DISTACCO TOTALE

Nelle favole c’è un filtro magico che ti fa addormentare. Ti svegli e ti innamori della prima persona che vedi. È la più geniale metafora dell’amore che sia stata concepita. L’amore è cieco, inspiegabile e crudele. Ed è anche precario. Nulla di così insensato può mai durare a lungo. (Acqua di mare di Charles Simmons)

 

Il distacco totale  è la migliore strategia da  adottare nel caso in cui una relazione finisca, anche se rappresenta l’approccio più doloroso, perché tende a tagliare di netto qualsiasi contatto. Questo tipo di distacco è maggiormente utile se viene messe in atto da entrambi i componenti della coppia. Il distacco totale presuppone che non ci siano contatti di nessun genere, sia di persona che tramite  terzi o tramite email, sms, telefonate,  ecc…. Il distacco totale  è la via migliore per superare il  dolore del distacco, quando si è lasciati dal proprio partner, senza  umiliarci pregandoli di tornare sui loro passi (in realtà allontanandoli  ancora di più da noi).  Ma soprattutto il distacco totale permette di poter effettivamente iniziare il processo d’elaborazione del lutto della fine della relazione. Qualsiasi distacco di tipo parziale è come se non mettesse un punto fermo per poter rielaborare la fine di un amore.

Vediamo nel dettaglio i punti principali del distacco totale. Essi richiedono estrema determinazione e procurano ulteriore sofferenza rispetto a quella già accumulata con la fine della relazione ma sono essenziali nel superare definitivamente il proprio dolore.

  • Il distacco totale è un impegno che prendete con voi stessi e nessun altro. Se non lo portate a termine  dovete prendervela solo con voi stessi perché è una vostra scelta e nessuno vi obbliga.
  • Và effettuato con la giusta motivazione. Il distacco totale non deve essere usato come strategia al fine di far sentire all’altro la nostra mancanza e quindi rendere possibile un ritorno. In questo caso vi procurerebbe solo ulteriore dolore.
  • Effettuare un distacco totale è un impegno con sé stessi e l’interromperlo espone,conseguentemente,  solo sé stessi alle relative conseguenze. Ad esempio la/il vostro ex partner potrebbe essere seccato dal vostro riprendere un contatto perché ritenevano che aveste superato la fine della relazione. Ciò li potrebbe rafforzare ulteriormente nella loro scelta di aver dato fine alla storia.
  • Il distacco totale serve anche a mantenere una personale dignità, perché non darete mai al vostro ex la gratificazione di sapere che siete ancora  coinvolti e sconvolti dalla fine del rapporto. Questo tipo di distacco vi permetterà di non pregarli di tornare  indietro; di non dire  cose che non vorreste dire, di non fargli vedere che  state male.
  • Solitamente il distacco totale viene adottato da chi è lasciato. Ma può succedere anche il contrario, nel caso ad esempio che abbiate scoperto un  tradimento dell’altro partner e quest’ultimo vogliano tornare chiedendo perdono.  Se non siete convinti del perdono il distacco totale vi permetterà di riflettere con maggiore serenità sulla decisione da prendere.
  • Spesso si afferma che una relazione pur essendo finita da diverso tempo non ci si riesce a superare il dolore o a finire di sperare. In questo caso sono del parere che dal punto di vista psicologico la fine della relazione avviene solo nel momento in cui volenti o nolenti c’è un distacco totale. Prima di quel momento, con qualsiasi altro tipo di distacco, non si è posto ancora, psicologicamente, la parola fine.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.it

 

barna Età: 33 Salve a tutti Sono appena uscito da una storia breve ma intensa,furono solo quattro mesi peroogni giorno sentivo crescere quest’amore e lei mi sussurrava che avrebbevoluto restare con me tutta la vita.C’era un’onda incredibile tra di noi,conil tempo libero dividevamo idee,cose,viaggi.Tutto seguiva cosi,io non mi sonomai accorto che lei avesse qualcosa dentro che le avrebbe portato poi adecidere di rompere,E cosi successe,un sabato sera mi confessa che non e’ piu sicura di continuare, che non sente piu’ lo stesso sentimento dell’inizio, che io non c’entro niente in questa decisione,lasciandomi senza parole.Dopo una settimana mi ha chiamato per bere qualcosa insieme,pero non ho voluto rispondere,francamente sono confuso,non capisco come puo’ finire un amore quando senti che la coppia e’ felice. E’ una delusione grande anche perhe’ mi e’ difficile accettarlo e pensare di non vederla piu, sono innamorato di lei e lei lo sa perfettamente. Però il distacco puo servire a farla riflettere? O dovrei gia’ metterci una pietra sopra?

COMMENTO Sì,il distacco serve.Se una persona ci promette sentimenti d’amore eterno, è brutto dirlo, ma spesso non dobbiamo illuderci troppo.L’amore eterno funziona solo su lunghi percorsi di vita, con analisi a posteriori. Se già dopo 2,3,4 mesi una persona ha dubbi sui suoi sentimenti, è un problema solo suo che dovrà risolvere soltanto lei, da sola e senza interferenze, insistenze, ma solo tanto rispetto.Se torna, dovrà a sua volta rispettare anche i nostri tempi di riacquisizione della fiducia verso lei,che sappiamo, non sono facili. Se non torna, non era amore eterno, e non era nemmeno amore, ed ha parlato a vanvera,cioè senza conoscere bene se stessa (come spesso capita!)

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Christian Età: 28 Gent.mo Dott.Cavaliere, ho letto il libro di A.Todisco “Rimedi per il mal d’amore”, consigliato nella Sua sezione libri utili. L’ho trovato molto utile ed interessante e a seguito di questa lettura ho un dubbio che vorrei porle. Dunque, circa 4 anni fa la mia ragazza mi ha tradito in quanto non accettava il fatto che fossi l’unica sua esperienza sessuale (lei è per me tutt’ora l’unica esperienza e ciò non le sta bene: più volte ha anche insistito nel dirmi di andare a letto con un’altra, ma a me non interessa in quanto sono soddisfatto di ciò che ho con lei: non sento la necessità di un confronto e anzi ho sempre visto la sua insistenza come un desiderio di sistemare i conti per pulirsi la coscienza.

La versione di lei è che la sua insistenza è per auto costruirsi una gelosia nei miei confronti, e anche che prima o poi vorrò provare altro anch’io, e ciò la preoccupa). L’esistenza di un amante l’ho scoperta casualmente e a seguito di mie riflessioni sono arrivato a capire che si era concessa: ho quindi voluto che me ne parlasse (ritengo oggi un grande errore!!!) per toglierle il fardello che aveva sperando che in questo mio gesto avrebbe ammirato la mia vicinanza e comprensione. Ma così non è stato: mi sono sentito svuotato dentro nel sentirla raccontare i particolari del suo incontro e confesso che ho desiderato di porre fine definitivamente alla mia sofferenza, ma ho superato questo pensiero convinto che una volta vissuto/provato il confronto di cui aveva bisogno sarebbe stata mia per sempre (ora sò che tutto questo è illusorio e errato!). Fino a quel momento la relazione che durava da 7 anni (almeno dal mio punto divista) andava bene: ero sereno e tranquillo nello stare con lei.

Dopo il tradimento non è più stato così: sono diventato possessivo, geloso, insicuro…dipendente da lei. Ho vissuto dandole tutto me stesso, ma ora sò che il fine di questa mia generosità/altruismo era solo per controllarla e frenarla da qualsiasi situazione che ritenessi pericolosa (e cioè praticamente tutto). Qualsiasi cosa facesse senza la mia presenza la vivevo come un rischio e ne risultavo offeso in quanto lo vivevo come un’esclusione. Qualche mese fa mi ha lasciato e la mia reazione è stata evidentemente come quella di un bambino: non l’accettavo, non trovavo ragioni, non capivo come potesse lasciarmi dopo tutto quello che avevo fatto per lei, ho pianto e mi sono disperato davanti a lei; l’ho addirittura pregata di non lasciarmi (non ho amicizie ne compagnie: solo lei e perdendola mi sentivo perso, solo). Nella sofferenza e depressione ho cominciato a pensare che avesse un’altro, anche se lei ha sostenuto e continua a sostenere che non c’è nessuno e che non è un’altra relazione che cerca (in realtà penso che le ero d’impiccio per la sua nuova carriera lavorativa, e che quest’ultima le ha dato la forza per staccarsi da me: lei è cresciuta e io no! Inoltre, onestamente parlando, se in questo perido di distacco avesse avuto altre relazioni… non lo ritengo importante: se voleva era sua libertà e diritto). Grazie alla lettura sopracitata, penso di aver capito che (quasi interamente)le cause della rottura siano mie, per il mio errato comportamento, la mia immaturità, il complesso di Edipo non superato e risvegliato dal suo tradimento(può essere corretta la mia interpretazione?). Ho compreso la mia immaturità (mi sento veramente infantile in tutto quello che ho fatto per tenerla legata ame!), il perchè dei miei comportamenti assillanti, l’importanza del “posso vivere con te e senza di te”. Ho capito che bisogna lasciar vivere la propria compagna e non cercare di metterla sotto la “campana di vetro”. Ho forse trovato il sentiero giusto da percorrere ma non sono ancora arrivato al traguardo! E in verità non so come fare per raggiungerlo! Sono orgoglioso di lei, dei suoi successi sul lavoro. Ha trovato anche una compagnia con la quale riesce a divertirsi, un amico con cui confidarsi, e sono contento che ha una vita sociale (cosa che ci eravamo privati). Sostanzialmente ha trovato una vita che la fa vivere e la realizza (con me era in stallo e in gabbia, e viceversa!). Oltre ad essere felice e contento per lei… purtroppo ne sono invidioso perchè è tutto quello che vorrei anch’io ma che non riesco a “trovare”, e questo mi fa soffrire… mi dà ansia (oltretutto è determinata a tenermi escluso da questo suo mondo, e in un certo senso posso capirlo in questa situazione)! Quello che vorrei è poter continuare con lei alla luce delle mie scoperte (perchè sò che è una persona che vale!)! Il suo abbandono, che prima vedevo come un tradimento un’offesa, ora lo vivo come l’opportunità per crescere:ero un bambino ed è una condizione che non voglio più! Voglio lasciarla vivere ma starle accanto, non più per controllarla ma per amarla e farmi amare in modo sano e naturale, accettando che lei ha una sua vita, che io ne ho una mia (in costruzione), e vivere il presente senza più guardare al passato o al futuro. Però non mi sento pronto: ogni volta che mi nasconde qualcosa ne soffro (e lo fa, presumo, per evitare le mie reazioni gelose che devo dimostrarle non voglio più riproporre). Ogni volta che mi racconta di sue nuove possibilità/esperienze, dovrei esserne solamente felice… ma ne soffro per l’invidia di non poterle fare anch’io. Penso di aver bisogno di tempo, ma per contro che dovrei starle accanto per il piacere della sua copagnia e per dimostrarle di non essere più la persona che le ho offerto negli ultimi 4 anni. Che fare? Prendendo tempo ho paura che cercherà/cadrà nelle braccia di qualcun altro, e che quando mi sentirò pronto sarà troppo tardi per riaverla. Rifrequentandola ho paura di non aver maturato ancora il distacco necessario a completare il mio percorso di crescita e che quindi ne soffrirò. Giorni fa le ho scritto una lettera in cui riconosco i miei errori (primo tra tutti una possessività ossessiva) e la mia volontà a lasciarla vivere, ma anche di tentare di ricostruire la nostra relazione (la mia posizione è che ho sbagliato e l’ho allontanata: se non fossi stato così immaturo… forse sarebbe ancora con me, e vorrei scoprire se c’è ancora un percorso comune, sereno da poter affrontare/vivere insieme nelle nuove condizioni di oggi). Lei è rimasta colpita da quanto le ho scritto e ha accettato di riprendere a frequentarci amichevolmente per vedere se può rinascere qualcosa con l’obiettivo appunto di continuare assieme. Ho tralasciato di dire che le sue frasi da quando mi ha lasciato sono di non amarmi più, di non provare più nulla se non affetto, che mi vede come un padre/la sua coscienza. Ma io credo che i suoi sentimenti ci siano ancora: vanno solo risvegliati dimostrandole di essere un uomo e non più un bambino nè tantomeno un padre, che posso “camminare solo” e lasciarla libera di vivere. Nell’attuale situazione di single sto imparando a non legarmi più assillantemente ad alcun oggetto, a superare le mie paure, le mie insicurezze, la mia invidia. Allo stesso tempo vorrei ricostruire una relazione con lei in modo sano e maturo, ma ogni volta che la vedo/sento ne sto male. Il mio dubbio quindi è: la mia crescita è necessariamente possibile solo lontano da lei? Si può superare una dipendenza affettiva e continuare con la persona della quale si dipendeva o non è cosa possibile risollevarsi e riprendere il rapporto sano che c’era in principio? E’ un errore/illusione narcisistica cercarla/volerla ancora? La ringrazio, Christian.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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