesco a non fare certi pensieri. Cosa state facendo/avete fatto per affrontare questo aspetto? Sommer

 

Ciao Sommer,
questo è un tema che mi tocca molto da vicino e che ho vissuto in diverse fasi.

Premetto che io non sono mai stata una persona gelosa: ho sempre riso e scherzato sull’argomento ma non ho mai sentito quello spasimo che ho poi compreso essere davvero la gelosia.
Con mio marito, in particolare, non l’avevo mai vissuta perchè avevo l’assoluta certezza che per lui esistessi solo io.

Questo è uno dei motivi per cui ho faticato tanto ad arrendermi all’evidenza dei fatti e a dover accettare il suo tradimento.
Ed è senz’altro il motivo che ha reso il tutto ancora più difficile e doloroso.

Ciò che più mi ha mandato in confusione, come ha detto anche Velia, è stata la sensazione di non potermi fidare delle mie percezioni.
Questo mi spaventava molto. Un po’ mi spaventa anche ora ma cerco di superare tutto ciò considerando che non posso sapere e capire tutto, non posso controllare tutto e tutti e devo accettare questo aspetto.
Cosa un po’ difficoltosa per me che anche sul lavoro sono una patita del controllo.
Ho la convinzione che avere il controllo significhi anche essere al sicuro.
Il punto è che posso “controllare” solo me stessa.

Per quanto riguarda l’altra, mi sono sentita in competizione per quegli aspetti che so mio marito ha trovato in lei e che prima trovava in me.
Questo mi ha ferita molto.
Adesso non mi sento in competizione con lei: mi addolora sempre pensare che abbia fatto parte del nostro cammino, questo sì.

La mia percezione di lei e del tradimento è cambiata nel tempo, man mano che lavoravo su di me e che ricostruivo il mio matrimonio.
In questo momento c’è molta vicinanza emotiva tra me e mio marito e questo mi fa sentire tranquilla, anche se certo non tranquilla come quattro anni fa.

Non so se riesco a spiegarmi bene, oggi ho anche la febbre e fatico a mettere insieme i pezzi nel mio cervello.
Quello che voglio dire è che dopo un tradimento si diventa consapevoli che l’altro può farti male, quanto più ti ama tanto più può ferirti.
Questo spaventa e la paura è certamente una sensazione sgradevole e dolorosa, soprattutto se ci si lascia sopraffare; è anche vero che amare una persona vuol dire, secondo me, saperla accettare nella sua interezza e con la possibilità che dunque possa ferirci.

Credo anche io che proseguire la relazione o instaurarne una nuova non cambi le sensazioni di chi ha subito un tradimento: le paure sono le stesse.
Penso che man mano che ci si conosce e che ci si rapporta ad altre persone, la paura verrà riproporzionata.
Non abbiamo usato correttamente gli strumenti in nostro possesso in una circostanza specifica, eppure noi ci relazioniamo ogni giorno con decine di persone e ci sono momenti precisi, anche in questo luogo virtuale, in cui le nostre capacità percettive ci consentono di comprendere altri esseri umani.

In fondo abbiamo imparato che dobbiamo migliorare la tecnica, gli strumenti già li abbiamo.
Il mio psicoterapeuta mi ripete sempre che nel momento stesso in cui ho accettato che gli altri non siano perfetti e che mi possano ferire, ho fatto un salto nel mondo adulto.
Certo, anche io rimpiango a volte la sensazione di profonda sicurezza ed abbandono ma la consapevolezza che ho adesso è ciò che mi consentirà di affinare la tecnica.

Non sono sicura di essermi spiegata come volevo ma più di così, oggi, non posso.
Spero di averti scritto comunque qualcosa di utile.
Un abbraccio Zebretta

 

Leggendo le varie risposte che sono state date mi son venute in mente due concetti che reputo importanti: la fiducia ed il “controllo”.

Ora cerco di spiegarmi meglio.
Io ad essere sincera sono anni che non ho più fiducia in niente e nessuno, il periodo in cui ho visto il mondo che conoscevo, il mio mondo, la realtà in cui vivevo, sgretolarsi davanti ai miei occhi è stato quando ero adolescente, più o meno 7-8 anni fa.

Ho già accennato alle situazioni che ho vissuto in quel periodo: mia madre alcolista da una vita, mio padre assente e per di più che tradiva mia madre con altri uomini..
Ciò che mi ha gettato nella confusione più assoluta è stato l’aver perso i punti di riferimento che fino a quel periodo per me erano fondamentali e che ritenevo ben saldi.. niente di più sbagliato..

Mi sono resa conto che ero assolutamente “inutile” perchè non ero riuscita a controllare la situazione, non ero riuscita ad accorgermi di cose, situazioni che avevo davanti a me da tanto tempo..
Sto pagando ancora quel periodo, le ferite che mi porto dentro sono aperte, vive.. ci sono momenti che mi fanno male Dio solo sa quanto.. ci sono momenti in cui la lucidità và a farsi benedire e l’unica cosa che sento è un dolore profondo, che parte da radici ben aderenti al mio cuore e quando questo capita sembro un’altra persona.

Mi sono resa conto che non avrò mai il controllo di nulla se non di me stessa, ed è forse la cosa più difficile da comprendere e da mettere in atto.. e questo riflette dei cambiamenti anche nella vita di coppia.

Mi sono resa conto che o mi fido di chi mi sta accanto o è meglio che me ne stia da sola, l’alternativa di farmi divorare dai dubbi, dalle angosce, dai sospetti non mi alletta più ormai..

Sommer, tu chiedi come si possa riuscire ad attutire questo dolore.. io posso parlarti per me, per la mia esperienza.. e non ti nascondo il fatto che di strada ne ho veramente tanta da fare, perchè il dolore a volte è talmente forte che tutti i buoni propositi vengono oscurati dalla disperazione!

Io ho iniziato ad evitare il discorso “ex”, lo evito come la peste perchè mi fa star male, malissimo e se c’è qualcosa che mi fa soffrire allora cerco di parlarne fino alla nausea con il diretto interessato perchè parlarne mi fa star meglio. E ne parlo anche con mia mamma, mi conosce meglio di chiunque altro e, per quanto sia in conflitto con lei quando beve (per fortuna sono periodi!), sfogarmi con lei mi aiuta a “ritrovare la bussola” e a non farmi sopraffare da sentimenti negativi. Oppure ne parlo con qualche mia amica e mi confronto con loro su come reagisco e come reagiscono loro a determinate situazioni sentimentali

Grazie per aver scritto questo post, si sta rivelando un’ulteriore spunto di riferimento per la sottoscritta
Un abbraccio, e ricordati che non sei sola con questo dolore!!! Malinconia

 

Quello che mi ha portato a scrivere il thread è stata la sensazione di poter perdere il controllo…cerco di spiegare non so se quando parliamo di perdita di controllo intendiamo la stessa cosa.

Ho letto quella frase e il dolore è esploso…non ricordo di avere pensato a nulla la sensazione che ho avuto è stata quella del cuore che mi esplodeva mi sono portata le mani sul viso e sono scoppiata a piangere. I pensieri sono venuti dopo e non mi sono piaciuti.

Qualche ora e mi sono ripresa, capire che quel dolore non l’aveva causato lui. Mi sono intristita perchè ho pensato: “Brava Sommer!!!! Non vuoi che lui ti faccia del male ma se avessi fatto una scenata, se non ti fossi controllata non solo avresti ferito/deluso lui ma avresti danneggiato te stessa allontanandolo e questa è l’ultima cosa che desideri” (poteva non essere questa la conseguenza ma credo che non avrebbe giovato perchè sarei davvero stata inopportuna…la distanza e la fase che stiamo vivendo non sarebbero stati elementi a favore).
Per questo mi sono chiesta:
Cosa alimenta questa gelosia che non conoscevi? A che punto sei del tuo percorso? E’ normale quello che hai provato? E adesso cosa faccio?

Lo so sono esagerata ma mi sono visualizzata come una donna che fa scenate…tipo alzarsi dal tavolo al ristorante lasciandolo solo come uno stoccafisso…versare il contenuto di un bicchiere in testa e scappare via…non rispondere alle telefonate o peggio prenderle e chiudere il contatto…iniziare con i sospetti. Insomma avete capito scene da film, non sono così e difficilmente diventerò così ma il dolore e la paura in quel momento erano così forti che ho avuto la sensazione che avrei fatto qualcosa di eclatante solo per puntare l’attenzione che quel disagio c’era. Non so se riesco a farmi comprendere.

Poi la conversazione tra noi c’è stata ero ancora un po’ scossa la malinconia è stata notata ma sono riuscita a confonderla/giustificarla con la stanchezza. Oggi sono tranquilla questo ragazzo è davvero un tesoro, in questo momento non ha certo bisogno delle mie paranoie/paure devo rispettare il fatto che sta vivendo anche lui un momento complesso.
Sono felice di averlo incontrato, aver saputo leggere le sensazioni/emozioni di quell’incontro e correre verso lui, solo che a volte penso dove stia la fregatura della serie “troppo bello per essere capitato a me”.

La mia famiglia è un tasto dolente, sono ferita tanto ferita…distrutta e disossata ma decisa a non lasciarmi soffocare.
Cosa ne pensate? Sommer 

Ciao sommer,
Purtroppo credo che per quanto si cerchi di superare gli accadimenti della nostra vita, e per quanto li possiamo riporre in luoghi segreti e pensare che stiano lì, buoni e tranquilli senza più poterci far del male, c’è sempre un qualche cosa che li può richiamare in vita e sbatterceli in faccia. Il dolore che si prova in quei momenti è pari, se non addirittura di intensità superiore, a quello che si era provato nel passato. Ma si supera con molta più facilità e ci lascia un po’ scombussolati, vagamente malinconici ma meno doloranti rispetto al passato e soprattutto è più facile da riconoscere e capire.

Io credo che ciò che ti ha provocato una reazione tanto sproporzionata all’evento in se sia stato il ricordo, magari sopito, di qualcosa di simile che ti è accaduto con il tradimento. O forse semplicemente è la paura di arrivare anche solo a pensare che lui sia veramente interessato a te e non stia meditando alcun inganno.
Il tradimento ci lascia ferite e doloranti e soprattutto senza alcuna stima di noi stesse e quindi, in questo momento iniziale del tuo rapporto hai semplicemente tanta paura e la tua frustrazione e la tua paura di essere ancora ferita si sono manifestate in questo modo.

Non è facile ricominciare ad aprire il nostro cuore ferito a qualcuno e abbiamo paura che possa nuovamente sanguinare e qualche volta questo ci porta ad avere comportamenti che esulano dalla nostra “normalità”. Non so bene come spiegare ma è come se si attivassero i recettori del dolore e il nostro corpo entra in tilt e ha reazioni assurde ad eventi apparentemente, per gli altri, normali. Ma in quei momenti è il nostro vissuto che riemerge e che parla ma non è facile per gli altri capirlo e spesso nemmeno per noi, almeno nel momento dello “scoppio”.
Penso sia questo che intendi quando parli di perdita di controllo.

Soffrire di gelosia retroattiva poi è una caratteristica di tutte le persone un po’ insicure, a mio avviso. E’ il nostro modo per cercare di dire a noi stessi che siamo NOI quelli veramente importanti, che lui ha cominciato ad esistere solo dal momento in cui ci ha conosciute. In parte sicuramente è anche vero ma certo il passato non si può cancellare e continuare a figurarselo davanti non giova affatto. Si rischia di creare dei fantasmi che in realtà non esistono. E poi potrebbe anche lui essere geloso del tuo passato.

I sentimenti che ci hanno accompagnato nel nostro passato fanno parte di noi e ci rendono quello che noi siamo nel presente e che, nel tuo caso, ha colpito e interessato questo ragazzo.

Per quanto riguarda la tua famiglia io credo che sia importante ad un certo punto mettere dei paletti. La famiglia, i rapporti famigliari, sono importanti ma non ci devono impedire di vivere la nostra vita. Non è sempre facile fare questo: si scatenano sensi di colpa, ci possono essere addossate responsabilità e quant’altro. Ma forse ad un certo punto dovrebbe scattare in noi la molla dell’autoconservazione. Non possiamo farci carico più di quanto non abbiamo già fatto dei problemi della nostra famiglia.
Con affetto Velia

 

Malinconia immagino che la situazione che hai vissuto in casa non sia stata per nulla semplice. Io ho vissuto dinamiche diverse ma allo stesso tempo devastanti.
Mi sono sentita responsabile della crisi dei miei genitori per molto molto tempo…quando ero piccola e la situazione tra loro stava precipitando io ero l’elemento in più. Era difficile parlare tra di loro che tutto quello che riguarda me diventava esasperante quindi quando il loro scontro veniva innescato da qualche decisione che riguardava me o da qualcosa che avevo fatto/detto io il mio senso di colpa cresceva in modo esponenziale portandomi lentamente a fare il meno richieste possibili, non dire che qualcosa non mi piaceva o a manifestare necessità. Mi andava bene tutto…
La stessa dinamica è tristemente riemersa con motivazioni diverse nel rapporto con il mio ex…il sentirmi responsabile di alcune sue reazioni mi ha portato nello stesso meccanismo. Anche se ero in grado di capire che non era mia responsabilità non sono stata in grado subito di reagire.
E’ stato durissimo capire…dolorosissimo. Ancora oggi è fonte di pianto, di dolore.

Sono stata soffocata, ostacolata, alterata dall’ambiente e dalle tare ereditarie legate alla mia famiglia. Ho impiegato tempo a trovare il mio modello di vita e per ottenerlo ho fatto di tutto compreso sbattere la porta di casa dove non sono tornata per un anno sia fisicamente sia interrompendo rapporti con i miei genitori. E’ stata la cosa più salutare…avevo bisogno di aria. Il distacco emotivo non è perfetto…ho ancora del lavoro da fare.

Velia io a mio attivo ho solo una scenata di gelosia non ho ancora deciso se è da candidare all’oscar o da inserire in una tragedia greca. Dopo aver saputo del tradimento prima ho fatto un pianto dignitoso, silenzioso…le lacrime mi rigavano le guance poi sono esplosa.
Comprendo la tua rabbia e immagino che sia difficilissimo ricostruire dopo un uragano della portata del tradimento.
Hai ragione quando dici che il non aver potuto agire nell’immediato è stato provvidenziale perchè avrei sofferto molto di quel passo falso. Solo il pensiero mi fa stare male figuriamoci se avessi davvero agito.

Il mio ex ha lasciato una pesante eredità. Ho ripreso a camminare ma non ho ancora un’andatura stabile…cado spesso, mi rialzo zoppicando a volte riesco a correre ma non ho ancora trovato un’andatura armoniosa.

Sto meglio rispetto ad una settimana fa, mi è rimasta una strana sensazione di stanchezza…non so come spiegare. Ho dormito pochissimo nei giorni scorsi e pensato molto adesso che inizio a riprendermi sento stanchezza fisica ed emotiva. Oggi mi sono isolata da tutto e tutti.
Oggi non ho sentito la mia voce… Sommer 

Oggi ho letto dei vecchi thread…uno si è rivelato essere molto interessante non ho ancora finito di leggerlo, è molto lungo.
Mi sono sentita compresa nelle paure che mi tengono compagnia in questo periodo e che non conoscevo fino a poco tempo fa.
Il circolo/la trappola è: dipendenza- paura della perdita- pensieri negativi- ansia- perdita controllo emotivo. Controllare questo circolo necessità di una grande dose di volontà.

Pensavo di avere chiaro molte cose dentro di me e pensavo di essere a buon punto del mio cammino invece mi sono resa conto che forse non è proprio così…ho pianto come conseguenza del sentirmi demoralizzata. Allo stesso tempo mi sento fortunata ad avere capito cosa sia ad inquietarmi perchè se so cosa mi fa stare male allora non brancolo nel buio più nero. Avere/potere avere una spiegazione alternativa al mio sentire non credo sia poco.
Sapere che quel disagio è prevalentemente dentro me dovrebbe aiutarmi a riflettere prima di qualunque azione e questo ridurrà, quanto meno spero, la probabilità di commettere errori. Non so se riesco a spiegarmi…

Sono stata due anni sola, ho affrontato una paura liquida non indifferente per avvicinarmi a questo ragazzo e adesso che lui è reale nella mia vita apro un altro capitolo della mia crescita personale.

Io e lui siamo simili e c’è un buon dialogo, molta comprensione e vicinanza emotiva. Mi piace molto, moltissimo…di più, non voglio perderlo, desidero che tutto prosegua ed evolva.
Sono contenta di non aver agito sull’onda della mia emotività…sarebbe stato veramente terribile. Sapere di NON avere fatto quel passo falso mi fa stare bene…

Devo imparare a controllarmi nella sfera affettiva come mi controllo in tutte le altre relazioni. Almeno questo è quello che al momento credo sia il da farsi. Come?…ancora non lo so. Sommer

 

Ciao Sommer,
gran bel tema complicato!
Della gelosia mi colpisce il carattere estremamente indomabile, anche quando siamo razionalmente molto preparati sull’argomento e su molte tematiche che lo sottendono.

Non credo avrò molto da aggiungere a quanto già detto; mi sento di risponderti prima di tutto perchè mi sono trovata ad affrontare questo tipo di situazioni emotive diverse volte e quindi mi ritrovo nei tuoi pensieri e nei tuoi quesiti, in secondo luogo perchè vorrei portare la tua attenzione sugli aspetti positivi della questione, visto che quando l’ansia da gelosia sopraggiunge, si tende a farvisi rapire e ad assecondarla, con un interminabile susseguirsi di ragionamenti distruttivi che si focalizzano sugli aspetti negativi.

Quindi la mia intenzione non è quella di fornire chissà quali nuovi spunti, ma piuttosto quella di dialogare insieme con questa dinamica per esorcizzarla un pò.

Quello da cui parto sono questi due fondamentali concetti con cui concordo pienamente e che secondo me sono il cardine di questa “problematica”:

Soffrire di gelosia retroattiva è una caratteristica di tutte le persone un po’ insicure, a mio avviso (Velia)
e poi tutto il ragionamento fatto sia da te che da altri sull’illusione-bisogno-impossibilità di avere il controllo su tutto, che è legato alla paura della perdita, o più generalmente della sofferenza.

Io non credo che tu abbia bisogno di comprendere molto di più Sommer, a questo proposito (opinione personale), ma semplicemente che tu debba continuare, come stai facendo ampiamente, a lavorare per l’accettazione e l’elaborazione di questa sensazione che scatta dentro di te.

Io credo che sia normale che certi meccanismi emergano anche quando siamo più consapevoli ed abbiamo fatto un grande lavoro su noi stessi, perchè il superamento di certe dinamiche o convinzioni inconsce non è immediato. Anzi, da una parte credo anche che riaffrontare emotivamente determinati temi conflittuali per noi sia una parte del lavoro necessario.
Se ci sono dei nodi irrisolti dentro di noi emergeranno finchè non li avremo elaborati a dovere, e questo potrebbe ripetersi svariate volte nelle più disparate occasioni e situazioni: se impariamo ad accoglierli nonostante il disagio che ci arrecano, continueremo a progredire in quello che deve essere l’insegnamento da attingere e l’evoluzione di noi da compiere.

Credo che tu Sommer stia compiendo un grande passo in avanti circa la tua crescita in questo momento, o quantomeno ne hai certamente la possibilità, se cogli questo malessere in tal senso.
C’è una cosa che ho imparato e che può sembrare banale, ma che secondo me è una grande verità: il fatto che nella vita ogni cosa s’impara facendola.
Quindi anche superare le difficoltà è un’abilità che si ottiene attraverso il confronto stesso con le difficoltà.

Hai sottolineato questa caratteristica rispetto al “paragone” con la ex:
Ho paura che lei possa tornare nella sua vita, a volte le persone si amano si fanno del male ma poi si ritrovano mentre io sono qualcosa di nuovo che ancora non ha nessuna radice forte

Se da un lato questa può essere sempre una possibilità (ma allora dovremmo avvicinarci solamente a compagni “vergini sentimentalmente”, e sai anche tu che questo, realizzabile o meno, comporterebbe problematiche relazionali ben più “gravi” dal punto di vista della stabilità del rapporto e della condivisione), dall’altro lato questa, come hai già osservato, potrebbe rivelarsi completamente solo una tua paura.

Puoi guardare lo stesso dato di fatto attraverso un’altra ottica: tu sei la persona da conoscere, quella che può potenzialmente dargli anche più di quanto lui stesso può immaginare e da cui lui è attratto ADESSO.
C’è una sostanziale differenza tra adesso e prima: forse prima non vi sareste incastrati come adesso, perchè entrambi eravate differenti e probabilmente avevate bisogno di altro, che oggi non vi stimola ed appartiene più perchè vi siete evoluti. Come tu non hai più bisogno di ciò che desideravi prima, vale lo stesso per lui.

E se questa tua paura dovesse per qualche motivo rivelarsi veritiera, allora sai benissimo anche tu che, per quanto sicuramente doloroso e deludente, vorrebbe dire che non è lui la persona con cui puoi incastrarti serenamente adesso. Per quella che sei tu adesso, come conseguenza della tua crescita ed esperienza di vita.

Questo implicherebbe che c’è ancora di meglio per te.
Da qualsiasi parte si gira la cosa, secondo me il risultato finale non cambia: il nostro cammino ci porta dove è meglio per noi, che sia quello che desideriamo ora o meno.

Nel frattempo credo che vivere ed amare nonostante la paura sia la cosa migliore che tu possa scegliere perchè, come una persona qui mi ricorda spesso con grande saggezza, l’alternativa alla vita è l’immobilità.

Un’altra cosa su cui vorrei portare l’attenzione è questa, che però sottolineo non vuole nel modo più assoluto essere un consiglio.
Hai scritto che “non puoi parlarne con il tuo ragazzo” e poi hai dato le tue motivazioni.
Non so onestamente cosa sia meglio o peggio fare nella tua specifica situazione, ma vorrei solo sottolineare che quando siamo convinti che “non possiamo” fare una cosa, in realtà spesso non ci rendiamo conto che siamo noi che abbiamo compiuto una scelta.
Abbiamo sempre più alternative di fronte ai dilemmi; quindi prova a valutare, se ti sembra il caso, come mai per te la scelta migliore è stata ed è (se ho capito bene) quella di non confrontarti con lui e se le motivazioni non riguardino qualcosa dentro di te che trovi particolarmente difficile affrontare.

In realtà avrei altre cose da dire, in particolare sulle dinamiche famigliari legate a questo tema, ma questo argomento si è talmente articolato, che per ora mi fermo qua.

Mi scuso perchè molto probabilmente sono stata un pò troppo “filosofica”, ma forse avevo necessità di srotolare questi pensieri e metterli per iscritto.
Vi ringrazio per queste riflessioni e ringrazio te, Sommer , per avere aperto la discussione perchè per me è importante affrontare questi temi.
Un abbraccio a tutti Yana 

“come mai per te la scelta migliore è stata ed è (se ho capito bene) quella di non confrontarti con lui e se le motivazioni non riguardino qualcosa dentro di te che trovi particolarmente difficile affrontare”. (Yana)

In questo momento sta affrontando un periodo complesso legato al fatto che si trova all’estero e si sta mettendo in gioco sotto l’aspetto professionale. Io sono il fulmine prima della partenza…l’interesse per me lo ha ammesso nella paura e solo dopo essere partito.
Lui ha proposto, non volendo rinunciare, di vivere questo momento con tranquillità, di continuare a conoscerci nella misura in cui questa distanza consente e di “riparlarne” di persona nei mesi prossimi quando è previsto un incontro.
Manifestargli gelosia adesso senza che ce ne sia reale motivo che senso avrebbe se non quello di creare ansia, di rovinare tutto e di farlo sentire messo alle strette? E’ il mio modo per avere rispetto di lui e della fase che sta vivendo.

Entrambi siamo stati delusi, traditi e abbandonati ed entrambi ci portiamo dentro delle ferite e delle paure non ancora del tutto risolte. Credo che ci siano dei percorsi o parte di percorsi che ognuno deve fare con se stesso vorrei cercare di capire/capirmi prima di condividere. Non voglio censurarmi ma non voglio essere come egoista puntando l’attenzione su di me non tenendo conto di lui.

Non ho alcuna difficoltà a differenza di quanto avveniva in passato ad ammettere che ho delle insicurezze. Accetto le mie insicurezze perchè ho capito che se non occulto il fatto che esistono allora significa che posso solo migliorare. Le mie insicurezze, i miei dubbi sono amici e non nemici perchè sono il punto di partenza per un cambiamento. Ho imparato ad essere “umile” (non riesco a trovare un altro termine spero di farmi comprendere).
Sto provando gelosia,voglio capire le insicurezze che la alimentano perchè non voglio che questo aspetto evolva in modo sbagliato/incontrollato dentro me. Vorrei per quello che posso che il dolore migliori la mia vita e non il contrario.

Si vive per tentativi ed errori…la vita è tutta una serie di tentativi ed errori. Sono d’accordo con te Yana, bisogna vivere…il fatto è che a parole è tutto facile ma vivere sebbene sia naturale è dannatamente difficile.

La mia famiglia…ho bisogno di condividere alcune pensieri perchè mi stanno facendo male. Forse vado off e un po’ mi sento in colpa ma non posso farlo con nessuno.
Sto subendo un silenzio atroce ed un isolamento da parte di un componente della mia famiglia con la motivazione che io ho smesso di prendermene cura a causa del mio dolore. Vengo “colpevolizzata” quindi “punita” perchè mi sono concentrata troppo su di me “Il tuo dolore ti ha fatto dimenticare….”
A me sembra una violenza psicologica cerco di spiegarmi.
Io non ho smesso di prendermi cura degli altri ho modificato il modo di prendermene cura…ho detto che ero per quello che potevo disponibile…cosa che ho fatto quando mi è stato chiesto. Ho smesso di anticipare la richiesta di aiuto, questo si.
Io non avevo la forza di prendermi cura di me stessa e ho dato poco a me stessa per molto tempo. Inoltre la persona in questione iniziava una relazione con una persona impegnata proprio mentre io venivo tradita e lasciata per l’altra ammetto che non ero in grado nè di vedere la sua felicità in quel ruolo nè di accogliere il suo inevitabile dolore quando tra loro è finita. Lei era “l’altra”…ho avuto rispetto ma volevo distanza di quel ruolo da me. Inoltre una frase mi ha ferita: “…certe persone non capiscono perchè vengono tradite” io mi sono sentita ferita da quella frase anche se non era riferita a me nello specifico. Io ero una persona tradita e di certo in quel momento era la frase meno opportuna che mi si potesse dire.
Io non sempre ho ricevuto le attenzioni e l’aiuto che avrei desiderato nei miei momenti di difficoltà. Ho imparato che le persone possono darmi (o decidere di non darmi) quello che possono nella misura in cui sono in grado di farlo, per quello che sono e anche per lo stato emotivo in cui si trovano.
Io ci vedo della subdola violenza, non so come reagire, il modo in cui farmi capire/spiegare. Nessuno ha mai chiesto perchè mi fossi allontanata ma si è pronti a dirmi che ho sbagliato a farlo senza ascoltare le mie motivazioni. Questa persona dice che le ho mancato di rispetto ma anche io credo che lei abbia mancato nei miei riguardi.

Non riesco ad affermare questa nuova Sommer all’interno della famiglia alla luce del mio percorso personale, del mio cambiamento…

Scusatemi ma sento che questa cosa mi sta rallentando sono sicura che trovare un mio nuovo ruolo e farmi rispettare nella famiglia possa aiutarmi a sentirmi meno inquieta, è come se avessi perso identità.

Voglio bene a questa persona, ci vedo tanta tenerezza nella sua voglia di protezione da parte mia e nel fatto che gli sono come mancata ma non accetto questo modo ostile di fare nè di essere bersaglio della sua rabbia.
Scusatemi ancora e grazie mille per l’appoggio… Sommer 

Carissima Sommer,
hai tutta la mia comprensione e vicinanza per il dolore che il rapporto e l’incomprensione con questo famigliare ti sta procurando, accompagnato da questa sorta di “perdita d’identità”.

Non mi riesce difficile concepire la sensazione di perdita di contatto con se stessi, perchè le dinamiche famigliari fanno parte di noi, dello sviluppo della nostra personalità.
Quando c’è un cedimento, una perdita o una frizione consistente all’interno di un legame famigliare, il nostro stesso mondo interiore accusa il colpo.
I nostri legami famigliari più stretti sono l’origine della nostra personalità e sono lo specchio di noi stessi da così tanto tempo e in modo così viscerale, che recidere questo legame anche solo nel suo aspetto più negativo appare sempre molto complesso.

Eppure sappiamo che fa parte della crescita riuscire ad emanciparci dal nucleo familiare e ad un certo punto diventa nostra responsabilità.
Questo però non ci solleva dal dolore quando ci sentiamo in conflitto o veniamo delusi in qualche modo da uno di questi legami fondamentali per il nostro cuore.

Quindi ti comprendo.
La tua posizione mi sembra complicata perchè sono mischiati insieme questioni di affetti famigliari e un tuo personale cambiamento.
Il conflitto che si viene a creare dentro quando ci distanziamo in qualche modo dagli schemi che ci sono stati proposti, e che in qualche modo ci hanno nutrito, è immenso.
E’ già difficile venire completamente compresi ed accettati da conoscenti, amici e compagni quando si muta uno schema di comportamento o un atteggiamento; figuriamoci quando l’accettazione deve partire da chi ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Forse la sensazione di perdita di identità, almeno per un pezzettino, risulta speculare.

Si pensa che questo dovrebbe avvenire in maniera più naturale con un familiare, perchè più incondizionato è l’amore..ma sappiamo che non funziona proprio così.
Almeno non sempre e specie se manca un dialogo efficace, o se ci sono altre problematiche consistenti.

Se tu sei convinta di quello che sei diventata adesso, degli aspetti che hai maturato di te, continua sulla tua strada.
Continua a crederci, è quello che mi viene da dirti, indipendentemente dal senso di colpa o dal dispiacere che le dinamiche conseguenti ti provocano.
Sembra duro dirlo così, ma quando decidiamo di cambiare, una delle responsabilità che dobbiamo assumerci è quella di sapere che non tutti approveranno o capiranno. E spesso tra queste persone ci sono quelle più care, che comunque nonostante tutto continueranno ad amarci, a modo loro.
Tu mi dirai che basterebbe anche non comprenderti o non approvarti, senza però accusarti o prendere le distanze in maniera cosi eclatante.
Io la penso così e credo che vivrei il tuo stesso stato d’animo, ma evidentemente quella persona è in grado di esprimere il suo malessere o il suo disappunto solamente in questo modo.
E secondo me se tu, nonostante la sofferenza, continui a percorree la strada che hai intrapreso, perchè sei convinta che sia quella più giusta anche nei tuoi stessi confronti, potresti cambiare qualcosa.
A volte quando decidiamo di modificare o ridimensionare un nostro atteggiamento siamo noi per primi che non siamo subitamente in grado di approvarci completamente, perchè il senso di colpa ci aggredisce e chi si relaziona con noi lo alimenta.
Ma dobbiamo tentare con tutta la forza che abbiamo di perseverare, per fare quel passaggio che porta al vero consolidamento del nuovo modo di essere.

Per quanto riguarda la decisione di non esprimere il tuo disagio in questo momento al ragazzo con cui ti relazioni, tu hai valutato determinati aspetti ed hai agito di conseguenza. Stai agendo in base a ciò che tu sei e va benissimo così.
La mia non era un’opinione favorevole o sfavorevole, infatti non so bene dirti come reagirei io stessa, magari esattamente come te;
la mia intenzione era portare l’attenzione sul fatto che molto spesso agiamo in un determinato modo convinti di essere in qualche modo alle strette: ma chi ci mette veramente alle strette siamo noi.
Siamo noi che, inconsapevolmente o meno, dettiamo le regole, mettiamo paletti, prendiamo delle decisioni, e questo sia in senso positivo che negativo. Lo facciamo in base a convinzioni, valori, priorità, paure.
Mi aveva colpito il tuo “non posso”.
A volte, se spulciamo tra le motivazioni che prendiamo in considerazione per effettuare delle scelte, possiamo scoprire cose interessanti sul nostro modo di porci, di pensare, di agire.
Un abbraccio Sommer! Yana 

Stamane tra le lacrime mi sono detta: “non so ancora come ma andrò fino all’inferno a piedi e scalza ma non mi arrendo, troverò un modo per farmi capire”. Poi mi sono guardata allo specchio e sono scoppiata a ridere perchè in questo momento sono poco credibile con della babbucce con la testa da orso, un pile con le bretelle, spettinata, occhi molto tristi e soprattutto sono impaurita come una bambina
Ma dove vuoi andare Sommer…a quale battaglia ti stai preparando se quello di cui hai bisogno è solo che qualcuno ti abbracci forte dicendo che è tutto tranquillo, che tornerà il sereno.

Quello che mi è di conforto è sapere che quello che sento sia compreso e rientri nella “normalità” del momento. Sapere che quella che sento come una regressione in fondo è solo un momento, un passaggio.

Ma devo arrendermi al fatto che spesso non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Io ci ho già provato: ho scritto, ho telefonato, ho urlato e pianto in turco, aramaico e ostrogoto. Al momento non sono riuscita a farmi capire o forse non sono stata ascoltata. Non so cosa mi inventerò ma di una cosa sono sicura non farò nessun passo indietro nel senso che troverò parole, gesti e momento per spiegare e farmi ascoltare ma sento di avere il diritto ad avere me stessa come priorità e soprattutto ad avere rispetto del mio dolore e momenti. E se sarà necessario dovrò alzare bandiera bianca e battere in ritirata perchè io le battaglie contro i mulini a vento non ne voglio fare più.
Ci sono degli atteggiamenti che percepisco come una violenza psicologica perchè fanno leva sul senso di colpa. Ho fatto presente alla persona in questione che non portano da nessuna parte se non a creare situazioni ostili e ho fatto anche presente di quanto siano destabilizzanti per me a livello emotivo. Tristemente noto che non ne viene tenuto conto, ancora una volta avere comunicato a qualcuno una mia fragilità e proposto un diverso modo di comunicare viene usato per colpirmi.

Il fatto che si tratti della propria famiglia d’origine quale confine? Nel senso bussare ad una porta che continua/si ostina a rimanere chiusa è da dipendenti e questo vale nell’amore uomo/donna ma anche nell’amore in generale, nelle amicizie. Spero di farmi comprendere, non riesco a dirlo diversamente.

Yana ho capito quello che volevi dirmi sottolineando il mio “non posso” la tua è stata un’ottima osservazione. Ho riflettuto anche io se in fondo non fosse un modo più o meno consapevole di attuare vecchie dinamiche. Perchè ho fatto un elenco del perchè non potevo tenendo conto di lui ma non ho detto nulla del vantaggio che il parlarle poteva portare a me. Lui deve vivere serenamente ma anche la mia serenità è da tenere in considerazione. Sono riuscita a dare delle spiegazioni a me stessa per cui la mia risposta continua ad essere “No, non posso” ma forse sarebbe giusto dire “No, non voglio”. Le notizie che ho di lui continuano a farmi sentire nel giusto. Lui non ha bisogno delle mie paure ed io devo/voglio imparare a gestire le mie paure da sola…in questo momento è solo una mia paura e come tale devo affrontarla e superarla. Al momento penso/sento questo.

C’è un tempo per ogni cosa ed io devo stare attenta alla mia predilezione per i frutti acerbi. Devo imparare ad aspettare la stagione del raccolto. Questo rapporto al momento ha bisogno di tempo.

Qualcuno ha vissuto la mia stessa fase e vuole condividere la sua esperienza? Io sono cambiata ma la mia famiglia no ed io non mi riconosco nella loro comunicazione sono disposta a mediare ma non a lasciarmi soffocare/annullare. Non voglio arrendermi…nel bene e nel male quella è la mia origine.
Sono timidamente orgogliosa di questa Sommer, sono contenta di quella bambina impaurita che ha imparato ad essere coraggiosa. Voglio che continui a crescere così…
Al momento non riesco a dire di più ma mi piacerebbe che il confronto continuasse, se possibile.
Grazie Sommer 

Ciao Sommer,
avete toccato molti punti sensibili della mia esperienza.
Spero di riuscire a spiegare con chiarezza cosa sento, anche se mi rendo conto che è difficoltoso perchè sono punti su cui lavorare ancora molto, anche per me.

Anche nella mia famiglia c’è qualcuno che vive una relazione con una persona sposata, relazione tutt’ora in essere e dalla quale io cerco più che posso di distaccarmi.
Preferisco non parlarne, non solo perchè è un argomento che inevitabilmente va a toccare punti molto dolenti per me, ma anche perchè valuto (nel senso di comprendo il suo modo di rapportarsi) questo famigliare anche attraverso questa storia.

L’esperienza che ho vissuto mi ha permesso di capire molto di più delle dinamiche relazionali e la voglia di affrontarle in un discorso aperto a volte è davvero tanta.
Eppure non posso perchè mi trovo un muro contro, fatto di convinzioni e credo anche di necessità di difendersi, che mi rende difficilissimo qualunque tipo di confronto.

A me è stato detto che, in fondo, il ruolo di amante era funzionale alla rivitalizzazione di quel matrimonio.
In quel momento ho visto passare davanti ai miei occhi tutto il dolore, lacerante e profondo, che questa esperienza “rivitalizzante” ha avuto su di me e ho capito quanta distanza ci fosse tra me e questo mio famigliare.
Una distanza enorme, che si respira ogni volta che si ritorna su quest’argomento.
Ci si torna anche se io sono riluttante e non interagisco e credo sia evidente a chiunque quanto mi pesi parlare di questo o gioire di quegli incontri.
Rispetto la sua scelta, è la sua vita ma non posso condividerla.
Eppure il mio “dovere” è ascoltare e capire, perchè se non lo faccio io, chi dovrebbe farlo?

Sono cresciuta in una famiglia con un forte senso del dovere, in cui mi si è continuato a ripetere che bisogna fare questo, bisogna dire quello , a prescindere da cosa io penso e sento perchè le regole non sono in discussione.
E non lo sono nella misura in cui violarla significa amare di meno.

Anche di fronte al tradimento, che io non ho mai confermato ma so, da alcune frasi buttate qua e là, essere stato intuito, mi sono state riproposte le regole d’oro al riguardo.
In modo molto sottile e forse per questo ancora più invasivo e doloroso.
La pressione che ho subito in quel periodo (come se non ne avessi già abbastanza) ha finito coll’esplodere e travolgere i confini di quello che fino ad allora era stato il senso del dovere per me.
Non so come spiegare, all’improvviso azzeri tutto e tu diventi il centro dell’universo perchè è il solo modo che hai di salvarti.

Cominci a chiederti quale senso abbia il dovere, fino a che punto ci si deve spingere prima di perdersi in favore di qualcun altro.
E con fatica cominci a costruire le tue regole, i tuoi confini.
Le persone intorno a te sono abituate a misurare il tuo amore in base alla tua disponibilità, alla tua presenza e sono confuse.
Credo che il punto cruciale sia riuscire a far capire che amare di più se stessi non vuol dire amare meno gli altri, anzi, vuol dire amarli di più e in un modo diverso.

Ho provato in molti modi a spiegare quello che sento e questo mi è costato anche scontri violenti e ferite profonde.
Non posso dire di sentirmi compresa, non intimamente:leggo una sorta di rassegnazione alla nuova me, come se fossi ormai “perduta”.
E al contempo provo una sorta di tenerezza verso queste persone che sono legate indissolubilmente a me, come se all’improvviso fossi io la persona adulta che deve confortare i più piccoli dell’amore che prova nei loro confronti.

Non so nemmeno io come comunicare con loro: forse non sono ancora abbastanza forte per poterlo fare senza che mi feriscano.
Quindi sto cercando di evitare il confronto, di lascer cadere le provocazioni per non aumentare le fratture.
Spero, col tempo, di riuscire a diventare abbastanza sicura di me da riuscire farmi capire.
Cerco, nel frattempo, di ricordare che lo smarrimento che vedo nasce dall’amore, anche se dimostrato in un modo non proprio funzionale.

Avrei altre cose da aggiungere ma mi sono dilungata più di quanto credessi su questo punto e mi sento anche un po’ provata: per la prima volta, dopo tanti mesi, mi ritrovo con gli occhi lucidi davanti allo schermo.
Un forte abbraccio Zebretta

 

Zebretta,
riconosco quel muro fatto di convinzioni e di necessità di difendersi che rende impossibile qualsiasi tipo di confronto di cui parli. Credo di non essere ancora pronta perchè il solo pensiero di affrontare un confronto dopo tutti i fallimenti che ho collezionato mi sfinisce. Non ho nessun elemento nuovo, rispetto ai mesi precedenti, che possa farmi sperare in un risultato diverso.

Concordo con Yana quando mi suggerisce che posso cambiare qualcosa anche solo continuando a percorrere la mia strada.
Perchè se sono serena inevitabilmente trasmetterò questo e potrò relazionarmi diversamente in modo naturale anzichè forzato.

“all’improvviso azzeri tutto e tu diventi il centro dell’universo perchè è il solo modo che hai di salvarti” (zebretta)
Non riuscivo a sentire le frasi d’occasione: “…non ci pensi che lui sta bene senza di te? Rassegnati al fatto che lui non ti vuole più e sta con un’altra…”
Non discuto sul fatto che fosse la realtà dei fatti. Non capisco perchè continuare a ripetermelo…cosa pensavano che me lo ero dimenticato?
Non sopportavo il fatto che non si capisse che il mio malessere era profondissimo e che avevo paura. Tutti avevano anche in quell’occasione delle aspettative di reazione e sono rimasti delusi anche nel modo in cui ho elaborato quel dolore.
Avevo nel cuore e nelle orecchie un rumore di fondo lasciato dal mio ex e quello che mi veniva gentilmente offerto come aiuto l’ho rifiutato perchè non era un aiuto ma fonte di altro disagio/dolore. Ma non ne ho fatto una colpa a nessuno…ho semplicemente preso consapevolezza che non mi potevano essere d’aiuto. Ho dato delle motivazioni non sono sparita e nella mia solitudine ho iniziato a curarmi, a rigenerarmi…
Ho un elenco di situazioni in cui ho dato il mio ascolto, il mio aiuto…dato dietro richiesta. Come ho già detto ho smesso di avere la presunzione e di impegnarmi per capire di cosa gli altri avessero bisogno.

Stasera mi sento demoralizzata, ho pianto molto. Vorrei essere in grado di rispondere diversamente…non ci riesco. Mi dispiace un po’
La cosa che mi butta a terra è questo incrocio, questa contaminazione famiglia/amore. Vorrei tenere separate le cose invece basta poco e tutto viene alterato/mescolato portandosi via e/o alterando quello che di bello questo ragazzo riesce a darmi seppur nella distanza.
Mi sento senza identità negli affetti…invece vorrei essere qualcuno adesso.

A volte vorrei mettere le mani oltre lo schermo del pc per fargli una carezza…mi concentro perchè la sua voce mi rimanga il più possibile nelle orecchie e dopo i saluti inizio a strizzarmi l’anima con i pensieri e le paure che iniziano a sbucarmi fuori da ogni dove, quando meno me lo aspetto.
Ero serena fino a poco tempo fa. L’evento legato alla mia famiglia ha intaccato qualcosa e la lettura di quella frase ha fatto precipitare tutto. E se fosse un segno negativo premonitore?
Scusatemi vi ringrazio tantissimo. Sommer 

Spendo un enorme quantità di energie per ” tenere a bada” i sentimenti negativi che certi schemi comportamentali della mia famiglia e il loro modo errato di relazionarsi tra di loro (e ahimè a me) mi suscitano.

E’ cosa comune, quando un membro della famiglia cambia e abbandona il comportamenti disfunzionali ( che però sono molto funzionali all’equilibrio malato della famiglia) che gli altri si trovino un pò spiazzati dal suo comportamento
perchè a loro volta devono cambiare qualcosa, mettersi in discussione e forse non erano pronti a farlo

Con gli anni si sono abituati, sopratutto mia mamma a non considerarmi più la parte ” malata”,
io cerco il + possibile di essere diplomatica ma nello stesso tempo di non lasciarmi coinvolgere dai loro problemi…

Ci si riesce? Difficile
L’ideale nei casi come il mio sarebbe quello della terapia famigliare ( quando ho smesso di avere problemi abitavo sempre con loro).

Ah…il mio ruolo era quello dell’elemento di disturbo, la parte malata della famiglia, la pecora nera.
Quella che con il suo comportamento sbagliato accentrava tutti i problemi su di se
Il mito familiare era che tutti i problemi erano creati dal mio modo di comportarmi ribelle e trasgressivo,
e questo evitava quindi agli altri (genitori) di guardarsi dentro e scoprire i propri di problemi: di coppia, di insicurezze, di depressioni
Es: mio padre e mia madre litigavano? C’ero sempre di mezzo io
Mio fratello piccolo andava male a scuola? Certo con quella situazione in casa ( così non veniva rimproverato e dopo 3 dico 3 bocciature al liceo si è fermato senza prendere il diploma)
Mia sorella era un pò depressa? La si capiva e si cercava di accontentarla anche nell’impossibile per riparare i danni subiti dalla situazione familiare negativa (ovviamente creata dalle mie ” colpe”)

Ogni tanto ci riprovano, a coinvolgermi nelle loro dinamiche…..ma io gentilmente sorrido (con grande sforzo) e invento una scusa urgente per andarmene….
Animachebrilla

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TESTIMONIANZE SULLA GELOSIA

TESTIMONIANZA TRATTA DAL FORUM

Mi chiamo Fabio, 42 anni.
Dopo 7 anni di fidanzamento e 7 di matrimonio, mi sono separato da moglie e figlio (ora ha 12 anni) e si li a poco sono andato a convivere con una donna di 10 anni piu’ giovane.
Il rapporto di convivenza è durato circa 6 anni dei quali i primi 4-5 sono stati molto belli.
Durante l’ultimo anno però, lei è cambiata, mostrando atteggiamenti di insofferenza verso me e il figlio, ipocondria e insoddisfazione. Per via di questo, spesso non ricevevo piu’ l’affetto e la gioia che desidero in un rapporto e dopo numerose discussioni e confronti, dopo mesi di chiarimenti, avevo capito che, seppur innamorata, non era piu’ capace di darmi la sensazione di una persona con la quale condividere gli obiettivi.
Con grande rammarico, dopo l’ennesimo chiarimento, ho deciso che la serenità mia e di mio figlio, fosse la cosa più importante e dopo averla aiutata a trovare un lavoro ed una casa, l’ho lasciata.
Ora, dopo due mesi, avevo quasi iniziato ad essere piu’ tranquillo e riabituarmi ad una vita da single cancellando la sua presenza nella mia vita.
Purtroppo però, sono venuto a sapere che lei da un po’ sta frequentando un mio amico.
Il problema è che non capisco perchè, ma ho avvertito subito come una doccia fredda e per qualche minuto ho dovuto faticare a mantenere la concentrazione. Ora avverto un dolore lancinante, una sensazione violenta che assorbe tutti i miei pensieri, un male inaudito. Mi passano davanti tutti i bei momenti e non riesco a sopportare l’idea.
Credo di sentire fortemente il bisogno di un consiglio, di un chiarimento, di un aiuto. Purtroppo se parlo alle persone vicine mi rispondono che ho fatto la mia scelta (che a loro avviso è quella giusta) e che devo lasciarla perdere. Tutto qui.
Ma cio’ non serve a stare meglio! Vi prego aiutatemi.

TESTIMONIANZE TRATTE DAL BLOG

Fabio Età: 52 Gentile dottore ho avuto modo di conoscervi tramite mia sorella che ha frequentato un suo seminario a Roma di recente e mi ha dato le indicazioni sull’esistenza di questo sito. Oggi l’ho consultato per la prima volta e …. mi è crollato il mondo. Ho letto quanto lei dice su gelosia e possesso, risultato: me stesso. Si sono proprio io quello descritto nelle pagine che ho letto. Io sono geloso e possessivo nel modo peggiore del termine. Sposato, con un figlio (matrimonio “riparatore” perchè la mia ragazza era incinta) ho conosciuto una donna. Anche lei sposata e con un figlio. Ci siamo frequentati raccontandoci delle nostre vite e poi è nata una grande passione scaturita, purtroppo, nel suicidio del marito di lei. Io ho lasciato mia moglie per questa donna, L’ho amata e la amo in modo viscerale è tutta la mia vita. Ma ho paura di perderla e l’ho persa proprio per quello che lei ha detto. Sono diventato geloso in modo ossessivo e possessivo. In ogni suo atteggiamento ho visto “il tradimento”. Le sono stato addosso, l’ho offesa ed umiliata con i miei sospetti, con il modo di fare, con le parole. Ed il risultato è stato che in fondo in fondo sono il traditore: il traditore dei suoi sentimenti, del suo essere donna, della sua più profonda intimità che io conoscevo. L’ho scoperto oggi, lei era tempo che me lo diceva ma nel bieco orgoglio di marito geloso (si nel frattempo ci siamo sposati ed abbiamo avuto anche un figlio) non le ho dato ascolto, non ho prestato attenzione alla mano che mi tendeva per capire, per farmi uscire dal tunnel in cui mi ero cacciato. E così l’ho persa. Non so se riuscirò di nuovo ad avere un posto nella sua vita! Credo che non abbia bisogno di un uomo come me che non l’ha capita ed ha camminato al suo fianco. Spero di poterla conoscere ad un suo prossimo seminario per poterle parlare di persona.Un cordiale saluto Fabio

Buongiorno, sono elisa e ho 28 anni. Da sette anni sto con un ragazzo di 34. Purtroppo il nostro rapporto è tormentato a causa della mia gelosia patologica . Sono gelosa di tutto e di tutti. Anche delle mie amiche. Sono tendenzialmente possessiva nei rapporti. Mi sono chiesta il perchè. Prima di metterci insieme io e il mio ragazzo ci siamo frequentati in modo frivolo e molto spesso è capitato che mentre il giorno prima era uscito con me il giorno dopo lo vedevo con un’altra. Premetto però che da quandostiamo insieme lui è totalmente cambiato. E mentre all’inizio cercava di rassicurarmi adesso è totalmente esasperato. Credo che questo mio atteggiamento derivi dunque dal rapporto che ho con mio padre, freddo e distaccato e dalla sua mancanza di affetto. Sono veramente intenzionata a cambiare. Lei mi consiglia di andare da uno psicologo? Se si può consigliarmene uno nei paraggi di …… (Abruzzo)? Inoltre non navigo nell’oro: quanto costerebbe una seduta? Dovrò far uso di psicofarmaci? Mi aiuti.

Ho 51 anni e da qualche mese sto vivendo una bella storia d’amore. Da tanto tempo stavo da sola quando, con grande sorpresa, la vita mi ha fatto il regalo di conoscere il mio attuale compagno che ha 64 anni. Tre mesi fa, è stato operato di prostectomia radicale e sta vivendo una fase depressiva che mi preoccupa molto. Si crea molte ansie sul nostro futuro, in vista di una sua possibile impotenza sessuale dovuta all’operazione.”Se resto impotente ci lasciamo ma restiamo amici”, mi ha detto. Soffre, anche se dovrebbe essere contento del risultato dell’intervento: nessuna metastasi, solo il classico disturbo dell’incontinenza che il chirurgo ha detto che supererà. Mi manda continui messaggi di gelosia, quel che più lo fa stare male è la certezza che io arriverò a tradirlo. Da tenere in conto che il suo precedente matrimonio è finito proprio per i continui tradimenti della moglie.Voglio stargli vicina e aiutarlo. Cosa fare? Franca

Alessia Età: 26 Gentile Dottore, le scrivo della mia gelosia che ho l’impressione stia diventando un fardello sempre più ingombrante che sta rendendo la mia vita,e quella del mio partner,sempre più difficile. Ho sempre avuto un temperamento possessivo e per me l’esclusività delle cose e delle persone è un fattore importante.Convivo con il mio uomo da un anno e mezzo: lui ha 28 anni e nella sua vita si è divertito, ha avuto molti flirt e nn si è tirato indietro dinanzi a nulla… e poi ha sempre avuto storie con donne androgine, more, senza seno (donne che predilige) mentre io sono bionda, burrosa e con un discreto decoltè…io invece ho avuto una sola storia d’amore, durata 7 anni,conclusasi perchè mi sono innamorata del mio attuale compagno. Sospetto di qualsiasi cosa, leggo email, sms e indago su ogni aspetto della vita; lui è un ragazzo piacevole, simpatico e gli riesce semplice socializzare con tutti. Io nn sopporto che abbia rapporti con l’altro sesso, soprattutto quando la “rivale” in questione è bella,simpatica,piacevole. Molto spesso la mia mente viaggia da sola, mi creo delle scene che hanno lui come protagonista con una donna che nn sono io… In realtà lui nn mi dà veri motivi per sospettare di una sua infedeltà, ma nn riesco a fidarmi e vedo sempre l’ombra di un sospetto, di una slealtà… ho paura che scopra che al mondo c’è di meglio o che decida di tornare a fare la vita dissoluta che faceva prima di conoscermi e di mettere un pò la testa a posto. Laprego,Dottore, mi dia un aiuto,un suggerimento,molto spesso mi addormento con l’amarezza,e la quasi certezza,di essere stata tradita e di nn poterlo provare…

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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GELOSIA E VIOLENZE

DISCUSSIONE SUL TEMA “GELOSIA E VIOLENZE” TRATTA DAL FORUM

 

Salve, sono Marina. Spero di potere trovare aiuto da voi. Ho da due anni e mezzo una storia d’amore con un uomo sposato. Io sono divorziata e non ho igli. Lui ha da sempre tradito la moglie e, per questo, non mi sono sentita n colpa ad avere questa storia con lui. La moglie non l’avrebbe mai lasciata: “lei ERA VERGINE” e con lei nessuno MAI l’avrebbe deriso. Dopo tanto tempo che ero sola, lui mi ha fatta sentire di nuovo donna: desiderata, amata. Ma da subito ha iniziato a trattarmi male, con disprezzo: divorziata=donnaccia. Mi ha sempre ricoperto di insulti. Ha visto me, come io non sono mai stata. Per la strada ho dovuto camminare con gli occhi bassi, altrimenti vedeva che mi scambiavo sguardi ammiccanti con tutti gli uomini. E per lui è una vergogna camminare vicino a me. Infatti lui avanti di 5 metri e io dietro. Non ho potuto più frequentare i miei amici: impossibile che non avessi rapporti sessuali con loro!!! Chiunque… più piccoli o più grandi di me. Chi poteva venirmi figlio o chi fosse da sempre amico come un fratello. Non c’è stato un giorno in cui non mi abbia insultata e in cui non abbiamo litigato per questo. E poi tante parole d’amore e tanta tanta presenza. Poi ha iniziato a picchiarmi. Adesso siamo alla quarta volta. Mi sono sempre ribellata: con le parole, con i gesti, ho dato spiegazioni per fargli capire che sbagliava, l’ho lasciato…. ma ci sono sempre ritornata. Mi cerca e mi ricerca e io non sono mai riuscita a tenere la posizione di smetterla con lui. Non posso andare da una psicologa.

Adesso è un momento particolare. Dopo le ultime botte, perchè ho ricevuto una telefonata da mio padre ma lui non ha creduto fosse così, mi ha picchiata ancora. E da giovedì passato non gli rispondo più al telefono.

Viene sotto casa mia: citofona in continuazione, telefona senza sosta. E io ho paura di cedere ancora. Sì ho paura. Se appena appena dovessi mollare e sentirlo, credo che mi farei convincere a ricominciare. Non so come e cosa fare e dove sbattere la testa. Qualcuno può aiutarmi? Grazie. Marina

 

Ciao Marina, benvenuta nel forum. Il momento che stai attraversando è sicuramente durissimo e dolorosissimo. Mi rendo conto che quando per tanto tempo si subiscono comportamenti così lesivi della propria autostima, una reazione non è facile. A volte dall’esterno sembra facile dire banalmente “ciò che ti ha fatto è intollerabile: lascialo e se viene sotto casa denuncialo ecc…”. In realtà non è affatto facile. Proprio i lunghi periodi in cui si è subito un così forte condizionamento mentale, che poi addirittura nel tuo caso è sfociato nella violenza anche fisica di questi ultimi episodi, possono mortificare tantissimo e indebolire la propria volontà, diminuendo fortemente la propria capacità critica e di reazione. Il tuo ricadere con quest’uomo probabilmente è frutto di questa debolezza che nel tempo si è insinuata in te. Ma non solo. Dici che hai iniziato con lui perchè da tempo ti sentivi sola e lui ti ha fatta sentire (anche) amata di nuovo e importante. Sono le nostre ferite interiori che spesso ci condannano a subire legami sentimentali che di amore non hanno più niente, in concreto, ma portano con se l’illusione d’amore che all’inizio ci ha conquistato. Quando non abbiamo abbastanza amore in noi e per noi stessi, rischiamo sempre di cercare conferme d’amore dall’esterno. Così il tuo lui si è fatto strada dentro di te facendoti sentire meno sola. E lo spazio che poi ha preso con quella gelosia ossessiva è solo una conseguenza. A volte ci amano in modo mal sano, ma inconsciamente riteniamo forse che quello sia l’unico amore che ci è possibile ricevere, o forse per qualche ferita passata inconsciamente sentiamo di non essere degne di qualcosa di meglio.. E le botte sono il finale di un crescendo di svilimento della nostra persona. Io non so quale sia, nel tuo caso, la ferita interiore a cui rispondi accettando tutto ciò. E so che hai paura di ricadere perchè oggi ti senti debole più che mai. Ti vorrei solo chiedere perchè dici di non poterti rivolgere ad uno psicologo… E poi ti vorrei dire che qualsiasi forma di violenza NON E’ E NON PUò ESSERE AMORE. LUI NON TI VUOLE BENE IN MODO SANO E POSITIVO E BELLO PER TE. Ti basti pensare che la violenza fisica ed anche quella psicologica sono reati perseguibili penalmente… Perchè sono comportamente che oggettivamente sono sbagliati e lesivi della sfera personale altrui… Non è possibile conciliare amore con violenza, credimi… Rapporti come questo sono invece solo fonte di disperazione e rischiano di essere davvero lesivi non solo fisicamente della tua persona, ma anche e soprattutto del tuo equilibrio psicologico. So che richiede tanta forza, ma vedo che già hai trovato quella necessaria a non rispondergli e credimi nella tua condizione E’ TANTISSIMO!!! Occorre però che tu ti rafforzi ancora e sinceramente in questo caso vedo un sostegno psicologico come un passo necessario, altrimenti in ogni caso rivolgiti anche a qualcuno di cui tu abbia fiducia e che possa sostenerti. RIcominciare con lui non è la strada per sentirti amata. TI sentirai molto più amata quando ti riapproprierai della tua libertà e della tua vita, perchè sarà l’amore per te stessa che avvertirai e che non ha bisogno di niente dall’esterno ma basta a se stesso. Ricominciare con lui significa vivere una cosa che nel tuo sogno o nei tuoi ricordi somiglia ad amore MA NON E’ AMORE.. DAVVERO MARINA CREDIMI, sono rapporti malati e tanto tanto dannosi.. COntinua a resistergli più che puoi e rivolgiti ad un aiuto esterno, da sola è ancora più dura. TI abbraccio forte e fammi sapere come va!

 

Ciao Marti, sono qui anche io per dirti anzi tutto che non sei sola e sei una persona che assolutamente merita una vita serena e bella. La violenza indebolisce e strappa via dal cuore l’autostima. Ti fa sentire schiacciata e piano piano a livello inconscio ti fa scattare una sensazione di non valere. Invece tu vali e anche tanto. E il fatto che stai cercando comunque aiuto, a partire da questo forum, significa che il tuo cuore è forte e ha voglia di vivere. Questo è un dono preziosissimo da cui partire: la tua voglia di vivere e tornare a sorridere. C’è un modo d’amare ed essere amata, soprattutto, che ti meriti: bello, positivo, che dona e non toglie, che arricchisce e non ferisce, che ti rende LIBERA E NON SCHIAVA… Esiste. Troppo tempo passato a subire ti ha piegata tanto, e si finisce con l’avere una percezione della realtà lontana e debole. Ma c’è. Parti da qui. Parti da quegli indirizzi che ti sono stati dati e sappi che al giorno d’oggi quel genere di centri è davvero in grado di tutelarti e sostenerti. E intanto ogni volta che ti senti male, se ti va butta fuori tutti qui nel forum. Anche sfogarsi e trovare una parola di chi capisce cosa stai passando, non risolverà purtroppo la tua situazione, ma di certo di farà sentire meno sola.. Ti abbraccio forte

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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RIFLESSIONI DI PROUST SULLA GELOSIA

Marcel Proust, fra i grandi scrittori di fine 800 ed inizio 900, è quello che ha maggiormente analizzato l’amore in tutti i suoi aspetti. Nella sua opera principale Alla ricerca del tempo perduto, che consta di 7 volumi, opera un’introspezione fine e psicologica del sentimento amoroso negli uomini. Di seguito riporto diverse sue riflessioni sulla gelosia.

 

Del resto, una delle cose più terribili per gl’innamorati è che, mentre è difficile scoprire i fatti particolari – che solo l’esperienza, lo spionaggio ci potrebbero far conoscere, tra tante realizzazioni possibili -, in compenso è facile intuire, o per lo meno, presentire la verità.

I mariti traditi, pur essendo all’oscuro di tutto, sanno nondimeno ogni cosa. Ma per metter su una scena di gelosia, ci vuole un incartamento più ricco di prove materiali. E, d’altro lato, se la gelosia ci aiuta a scoprire nella donna mata una certa inclinazione alla menzogna, essa centuplica tale inclinazione, quando la donna si sia ccorti che siamo gelosi. Ella mente (in proporzioni mai attinte prima) per pietà o per paura, oppure si sottrae istintivamente con una fuga simmetrica alle nostre indagini.

Spesso la gelosia non è che un inquieto bisogno di tirranide applicato alle cose dell’amore.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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RIFLESSIONI SULLA GELOSIA

“La natura animale si procura per istinto tre cose che sono necessarie per perpetuarsi. Si tratta di tre autentici bisogni. Il primo è nutrirsi, ma perché questo non risulti un lavoro esiste una sensazione che si chiama appetito, e si prova piacere nel soddisfarlo. Il secondo è conservare la propria specie generando, e certamente non si adempirebbe questo dovere, se non si provasse piacere nel compierlo. Terzo: la tendenza irresistibile a distruggere il nemico. E niente è più sensato, perché avendo il dovere di conservarsi, si deve odiare tutto ciò che opera per distruggerci: questa è la gelosia: il senso di pericolo che si avverte quando il nemico invade il nostro territorio.” Storia della mia vita di Giacomo Casanova

“Chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio. Chi ama è rispettoso, non va in cerca del proprio interesse, non conosce la collera, dimentica i torti .” ( 1 Corinzi , 13, 4)

“Mi parlava anche delle gite che aveva fatte con certe amiche nella campagna olandese, dei suoi ritorni a tarda sera ad Amsterdam, quando una folla compatta e festosa di persone che lei conosceva quasi tutte riempiva le vie, le rive dei canali, di cui mi pareva veder riflettersi negli occhi brillanti di lei, come negli specchi incerti di una carrozza lanciata al galoppo, i fuochi innumerevoli e fuggenti, Come la sedicente curiosità estetica meriterebbe di esser chiamata indifferenza, a paragone della curiosità dolorosa, instancabile, che provavo per i luoghi dove Albertine era vissuta, per quel che potesse aver fatto una certa sera, per i sorrisi, gli sguardi che aveva avuti, per le parole da lei dette, per i baci ricevuti! No, mai la gelosia che avevo sofferta un giorno a cagione di Saint-Loup, se fosse perdurata in me, mai non mi avrebbe dato quell’immensa inquietudine. Quell’amore tra donne era per me qualcosa di troppo sconosciuto, di cui nulla mi permetteva d’immaginare, con certezza, con precisione, i piaceri, la natura. Quanti esseri, quanti luoghi (che magari non la riguardavano direttamente: indefiniti luoghi di piacere, dove lei poteva averlo gustato, ambienti affollati dove ci si sfiora l’un con l’altro, Albertine – come una persona che, facendo passare davanti a sé, al controllo, il proprio seguito, un’intera compagnia, la faccia entrare in teatro – aveva introdotto nel mio cuore dalla soglia della mia immaginazione o delle mie memorie, dove mi erano indifferenti! Adesso, ne avevo una conoscenza interna, , immediata, dolorosa, spasmodica, L’amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.

“Eppure, forse, se le fossi stato assolutamente fedele, non avrei sofferto di infedeltà che sarei stato incapace di immaginare., Mi torturavo perché trasferivo in Albertine il mio perpetuo desiderio di piacere a nuove donne, , di abbozzare nuovi romanzi, perché le attribuivo quello sguardo che, pochi giorni prima, pur trovandomi vicino a lei, non avevo potuto far a meno di gettare sulle giovani cicliste sedute ai tavolini del Bois de Boulogne. Si può quasi dire che, come nn c’è conoscenza , così non c’è gelosia che di noi stessi. L’osservazione conta ben poco: sapere e dolore possiamo trarli soltanto dal piacere da noi stessi sentito. (M. Proust, La prigioniera, traduzione di paolo Serini, Torino, Einaudi, 1978, pp. 396-397).

“Avevo molto sofferto, a Balbec, quando Albertine mi aveva parlato della sua amicizia per la signorina Vinteuil. Ma Albertine era lì per consolarmi. Poi, per aver troppo cercato di conoscere le sue azioni, ero riuscito a farla andar via da me, quando Françoise [la cameriera del protagonista] mi aveva annunciato che non c’era più e mi ero trovato solo, avevo sofferto di più. Ma almeno l’Albertine che avevo amata mi restava nel cuore. Ora, al posto di questa – per punirmi di aver spinto oltre una curiosità cui, contrariamente a quanto avevo creduto, la morte non aveva posto fine – trovavo una ragazza diversa, che moltiplicava bugie e inganni laddove l’altra mi aveva rassicurato con tanta dolcezza giurandomi di non aver mai conosciuto quei piaceri; quei piaceri che, invece, nell’ebbrezza della libertà riconquistata era corsa a godere fino a perderne i sensi, fino a mordere quella piccola lavandaia con cui si era incontrata all’alba, sulla riva della Loira, e a cui diceva: «Mi fai morire».

“Quelle inclinazioni negate da lei, e che invece aveva, quelle inclinazioni la cui scoperta mi era giunta non in un freddo ragionamento, ma nella sofferenza bruciante provata alla lettura di quelle parole: «Mi fai morire», sofferenza che conferiva ad esse una particolarità qualitativa, quelle sofferenze non si aggiungevano soltanto all’immagine di Albertine come si aggiunge al bernardo l’eremita la nuova conchiglia che si trascina dietro, ma piuttosto come un sale che entra in contatto con un altro sale, e ne muta il colore, anzi la natura. Quando la piccola lavandaia, com’era probabile, aveva detto alle sue amichette: «Immaginate un po’, non l’avrei mai creduto, la signorina è anche lei una di quelle», per me non si trattava soltanto di un vizio che dapprima non avevano sospettato e che aggiungevano poi alla persona di Albertine, ma della scoperta che lei fosse un’altra persona, una persona come loro, che parlava la loro stessa lingua; la qual cosa, facendola compatriota di altre, la faceva ancora più estranea a me, provava che quanto avevo avuto da lei, quanto portavo nel cuore era solo una piccolissima parte e che il resto – tanto vasto perché non era soltanto quella cosa così misteriosamente importante quale è un desiderio individuale, ma perché lo aveva in comune con altre – me lo aveva sempre nascosto, me ne aveva tenuto lontano, come una donna che mi avesse nascosto di essere di un paese nemico e spia, , e che avesse tradito anche più di una spia: perché una spia inganna soltanto sulla propria nazionalità, mentre Abertine ingannava sulla propria umanità profonda, in quanto lei non apparteneva all’umanità comune, ma a una razza strana che si mescola con questa, vi si confonde, e non vi si fonde mai. (…)

“A tratti fra il mio cuore e lamia memoria la comunicazione era interrotta. Quanto Albertine aveva fatto con la lavandaia mi era significato ormai solo attraverso abbreviazioni quasi algebriche che non rappresentavano più nulla per me; ma cento volte l’ora la corrente interrotta era ristabilita e il mio cuore era arso senza pietà da un fuoco infernale, mentre vedevo Albertine risuscitata dalla mia gelosia, viva davvero, tendersi sotto le carezze della piccola lavandaia, mentre le diceva: «Mi fai morire». Poiché era viva per me nel momento in cui commetteva il suo peccato, cioè nel momento in cui io stesso mi trovavo, non mi bastava conoscere quella colpa, avrei voluto sapesse che la conoscevo. Così, se in quei momenti mi rammarico al pensiero che non ‘avrei rivista mai più, quel rammarico portava il segno della mia gelosia e, completamente diverso dal rimpianto straziante dei momenti in cui l’amavo, era solo il rammarico di non poterle dire: «Credevi che non avrei mai saputo cosa hai fatto dopo avermi lasciato, ebbene so tutto, alla lavandaia sulla riva della Loira, dicevi: ‘Mi fai morire’, ho visto il segno del morso». Certo, mi dicevo: «Perché tormentarmi? Colei che ha goduto con la lavandaia non è più nulla, dunque non è una persona le cui azioni possano ancora avere un valore. Lei non dice a se stessa che io so. Ma a se stessa non dice neppure che non so, perché non si dice nulla». Ma quel ragionamento mi convinceva meno dell’immagine del suo piacere che mi riportava al momento in cui lo aveva provato. Solo quel che sentiamo esiste per noi, e o proiettiamo ne passato, nell’avvenire, senza lasciarci fermare dalle barriere fittizie della morte.” (M. Proust, Albertine scomparsa , trad. di Rita Stajano, ed. cit., pp. 82-84).

V’è una passione profondamente radicata nella sessualità, e che è esasperata dall’età: la gelosia.
Beauvoir, Simone

Spesso, la gelosia non è che un presentimento.
Gervaso, Roberto

La gelosia è un misto d’amore, d’odio, d’avarizia e d’orgoglio.
Karr, Alphonse

La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri.
Kraus, Karl

Nella gelosia c’è più egoismo che amore.
La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano.
La Rochefoucauld, François

Gelosia, infinita incertezza di sé.
Rossanda, Rossana

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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