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L’ATTO DI AMARE HA TRE CONTRARI

Freud denota tre contrari del comportamento dell’amare. Oltre al classico contrario dell’odiare egli ne individua altre due che sottolinea magistralmente nel seguente passaggio ed una di queste conduce al narcisismo

“L’atto di amare non è suscettibile di uno solo, ma di tre contrari.

Oltre all’antitesi amare-odiare, vi è quella amare ed essere amati; e inoltre l’amare e l’odiare presi insieme si contrappongono allo stato dell’indifferenza o della mancanza d’interesse. La seconda di queste tre antitesi, l’amare e l’essere amati, corrisponde propriamente al cangiamento dell’attività in passività, e può anch’essa esser ricondotta a una situazione di base com’è avvenuto nel caso della pulsione di guardare. Questa situazione di base consiste nell’amare sé stessi, ciò che per noi caratterizza il narcisismo. Ora, a seconda che sia sostituito con una persona estranea l’oggetto o il soggetto, si ha la meta attiva dell’amare oppure quella passiva dell’essere amati; di queste due mete l’ultima rimane vicina al narcisismo.”
Sigmund Freud

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa).

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FREUD E LA SECONDA UNIONE DI UNA DONNA

Di seguito una significativa riflessione di Freud sulla migliore soddisfazione  di una seconda unione, da parte della donna, rispetto alla prima.

«Le cause che determinano la scelta oggettuale della donna sono rese abbastanza spesso irriconoscibili a causa dei condizionamenti sociali. Là dove tale scelta può mostrarsi liberamente, spesso risulta attuata in base a un ideale narcisistico, ove l’ideale è quel particolare uomo che la bambina aveva desiderato diventare. Se la bambina è rimasta ferma all’attaccamento al padre, e quindi al complesso edipico, sceglie secondo il tipo paterno. Dato che nel suo volgersi dalla madre al padre l’ostilità del rapporto emotivo ambivalente è rimasta sulla madre, una scelta di tal genere dovrebbe assicurare un matrimonio felice. Ma molto spesso l’esito è tale da minacciare comunque la risoluzione del conflitto di ambivalenza. L’ostilità lasciata indietro segue dappresso l’attaccamento positivo e si estende al nuovo oggetto. Il marito, che dapprima aveva ereditato dal padre, assume col tempo anche l’eredità materna. Pertanto può facilmente accadere che la seconda metà della vita di una donna sia riempita dalla lotta contro il marito, così come la prima, più breve, lo era stata dalla ribellione contro la madre. Dopo che la reazione è stata vissuta a fondo, un secondo matrimonio può facilmente riuscire molto più soddisfacente.»
S. Freud

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA CONCEZIONE PSICOANALITICA DELL’AMORE

Ho esteso le scoperte di Freud anche in un’altra direzione. L’amore serve non solo a riscoprire l’oggetto originario ma anche a compensarci per ciò che non abbiamo avuto nell’infanzia, a rimediare alle molte manchevolezze e crudeltà che genitori sadici o sbadati ci hanno inflitte da bambini. Al nostro partner in amore, tutti, consciamente o inconsciamente, chiediamo anche di guarire le nostre ferite. Questa è un’altra ragione per cui il terapeuta è così spesso considerato un amante. Talvolta il desiderio che le ferite infantili siano curate dall’amore si manifesta alla rovescia: chi ama vuole guarire il proprio partner. Molti amanti restano delusi dal fatto che ciò possa avvenire solo in maniera limitata. Quanto sto dicendo sull’amore vale anche per l’amore di transfert. Persino lo psicoanalista, che pur rappresenta il passato molto più degli amanti della vita reale, è amato perchè viene visto come un guaritore delle antiche ferite.

La dialettica dell’amore si può interpretare come tensione tra questi due gruppi di desideri: il primo spinge nella direzione della riscoperta, in modo che il nuovo oggetto d’amore sia il più possibile uguale alle immagini parentali originarie, il secondo si oppone a questo processo e cerca una persona in grado di guarire le ferite inferte dai principali oggetti d’amore dell’infanzia. Quando l’individuo trova un buon equilibrio tra questi desideri contradditori, l’amore felice diventa possibile. Spesso, però, il conflitto resta irrisolto, e l’individuo deve ricorrere a diverse formazioni di compromesso.

M.S.Bergmann – Anatomia dell’amore – Einaudi Editore

 

Freud ritiene che gli oggetti d’amore originari siano due:

  • se stesso
  • la figura materna

Per Freud il primo oggetto d’amore di ogni persona è se stesso, la propria persona, in quanto nella fase iniziale della vita si vivono le sensazioni e le percezioni come provenienti da se stesso e conseguentemente ci si investe narcisisticamente sulla propria persona. In un secondo momento la madre (o chi la sostituisce) diventa oggetto d’amore perché è la persona che nutre e quindi viene riconosciuta come fonte del piacere e della vita.

Analizziamoli, adesso, singolarmente

  • Quel che egli stesso è (cioè se stesso). In questo caso l’oggetto d’amore è il proprio corpo, come nel mito di Narciso. Proprio il narcisismo parte dall’amore per il proprio corpo individuato come unica fonte di piacere non solo per le emozioni e le sensazioni provenienti dal proprio corpo ma anche per quelle proveniente da altre persone. Questo atteggiamento portato all’estremo sconfina, appunto, nel narcisismo.
  • Quel che egli stesso era. Questa scelta d’amore fa riferimento alla rappresentazione che i genitori hanno del proprio figlio. Una idealizzazione in tutti i campi del bambino attesta il riscatto, attraverso quest’ultimo, di tutte le rinunce che hanno dovuto subire i genitori.
  • Quel che egli stesso vorrebbe essere. Questa potrebbe rappresentare la modalità d’amore più “sana”, in quanto oggetto d’amore diventa il partner. Freud afferma: “viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’Io per raggiungere il suo ideale”.
  • La persona che fu una parte del proprio sé. In questa scelta d’amore viene nuovamente “scelto” il figlio, nell’accezione però di “colui che è stato parte del corpo della donna”. E’ una scelta al “femminile” in quanto, per Freud, soltanto la donna è incapace della scelta oggettuale, cioè di un “altro diverso da se” come oggetto d’amore. Solo la nascita di un figlio, permette alla donna di non scegliere se stessa come oggetto d’amore ma un altro che comunque è parte del proprio se, in quanto proviene dal proprio corpo
  • Le figure d’appoggio: la donna nutrice, l’uomo protettivo, la serie delle persone che fanno le veci di queste,

rappresentano gli oggetti d’amore sui quali l’infante, dopo il periodo di narcisismo primario, appoggia la libido che “Chiamiamo così – considerandola una grandezza quantitativa, anche se per ora non misurabile – l’energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò che può essere compendiato nella parola “amore” (Freud, 1921a, p.280)

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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FREUD, HIMEROS E PEDRO SALINAS

Wyatt: Meg sei mai stato innamorato?
Meg: No, ho fatto il barista tutta la vita.
(da Sfida infernale)

“Il prototipo di ogni relazione amorosa è il succhiare del bambino al seno della madre da parte del bambino La scoperta dell’oggetto d’amore è infatti un ritrovare”.

Sigmund Freud da “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905)
“Si, al di là della gente ti cerco./ Non nel tuo nome, se lo dicono, non
nella tua immagine, se la dipingono./Al di là, più in là, più oltre./
Al di là ti cerco./ Non nel tuo specchio e nella tua scrittura, nella tua
Anima nemmeno. Di più, più oltre./ Al di là ancora, più oltre/ di me ti
Cerco. Non sei/ ciò che io sento di te./ Non sei ciò che mi sta
palpitando con sangue nelle mie vene/ e non è in me./Al di là, più
oltre ti cerco. E per trovarti, cessare/ di vivere in te, e in me,/ e negli
altri./ Vivere ormai al di là di tutto/per trovarti/ come se fosse morire.

Pedro Salinas

L’innamoramento avviene quando la libido narcisistica si trasforma in libido oggettuale”.

Sigmund Freud: da “Introduzione al narcisismo”


“La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare”

(Da “Moulin Rouge”)

  1. Introduzione

Come definire quella zona notturna e misteriosa che chiamiamo passione?
Se ci accingiamo ad occuparci di questo termine, non possiamo che registrare un senso di frustante disagio; ogni termine (amore, sentimento, affetti…) infatti, non solo rimanda necessariamente all’altro, come in un gioco circolare (che segnala evidentemente una via di fuga) ma richiama di volta in volta un qualcosa di troppo intenso, di eccesso, di estremo o di un’assenza, una mancanza.
La parola “amore” deriva dall’etimo “kam” che è “desiderare”.
Il termine “passione” deriva, invece, dal greco “pascheia” ed indica un atteggiamento di passività, la condizione del subire l’azione di una realtà esterna.
Se ci affidiamo alla radice latina del termine passione, scopriamo che tale termine deriva da “pati”; “soffrire”, “patire” Tale etimo rimanda, inevitabilmente, a termini quali:”patema” (che è l’afflizione che ha malefica influenza sul corpo), “patetico”,”passivo”,”paziente”, “pazzia”,”patibolo”
Stesso destino del termine “affetto” (affectus che descrive “l’affici”, dell’essere appunto “affetti”) che rimanda alla passività della vita emotiva e viene contrapposta all’attività della ragione che esprime l’elemento essenziale della natura umana.

  1. La passione nella mitologia

Come ci ricorda Bergman:

“Afrodite è figlia di Urano (il dio del cielo ed il più antico degli dei) e di Gea, la dea della terra. Mentre era intento a far l’amore con Gea fu castrato da Crono.
L’organo reciso galleggiò sul mare, coprendolo di bianca schiuma, dalla quale emerse Afrodite. Afrodite è quindi figlia di un oggetto parziale. Ciò spiegherebbe perché la dea non ha rispetto per i legami coniugali, né per la vita familiare. Afrodite è un abitante dell’Olimpo ed è la moglie del dio zoppo Efesto, ma ha come amante Ares, il dio della guerra, con il quale ebbe tre figli: Daimos (Terrore), Phobus (Paura) ed Harmonia (Armonia). Afrodite è la dea della passione sessuale. Eros, (l’altro dio dell’amore che non abita l’Olimpo) è quello dell’amore e del desiderio (in senso lato).”

Ma come nacque Eros? Per istruire Socrate, Diotima si serve di una favola.

“Per festeggiare la nascita di Afrodite, gli dei tennero un banchetto, durante il quale il dio Risorsa si ubriacò e cadde addormentato. Mentre si trovava inerme in questo stato, Povertà lo sedusse e concepì Eros. In quanto figlio di Povertà, Eros non possiede né scarpe, né casa, dorme sulla nuda terra sotto le stelle, si riposa sul gradino della soglia. Come la madre è sempre in preda al bisogno; come il padre è intraprendente, intrigante, incantatore. Dal padre ha ereditato la sensazione di pienezza che si accompagna all’amore, dalla madre la disperazione degli innamorati.”

Come è noto Eros ebbe, successivamente, un fratello Antieros, dio dell’amore contraccambiato (il desiderio dell’essere amato) e gli furono anche affibbiati due inseparabili compagni: Pathos (personificazione della passione) ed Himeros (personificazione del desiderio).
Da ciò ne discende che, per i Greci, l’amore non è tale se non accompagnato dalla passione e dal desiderio.” Diotima nel Convivio di Platone chiamò l’amore “astrotos”
(che significa “senza alcun velo”) e i poeti lo dipingono nudo perché non può essere celato, in quanto gli occhi, volenti o nolenti lo rivelano.

  1. La passione nell’antichità
  2. a) L’amore come malattia

Se scorriamo i libri dell’antichità, scopriamo che la passione amorosa, malattia “incomprensibile” dell’anima ha giocato brutti scherzi agli umani: Serse si innamorò di un albero, Alcidio di Rodi di una statua di Venere cnidia, Narciso ed Etelida della loro ombra, Pigmalione di una statua.
Ma al di là degli “strani” sortilegi cui rimanevano vittima gli uomini, nessuno come Saffo è stato, però, in grado di descrivere quella forza che si impossessa dell’animo umano e che inonda il corpo, fino a travolgerlo quasi del tutto.

“…perché nel vedere la tua rara beltà
sento la mia vista venir meno.
La mia lingua s’intorpidisce,
e mi assale
un fuoco che fruga
sotto la mia tenera pelle,
tanto la tua beltà mi ha preso…
L’orecchio mi fischia,
un sudore freddo e malinconico
all’improvviso striscia dentro di me,
Divento preda dell’orrore,
della paura.
Sono più pallida e smorto della cima
Dell’erba avvizzita dal calore.
Già poco manca che la morte
non mi mandi
a bordo della sua barca
e improvvisamente mi si veda
esalare lo spirito moribondo.

b) L’amore nasce dalla vista

“Io vidi, e la follia s’impossessò di me” (Teocrito)

“Al primo sguardo perii: così un malvagio inganno rapì il mio cuore” (Virgilio). La passione prima ancora di essere una schermaglia di corpi è una schermaglia di sguardi; è un darsi con gli occhi.

  1. La passione e la cura

“Attraverso il polso si possono riconoscere gli innamorati passionali per via dell’agitazione dei loro spiriti.”
Per questo motivo Avicenna dichiara che se si vuole scoprire il nome della donna amata si deve prendere il polso all’amante e contemporaneamente pronunciare il nome di colei che si sospetta essere la causa della malattia, elogiarne la bellezza, la grazia, l’età, le parentele, i vestiti, le qualità dell’animo, in quanto da quel momento si noterà una notevole diversificazione e variazione del polso, a volte ineguale, a volte interrotto.”

“Prendete 1/2 scrupolo di semi di agnocasto, di porcellana, di ruta, 2 scrupoli di semi di lattuga e 2scrupoli di papavero bianco. Aggiungete 6 grammi di cervo bruciato, di corallo, di antera rosa, 3 dramme di semi di meloni. Aggiungete a questo punto una quantità adeguata di zucchero, di acqua di rose e di borraccia trinciata, mischiate il tutto e fate delle tavolette del peso di un dramma, che somministrerete prima del sonno o di mattina molto prima di mangiare.”

Conclusioni

Da Cicerone a Cartesio e nei secoli successivi l’anima è completamente passiva nel subire le passioni che provengono dal corpo. Con l’impronta cristiana le emozioni vennero assimilate agli impulsi, alle tentazioni, al peccato e quindi condannate.
Per Agostino la mente umana va sottomessa a Dio e le passioni moderate e frenate.
Per Ambrogio la felicità consiste nel dominare le passioni. Nell’amore non si desidera una cosa ma ancora meglio, il suo desiderio. Desiderare di essere desiderato. Desiderio del desiderio altrui. Il desiderio implica sempre una rappresentazione che ama spesso anticiparsi “nell’immaginazione” Ci si proietta in lui, cioè lo si identifica a noi, amandolo in sovrappiù di tutto l’amore che si porta a noi stessi. E solo allora la passione si carica di magia.

Dott.Ignazio Senatore
Dipartimento di Neuroscienze – Università “Federico II” di Napoli

sitoweb:cinemaepsicoanalisi

Bibliografia
Martin S. Bergmann: “Anatomia dell’amore” – Einaudi (1992)
Sigmund Freud: Al di là del principio del piacere – Boringhieri (1974)
Sigmund Freud: Contributi alla psicologia della vita amorosa” Boringhieri (1974)
Sigmund Freud: “Introduzione al narcisismo” Boringhieri (1975)
Sigmund Freud “Tre saggi sulla sessualità”
Ignazio Senatore: “L’analista in celluloide. La figura dello psicoterapauta al
cinema” Franco Angeli (1995)
Ignazio Senatore: “Curare con il cinema” Centro Scientifico Editore (2002)
Ignazio Senatore: Il cineforum del dottor Freud. Centro Scientifico Editore (2004)
Ignazio Senatore: Psichi cult – Centro Scientifico Editore (2006)

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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