GELOSIA E CERVELLO

La gelosia non è né sinonimo né contrario di amore, è una spinta irrazionale che devasta i rapporti facendo ottenere il contrario di ciò che si desidera. Questo sentimento nasce dal timore, dal sospetto o dalla certezza di perdere la persona amata ad opera di altri.

Ma cosa succede nel cervello quando si prova gelosia?

Un gruppo di ricerca dell’Università della California ha condotto alcuni esperimenti su scimmie originarie del sud America, note per la loro spiccata monogamia, per osservare le aree cerebrali coinvolte nella gelosia.
I risultati hanno dimostrato una maggiore attività nella corteccia cingolata, associata al dolore sociale e del sentirsi esclusi negli esseri umani, e nel setto laterale, associata al legame di coppia negli esseri umani.
Quindi, sembra che nel cervello il sentimento di gelosia venga vissuto come una diffidenza verso il legame instaurato con la persona e di conseguenze come una specie di rifiuto sociale subito dalla persona amata.
Infine, durante l’esperimento è stato anche registrato un incremento dei livelli di cortisolo nell’organismo, a prova del fatto che la gelosia è un sentimento che può provocare un aumento dello stress.

Questa ricerca è un primo passo sulla comprensione dei meccanismi cerebrali e del nostro organismo sottostanti la gelosia. Sicuramente, con ulteriori studi, riusciremo a capire a pieno cosa succede nel nostro corpo quando proviamo questi sentimenti legati all’amore.

Dottor Leandro Cavaliere Psicologo (Laureato in Neuroscienze) iscrizione OPRC 9704

Studio in Vietri sul Mare (Sa) e Torre Annunziata (Na) ➡️ Possibilità di Consulenze anche tramite video chiamata                           ➡️ Per info e contatti 3341652502 o leandro.cavaliere1@gmail.com

Fonte: “Maninger, N., Mendoza, S. P., Williams, D. R., Mason, W. A., Cherry, S. R., Rowland, D. J., … & Bales, K. L. (2017). Imaging, behavior and endocrine analysis of “jealousy” in a monogamous primate. Frontiers in ecology and evolution, 119.”

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I LINEAMENTI DEL VOLTO CHE RIVELANO IL TRADIMENTO

Secondo gli autori di una ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Open Science della Royal Society, l’uomo dai tratti marcatamente “virili” è maggiormente predisposto al tradimento. Parliamo di mascella squadrata, mento prominente, sopracciglia folte e labbra strette. Queste sarebbero le caratteristiche dell’uomo infedele. Ovviamente, tengono a sottolinearlo, che si parla di una maggioranza di casi.

Nello studio è stato chiesto a 299 uomini e a 452 donne di guardare le foto degli uomini e di valutare su una scala da 1 a 10 di quanto probabilmente potrebbero tradire. E’ risultato che gli uomini con caratteristiche maggiormente “mascoline” hanno ammesso di essere più “provoloni”. E anche le persone che hanno visto le stesse foto, uomini e donne, hanno riconosciuto in loro una maggiore inclinazione ad essere infedeli.

E’ importante sottolineare, inoltre, che questo discorso non vale per le donne. Quindi le donne marcatamente “femminili”, se così possiamo dire, sono fedeli più o meno come le altre. Quindi non esistono dei tratti “inequivocabili” come negli uomini. I ricercatori, dopo aver generalizzato e diffuso questi risultati, però sottolineano: “non dovremmo fare affidamento sulle nostre prime impressioni per esprimere giudizi diagnostici sull’infedeltà nelle situazioni quotidiane”.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

IL DILEMMA TRA FEDELTA’ ED INFEDELTA’

In questa bellissima e non banale canzone di Giorgio Gaber è presente “Il dilemma” tra fedeltà ed infedeltà, con la scelta della fedeltà come scelta d’amore. Segue, dopo il testo, un breve passaggio di un’intervista che Gaber rilascia a Minoli e che chiarisce bene la sua posizione al riguardo di questo tema. Al di là se si è d’ccordo o meno sul tutto, invito a riflettere analizzando bene testo della canzone ed intervista

Il Dilemma – 1981/1982

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore
la donna aveva perdonato non senza dolore
il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma
l’uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se è ingannevole o divina
il dilemma rappresenta
l’equilibrio delle forze in campo
perché l’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un’antica usanza che suole aver la gente.

Lui parlava quasi sempre
di speranze e di paura
come l’essenza della sua immagine futura
e coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l’ascoltava in silenzio
lei forse ce l’aveva già
anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.

In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
e ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità
ma stranamente lei si chiese
se non fosse un’altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa
all’epoca o alla storia.

Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere
ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.

E questo il succo di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza
forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore e il culto del coraggio
e rifiutarono decisamente
la nostra idea di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare
non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera come la famiglia.

Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso
vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e di una donna
nell’immenso labirinto di quel dilemma.

Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire…

Audio Intervista dal minuto 37’35” fino alla fine:

MINOLI. Stiamo ascoltando una canzone tua e di Sandro Luporini del 1981, Il Dilemma, nello spettacolo Anni Affollati, da dove viene? Da quale sentimento è nata? Da quale sguardo sulla realtà? 39’32’’

GABER. Ma… non è mai eccessivamente chiaro come nascono le cose, forse il desiderio di raccontare una storia o forse come una reazione a un atteggiamento dell’epoca. Ecco, io direi che spesso noi abbiamo questo desiderio di intervento, non tanto l’idea di fare una bella canzone, ma una canzone che in quel momento abbia un senso, un significato… veniamo da tutti gli anni 70’ che in qualche modo rappresentano un periodo di grande… di grande libertà sentimentale e quindi c’era una specie di rifiuto della coppia o della famiglia che allora si chiamava piccolo borghese, forse si chiama ancora ora … quel tipo di famiglia nella quale in fondo in qualche modo siamo cresciuti tutti, no? Aveva sicuramente dei limiti e rischiava di diventare oppressiva, poco ariosa, e comunque certamente con degli aspetti formali un po’ ipocriti, ecco, questo sicuramente, quindi a quel punto reazione! Avviene quasi sempre, che le reazioni siano, come dire, un cambiamento esagerato, una trasgressione totale, ecco, non si riesce mai a tenere quello che c’è di buono nelle cose e quindi si va dall’altra parte, una specie di gioco al rimbalzo, o di qua o di là. In quel caso, questa specie di infatuazione dell’amore, ecco, questa specie di trionfo dell’amore, questo continuare ad innamorarsi secondo noi sottintendeva anche forse una minor capacità di amare. La difficoltà ad approfondire dei rapporti… Allora, l’aspetto è un po’ infantile, cioè è chiaro che il momento dell’innamoramento, dell’inizio delle cose, è esaltante, ognuno ha una serie di gratificazioni sul piano dell’accettazione ci si scambia cose anche significative, per carità, ma poi questo tipo… questo aspetto così entusiasmante finisce, quindi, in qualche modo, la coppia si ritrova a una normalità che è faticosa evidentemente più impegnativa anche più come dire… che richiede più responsabilità e quindi a questo punto la capacità di andare a fondo in un rapporto e quindi in una sorta di trasformazione più profonda di questo progetto, un grande progetto che può essere anche quello di fare dei figli, quindi un progetto non certo indifferente, naturalmente richiede fatica e si preferisce continuare a innamorarsi per non arrivare al nocciolo della questione che è quello di prendere un impegno serio con l’altra persona e cercare di portarlo più in là possibile … per carità, non è che uno dice tutta la vita, deve essere no… in qualche modo prendersi le proprie responsabilità.

MINOLI. Nella canzone usate la parola resistenza.

GABER. Sì ecco la parola resistenza è proprio il desiderio di resistere a questi… mi pare che si dica nella presentazione… brividini … a questa sensazione, secondo me del tutto infantile, questo desiderio di essere accettati continuamente, questo bisogno di conferme, questo bisogno in qualche modo di esaltarsi nell’innamoramento e quando questo cade, dici, va beh dividiamoci facciamo un’altra famiglia, 5,6,10, benissimo a quel punto lì uno dice ma…ecco era questa la domanda della canzone, ma siamo ancora capaci di amare o invece facciamo finta proprio in questo trionfo dell’amore di avere grandi capacità ma non ne abbiamo… ecco questa è la domanda della canzone.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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IDENTIKIT DEL TRADITORE E MECCANISMI PER EVITARE IL TRADIMENTO

La Florida State University ha pubblicato di recente sulle pagine del Journal of Personality and Social Psychology una ricerca svolto su 233 coppie di sposi novelli che, oltre a fornire un identikit dei partner più infedeli, identifica anche due meccanismi psicologici innati che aiuterebbero gli uomini e donne a evitare l’adulterio.

Lo studio ha seguito i coniugi per un periodo di circa tre anni e mezzo, chiedendo ai partecipanti di condividere con i ricercatori diversi dettagli intimi della loro relazione: quanto fossero soddisfatti della propria vita di coppia, come andasse la vita sessuale, quanto affetto provassero l’uno per l’altra e se avessero mai tradito il partner durante il periodo della ricerca. All’inizio dello studio, inoltre, i coniugi sono stati sottoposti a una serie di test pensati per valutare la forza di due meccanismi psicologici innati definiti dagli autori attentional disengagement ed evaluative devaluation.

Fondamentalmente – spiegano gli psicologi della Florida State University – si tratta di forme di “autodifesa” inconsce che tutti mettiamo in pratica quando ci troviamo di fronte a potenziali partner sessuali e siamo già impegnati in una relazione romantica. Nel primo caso, cioè l’attentional disengagement, parliamo dell’abitudine a distogliere lo sguardo quando ci si trova sotto gli occhi una persona dell’altro sesso particolarmente avvenente. Mentre con evalutative devaluation ci si riferisce alla tendenza a svalutare la bellezza di altri uomini o donne rispetto a quella del proprio partner, anche nel caso in cui ci si trovi di fronte a persone indiscutibilmente avvenenti.

Nei loro esperimenti i ricercatori hanno fatto osservare alle coppie diverse foto di persone dell’altro sesso, misurando in primo caso la velocità con cui veniva distolto lo sguardo, e chiedendo invece in una seconda serie di test di valutare l’avvenenza delle persone ritratte nell’immagine, per poi comparare i loro voti con quelli espressi da alcuni volontari single. I risultati hanno dimostrato che entrambi i meccanismi psicologici hanno un collegamento diretto con le probabilità di tradimento: sia la velocità con cui si distoglie lo sguardo, che la tendenza a sminuire la bellezza di possibili partner sessuali, sono risultati direttamente correlati a una minore probabilità di infedeltà e a un maggiore successo nella vita coniugale. E nel caso dell’attention disengagement l’effetto sarebbe addirittura misurabile: una differenza di pochi millisecondi nella velocità con cui si distoglie lo sguardo sarebbe correlata a un 50% di rischio in meno di tradire il proprio compagno.

Analizzando i risultati al termine dell’indagine, inoltre, sono emerse diverse caratteristiche che aiutano a tratteggiare l’identikit dei coniugi più infedeli. Per prima cosa la bellezza, che nel caso delle donne mostra una correlazione negativa: le mogli meno avvenenti avrebbero una maggiore probabilità di tradire il marito. Mentre per gli uomini, che non sarebbero più o meno infedeli in relazione alla propria bellezza personale, l’infedeltà sembra legata piuttosto all’aspetto della compagna: quando la moglie è meno avvenente aumenta infatti il rischio di tradimenti (spesso ricambiati, come abbiamo appena visto).

Anche la soddisfazione sotto le lenzuola sarebbe collegata alla probabilità di un tradimento, ma l’effetto (forse) non è quello sperato: gli uomini che si sono dichiarati molto soddisfatti della vita sessuale con la propria compagna hanno mostrato infatti una maggiore propensione al tradimento. A concludere la lista, infine, troviamo giovane età, insoddisfazione nella vita coniugale e anche un passato “libertino”, tutte caratteristiche fortemente associate ad un alto rischio di tradimenti.

IL TRADIMENTO DI COPPIA: COSA ACCADE, COME SUPERARLO?

Tradire in amore significa rompere un equilibrio che è stato accordato, che è stato  voluto, che è stato costruito dall’azione congiunta di due persone.

Il tradimento di coppia in genere rappresenta più che la ricerca di un’evasione sessuale, una risposta a un generico senso d’insoddisfazione nel rapporto, soprattutto coniugale. L’infedeltà può dare luogo a due tipi di sentimenti diversi: delusione e rimorso verso il partner abituale oppure senso di soddisfazione, psicologico e sessuale, tanto è vero che in alcuni casi l’esperienza occasionale riesce perfino a influenzare positivamente l’esperienza abituale…

Una domanda che ci si pone spesso riguardo al tema del tradimento è: ”meglio raccontarsi tutto o tacere?”. La risposta è, senza dubbio: “tacere!”.  Infatti la sincerità in sé non deve essere considerato un valore assoluto: può ferire, deludere, schiacciare il partner. Una sincerità totale può essere anche una forma mascherata di aggressività e il bisogno di raccontare ogni minimo particolare deve far nascere qualche sospetto di disinnamoramento. In questo campo vale forse la vecchia regola che è meglio non dire sempre tutto ciò che si pensa, ma pensare tutto ciò che si dice; in senso più generale, bisogna essere fedeli a se stessi, per poterlo essere anche con gli altri…

Se scoprite di essere stati traditi, quindi, è inutile aspettare una confessione poiché chi l’ha fatto, ha già preso precisa posizione nei vostri confronti e poi sarebbe difficile stabilire un tempo massimo di attesa oltre il quale sarete voi a rivelare la vostra scoperta: meglio affrontare subito il problema e discuterne. Dall’altro lato bisognerebbe sbarazzarsi  dal senso di colpa che può scaturire dal non essersi accorti o dall’essersi  fidati ciecamente e valutare piuttosto non tanto le proprie colpe ma quelle altrui. Il proprio obiettivo deve essere, quindi, quello di ricostruire in senso positivo il senso di sé e far lavorare l’autostima, quindi la capacità di amarsi. Come difendersi allora da ciò che ci può portare a una sofferenza che a volte raggiunge anche livelli molto intensi? Le emozioni legate all’essere traditi riguardano l’altro (rabbia e desiderio di vendetta) e noi stessi (delusione e senso di colpa). La volontà di rivalsa pura e semplice dovrebbe essere trasformata nel desiderio concomitante di far rivalere la propria persona, di riporre all’attenzione dell’altro la propria presenza. Ciò preclude la comunicazione, il segnalare e il porre l’accento gli aspetti negativi del tradimento che ci è stato inflitto. Subire semplicemente, riflettere in solitudine sul significato di ciò che è accaduto senza cercare un contatto con l’altra persona contribuirebbe a indebolire ulteriormente l’idea già provata della nostra identità.

Se invece siete voi ad aver tradito, rivelarlo significherebbe mostrare pentimento e sarebbe comunque preferibile a continuare a tenerlo nascosto: non peggiorate una situazione che già di per sé farà soffrire l’altra persona.

E’ possibile superare un tradimento e, anzi, innamorarsi di nuovo del partner? Cercando di immaginare il panorama emotivo di chi diviene consapevole di essere stato tradito, vengono in mente due estremi: la delusione, la sensazione che il mondo stia franando tutt’intorno a noi, l’improvviso sentimento di vuoto incolmabile e di solitudine senza soluzione… stati d’animo che si alternano o che si accompagnano alla rabbia e, perché no, al desiderio di vendetta.

In seguito al black out generato dall’esplosione dei nostri sentimenti, non appena ci sembra di poter ricominciare a pensare, una domanda inizia a girarci per la testa senza sosta riguardo alla necessità di una soluzione sul piano pratico: cosa fare? Troncare o meno il rapporto col partner che ci ha tradito? A questo punto si apre un mondo diverso per ognuno di noi.  Talvolta le coppie che stanno insieme da tempo è probabile che continuino a stare insieme; più è alto il livello di coinvolgimento o di soddisfazione nella relazione, maggiori sono le probabilità che la relazione sia stabile in futuro. E’ più verosimile che un tradimento venga “perdonato” all’interno di una relazione che dura da molto tempo perché non solo essa è costituita da prospettive future ma anche dalla condivisione di una storia che ha dato un identità unica a questo piccolo nucleo; è anche vero che proprio per gli stessi motivi la delusione e la rabbia, possibili conseguenze del tradimento, possono essere più intensi. Il grado di soddisfazione della relazione prima del tradimento appare fondamentale: quanto siamo disposti a lottare per ciò che ci ha reso felici? Nella risposta a questa domanda rientrano anche le sfumature di personalità di ognuno di noi: Quale sarebbe la risposta giusta per voi?  Lottereste per la vostra coppia e continuereste la relazione, nonostante il tradimento? Non c’è una risposta giusta o sbagliata in questi casi: è importante imparare a leggere quale può essere la più giusta per noi.

Maria Letizia Rotolo

Psicologa-psicoterapeuta

Studi a Bologna: via Cellini 18, via Masserenti 472

3286852606

marialetizia.rotolo@homail.it

www.marialetiziarotolo.it

LA LETTERATURA DEL TRADIMENTO

Denis de Rougement è stato chiaro: “Senza l’adulterio, che ne sarebbe di tutte le nostre letterature?”. Identico il parere di un altro studioso quale Tony Tanner: “Forse è l’adulterio, con il suo triangolo instabile, piuttosto che il matrimonio, con la sua statica simmetria, ad essere la forma generativa della letteratura occidentale”. Queste due citazioni, vere colonne d’ Ercole, delimitano un tema che è alla base della nostra cultura. Passiamo a qualche esempio, cominciando da quell’ amore di Elena e Paride che condurrà alla distruzione di Troia. Dopo Omero (e la lunga parentesi dei costumi, talvolta molto liberi, della società romana), l’ adulterio ritorna a sfolgorare nel Medioevo. Se da un lato ci imbattiamo nella passione “privata” di Tristano e Isotta, dall’ altro incontriamo il legame interdetto fra Lancillotto e Ginevra, destinato a far crollare l’ordine della Tavola Rotonda. Ma l’ossessione prosegue incontrollabile, prima con Dante, che modella l’unione di Paolo e Francesca, poi con Shakespeare, che dedica all’ adulterio (sia pure solamente immaginario) Otello e Cimbelino. Tuttavia, dopo la pausa di un Settecento libertino e razionalista, sarà il XIX secolo a produrre quattro romanzi addirittura paradigmatici del tradimento sentimentale: Le affinità elettive di Wolfgang Goethe (1809), Madame Bovary di Gustave Flaubert (1857), Anna Karenina di Lev Tolstoj (1877) e Effi Briest di Theodor Fontane (1894). Di lì a poco, Henry James noterà: “È il matrimonio, dunque, quel che tu chiami il mostro?” Insomma, anche tralasciando la letteratura spagnola o la portoghese, non sarebbe azzardato definire l’Ottocento “il secolo d’ oro dell’adulterio”. È quanto propone Emilia Fiandra in un saggio dove spicca il capitolo “L’ Ottocento infelice”. Con ciò arriviamo a un punto cruciale: possibile che “il carattere intrinsecamente romanzesco dell’adulterio” debba portare sempre alla tragedia? La risposta sta in un paradossale articolo nel 1891, in cui Emile Zola si scagliò contro un progetto di legge sulla separazione, sostenendo che l’abolizione dell’adulterio avrebbe seriamente danneggiato i romanzieri… In effetti, se il tradimento esprime quella che Max Horkheimer chiamò la ribellione dell’eros contro l’autorità, tale trasgressione verrà meno con l’introduzione del divorzio. Al termine di questa parabola, troviamo infatti Coppie, un romanzo di John Updike del 1968, nel quale l’ infedeltà, con la moda dello scambio di partner, è decaduta a mero gioco mondano. Sparita l’indissolubilità matrimoniale, però, non sparirà il dolore del tradimento. Lo dimostra il capolavoro di Philip Roth, Pastorale americana (1997), a riprova di come l’adulterio sia un fuoco che non cessa di bruciare.

Maria Letizia Rotolo

Psicologa psicoterapeuta

Studi a Bologna: via Cellini 18, via Masserenti 472

3286852606

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TERAPIA DI COPPIA PER AMANTI

Terapia di coppia per amanti è un romanzo di Diego De Silva, scritto e pubblicato nel 2015 in Italia da Einaudi

“Terapia di coppia per amanti è un romanzo a due voci, maschile e femminile, che si alternano a raccontare la loro storia mentre la vivono, perché «ci sono fasi dell’amore in cui la realtà diventa un punto di vista, generalmente quello di chi lo impone». Due adulti sposati (non tra loro) che si ritrovano uniti da una passione incontrollabile e da un amore coriaceo, particolarmente resistente alle intemperie. Viviana è sexy, vitale e intrigante, e ha un notevole talento per i discorsi intorcinati. È combattuta fra restare amante e alleviare così le infelicità matrimoniali o sfasciarsi la vita per investire in un’altra. Modesto è meno chic, decisamente più sboccato e sbrigativo nella formulazione dei concetti, ma abilissimo nell’autoassoluzione. Spara battute a sproposito per svicolare, e fa pure ridere. Moderatamente vigliacco, aspirerebbe alla prosecuzione a tempo indeterminato della doppia vita piuttosto che a un secondo matrimonio, visto che già il suo non è che gli piaccia granché. È nella crucialità del dilemma che Viviana trascina Modesto dall’analista, cercando una possibilità di salvezza per il loro rapporto ormai esasperato da conflitti e lacerazioni continue. Il dottore è spiazzato nel trovarsi di fronte una coppia non ufficiale, libera da vincoli matrimoniali e familiari, che non ha nulla da perdere al di là del proprio amore. Accetterà l’incarico per questa ragione, trovandosi nel mezzo di una schermaglia drammatica e ridicola insieme, e rischiando di perdere la lucidità professionale. Tenero e cinico, divagante, vero, capace di usare la leggerezza come arma contundente, Terapia di coppia per amanti è un’immersione nelle complicazioni dei sentimenti, nei conflitti che apriamo continuamente per la paura (che tutti conosciamo per averla provata almeno una volta) di affidarci all’amore e dargli mandato a cambiarci la vita.”

Di seguito riporto alcuni brani significativi tratti dal libro.

«C’è un momento, diciamo intorno al primo anniversario di una relazione clandestina, in cui pieghi la testa di lato, stringi gli occhi come cercassi qualcosa di minuscolo che si muove nell’aria, e vedi in filigrana il casino in cui ti trovi. Questo è amore, ti dici senza mezzi termini, altro che chiacchiere».

.”…La leggerezza dei primi mesi è incantevole. Tutto si semplifica…si tiene insieme e si coordina. Non vi sono incidenti né equivoci. La sua voce al telefono è un balsamo…..Fai l’amore con gioia mai provata..lo assali, lo sfiniti, lo mangi….Ti scopri bravissima amante…
Poi un giorno qualcosa si inceppa….il rapporto slegato e libero dalle costrizioni….a un tratto è una favola a cui hai solo finito di credere. …Inizi a pensare a lui ossessivamente.
….combatto ogni giorno con la mia dipendenza, m’illudo che prima o poi riuscirò a superarla …sono invischiata in questo amore doloroso e non ce la faccio più a reggere la doppia vita, perché alla fine è di questo che si tratta….
Neanche quando siamo insieme riesco ad essere felice…..quello che chiedo ai nostri incontri è di lenire questo stato di angoscia anche solo per qualche ora, trovare un po di distinzione, di pace. Paradossalmente dimenticare. Ecco: lo vedo per dimenticarlo. Per non pensare più a quanto mi complica la vita amarlo.”

“Insomma, non si può essere sempre felici. Qui e ora, voglio dire. Perché c’è anche il dopo, e non intendo il domani generico. Parlo di un dopo imminente, il dopo di quando hai fatto l’amore, e l’hai fatto benissimo, e quindi dovresti essere felice e desiderosa di alzarti, tornare alla tua vita, ricaricata e leggera, e invece resti sotto le lenzuola a guardare il soffitto con il dito in bocca a domandarti cosa stai facendo, mentre lui è già tutto bello pimpante che ha finito la sigaretta e non vede l’ora di infilarsi nella doccia, però intercetta il tuo incantamento e ti chiede cos’hai (non perché gli interessi ma perché sa che se fa finta d’ignorare la tua fissità gli metterai il muso appena torna dal bagno), così ti si avvicina e dopo aver seguito la linea del tuo sguardo che continua a puntare ossessivamente il soffitto ti domanda:
– Bello quell’intonaco, eh?”

Un ulteriore estratto dal libro: http://www.einaudi.it/var/einaudi/contenuto/extra/978880622666PCA.pdf

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

SCOPRIRE CHE TUO MARITO HA MENTITO: RESTARE O ANDARSENE?

Nostro marito non ci ha taciuto alcune cose importanti sulla sua vita che abbiamo scoperto solo una volta sposate. Il dubbio è se restare o se lasciarlo perché il tradimento della nostra fiducia è stato troppo grande, come fare?

Salve Dottore,
mi è successa una cosa che non credevo succedesse più, mi sono sposata 6 mesi fa e poco dopo il matrimonio ho scoperto che mio marito mi aveva raccontato un mucchio di bugie!!! Mi ha fatto credere di essere laureato in ingegneria e di stare cercando un lavoro, ma ho scoperto perché me lo ha detto lui stesso, che non è vero niente e che avrà dato si e no due esami! Un lavoro lo ha trovato, ma io mi sento a pezzi e voglio andarmene di casa perché mi sembra di non conoscere questa persona che mi ha mentito per anni. Allo stesso tempo però mi sento terribilmente in colpa perché so che mi mancherebbe e ho anche paura di ciò che penserebbero gli altri se io me ne andassi…non capisco qual è la strada da seguire
Prima ancora di decidere cosa fare del suo matrimonio cercherei di capire perché suo marito ha mentito. Potrebbe nascondere una profonda insicurezza, temere il suo giudizio e aver paura di essere lasciato se si fosse saputo la verità. Approfondisca le motivazioni profonde di queste bugie di suo marito prima di prendere qualsiasi decisione. In ogni caso lei potrebbe essere al momento solo profondamente delusa e fra qualche tempo avute le giuste spiegazioni da suo marito il suo disagio potrebbe rientrare.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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NON RIESCO A PERDONARE IL TRADIMENTO DI MIO MARITO

Dopo un tradimento è difficile riuscire a perdonare, soprattutto se non si è sicuri dei sentimenti dell’altra persona

Buonasera, premetto che sono già stata da una psichiatra,che mi ha consigliato un supporto farmacologico, col referto di crisi depressiva mista con difficoltà di adattamento. Racconto la mia storia: fidanzata a 15 anni con il mio primo amore, primo tutto seguito da matrimonio, splendida casa, 2 splendidi figli, insomma la famiglia perfetta. Poi dopo 23 anni di vita in coppia (io 38, lui 40) dopo miei forti dubbi, la sua affermazione, fatta la notte del mio compleanno: non è questa la vita che lui vuole.
Per me sconforto totale, tra suoi ripensamenti durati massimo 2 giorni al vero e proprio ricatto di non dire niente ai miei, altrimenti non si sarebbe presentato in Chiesa (avevamo la Cresima del nostro figlio maggiore). Poi la prima amara sorpresa, un sms sul suo cellulare con un’altra con dettagli intimi. Poi lui 2 giorni dopo Natale se ne va di casa, gli unici a sapere tutto sono i suoi familiari che non hanno mosso un dito.

 

Passano altri 4 mesi, io stavo sempre peggio, lui si  ddormenta, io da masochista riprendo il cellulare, “amore mio” in rubrica, altri messaggi. Mi faccio coraggio e telefono a questo numero e dall’altra parte una che alza la cornetta dicendo “Ciao amore”. Non ci ho visto più, racconto tutto finalmente ai miei e iniziamo la pratica di separazione.Ma io nel frattempo non sto meglio,anzi. Finchè la settimana scorsa lui usando il mio pc,entra nella sua posta elettronica e dimentica di uscire dalla pagina.

Ho letto i loro ennesimi messaggi, ho visto il volto di quella donna, una madre di 3 figli che però continua ad essere felicemente sposata,foto di loro 2 insieme, mentre comunque lui era ancora sposato. Un anno di menzogne, un anno di tradimento con la stessa donna e nei loro messaggi la voglia di un futuro insieme.Mi faccio coraggio e conoscendo questa persona vado a casa sua, lei mi telefona definendomi “pazza”.

Non vedendoci più vado dal padre di lei, nessuna scenata, lo faccio salire in macchina con una scusa…(è quasi un padre per mio marito),e faccio vedere foto e messaggi. Lui da persona con valori mi dice solamente: “Ora me la vedo io”. Telefona a mio marito e poi a sua figlia. Stranamente quella sera lui decide di ritornare in casa, dicendo che sarà come e meglio di prima.

Da qui il mio scetticismo, il mio non capire se effettivamente è ciò che vuole o sia solo costretto. Ma c’è anche il mio non riuscire in nessun modo a perdonare, sono e sto ancora troppo male, se chiudo gli occhi vedo le loro foto, i loro messaggi e sento le loro voci. Un anno di bugie, di offese a me rivolte facendomi credere che farneticavo. Quel giorno mi ha uccisa, come donna, come moglie. Lui oltre a chiedere scusa non fa niente,ma non è ciò che serve a me. Lei dice che ho vinto io, ma io non ho vinto perché la mia famiglia è ormai distrutta. Meglio dieci scappatelle che una storia lunga un anno. Non potrò mai perdonare, o forse non ci riuscirò mai. Saluti e grazie per lo sfogo

Diana (nome di fantasia scelto dalla redazione)

La scoperta di un tradimento lascia un dolore pari a quello di un lutto. Le sensazioni di rabbia e dolore allo stesso tempo che lei prova sono del tutto naturali. Come è del tutto naturale che lei al momento non riesca a perdonare. Il perdono richiede tempo e che si attenui la fase emotiva del dolore e della rabbia. In questa fase si conceda il suo tempo, sfoghi la sua rabbia ed il suo dolore, verrà il tempo in cui cercherà di capire ed eventualmente perdonerà.
Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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SE CHI HA TRADITO NON RIESCE A RIPRENDERSI DOPO ESSERE STATO PERDONATO

Dopo un tradimento è possibile che uno dei due, anche colui che era responsabile dell’infedeltà, non riesco più a riprendersi

Buongiorno, la mia è la solita storia di tradimento da parte del marito con addirittura prole, ma non riconosciuta. Lei è sposata e quindi il marito l’ha riconosciuto, mio marito invece s’è dovuto far da parte quando io ho scoperto la cosa e anche perchè era stato minacciato dal padre di lei. Ho scoperto il tutto dalle lettere d’amore di lei nella tasca della giacca elegante di mio marito in armadio. (Che scemo!) . Che dire? Ho lottato con entrambi per salvare il mio matrimonio, quando tutto è stato messo a tacere ho pianto e mi sono disperata da sola per 3 anni. Poi son uscita dalla crisi rinnovata e mi sono data da fare per essere di nuovo in forma. Ho fatto dieta, palestra, sono andata dall’estetista e ho provato un senso di riscatto naturalmente. Tutto questo senza lasciarlo mai. Oggi ho una doppia vita, ma vorrei essere libera. Lui è in depressione e a me fa pena … che fare? La separazione sarebbe una soluzione positiva per me ma non credo per lui Grazie.

Anastasia (nome di fantasia scelto dalla redazione)

P.S. abbiamo 2 figlio di 24 e 21 anni

Non pensi a che cosa sia positivo per lui ma mantenga l’attenzione sul suo benessere. Solo se sente di poter perdonare e prova ancora dei sentimenti per suo marito può valutare di ritornare sulla sua scelta. Si prenda tutto il tempo che vuole e senta le sue emozioni profonde.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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