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L’ ATTESA NELLE RELAZIONI

“ATTESA – tumulto d’angoscia suscitato dall’attesa dell’essere amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate, lettere, ritorni)…

“Sono innamorato? – Si, poiché sto aspettando”. L’altro, invece non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a quello che non aspetta; cerco allora di tenermi occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco, io perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio dire in anticipo. La fatale identità dell’innamorato non è altro che: io sono quello che aspetta.

(Nel transfert, si aspetta sempre – dal medico, dal professore, dall’analista. Ancora più evidentemente se sto aspettando allo sportello d’una banca, o alla partenza d’un aereo, subito stabilisco un rapporto aggressivo con l’impiegato, con l’hostess, la cui indifferenza svela e irrita la mia sudditanza; si può così dire che, ove vi è attesa, vi è transfert: io dipendo da una persona che si fa a mezzo e che impiega del tempo a darsi – come se si trattasse di far scemare il mio desiderio, d’infiacchire il mio bisogno. Fare aspettare: prerogativa costante di qualsiasi potere, “passatempo millenario dell’umanità”)….

Un cavaliere era innamorato di una nobildonna. Lei gli disse: “Sarò vostra solo quando voi avrete passato cento notti ad aspettarmi seduto su una sedia, nel mio giardino, sotto la mia finestra.” Ma alla novantanovesima notte, il cavaliere si alzò, prese la sua sedia sotto il braccio e se n’andò.”

In questo significativo brano del semiologo Roland Barthes, tratto dal libro “Frammenti di un Discorso Amoroso” edito da Einaudi, viene esplicitato bene l’attesa nelle relazioni. Tre i punti che sottolinerei :
✅ Chi aspetta è spesso colui che è più legato all’altro, che forse ne dipende ;
✅ Che se si è nel ruolo di chi attende è difficile passare nel ruolo di chi fa aspettare ma non è impossibile;
✅ Se si tiene troppo una persona in “attesa” si rischia che quest’ultima vada via definitivamente.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa). Possibilità anche di effettuare consulenze telefoniche o tramite videochiamata

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L’ AMO O NON L’ AMO ? L’ ANSIA DA RELAZIONE

L’ ANSIA DA RELAZIONE (o disturbo ossessivo compulsivo da Relazione)
si manifesta con dubbi ossessivi riguardo le relazioni sentimentali e comportamenti compulsivi messi in atto per alleviare l’ansia derivante da tali dubbi. Avere in certi momenti delle incertezze su una relazione e/o sul proprio partner può capitare a chiunque. Ma quando i dubbi e le preoccupazioni diventano eccessivi e creano un significativo disagio personale come l’ansia ed il tutto si riverbera sulla coppia ci troviamo di fronte ad un vero e proprio disturbo che toglie serenità.
I sintomi ossessivi più comuni sono :
“Ma lo amo veramente ?”;
“È la persona giusta per me ?”
La compulsione più comune è la tentazione di separarsi ma raramente la si mette in atto.
Possiamo avere due tipologie di questo disturbo:
➡️Se dubbi e ossessioni riguardano la relazione (“La mia è una relazione soddisfacente? Amo davvero il mio compagno? E il mio compagno ama davvero me?”) è relationship-centered (centrata sulla relazione;
➡️se dubbi e ossessioni riguardano i difetti del partner (“Ma è davvero così bello? Non è poi così intelligente!”) è partner-focused (focalizzata sul partner).
Tale disturbo necessita di una psicoterapia mirata.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta
www.maldamore.it

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LA TEORIA DELLO SPECCHIO DI LACAN IN AMORE

Lo psicanalista Lacan ha elaborato la ‘Teoria dello Specchio’ nella quale afferma che tra i sei e i diciotto mesi il bambino, in braccio alla madre, davanti allo specchio reagisce dapprima all’immagine come se appartenesse a un altra persona, ma, nel momento in cui incrocia lo sguardo della madre nello specchio, l’immagine gli si rivela come sua. Se quest’altro sguardo non dicesse al bambino che l’immagine gli appartiene, egli continuerebbe a considerarla come qualcosa di esterno. L’investimento del bambino si attua prima ancora che sul proprio corpo, percepito come frammentato, sull’immagine completa dello specchio, sull’altro riflesso nello specchio.

Questa è la prima identificazione, immaginaria, ed è due volte alienante perché dipende dallo sguardo della madre: se questo sguardo nello specchio non lo vedesse, egli non si riconoscerebbe. L’immagine del corpo sostituisce la realtà del corpo. Ciò che è investito è l’altro nello specchio e nello stesso tempo il desiderio dell’altro, attraverso lo sguardo della madre. Identificandosi con la madre il bambino assume il desiderio della madre come proprio.

Nella relazione d’amore in etò adulta  avviene un processo simile, solo che al posto della madre c’è il partner. Ci si rispecchia insieme al partner e se non si percepisce che questo rispecchiamento è reciproco si ha la sensazione di non essere riconosciuti come persona da amare.

Un esercizio che consiglio di effettuare alle coppie è di guardarsi insieme nello specchio alla ricerca del reciproco desiderio e riconoscimento.

Dott. Roberto Cavaliere

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IN AMORE FERMATI CON CHI TI VUOLE SFOGLIARE E NON SPOGLIARE

“- E allora vai

– Avrò paura?

– Sì

– Poca o tanta?

– Tantissima

– A destra o a sinistra?

– Se puoi non schierarti mai, resta al centro. Del tuo cuore.

– E se arriva il lupo?

– Il lupo arriva, ma anche il gatto, il cane, l’orso, le acciughe, il vento, il sole, la neve. Amore mio, arriverà tutto, non posso ometterti niente.

– E se mi perdo?

– Che ti perdi non è un forse, ma una certezza; quindi quando ti perdi chiedi informazioni

– A chi?

– Ecco, a chi. Se dovesse succedere prima di aver imparato a riconoscere tutte le erbe spontanee, i fiori e gli alberi, aspetta, non chiedere a nessuno, chè poi può succedere che scambi ciliege per bacche velenose. Aspetta, impara i prati i boschi e soprattutto i venti, poi, se ancora sarai perduta, saprai da sola a chi rivolgerti

– Ma il tempo è contato

– No, il tempo è contatto, è toccare tutto, provarci almeno, tutte le parti

– Mi risolverò?

– Non sei un rebus, sei un puzzle senza pezzi mancanti. Imparerai a metterli insieme, dal verso e con lo sguardo giusto

– Promettimelo

– Di più, te lo giuro

– Incontrerò l’amore?

– Te lo auguro, ma attenta a chi ti vuole spogliare, fermati piuttosto da chi ti vuole sfogliare. Chè l’amore, per me, assomiglia molto a qualcuno che ti tiene la fronte mentre tu, vomiti i giorni più duri.

– Allora vado?

– Allora vai.”

CIT alice in the womderland

Dott. Roberto Cavaliere

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LETTERA SULL’AMORE

Il premio Nobel per la letteratura John Steinbeck nel 1958 scrisse una lettera al figlio primogenito Thom che gli confessa di essersi perdutamente innamorato di una sua compagna di college.
La risposta di Steinbeck è molto significativa ed approfondita sul tema dell’amore e si commenta da sola. A tutt’oggi è ancora valida ed induce non poche riflessioni.

New York 10 novembre 1958
Caro Thom,

Abbiamo ricevuto la tua lettera stamattina. Risponderò dal mio punto di vista e, ovviamente, Elaine dal suo.
Primo, se sei innamorato, è una cosa bella, forse la migliore che possa capitarti. Non permettere che nessuno la sminuisca o la renda meno importante.
Secondo, ci sono molti tipi di amore. C’è quello egoistico, meschino, avaro, che usa l’amore per l’auto affermazione. E’ il tipo terribile e paralizzante. L’altro tipo è la manifestazione di tutto quanto di buono c’è in te: la gentilezza, la considerazione, il rispetto, non solo il rispetto sociale delle buone maniere, ma il rispetto in senso più alto, cioè il riconoscimento dell’altro come unico e prezioso. L’amore del primo tipo ti può rendere malato, piccolo e debole, ma quello del secondo tipo ti può dare una forza, un coraggio, una bontà e persino una saggezza che neanche sapevi di avere.
Dici che non è un’infatuazione da ragazzi. Se provi questo sentimento così profondamente, di sicuro non lo è.
Ma non credo che tu stessi chiedendomi cosa provi. Tu lo sai meglio di chiunque altro. Tu vuoi un aiuto per capire cosa fare, e io posso dirtelo.
Esulta, sii felice e grato.
L’oggetto d’amore è il migliore e il più bello. Cerca di esserne all’altezza.
Se ami qualcuno, non c’è niente di male a dirlo. Solo ricorda che alcune persone sono molto timide e a volte nel parlare bisogna tenere conto di questa timidezza.
Le ragazze sanno e sentono quello che provi, ma di solito amano anche sentirselo dire.
A volte succede che per qualche ragione ciò che tu senti non sia ricambiato, ma questo non rende quello che provi meno buono o prezioso.
Infine, so quello che provi perché lo provo anch’io e sono felice che possa provarlo anche tu.
Saremo lieti di incontrare Susan. Sarà la benvenuta. Ma sarà Elaine a organizzare tutto, perché è il suo territorio e ne sarà contenta. Anche lei conosce l’amore e forse potrà aiutarti più di me.
E non avere paura di perdere. Se è la cosa giusta, accadrà. La cosa più importante è non avere fretta. Le cose belle non scappano via.
Con amore,
Pa.

Dott. Roberto Cavaliere

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INCAPACITA’ D’AMARE

“Non sono sempre stato buono con lei, anzi, di solito ero un figlio di puttana. La amavo tanto e non sapevo cosa fare. Invece di darle ciò che sentivo, di colmarla di quell’amore aspro, me lo inghiottivo. E’ una cosa che non riesco ancora a capire: il suo amore mi arrivava senza problemi, il mio invece non fluiva verso di lei. Credo che il suo amore reprimesse il mio. Lei e il suo amore formavano una sostanza densa in cui il mio amore e io rimanevamo impantanati, allora diventavo una furia e lei non riusciva a capirlo. L’ho trattata male molte volte perché ero disperato ma l’amavo più della mia stessa vita e quando se n’è andata la mia vita si è spenta.
Quando ho saputo che l’avevo perduta per sempre sono impazzito. Prima che sia trascorso un secondo sarai morto centomila volte, dice un versetto del Corano e io ho dovuto viverlo. Non aveva smesso di amarmi ma il suo amore era malato e non sopportava la mia presenza. Ho visto tutto il dolore nei suoi occhi, tutti i miei tradimenti e le mie bugie, io ero la persona che si frapponeva tra lei e me, il rivale impossibile. Allora, quando ormai era troppo tardi, il mio amore è esploso, il suo amore malato non opponeva resistenza e il mio è andato dritto verso di lei ma lei ormai mi aveva chiuso le porte. E ho dovuto tenermi il mio amore e ci sono state gocce di sangue nel mio silenzio. Lei si è allontanata e io sono entrato nella cella frigorifera, il locale meno accogliente di tutti i manicomi, e non ne sono ancora uscito.” Efraim Medina Reyes

In questo significativo brano di un noto poeta è riassunta in maniera magistrale quella che è un incapacità d’amare o quella che tecnicamente viene chiamata philofobia (paura d’amare).

Questa incapacità d’amare potrebbe assume anche la forma di quello che definisco attacco al legame (vai al link)

Ogni altra parola è superfla rispetto alla descrizione del brano.

Per uscirne, il rpimo passaggio terapeutico è prenderne consapevolezza piena.

Il secondo passaggio è averne la volontà ed il desiderio di uscirne

Il terzo passaggio è agire in senso terapeutico, lottando contro le proprie resistenze.

Dott. Roberto Cavaliere

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INNAMORARSI FA PERDERE PESO

È dimostrato che soprattutto durante l’eccitante e idilliaca prima fase della relazione, si verifica un drastico calo dell’appetito e si riduce parecchio il desiderio di dolciumi, di conseguenza si dimagrisce. La spiegazione scientifica arriva da due studi: uno condotto dalla scuola medica di Harvard in collaborazione con l’Endocrine Society di San Diego, l’altro dall’Università di Pisa.

Quando ci s’innamora entrano in gioco principalmente due ormoni, la cui produzione ha una brusca impennata. Il primo è l’oxitocina, che accelera il metabolismo, riduce la fame e rallenta la tensione nervosa. Il secondo è la dopamina, detta anche molecola della felicità perché dà una piacevole sensazione di ebbrezza, predispone all’ottimismo e infonde energia, uno stato di benessere che rende meno desiderabili le gratificazioni derivanti dal cibo.

Dal momento che l’amore difficilmente è platonico, occorre tenere conto anche degli effetti legati dall’attività sessuale. Anzitutto, durante l’orgasmo si scatena la produzione di endorfine, neurotrasmettitori deputati al piacere, in grado di influire positivamente su tutte le manifestazioni ansiogene, compresa la fame nervosa. Poi, è giusto considerare il dispendio energetico che comporta un rapporto sessuale completo. In genere, all’inizio della storia, quando ancora non ci si conosce bene e c’è un naturale pudore, si consumano dalle di 150 alle 200 calorie. In seguito, è auspicabile che gli amplessi diventino più appassionati e disinibiti, arrivando così a bruciare fino a 350 calorie.

Secondo i ricercatori dell’Università di Pisa lo stato di grazia prodotto dall’innamoramento ha una durata che varia dai 18 mesi a un massimo di tre anni. Poi, per prolungare almeno una parte dei benefici ottenuti a livello psicofisico, bisogna seguire una dieta a calorie controllate e ricca di alimenti che stimolano la naturale produzione di oxitocina (cioccolato fondentemelogranobananefragolefichi e vaniglia), di dopamina (semi di zuccasesamo e girasolemandorle, banane, nociavocado, cacao e curcuma) e di endorfine (peperoncino e cioccolato fondente).

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SI POSSONO PROMETTERE AZIONI PER SEMPRE NON SENTIMENTI

Nel seguente significativo brano del filosofo Nietzsche è sintetizzato ciò che si può promettere per sempre.

Non l’amore per sempre ma le azioni collegate all’amore possono essere per sempre.

Ad esempio: le azioni di prendersi sempre cura del partner anche se l’amore finisce.

“Si possono promettere azioni, ma non sentimenti, perché questi sono involontari. Chi promette a qualcuno di amarlo sempre o di odiarlo sempre o di essergli sempre fedele, promette qualcosa che non è in suo potere; invece può ben promettere quelle azioni, che sono sì, di solito, effetto dell’amore, dell’odio e della fedeltà, ma che possono anche scaturire da altri motivi: giacché a un’azione conducono più vie e motivi.

La promessa di amare sempre qualcuno significa cioè: finché ti amerò, compirò verso di te le azioni dell’amore; se non ti amerò più, continuerai a ricevere da me le stesse azioni, anche se per altri motivi, sicché nella testa del prossimo persiste l’illusione che l’amore sia immutato e sempre il medesimo. Si promette, dunque, di continuare nell’apparenza dell’amore quando, senza accecarsi da se, si giura a qualcuno eterno amore.” Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano

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L’ORMONE DELL’AMORE

L’ossitocina ha un ruolo chiave nella relazione di attaccamento tra i cuccioli e la madre.

Nel 2005, in un articolo pubblicato su Nature, il neuroeconomista Paul Zak sosteneva che uno spruzzo nasale a base di ossitocina rendesse più inclini a fidarsi degli altri in un compito di spartizione di denaro. Altri studi hanno associato lo stesso spray a una maggiore volontà di confidarsi con sconosciuti, e a un miglioramento della teoria della mente, ossia la capacità di comprendere le intenzioni e i pensieri altrui, in parte compromessa in alcune condizioni, come nel caso dei disturbi dello spettro autistico.

Altre ricerche hanno associato una dose extra di ossitocina a una maggiore propensione ad affidare segreti compromettenti alla sorveglianza altrui.

In un nuovo studio pubblicato su Nature Communications l’8 febbraio 2019, Daniel Quintana, che si occupa di basi biologiche della psichiatria all’Università di Oslo (Norvegia), ha realizzato una mappa dei recettori dell’ossitocina nel cervello, e ha scoperto che l’ormone è attivo nelle regioni cerebrali coinvolte nella regolazione dell’appetito, nell’esperienza della ricompensa, nell’anticipazione e nelle relazioni sociali.

Dai risultati, ottenuti sovrapponendo una mappa che localizza i recettori dell’ormone, con un altro database che associa alle varie aree un diverso stato psicologico o comportamento, sembrerebbe che l’ossitocina abbia un ruolo nel regolare l’omeostasi (l’equilibrio) dell’organismo, e che abbia anche un ruolo – non ancora del tutto chiaro – nelle relazioni. Secondo Quintana, l’ormone dirige la nostra attenzione sulle interazioni sociali, senza necessariamente controllare le emozioni all’interno di esse.

Sul concetto di “interesse per l’altro” convergono alcuni interessanti studi animali.

Bloccando l’azione dell’ossitocina nel cervello dell’arvicola delle praterie (Microtus ochrogaster), un roditore noto per il comportamento monogamo, questo perde completamente l’interesse per il partner. Allo stesso tempo, se si somministra ossitocina a femmine di ratto vergini, queste iniziano a comportarsi da madri, raccogliendo i cuccioli nei paraggi e preparando tane per accudirli.

Altri studi associano la somministrazione di ossitocina all’emergere di sentimenti di invidia, al piacere derivante dalla sfortuna altrui e ad altre manifestazioni un po’ meno nobili di quelle di norma associate all'”ormone morale”.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COLPO DI FULMINE: COME E PERCHÉ

L’innamoramento dipende in larga parte dallinterazione di alcuni ormoni prodotti dall’organismo dei due partner. Si tratta di solito di un meccanismo immediato: uno studio condotto qualche anno fa dai ricercatori dell’Università di Syracuse, negli Stati Uniti, ha scoperto che il fatidico colpo di fulmine scatta in appena 20 centesimi di secondo. Quando appare un potenziale compagno, il cervello umano attiva dodici diverse aree che in un attimo valutano le caratteristiche del possibile partner e, se l’esame è positivo, fanno scattare la produzione di alcuni neurotrasmettitori, tra cui noradrenalina, feniletilamina (PEA) e dopamina che, insieme ad alcuni ormoni, soprattutto estrogeni e testosterone, scatenano un senso di eccitazione, euforia, benessere e buonumore.

La chimica ci spiega come avviene l’innamoramento, ma non il perché. La psicologia ha approfondito lo studio delle dinamiche che ci spingono a prediligere un certo partner rispetto a un altro: uno studio della psicologa emozionale Ciara Molina, ne ha individuate tre. La prima è la teoria della similitudine familiare: siamo attratti da persone che in qualche modo somigliano ai nostri genitori e ci trasmettono un profondo senso di sicurezza. Un partner si sceglie anche per ammirazione: ci innamoriamo perché vediamo nell’altro delle qualità che vorremmo avere in noi stessi, ma che non possediamo. La teoria della corrispondenza dice un po’ l’opposto: scegliamo l’altro perché è simile a noi e condivide i nostri gusti e le nostre passioni.

Fermo restando che i meccanismi per i quali scegliamo un lui o una lei piuttosto che un altro sono in gran parte di natura inconscia o subconscia, psicologi e scienziati hanno individuato una serie di elementi che hanno un certo peso nel suscitare in noi l’interesse amoroso. Un elemento importante è lo stimolo olfattivo: l’odore fisico della persona è il mezzo attraverso cui si attivano una serie di reazioni chimiche che portano all’attrazione. Sembra che l’odore sia legato al DNA: gli odori corrispondenti a un DNA molto simile al nostro ci risultano poco gradevoli, mentre ci sentiamo attratti da quelli che segnalano un DNA diverso o complementare al nostro. A livello psicologico entrano in gioco valutazioni di compatibilità valoriali: ci sentiamo attratti da chi condivide una visione della vita e degli ideali simili ai nostri. Anche la bellezza ha un suo peso: si tende a scegliere un partner che sia bello quanto noi (nell’immagine che abbiamo di noi stessi), o un po’ meno, per non sentire minacciato il nostro primato e preservare la nostra autostima. Infine, puntiamo sul contatto visivo: secondo gli esperimenti condotti dallo psicologo statunitense Joan Kellerman, uno sguardo intenso e prolungato provoca emozioni simili all’amore e all’empatia.

Dott. Roberto Cavaliere

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