TRATTI DI PERSONALITÀ DEGLI UOMINI VIOLENTI

Gli uomini che perpetuano la violenza sulle donne non appartengono a un’unica categoria e non possono essere definiti esclusivamente sulla base di tratti di personalità fissi. Tuttavia, alcune caratteristiche psicologiche, comportamentali e sociali ricorrono frequentemente tra i perpetratori di violenza. È importante sottolineare che queste caratteristiche non giustificano né spiegano completamente il comportamento violento, ma possono aiutare a comprenderlo per intervenire in modo efficace.

✅Tratti di personalità comuni

1. Bisogno di controllo
Molti uomini violenti mostrano un forte desiderio di controllare ogni aspetto della vita della partner, dalle decisioni quotidiane alle relazioni sociali. Questo bisogno di controllo spesso nasce da insicurezze profonde o dalla convinzione che il ruolo maschile preveda la dominazione.

2. Aggressività e impulsività
Tendono a reagire in modo violento o sproporzionato a situazioni che percepiscono come minacciose, anche se non lo sono realmente. L’incapacità di gestire la rabbia o le frustrazioni è un tratto distintivo.

3. Bassa tolleranza alla frustrazione
Spesso questi uomini hanno difficoltà a tollerare il rifiuto, il fallimento o le situazioni che mettono in discussione il loro senso di potere e controllo.

4. Narcisismo
Alcuni uomini violenti presentano tratti narcisistici, con un senso grandioso di sé e la convinzione che i propri bisogni e desideri siano più importanti di quelli della partner. Quando il loro ego viene messo in discussione, possono reagire con rabbia o violenza.

5. Gelosia patologica
La gelosia estrema, spesso immotivata, è un tratto comune. Questi uomini percepiscono la partner come una “proprietà” e temono costantemente di perderne il controllo.

6. Scarsa empatia
La mancanza di empatia è un tratto frequente: gli uomini violenti tendono a non considerare i sentimenti e i bisogni della partner, concentrandosi solo su se stessi e sui propri desideri.

7. Insicurezza e bassa autostima
Paradossalmente, dietro la maschera di forza e controllo, molti uomini violenti nascondono un’insicurezza profonda. La violenza diventa per loro uno strumento per affermare il proprio valore.

✅Comportamenti e atteggiamenti specifici

1. Svalutazione della partner
Umiliare, insultare e denigrare la donna sono comportamenti che questi uomini utilizzano per minarne la fiducia in sé stessa e mantenere una posizione dominante.

2. Doppia facciata
Spesso appaiono affascinanti e rispettabili in pubblico, mentre in privato manifestano atteggiamenti violenti e manipolatori.

3. Tendenza alla manipolazione
Possono essere abili manipolatori, usando sensi di colpa, minacce o menzogne per ottenere ciò che vogliono e giustificare le loro azioni.

4. Cultura della superiorità maschile
Molti uomini violenti sono influenzati da convinzioni patriarcali che attribuiscono alla donna un ruolo subordinato e legittimano l’uso della violenza per “disciplinarla” o per riaffermare il proprio potere.

✅Fattori psicologici e sociali correlati

Storia di violenza familiare
Gli uomini cresciuti in famiglie dove la violenza era normale possono interiorizzare questi comportamenti e ripeterli nelle proprie relazioni.

Dipendenze
L’abuso di alcol o droghe non è una causa diretta della violenza, ma può amplificarne la frequenza e la gravità.

Difficoltà relazionali
Incapacità di comunicare in modo sano o di gestire conflitti senza ricorrere a comportamenti aggressivi.

✅Conclusione
Pur identificando tratti ricorrenti, è fondamentale ricordare che la violenza sulle donne non è un problema esclusivamente individuale, ma radicato in strutture culturali e sociali che tollerano o minimizzano comportamenti abusivi. Interventi efficaci devono affrontare sia gli aspetti psicologici dell’uomo violento sia le dinamiche sociali che perpetuano le disuguaglianze di genere.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata. 

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BACKBURNER RELATIONSHIP: ESSERE LA RISERVA NELLE RELAZIONI

BACKBURNER RELATIONSHIP:
ESSERE LA RISERVA NELLE RELAZIONI
Il termine “backburner relationship” si riferisce a una relazione (romantica, amicale o lavorativa) in cui una persona viene tenuta “sul fornello posteriore” come opzione di riserva, senza essere una priorità. Questa dinamica può essere consapevole o inconscia e spesso coinvolge la percezione di un rapporto che non riceve l’attenzione, l’impegno o il rispetto che meriterebbe.

✅Caratteristiche di una backburner relationship

➡️1. Comunicazione intermittente: La persona mantiene contatti occasionali ma non regolari, evitando impegni concreti.

➡️2. Ambiguità: I segnali sono misti o confusi; l’altra parte può sentirsi lasciata in sospeso.

➡️3. Bassa priorità: Il partner “di riserva” viene messo in secondo piano rispetto ad altri rapporti o attività.

➡️4. Manipolazione emotiva: Talvolta, chi tiene l’altro sul backburner sfrutta la sua disponibilità per soddisfare bisogni emotivi o pratici.

➡️5. Assenza di crescita: La relazione rimane stagnante, senza evolvere verso un legame più profondo.

✅Cause di una backburner relationship

➡️1. Paura dell’impegno: La persona principale potrebbe avere difficoltà a stabilire legami stabili, preferendo mantenere più opzioni aperte.

➡️2. Ego e insicurezze: Sapere di avere “una riserva” può alimentare un senso di controllo o autostima.

➡️3. Dinamiche tecnologiche: Con l’avvento dei social media e delle app di incontri, è più facile mantenere contatti superficiali e coltivare potenziali relazioni.

➡️4. Familiarità e comfort: Avere una persona di riserva offre una sensazione di sicurezza, riducendo il timore della solitudine.

➡️5. Relazione disfunzionale: La dinamica può sorgere in contesti in cui i bisogni o le aspettative non sono allineati.

✅Effetti su chi è “messo sul backburner”

Emotivi: Sentimenti di inadeguatezza, insicurezza o frustrazione.

Psicologici: Ansia, autostima danneggiata o difficoltà a fidarsi in futuro.

Relazionali: Difficoltà a stabilire confini o a riconoscere relazioni tossiche.

✅Strategie per superare una backburner relationship

➡️1. Riconoscere la situazione:
Identificare se si sta effettivamente vivendo una relazione di questo tipo.
Essere onesti con se stessi sulle proprie esigenze e priorità.

➡️2. Comunicazione chiara:
Parlare apertamente con l’altra persona per chiarire le intenzioni e le aspettative reciproche.
Esprimere come ci si sente senza paura di giudizi.

➡️3. Stabilire confini:
Evitare di essere sempre disponibili.
Limitare le interazioni che non portano a un progresso o che causano sofferenza emotiva.

➡️4. Focus su di sé:
Coltivare interessi personali, hobby e relazioni sane.
Costruire la propria autostima per non dipendere dall’approvazione altrui.

➡️5. Smettere di alimentare la dinamica:
Se l’altra persona non cambia atteggiamento, considerare di interrompere il rapporto.
Investire tempo ed energia in relazioni più equilibrate.

➡️6. Supporto esterno:
Parlare con amici, familiari o un terapeuta per ottenere prospettive diverse e supporto emotivo.

✅Conclusione
Superare una backburner relationship richiede consapevolezza, coraggio e la capacità di mettere al centro il proprio benessere. Spesso, lasciare andare un rapporto che non valorizza il proprio valore personale può aprire la strada a relazioni più autentiche e soddisfacenti.

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L’ Effetto Zeigarnik nelle Relazioni

L’effetto Zeigarnik è un fenomeno psicologico che descrive la tendenza delle persone a ricordare meglio le attività non completate rispetto a quelle che sono state completate. Questo effetto prende il nome dalla psicologa russa Bluma Zeigarnik, che lo scoprì negli anni ’20.

Durante uno studio, Zeigarnik osservò che i camerieri di un ristorante ricordavano meglio gli ordini che non erano stati ancora saldati rispetto a quelli già pagati. Questo portò a una serie di esperimenti che dimostrarono che la mente tende a mantenere vive le informazioni riguardanti i compiti incompiuti o interrotti, perché c’è una spinta interna a portarli a termine.

L’effetto Zeigarnik è utilizzato per spiegare molti fenomeni, come la tendenza a sentirsi inquieti o preoccupati quando lasciamo incompleti certi compiti o perché continuiamo a pensare a qualcosa di non risolto.

✅L’effetto Zeigarnik può essere applicato anche alle relazioni interpersonali, creando un impatto significativo sul modo in cui le persone ricordano e vivono le esperienze non concluse o non risolte nelle loro interazioni.

In questo contesto, si riferisce alla tendenza delle persone a pensare e a rimanere emotivamente coinvolte in relazioni che non si sono concluse in modo chiaro o soddisfacente. Alcuni esempi includono:

➡️1. Relazioni interrotte bruscamente: Quando una relazione finisce in modo improvviso, senza spiegazioni o senza una chiusura emotiva, le persone possono rimanere bloccate nel pensiero costante di “cosa sarebbe potuto accadere”, ricordando dettagli ed episodi con maggiore intensità rispetto a una relazione conclusa in modo naturale.

➡️2. Amori non corrisposti o non realizzati: Un amore che non ha mai avuto la possibilità di svilupparsi pienamente (ad esempio, una cotta mai dichiarata o una relazione che non ha mai avuto una reale possibilità) può rimanere radicato nella mente proprio perché manca una conclusione definitiva. Questo porta a una maggiore idealizzazione e ricordo della persona o della situazione.

➡️3. Discussioni o conflitti non risolti: Se una coppia ha una discussione o un conflitto che non viene chiarito, entrambe le parti tendono a pensarci di più rispetto a conflitti risolti. L’assenza di chiusura psicologica e emotiva può lasciare un senso di incompiutezza e generare rimurginazioni continue.

➡️4. Ghosting: Il fenomeno del ghosting (quando una persona scompare improvvisamente da una relazione senza dare spiegazioni) amplifica l’effetto Zeigarnik. La parte abbandonata tende a rimanere ancorata alla relazione proprio perché manca una chiusura, facendo domande senza risposte.

In generale, l’effetto Zeigarnik spiega perché le situazioni emotivamente incompiute possono generare un maggior coinvolgimento psicologico. Le persone restano più focalizzate su ciò che non è risolto, creando una spinta interiore che le porta a cercare risposte o chiusura.

✅Superare l’effetto Zeigarnik, specialmente nelle situazioni di incompiutezza emotiva o mentale, richiede consapevolezza e alcune strategie per affrontare il senso di incompletezza. Ecco alcuni passi che possono aiutare:

➡️1. Chiusura consapevole (closure)
La mancanza di chiusura è il fulcro dell’effetto Zeigarnik. È importante cercare di ottenere una sorta di risoluzione interna, anche quando quella esterna non è possibile (ad esempio, in caso di ghosting o relazioni interrotte bruscamente). Ciò può includere:
– Scrivere una lettera (anche se non viene mai inviata) per esprimere pensieri ed emozioni non detti.
– Parlare della situazione con qualcuno di fidato, cercando di elaborare e comprendere l’esperienza.
– Prendere decisioni personali, anche senza una chiusura da parte dell’altra persona, accettando che non tutte le situazioni avranno risposte definitive.

➡️2. Accettare l’incertezza
Molte persone si aggrappano a eventi non conclusi perché sentono il bisogno di ottenere delle risposte. Tuttavia, accettare che l’incertezza è parte della vita è essenziale per superare l’effetto Zeigarnik. Lavorare sull’accettazione implica:
– Praticare la mindfulness o tecniche di meditazione per imparare a lasciare andare i pensieri ossessivi.
– Sviluppare una mentalità di apertura, accettando che non tutto si può controllare o capire.

➡️3. Dare un nuovo significato
Rielaborare le esperienze incomplete in modo positivo o costruttivo può aiutare a superarle. Chiediti:
– Cosa ho imparato da questa esperienza?
– Come posso crescere o diventare più forte grazie a questo?
Dare un nuovo significato a situazioni non risolte può ridurre l’impatto emotivo e permettere di andare avanti con maggiore serenità.

➡️4. Spezzare il circolo della ruminazione
Continuare a rimuginare su un evento incompiuto è una delle manifestazioni più comuni dell’effetto Zeigarnik. Per ridurre la ruminazione:
– Imposta dei limiti di tempo per pensarci: ad esempio, concediti 10 minuti al giorno per riflettere sull’evento, poi focalizzati su altro.
– Usa tecniche di distrazione positiva: attività fisica, hobby, lettura, uscite sociali che distolgano l’attenzione dai pensieri ossessivi.
– Sfida attivamente i pensieri ripetitivi con self-talk positivo, dicendoti che è inutile continuare a rimuginare.

➡️5. Prendersi cura di sé
Quando ci si sente bloccati su eventi incompiuti, è fondamentale investire tempo nel proprio benessere fisico ed emotivo:
– Coltiva abitudini sane come dormire a sufficienza, fare esercizio fisico e mangiare bene.
– Crea una rete di supporto sociale, parlando con amici o professionisti (come un terapeuta) per elaborare i sentimenti.

➡️6. Azione risolutiva
Se la situazione è ancora risolvibile, prendi iniziative pratiche per concludere ciò che è rimasto in sospeso. Se un progetto o un compito incompiuto ti tormenta, prova a:
– Pianificare piccoli passi per completarlo, creando obiettivi specifici e gestibili.
– Concludere i dettagli non risolti in una relazione, se possibile, attraverso una conversazione onesta.

Superare l’effetto Zeigarnik richiede un lavoro di accettazione e risoluzione interiore, ma con le giuste strategie è possibile liberarsi del peso emotivo di ciò che resta incompiuto.

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La Personalità Passiva Aggressiva

Il soggetto passivo-aggressivo è una persona che esprime rabbia o ostilità in modo indiretto, attraverso atteggiamenti di resistenza, evitamento e manipolazione, piuttosto che affrontare apertamente i conflitti o i propri sentimenti negativi. Invece di manifestare apertamente frustrazione o disaccordo, preferisce comportarsi in modo apparentemente collaborativo o compiacente, ma allo stesso tempo ostacola, critica o sabota in modo nascosto.

✅Caratteristiche del soggetto passivo-aggressivo
– Negazione dell’aggressività: non esprime mai apertamente rabbia o risentimento, ma nega di essere arrabbiato anche quando è evidente.
– Resistenza passiva: si oppone alle richieste o aspettative in modo subdolo, ad esempio attraverso la procrastinazione, l’inefficienza, o facendo errori “accidentali”.
– Dipendenza dall’approvazione esterna: spesso evita il confronto diretto per paura di essere rifiutato o sgradito, ma allo stesso tempo coltiva un risentimento interiore.

✅Modalità relazionali del soggetto passivo-aggressivo

➡️1. Comportamento contraddittorio: il soggetto passivo-aggressivo tende a dire una cosa e a farne un’altra. Ad esempio, può accettare un compito con un sorriso, ma poi lo svolge male o non lo porta a termine.

➡️2. Ostilità indiretta: evita il confronto aperto, ma manifesta risentimento attraverso sarcasmo, battute velenose o frecciate sottili. Il linguaggio non verbale (espressioni facciali, tono di voce) spesso contraddice le parole espresse.

➡️3. Procrastinazione intenzionale: rimanda volontariamente l’esecuzione di compiti o promesse, come modo di esprimere la propria ostilità o rifiuto, anche senza dirlo apertamente.

➡️4. Silenzio punitivo: usa il silenzio o l’evitamento come mezzo per punire o controllare l’altro. Spesso smette di comunicare quando si sente frustrato, senza dare spiegazioni.

➡️5. Comportamento passivo e rinunciatario: può assumere un atteggiamento di finta sottomissione o rassegnazione, agendo come se non avesse potere o controllo, ma in realtà cerca di controllare la situazione attraverso la passività.

➡️6. Gelosia e invidia nascoste: può manifestare invidia o risentimento nei confronti di persone di successo o felici, ma non lo esprime apertamente, piuttosto lo manifesta con commenti sminuenti o atteggiamenti distaccati.

➡️7. Autosabotaggio: tende a mettere in atto comportamenti che finiscono per danneggiare se stesso o i propri obiettivi, pur di evitare di dover affrontare responsabilità o conflitti aperti.

➡️8. Manipolazione emozionale: cerca di far sentire in colpa l’altro o di farlo sembrare colpevole, usando vittimismo o atteggiamenti passivi che suscitano compassione o frustrazione negli altri.

In generale, queste modalità relazionali creano difficoltà nelle interazioni sociali e relazioni personali, poiché il soggetto passivo-aggressivo evita di affrontare direttamente i problemi, ma alimenta tensioni e conflitti nascosti.

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Come interagire con una persona passiva-aggressiva

Interagire con un soggetto passivo-aggressivo può essere difficile a causa della sua tendenza a evitare il confronto diretto e a esprimere ostilità in modo indiretto. Tuttavia, ci sono alcune strategie che possono aiutare a gestire queste interazioni in modo più efficace:

➡️1. Riconosci il comportamento, non l’etichetta
È importante riconoscere il comportamento passivo-aggressivo senza etichettare direttamente la persona. Dire a qualcuno che è “passivo-aggressivo” potrebbe farlo chiudere ulteriormente. Invece, prova a descrivere il comportamento specifico che hai notato, ad esempio: “Ho notato che hai detto di essere d’accordo con questo progetto, ma non sembra che tu stia portando avanti le attività”.

➡️2. Mantieni la calma
Il comportamento passivo-aggressivo può essere frustrante, ma è essenziale mantenere la calma e non reagire con rabbia. Rispondere emotivamente può rafforzare il loro comportamento e aumentare il conflitto. Rimanere razionali e concentrati aiuta a mantenere il controllo della situazione.

➡️3. Comunica in modo chiaro e diretto
Il soggetto passivo-aggressivo tende a evitare il confronto aperto. Pertanto, è importante essere chiari e specifici nelle tue comunicazioni, esprimendo chiaramente ciò che ti aspetti o chiedi. Non lasciare spazio a interpretazioni ambigue che potrebbero essere utilizzate per evitare responsabilità.

➡️4. Affronta i problemi in modo assertivo
Usa l’assertività per affrontare i comportamenti passivo-aggressivi. Questo significa esprimere i tuoi sentimenti e bisogni in modo rispettoso ma fermo. Ad esempio: “Mi sembra che ci sia un problema, perché hai detto che saresti venuto alla riunione, ma poi non ti sei presentato. C’è qualcosa di cui dovremmo parlare?”

➡️5. Imposta limiti e conseguenze
Quando il comportamento passivo-aggressivo persiste, potrebbe essere necessario stabilire dei limiti chiari. Se la persona non rispetta tali limiti, puoi introdurre conseguenze appropriate. Ad esempio, se qualcuno costantemente non rispetta una scadenza, potrebbe essere necessario redistribuire i compiti o affrontare il problema in modo più formale.

➡️6. Non cedere alla manipolazione
Le persone passivo-aggressive possono usare il vittimismo o l’evitamento per far sentire in colpa gli altri o per ottenere compassione. È importante non cedere a queste tattiche e mantenere la conversazione concentrata sui fatti e sul comportamento oggettivo.

➡️7. Invita al confronto aperto
Se possibile, invita la persona a esprimere i propri sentimenti o preoccupazioni in modo diretto. Potresti dire: “Sembra che tu non sia soddisfatto di questa situazione. Mi piacerebbe sapere cosa pensi davvero e cosa possiamo fare per migliorare la situazione”.

➡️8. Riconosci i loro sentimenti, ma non li giustificare
È utile riconoscere che il comportamento passivo-aggressivo può derivare da frustrazioni o insicurezze. Puoi mostrare empatia, ma senza giustificare il loro comportamento. Ad esempio: “Capisco che tu possa sentirti frustrato, ma procrastinare il lavoro non aiuta a risolvere il problema.”

➡️9. Evita il confronto aggressivo
Anche se è frustrante, evitare uno scontro aggressivo o accusatorio può essere più produttivo. Un confronto eccessivamente aggressivo rischia di alimentare ulteriormente il comportamento passivo-aggressivo, inducendo la persona a ritirarsi o ad alimentare il risentimento.

➡️10. Sii paziente
Modificare il comportamento passivo-aggressivo richiede tempo. Potrebbe non esserci un cambiamento immediato, ma una comunicazione coerente e assertiva può gradualmente migliorare le interazioni e ridurre l’ostilità nascosta.

In conclusione, affrontare il comportamento passivo-aggressivo richiede assertività, chiarezza e una gestione emotiva ben bilanciata. L’obiettivo è aiutare la persona a esprimere i suoi sentimenti in modo più aperto e costruttivo, mantenendo al contempo il rispetto reciproco.

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Il Tradimento è l’inconoscibilità dell’ altro

“IL TRADIMENTO CI METTE DI FRONTE
ALL’ INCONOSCIBILITÀ DELL’ ALTRO”
sottolinea la profonda crisi di fiducia e comprensione che il tradimento provoca in una relazione. Quando veniamo traditi, siamo costretti a confrontarci con una realtà sconvolgente: la consapevolezza che l’altro, anche se pensavamo di conoscerlo bene, può avere aspetti nascosti o imprevedibili.

Il tradimento, in questo senso, svela la complessità e l’opacità dell’essere umano, evidenziando che non possiamo mai conoscere completamente un’altra persona. Questo porta a un senso di smarrimento e di dubbio non solo verso chi ci ha tradito, ma anche verso la nostra capacità di comprendere veramente gli altri.

Inoltre, il tradimento infrange l’illusione di una connessione totale e trasparente tra due persone, mettendo in luce i limiti della nostra percezione e del nostro sapere sull’altro. Ci obbliga a confrontarci con l’idea che, nonostante l’intimità e la vicinanza, esiste sempre una parte dell’altro che rimane misteriosa e inaccessibile.

In sintesi, il tradimento non solo ferisce, ma scuote le fondamenta stesse della fiducia, costringendoci a riconoscere la realtà dell’inconoscibilità dell’altro, una realtà che, per quanto scomoda, è inevitabile nelle relazioni umane.

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Le 4 sofferenze della personalità gelosa

“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.”

La citazione riflette la complessità emotiva del sentimento di gelosia, un’emozione intensa e spesso contraddittoria. La persona che parla si sente intrappolata in un ciclo di sofferenza multipla, amplificata dal conflitto interiore e dalla consapevolezza delle conseguenze del proprio stato d’animo.

1. Sofferenza per la gelosia stessa: La prima fonte di sofferenza è la gelosia in sé, un’emozione che può essere devastante e che consuma chi la prova, generando ansia e insicurezza.

2. Autocritica: La seconda sofferenza deriva dal senso di colpa e dal rimprovero verso sé stessi per essere gelosi, come se si percepisse la gelosia come una debolezza o un difetto.

3. Paura di ferire l’altro: C’è poi il timore che la propria gelosia possa danneggiare la persona amata, creando tensione e potenzialmente allontanando chi si desidera proteggere.

4. Banalità e senso di conformità: Infine, c’è una sofferenza derivante dalla consapevolezza di essere soggiogati da un’emozione comune e “banale”, come lo è la gelosia. Questo fa sentire la persona ordinaria, simile a tutti gli altri, e quindi meno speciale.

➡️In sintesi, la citazione mette in luce quanto la gelosia sia un’emozione stratificata, capace di provocare un dolore che si autoalimenta e si moltiplica, sia a livello personale che nelle relazioni con gli altri. La sofferenza non si limita solo all’atto del sentirsi gelosi, ma si estende alla riflessione sulla propria condizione, generando un’angoscia esistenziale e relazionale.

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Che cos’è l’ HOOVERING e come superarlo

L’hoovering è una tattica manipolativa spesso utilizzata da persone con tendenze narcisistiche o con tratti di personalità manipolativi per “risucchiare” (da qui il termine “hoovering”, che deriva dal nome di un famoso marchio di aspirapolvere) una persona nella relazione, anche dopo che questa è terminata o si sta cercando di chiuderla.

✅Caratteristiche dell’hoovering:

1. Promesse di cambiamento: Il manipolatore può promettere di cambiare, di migliorare il proprio comportamento o di risolvere i problemi che hanno portato alla rottura.

2. Nostalgia e ricordi: Spesso viene fatto leva sui bei momenti passati insieme, ricordando i momenti felici per far sentire la vittima in colpa o per farle credere che la relazione possa tornare come prima.

3. Messaggi o contatti inaspettati: La persona può ricominciare a inviare messaggi, chiamate o a fare visita all’improvviso, cercando di riaprire un dialogo.

4. Regali o gesti di gentilezza: Il manipolatore può inviare regali, fare gesti affettuosi o cercare di essere estremamente gentile per convincere l’altro che tiene davvero alla relazione.

5. Minacce o manipolazione emotiva: A volte l’hoovering può assumere forme più aggressive, come minacce velate, manipolazioni emotive (es. minacciare di farsi del male) o tentativi di far sentire l’altro in colpa.

6. Senso di urgenza: Il manipolatore può creare un senso di urgenza, come se ci fosse qualcosa di importante da discutere o risolvere immediatamente, costringendo la vittima a rispondere.

✅Come superare l’hoovering:

1. Riconoscere la manipolazione: Il primo passo è essere consapevoli che si tratta di una tattica manipolativa. Riconoscere l’hoovering per quello che è può aiutare a mantenere il distacco emotivo necessario.

2. Mantenere i confini: È importante mantenere i propri confini saldi. Se hai deciso di porre fine alla relazione, cerca di evitare contatti o di rispondere ai tentativi di riconciliazione, almeno fino a quando non ti senti completamente al sicuro emotivamente.

3. Nessun contatto (No Contact): Una strategia efficace è il “No Contact”, ovvero evitare qualsiasi tipo di comunicazione con la persona manipolativa. Questo include bloccare numeri di telefono, e-mail, social media e qualsiasi altro canale di comunicazione.

4. Supporto esterno: Rivolgersi a amici, familiari o un terapeuta può offrire il supporto emotivo necessario per resistere alla tentazione di ricadere nella relazione.

5. Concentrarsi su sé stessi: Investire tempo ed energie nel proprio benessere, nella propria crescita personale e nelle proprie passioni può aiutare a superare il bisogno di tornare nella relazione.

6. Ricordare il motivo della rottura: Tenere a mente le ragioni che hanno portato alla fine della relazione può aiutare a resistere ai tentativi di hoovering.

➡️Superare l’hoovering richiede forza emotiva e determinazione, ma è fondamentale per proteggere il proprio benessere psicologico e recuperare la propria indipendenza.

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Il fenomeno del BENCHING nelle relazioni

IL FENOMENO DEL BENCHING NELLE RELAZIONI.
Il termine “benching” deriva dall’inglese “to bench,” che significa “mettere in panchina”. In ambito relazionale, il benching si riferisce a una situazione in cui una persona mantiene l’altra in una sorta di limbo affettivo. Non c’è un rifiuto esplicito né un vero impegno, ma piuttosto un alternarsi di segnali di interesse e distacco. La persona “benched” viene quindi tenuta “in panchina,” ossia in attesa, senza sapere se la relazione avrà mai un seguito significativo.

✅ Sintomi del Benching

1. Messaggi inconsistenti: La persona che pratica il benching invia messaggi o dimostra interesse a intervalli irregolari, mantenendo viva la speranza di un possibile rapporto.
2. Assenza di piani concreti: Nonostante i segnali di interesse, chi pratica il benching evita di prendere impegni concreti per uscire o per portare avanti la relazione.
3. Ambiguità nelle intenzioni: Le conversazioni rimangono spesso sul vago, senza mai chiarire esattamente dove stia andando la relazione.
4. Continua procrastinazione: Le proposte di vedersi o di fare qualcosa insieme vengono spesso rimandate, con scuse generiche.

✅ Cause del Benching

1. Insicurezza: Chi pratica il benching potrebbe non essere sicuro dei propri sentimenti o del proprio desiderio di impegnarsi in una relazione.
2. Desiderio di mantenere opzioni aperte: Alcune persone fanno benching per non escludere altre possibilità romantiche, mantenendo così un “piano B” disponibile.
3. Paura del rifiuto: La persona che pratica il benching potrebbe avere paura di essere rifiutata, quindi preferisce non esporsi completamente.
4. Narcisismo: In alcuni casi, il benching può essere una manifestazione di un comportamento narcisistico, in cui la persona cerca solo di ottenere attenzione e conferme.

✅ Terapie e Soluzioni

1. Consapevolezza: Riconoscere di essere vittima di benching è il primo passo per uscirne. Bisogna prendere atto dei segnali di una relazione che non progredisce.
2. Comunicazione chiara: Parlare apertamente con l’altra persona può aiutare a chiarire le intenzioni e capire se c’è un futuro nella relazione.
3. Imparare a lasciar andare: Se dall’altra parte non c’è un impegno concreto, è importante avere il coraggio di interrompere la relazione per non rimanere intrappolati in un limbo.
4. Supporto psicologico: In alcuni casi, confrontarsi con un terapeuta può essere utile per superare il benching, specialmente se si tratta di un comportamento ricorrente che influisce negativamente sull’autostima.

➡️Il benching può essere una situazione frustrante e dolorosa, ma riconoscerlo e prendere misure per affrontarlo è fondamentale per tutelare il proprio benessere emotivo.

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Interazione e Comprensione del Partner nelle Relazioni

” Bisognerebbe amare, amare follemente, senza vedere ciò che si ama.
Perché vedere è comprendere, e comprendere è disprezzare.”

➡️Il brano di Guy de Maupassant riflette una visione cinica e disincantata dell’amore. Egli suggerisce che l’amore ideale è quello cieco, privo di una comprensione razionale della persona amata. Secondo Maupassant, l’amore vero dovrebbe essere guidato dall’impulso e dalla passione, senza essere influenzato dalla conoscenza razionale dell’altro.
La frase “vedere è comprendere, e comprendere è disprezzare” suggerisce che una volta che si conosce veramente qualcuno, con tutte le sue imperfezioni e difetti, diventa difficile continuare ad amarlo con la stessa intensità. Maupassant quindi sembra suggerire che l’amore basato sulla pura idealizzazione è più forte e duraturo rispetto a quello che si fonda sulla conoscenza reale e approfondita dell’altro, poiché la comprensione porta inevitabilmente alla disillusione.

➡️Ritengo che sia impossibile perdurare nell’ idealizzazione e prima o poi la reale conoscenza dell’ altro avviene e dà li può partire un amore maturo fatto di comprensione ed accettazione.

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