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DUE SEMPLICI FORMULE MATEMATICHE PER RENDERE STABILE UNA COPPIA

econdo John Gottman, professore emerito di Psicologia alla University of Washington, che ha dedicato la vita a studiare quanto può “reggere” una coppia e a che condizioni, la matematica può aiutare anche a rendere stabile una relazione. ‘Basta’ seguire questa due formule:

S/G>5

100-N>90

S sono le carezze, le coccole e gli sguardi d’intesa,

G sono le grida, le critiche, gli insulti.

La prima formula significa che nella vita a due, i segnali di affetto (S) cioè carezze, coccole, sguardi di intesa, devono essere almeno cinque volte più numerosi di quelli di risentimento (G) cioè grida, commenti cattivi, critiche ecc…

La seconda formula vuol dire che, ogni 100 commenti riguardo al partner, quelli negativi (N) devono essere meno di dieci. Vale a dire un commento negativo al massino ogni 9 positivi

Se queste condizioni delle due formule vengono rispettate, la coppia reggerà secondo Gottman.

Dal mio punto di vista professionale ritengo che i parametri indicati da Gottman siano troppo elevati e modificherei le due formule nelle seguenti misure:

S/G>2

100-N>50

Vale a dire che nela prima formula significa  i segnali di affetto (S)  devono essere almeno due volte più numerosi di quelli di risentimento (G) mentre nella seconda formula  ogni 100 commenti riguardo al partner, quelli negativi (N) devono essere meno di 50. Vale a dire un commento negativo al massino ogni 2 positivi

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

UNA FORMULA MATEMATICA PER STABILIRE SE E’ VERO AMORE

Donn Byrne, psicologo sociale alla State University of New York ad Albany, ha elaborato una formula che consente a chiunque di verificare se ciò che sentiamo per il partner è vero amore oppure no.

La formula è questa:

              1,7xA + 1,5xB + 1,5xC + 1,5xD + 1,3xE= Y

  • A è l’attrazione per il partner,
  • B il piacere psicologico della sua compagnia,
  • C il desiderio di intimità con lui/lei,
  • D il bisogno di essere accettati dal partner,
  • E la paura di essere abbandonati da lui/lei.

A ognuna di queste variabili bisogna attribuire un valore da 1 a 10 e poi fare il calcolo.

Una volta eseguito il calcolo, si ottiene un numero Y.

Bisogna poi ripetere l’operazione pensando all’amico/a più caro/a.

Secondo Byrne, la relazione è tanto più stabile quanto più la differenza tra i due risultati Y è grande (dev’essere almeno 15). Cioè, quanto più il partner è importante rispetto all’amicizia più cara.

I fattori di moltiplicazione (i numeri davanti alle variabili) permettono di mettere a confronto molte amicizie e amori.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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MEGLIO SINGLE O IN COPPIA ?

Secondo un rapporto dell’ufficio del censimento statunitense, il numero di adulti non sposati ha raggiunto nel 2017 livelli record: più del 45% dei residenti – circa 110 milioni di persone di età superiore ai 18 anni – è divorziata, vedova o è sempre stata single. Ed è aumentata l’età in cui si si sposa: negli anni 70, 8 persone su 10 si sposavano entro i 30 anni di età, mentre oggi, invece, per osservare lo stesso rapporto numerico si devono aspettare i 45 anni: l’età media del primo matrimonio è salita a 29,5 anni negli uomini e a 27,4 anni nelle donne ed è probabile che quando i giovani di oggi raggiungeranno i 50 anni, circa una persona su quattro di loro sarà stata single per tutta la vita.

Il rapporto rivela inoltre che per più della metà del campione analizzato non ritiene il matrimonio o il concepimento di un figlio una pietra miliare importante dell’età adulta. Le energie degli adulti convergono maggiormente sull’istruzione e sulla ricerca di un lavoro stabile. Poi c’è il discorso legato all’attività sessuale: le persone single fanno più sesso rispetto alle persone sposate o divorziate, sebbene si stia facendo strada anche la tendenza all’asessualità – una scelta, non dovuta a disfunzioni o disturbi sessuali, né tanto meno a quelli psichiatrici – che interessa il 3% della popolazione mondiale.

Avere una relazione non significa per forza avere maggiore autostima. Gli esperti Eva C. Luciano e Ulrich Orth, che hanno condotto uno studio su 9mila adulti in Germania in materia, spiegano infatti che “l’inizio di una relazione migliora l’autostima solo se la relazione funziona in modo stabile per un certo periodo, un anno o più”. Le persone sposate prese in analisi dai ricercatori, infatti, non godevano di una maggiore autostima rispetto a chi era single.

Inoltre alcuni studi rivelano che il matrimonio o una relazione stabile non è per forza indice di un maggior benessere psico-fisico: in uno di questi studi i ricercatori hanno preso in esame per 3 anni più di 79mila donne statunitensi di età compresa tra 50 e 79 anni, chiedendo loro quale fosse la relativa situazione sentimentale (se erano sposate, separate, divorziate o single) e hanno misurato alcuni parametri fisici, come l’indice di massa corporea e la pressione arteriosa, e richiesto informazioni sui loro stili di vita (dieta, esercizio fisico, alcol, fumo). Le donne che erano rimaste single invece di sposarsi o che avevano divorziato invece di restare sposate mostravano i risultati migliori.

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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10 PRINCIPI PER UNA TERAPIA DI COPPIA EFFICACE

«In momenti come questi soltanto la coppia stessa può decidere se cercare di salvare il rapporto, dandogli nuova vita, o lasciare che tutto finisca…». È una delle storie raccontate nel libro «Dieci principi per una terapia di coppia efficace» (Raffaello Cortina) scritto dai ricercatori Julie Schwartz Gottman e John Mordecai Gottman che da decenni lavorano con le coppie.

«Come trattare qualcosa di così inafferrabile come un rapporto?». Partendo da questa domanda marito e moglie hanno messo a punto i principi (il libro è rivolto agli psicoterapeuti, ma e’ utile anche alle coppie) che è bene conoscere se si vuole tenere in vita una relazione. Dopo una ricerca condotta su più di tremila coppie, gli esperti hanno individuato i quattro fattori predittivi, i «Cavalieri dell’Apocalisse», sull’inevitabilità della separazione.
Il primo è rappresentato dalle critiche. «Se tenderete a ricondurre un problema ai difetti dell’altro, la relazione colerà a picco». Affermazioni come «sei egoista» suscitano risentimento. Il secondo è il disprezzo, quel ghigno di superiorità unito al sarcasmo conduce al precipizio. «Il disprezzo non soltanto distrugge la felicità, ma riduce in brandelli il sistema immunitario del partner».
Il terzo e’ ritirarsi sulla difensiva e vittimismo («mi tratti male») che sono controproducenti.
Il quarto Cavaliere è l’ostruzionismo: dopo un litigio la coppia smette di parlare e comunicare: «Sbattere contro un muro è terribile».

Ciò che distingue le coppie felici da quelle infelici è che le prime sono capaci di riparare, le seconde invece no. Come? «Non nascondendo sotto il tappeto liti o eventi spiacevoli. Al contrario, ritornando sull’accaduto, prestando ascolto ai sentimenti del partner per riconoscere gli errori e chiedersi scusa». Non è mai troppo tardi per imparare a rispettare il mondo interno dell’altro attraverso compassione e gentilezza. Gli psicologi hanno disegnato «La casa delle relazioni solide» con 7 piani.
I primi tre determinano la capacità dei partner di conservare amicizia, intimità e passione: «Con l’andare del tempo le esigenze di lei/lui cambiano, il segreto è non perdere l’abitudine di farsi domande. Inoltre, amore e ammirazione non bastano, vanno anche dichiarate. E mai lasciar cadere il tentativo di avvicinamento».
I piani alti sono dedicati alla gestione dei conflitti: «Il segreto è mantenere una prospettiva positiva: se si sveglia scontroso/a pensate che magari ha dormito male». «Ma la casa si mantiene solida solo se i muri portanti sono cementati da fiducia e impegno».
La fiducia si riferisce alla consapevolezza che l’altro rimarrà al nostro fianco in ogni evenienza.
L’impegno fa riferimento alla lealtà. «Se vengono da noi coniugi che hanno l’amante e non sono disposti a confessare la relazione non li prendiamo in terapia — chiariscono i Gottman —. Solo una volta raggiunta la terraferma della verità sarà possibile ricostruire la fiducia, e con essa una relazione più duratura».

FONTE http://27esimaora.corriere.it/17_agosto_25/ecco-perche-amore-fallisce-scientificamente-provato-fe71a80a-8997-11e7-aad2-bad72feebda7.shtml

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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TEST SULLE “IDEE IRRAZIONALI” NELLE RELAZIONI

Il test seguente è un personale riadattamento per le relazioni delle idee irrazionali di Ellis (psichiatra americano) utile per “capovolgere” le idee personali sul partner e sulla relazione.

Idee irrazionali principali nelle relazioni
1) io devo sempre essere amato, approvato, stimato dalla persona che è al mio fianco.
2) devo mostrarmi sempre competente ed adeguato in tutto ciò che faccio nella relazione.
3) le cose devono andare in modo che io possa ottenere tutto quello che voglio subito e senza fatica, altrimenti la relazione è sbagliata e non degna di essere vissuta.
4) l’altro mi deve trattare  in modo corretto, e se si comporta in modo ingiusto o immorale, allora è cattivo e merita di essere punito. Deve pagarla  in qualche modo.
5) Se temo che possa accadere qualcosa di pericoloso o dannoso a me o alla relazione, allora devo pensarci continuamente, ed è giusto che sia agitato e sconvolto al pensiero delle eventuali conseguenze per poterle controllare meglio.
6) Devo trovare soluzioni perfette ai miei problemi di coppia, onde evitare il peggio.
7) La causa delle mie emozioni e dei miei sentimenti è sempre del mio partner, per cui posso fare ben poco per controllarli, per superare la depressione, l’ansia, il rancore …
8) Il mio passato è la vera causa dei miei attuali problemi relazionali e di coppia: se qualcosa nel passato ha influito pesantemente sulla mia vita, questo ormai condiziona irrimediabilmente tutti i miei sentimenti e comportamenti relazionali e di coppia attuali.
9) Devo sempre essere perfettamente a mio agio nella relazione e senza sofferenze di nessun genere.
10) Mi considero debole, incapace, inadeguato, quindi ho bisogno di dipendere dall’altro.

A questo punto potete aggiungere anche qualche altra personale idea irrazionale che caratterizza la vostra relazione:

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ADESSO EFFETTUIAMO IL TEST 

Prova a far diventare ogni idea da irrazionale a razionale

AD ESEMPIO:

IDEA IRRAZIONALE 1) io devo sempre essere amato, approvato, stimato dalla persona che è al mio fianco.

CHE DIVENTA IDEA RAZIONALE 1) io  NON devo sempre essere amato, approvato, stimato dalla persona che è al mio fianco.

DI SEGUITO LE RISPOSTE ESATTE 

1) io NON devo sempre essere amato, approvato, stimato dalla persona che è al mio fianco.
2) NON devo mostrarmi sempre competente ed adeguato in tutto ciò che faccio nella relazione.
3) le cose NON NECESSARIAMENTE devono andare in modo che io possa ottenere tutto quello che voglio subito e senza fatica, altrimenti la relazione è sbagliata e  non  degna di essere vissuta.
4) l’altro NON NECESSARIAMENTE deve trattarmi sempre in modo corretto, e se si comporta in modo ingiusto o immorale, allora è cattivo e merita di essere  punito. NON NECESSARIAMENTE deve pagarla in qualche modo.
5) Se temo che possa accadere qualcosa di pericoloso o dannoso a me o alla relazione ,NON NECESSARIAMENTE devo pensarci continuamente, e NON è giusto che sia agitato e sconvolto al pensiero delle eventuali conseguenze per poterle controllare meglio.
6) NON NECESSARIAMENTE Devo trovare soluzioni perfette ai miei problemi di coppia, altrimenti chissà cosa può succedere.
7) NON NECESSARIAMENTE La causa delle mie emozioni e dei miei sentimenti è sempre del mio partner, per cui posso fare ben poco per controllarli, per superare la depressione, l’ansia, il rancore …
8) NON NECESSARIAMENTE Il mio passato è la vera causa dei miei attuali problemi relazionali o di coppia: se qualcosa nel passato ha influito pesantemente sulla mia vita, NON NECESSARIAMENTE questo ormai condiziona irrimediabilmente tutti i miei sentimenti e comportamenti attuali relazionali e di coppia.
9) NON Devo sempre essere perfettamente a mio agio nella relazione  e senza sofferenze di nessun genere.
10) NON Mi DEBBO considero debole, incapace, inadeguato, quindi ho bisogno di dipendere dall’altro.

Prova anche a modificare eventuali idee irrazionali che hai aggiunto nella prima parte del test:

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Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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COME PROVARE A RICOSTRUIRE IL RAPPORTO DI COPPIA

A. e D. formavano una coppia dove ciascuno dei due, per stanchezza o per disperazione, aveva rinunciato all’amore dell’altro. Non si erano separati ricomponendo il loro amore a un livello meno elevato, nell’amore comune per i viaggi e i pezzi di antiquariato, legami certamente meno fragili e dolorosi che non l’infinita speranza dell’amore. Da allora, la vita li evitava come l’acqua di un torrente circonda senza ricoprirla una grossa pietra posta al suo centro.
(Christian Bobin)

Quando la relazione entra in crisi è necessario ripartire dalle fondamenta dell’unione per riuscire a ritrovarsi

Ricostruire una relazione dopo una crisi profonda e violenta che l’ha attraversata, come potrebbe essere un tradimento richiede la conoscenza dell’ ‘arte della riparazione’ come affermerebbe Bauman (vedi brano alla fine dell’articolo). Ma ancor prima di provare a ricostruire bisogna volerlo veramente e bisogna volerlo in due.

Potrebbe sembrare scontato quando si tenta di ripartire all’interno di una coppia, ma non è così. La buona intenzione talvolta è solo di facciata, nasconde dolori rabbie e rancori profondi e vecchi che potrebbero minare in partenza il tentativo di ricostruzione. Diventa quindi necessario prima di cercare di stabilire se si è veramente liberati quasi del tutto (del tutto è impossibile) delle emozioni negative che si ha dentro verso l’altro.

Stabilito ciò, si deve iniziare a discutere dei rispettivi bisogni, delle rispettiveaspettative che abbiamo nei confronti della relazione. Comunicare, dialogare in maniera attiva ed empatica ascoltando veramente l’altro e non come monologo da parte di entrambi. Gettare le basi di una comunicazione e di un ascolto attivi, empatici e profondi permette di gettare fondamenta solide per la ricostruzione della relazione, dove tutti gli altri passaggi avvengono spontaneamente e inizia il vero e proprio processo di rinascita per la coppia.

Se non avviene quanto descritto le varie ‘ricette di coppia’ servono a ben poco.

“Una volta insinuato il tarlo dell’insicurezza, la navigazione non è mai sicura, ragionata e tranquilla. Senza timone, la fragile zattera della relazione ondeggia tra due nefasti scogli su cui tanti rapporti si infrangono: sottomissione totale e potere totale, accettazione supina e prevaricazione arrogante, rinuncia alla propria autonomia e distruzione dell’autonomia del partner. L’infrangersi contro uno qualsiasi di questi due scogli farebbe affondare finanche una nave in perfette condizioni e con un equipaggio esperto – figuriamoci una zattera con a bordo un marinaio inesperto che, cresciuto nell’epoca dei pezzi di ricambio, non ha mai imparato l’arte della riparazione. Nessuno dei marinai di oggi perderebbe tempo a riparare la parte danneggiata, ma la sostituirebbe con un’altra identica. Sulla zattera delle relazioni, tuttavia, non si sono ricambi disponibili.
Da L’amore liquido di Bauman, edito da Laterza

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.it

IL SACRIFICIO IN AMORE

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

«L’amore oblativo, quello che ha raggiunto il più alto livello di maturazione psichica e affettiva, non ha nemmeno un’età. Però, ha una condizione: non si aspetta dall’altro nulla in cambio. Il gesto ha l’unico obiettivo di dare benessere a chi lo riceve. Questo, è un dono sacro che non tutti sanno offrire. Alcuni, infatti, si sacrificano per far sapere all’altro ‘guarda quanto sono capace di amarti’, nella speranza che il loro oggetto d’amore appaghi il suo ego e li apprezzi più di prima», afferma Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta esperto di “mal d’amore”. «In generale, però, potremmo dire che con l’avanzare dell’età, il giudice supremo, la ragione, acquista più forza nella scelta. La passione viene ancora ascoltata, ma per periodi più brevi rispetto a quanto si fa quando si è più giovani, quando si è più impulsivi».

Il valore del sottrarsi

“Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio”, ha detto il Mahatma Gandhi. Vale anche per la conquista dell’amore del partner? «L’amore sacrificale potrebbe nascondere egoismo, pretesa, o essere un test per mettere alla prova se stessi e l’altro», fa riflettere il dottor Cavaliere. Certo è che «bisogna sdoganare il concetto di amore romantico, dove il sentimento è senza limiti. Un coppia non è una favola dove tutto fila liscio: i due individui, nel momento in cui pensano alla costruzione del noi, devono anche essere disposti a fare un sacrificio per l’altro». Potrebbe trattarsi del cambiare stile di vita, cioè rinunciare a qualche uscita con gli amici o a qualche hobby per passare più tempo con il compagno, per esempio. E non c’è una sottrazione di una parte di sé che ha più valore di un’altra, l’importante è che ciò che si fa, sia autentico.

Ci si potrebbe pentire se…

Supponiamo che dopo avere accettato la richiesta dell’altro di fare un sacrificio, o che dopo essere faticosamente scesi a patti con noi stessi abbiamo messo nel cassetto il sogno di una vita, ci pentiamo: che cosa potrebbe succedere? «L’amore oblativo non si pente mai, perché ha compiuto il gesto in modo gratuito», sostiene Cavaliere, «si pente l’amore che è stato spinto da un moto passionale, senza lasciare alla ragione il tempo di meditare un sì definitivo. Dovremmo sempre chiederci se vogliamo davvero quello che stiamo per compiere».

L’altra metà del sacrificio

Daniela Spada, compagna dell’attore Cesare Bocci, durante una presentazione del loro ultimo lavoro narrativo a quattro mani “Pesce d’aprile”, che racconta di come insieme sono diventati più forti dopo che lei, a una settimana dal parto, ha dovuto affrontare le conseguenze di un ictus che l’ha costretta a cure e a un lungo lavoro di riabilitazione fisica, ha detto: “Nonostante lui volesse rimanermi accanto, io gli ho chiesto di non rifiutare le proposte di lavoro. Una volta uscito di casa avrei pianto, ma volevo che lui non si privasse di ciò che ama fare”. Si tratta di una rinuncia alla cura da parte del partner: un (doppio) sacrificio, potremmo dire, con una faccia diversa…«L’amore di semplice ha ben poco: richiede una continua messa in discussione, richiede il “sacrificio” di crescere, non più da soli, ma in due. Mettere da parte il proprio ego è un gesto ricco di comprensione, accoglienza e potenzialità di andare oltre», continua Cavaliere.

Box/Quando la rinuncia è per l’amore dei figli o dei genitori

L’amore è amore. Punto. E dovrebbe essere anche incondizionato e lasciato libero di scorrere, sia che fluisca in un rapporto di coppia, in quello con i figli o con i genitori. «Quando si sacrificano il proprio tempo o le proprie ambizioni, per esempio per passare più ore con i figli o gliele si sottrae con la convinzione di dare loro una vita più agiata, oppure quando si rinuncia a qualcosa per accudire un genitore malato, se il gesto è oblativo, allora sarà pieno di riflessione, ma privo di ripensamenti». Altrimenti? «Potrebbe essere il pretesto per non fare i conti con le proprie paure di fallire in questi aspetti della vita, o di non sentirsi abbastanza, o all’altezza di permettersi altro. Il discorso, però, potrebbe prendere una piega diversa. Molto dipende dalla storia personale di ognuno. Nel sacrificio potrebbe nascondersi la mancata domanda: ‘io cosa desidero davvero?’. Dovremmo porcela, sempre, per non pentirci poi», sostiene il dottore Cavaliere.

Dottor Roberto Cavaliere

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AMARE E SCEGLIERE TRA DUE UOMINI

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

Indecisa come Bridget Jones

Uno è passionale, emozionante, divertente. L’altro è serio, affidabile, rassicurante. Incapaci di scegliere, ci ritroviamo imbrigliate in un eterno triangolo, tra ripensamenti e tira-e-molla. Bridget Jones insegna: chi non supera l’impasse rischia di restare single per sempre.

PASSIONE O AMORE?

«In una società edonistica, fondata sulla ricerca del piacere, si fa spesso confusione tra passione e amore», spiega il dottor Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta a Milano, Roma, Napoli e Salerno. «La prima è alimentata dalle differenze, dai contrasti, che fanno apparire l’altro come misterioso, irresistibile, affascinante. Il secondo si basa sulla condivisione e sull’affinità, essenziali per una progettualità comune. La passione è la prima fase dell’amore: siamo attratti da ciò che è dissonante, nuovo, diverso da noi, ma per passare alla seconda fase, quella dell’amore vero, è necessario ritrovare nell’altro le nostre stesse aspirazioni di vita, i medesimi valori. A volte non riusciamo a passare da una fase all’altra, ma questi due bisogni continuano a convivere e a scontrarsi: il desiderio di stabilità sprona a cercare partner responsabili, con cui costruire qualcosa di solido, ma il ricordo delle “farfalle nello stomaco” e del batticuore dei primi tempi spinge controcorrente, verso amanti narcisisti, sfuggenti. Come diceva Proust, desideriamo ciò che non possediamo del tutto».

Anche lui può restare imbrigliato in un triangolo amoroso, indeciso, come Ulisse, tra il richiamo sensuale della sirena e il bisogno di sicurezza e stabilità della sua Penelope. Una situazione che provoca dolore e frustrazione in entrambe le “pretendenti”. «Cerchiamo di capire le motivazioni dei suoi dubbi ma, se questi si trascinano da tempo, mettiamolo alle strette», consiglia lo psicologo. «Spesso queste donne si tormentano chiedendosi cosa c’è che non va in loro e perché non vengono “scelte”, mentre il problema è in lui, che non si decide per irresponsabilità o paura di sbagliare».

Dottor Roberto Cavaliere

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FRIENDZONE: LA ZONA AMICALE DELLE RELAZIONI

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

L’amicizia può diventare amore? Se vi sentite come Rachel e Ross in “Friends”, legati da un affetto fraterno che vi rassicura e vi scalda il cuore, probabilmente vi trovate nella cosiddetta “friendzone”, un’area protetta di comfort in cui fiducia, comprensione e sostengo sono garantiti e non c’è spazio per le delusioni. Ma i sentimenti sono imprevedibili e, se l’altro comincia a far battere il cuore, non si può far finta di nulla: è ora di uscire dall’area amicale.

BUTTARSI O NO?

Avventurarsi fuori dalla friendzone vuol dire mettere in discussione un rapporto che ha basi solide, fondato su empatia, fiducia, lealtà, condivisione. Si dice che un amore è sostituibile, un amico no: vale la pena rischiare? Sì, perché, fingendo che nulla sia cambiato, il rapporto con l’altro risulterebbe falsato, non più autentico come prima. Bisogna mettere in conto i rischi: non solo di ricevere un no, ma anche di dover ricostruire l’amicizia.

 

SI PARTE IN VANTAGGIO  

«L’amore che scoppia tra due amici salta la fase iniziale dell’idealizzazione, in cui si tende ad avere un’attenzione selettiva verso gli aspetti dell’altro che risultano più affascinanti, rifiutando quelli che invece non combaciano con la propria immagine mentale di perfezione», spiega il dottor Roberto Cavaliere, esperto di problematiche di coppia. «Generalmente, quando la passione comincia a stemperare, l’immagine ideale entra in conflitto con quella reale e ciò genera delusione per il mancato rispetto delle aspettative iniziali. L’amicizia invece si fonda sulla conoscenza profonda dell’altro e l’accettazione di pregi e difetti. Non ci sono forzature per apparire sempre al meglio, come accade specialmente nelle prime fasi di una relazione amorosa. Ci si mostra per quello che si è, con spontaneità e naturalezza, e questo è senza dubbio un vantaggio».

COME FRATELLI

C’è anche il rovescio della medaglia. «La complicità, il cameratismo, l’affiatamento profondo si scontrano con il bisogno di scoprire l’altro un po’ alla volta, perché è quel pizzico di mistero che rende l’altro desiderabile e affascinante», prosegue l’esperto. «Vale anche dal punto di vista fisico: l’eccessiva confidenza diventa trascuratezza, mancanza di attenzione ai dettagli. Con un amico si può uscire anche in tuta e senza trucco, ma così lui non vedrà mai l’altro come un oggetto del desiderio».

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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COME GESTIRE LA CRITICA NELLE RELAZIONI

In un vero amore non si critica nulla. Se mi ami, amami con i miei difetti! Amami per quel che sono! Non chiedermi niente, non giudicarmi. Non ho nulla da darti: faremo qualcosa insieme. Io ti amo come sei, non ti chiedo nulla, non voglio che cambi, non esercito pressioni in questo senso.
(Alejandro Jodorowsky)

1) Tener conto dello stato d’animo del partner prima di criticare
2) Muovere al critica al momento giusto
3) Effettuare una critica alla volta
4) Circostanziare in maniera chiara e precisa la critica
5) La critica deve sempre essere rivolta al comportamento e non alla persona
6) Criticare solo comportamenti del partner che dipendono dalla sua volontà
7) Parlare sempre in prima persona usando il pronome IO
8) Trasformare la critica in un momento di confronto nella coppia
9) Trasformare la critica in una richiesta
10) Non rispondere ad una critica con una critica

Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un’amorevole capacità, una chiara intuizione e un’assoluta tolleranza.
(Mahatma Gandhi)

Dottor Roberto Cavaliere

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