Non voglio più avere paura di essere lasciata
Non voglio avere più paura di parlare
Non voglio più essere mancata di rispetto
Non voglio più sentirmi così poco importante
Non voglio più vivere nell’incertezza continua
Non voglio più provocazioni
Non voglio più discorsi paradossali
Non voglio più giornate da sola
Non vogio più sentirmi non amata
Non voglio più essere ignorata
Non voglio più rincorrerlo
Non voglio più aspettare
Non voglio più voci fredde e distaccate
Non voglio più silenzi paurosi
Non voglio più sentirmi punita
Non voglio più essere abbandonata a me stessa ovunque
Non voglio più sentirmi disperata
Non voglio più sentirmi angosciata
Non voglio più sentirmi dire che sono egoista
Non voglio più sentirmi dire che sono bugiarda
Non voglio più sentirmi dire che sono cattiva
Non voglio più sentirmi dire che non sono sensuale, che non sono calorosa
Non voglio più sentirmi dire che non può fidarsi di me, non gli faccio sentire il mio amore.
E che se piango faccio la vittima e se mi arrabbio abbaio.
E che se cambio tono di voce urlo
E che se sono allegra sono falsa
E che se sono triste sono pesante
E che sono aggressiva
E che devo stare zitta
E che non sono la priorità
E che con me non vale la pena
E che gli faccio passare la voglia di vivere
E che è tutta colpa mia, sempre e solo colpa mia.
Non voglio più essere lo specchio nel quale rifletti te stesso.
Ho perdonato, ho tollerato, sopportato.
Ho provato tutto, più di quello che potevo ed in questo mi sono umiliata, ho perso dignità, rispetto per me stessa.
Ho cercato, rincorso, implorato, pianto. Sono rimasta sola sentendomi punita come avessi commesso il più alto dei crimini.
Sono affogata nel panico, nell’angoscia di silenzi che non avevano nulla di sacro.
Ho cercato per strade di città sconosciute.
Ho conosciuto la disperazione.
E il più grande errore che io abbia commesso è stato credere di meritarlo.
Credere che fossero momenti difficili da superare.
Credere che quello che passava tra un inferno e l’altro fosse il Paradiso e ne valesse la pena. Quello non era il Paradiso.
E’ così che mi sono persa.
E’ così che sei riuscito a farmi sentire inesistente.
Ma dentro me sono sicura della verità.
E ci prova questa maledetta astinenza a farmi dubitare
E ci prova questa subdola dipendenza a farmi cedere
E quando l’ansia cresce capisco che per qualche ora concedo loro anche una parvenza di vittoria.
Poi mi fermo, respiro e la terra è proprio sotto i miei piedi. Io so come sono andate le cose.
Non riuscirete a farmi credere nei dubbi che insinuate. Se per un momento mi divorate, non vincerete.
Ma non ti sfido, mia dipendenza. So quanto tu sia meschina.
Ti lascio il tuo spazio fino a che non diventerà un millimetro di quella parte di me che non ti scorderà.
Un millimetro per quella parte che non ti sottovaluterà mai, rimarrai solo per ricordarmi ciò che non voglio più.
Fai pure, continua. Con tutto il tempo che ti è necessario.
Io aspetto. Avrà forza, pazienza e sopporterò il dolore e le crisi.
Perchè più di tutto io esisto.
(riflessioni di una donna in psicoterapia col dottor Roberto Cavaliere)