PERDONARE IL TRADIMENTO

Il perdono è un processo lungo durante il quale si attraversano diverse fasi, ciascuna è indispensabile per riuscire realmente a superare la frattura creata dal tradimento

Per capire come arrivare a perdonare è necessario capire cosa è veramente il perdono. Spesso, infatti, si tende a confondere il perdono con la riconciliazionema sono due atti distinti. Perdonare significa riuscire a vedere i limiti di chi ci ha ferito, ridargli una dimensione più reale, di persona con pregi e difetti, comprendere senza per questo giustificare.

E’ un atto che richiede profondo equilibrio interiore nonché l’accettazione piena di noi stessi. Comprendere e accettare i nostri difetti e le nostre fragilità ci permette di farlo poi con gli altri. Perdonare non significa dimenticare ma far sì che il passato non continui a ferirci, ricordare senza provare dolore. In quest’ottica il perdono non è qualcosa che serve a chi ci ha offeso per liberarsi delle sue responsabilità ma innanzitutto un processo per liberare noi delle conseguenze dell’offesa che abbiamo ricevuto.

Non è facile perché molto spesso crediamo di aver perdonato e non è vero. Dopo aver preso consapevolezza di ciò per perdonare un tradimento è necessario compiere una serie di passaggi. Il tradimento rappresenta una profonda ferita personale per chi lo subisce, quasi assimilabile a un vero e proprio lutto.

Quindi, nella fase iniziale della scoperta non è possibile perdonare, è come chiedere a chi ha subito un lutto di dimenticare la persona che non c’è più. E’ necessario vivere la fase emotiva del dolore e della rabbia che segue la scoperta di un tradimento. Al contempo la persona che ha tradito deve permettere allavittima del tradimento di esprimere anche con forza tutto il dolore e la rabbia che ha dentro.

Tentare da parte dell’autore del tradimento di trovare subito delle spiegazioni razionali al proprio gesto non fa altro che amplificare dolore e rabbia della vittima che non solo si sente tale ma paradossalmente anche colpevolizzata. Solo dopo che si è attenuata la fase emotiva descritta, è possibile comunicare nella coppia e chiedersi perché sia successo.

Quindi alla fase emotiva ne segue una cognitiva di consapevolezza dell’accaduto. Solo alla fine di questa fase è possibile veramente perdonare. Il perdono non potrà essere mai totale, la ferita rimane, ha bisogno di tempo per cicatrizzarsi. Ilperdono è quindi un processo lungo e doloroso e non un atto isolato

Quando è un atto isolato e prematuro, non è vero perdono ma potrebbe solo nascondere la paura di perdere il partner, anche se ha tradito o rivelare un’incapacità di prendere atto di un disagio nella coppia che ha prodotto il tradimento. Un perdono come processo emotivo e cognitivo invece può rappresentare anche un momento di crescita psico-affettiva per la coppia.

Dottor Roberto Cavaliere

“Ma si può davvero perdonare, se è vero che l’Io si mantiene vitale solo grazie al suo amor proprio, al suo orgoglio, al suo senso dell’onore? Anche quando vorremmo sinceramente perdonare, scopriamo che proprio non riusciamo, perchè il perdono non viene dall’Io. E allora forse, meglio del perdono, che probabilmente è pratica insincera, a me sembra più costruttivo percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento , dove chi ha tradito deve reggere la tensione senza cercare di rappezzare la situazione e, con brutalità cosciente, deve al limite rifiutare di rendere conto di sé. Il rifiuto di spiegare significa da un lato non misconoscere il tradimento ma lasciarlo intatto nella sua cruda realtà, e dall’altro che la spiegazione deve venire sempre dalla parte offesa. Del resto chi, dopo essere stato tradito, sarebbe in grado di ascoltare le spiegazioni dell’altro? Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l’individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da sé una spiegazione dell’accaduto. Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perchè questa elusione di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le offese, la più bruciante per il tradito, e allora il tradimento continua, anzi si accentua.”

Da Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, Feltrinelli

L’ATTACCO AL LEGAME

L’attacco al legame è una modalità che viene messa in atto all’interno di una relazione da parte di uno dei due partner.
Se uno dei due partner presenta forti tratti di ambivalenza affettiva (come i borderline o i bipolari) oscilla costantemente fra il ‘ti amo’ ed il ‘ti odio’, fra idealizzazione e svalutazione dell’altro e della relazione. Inoltre tale partner ha una profonda paura di legarsi perchè ha paura di soffrire se la relazione dovesse finire.
Ed ecco che periodicamente attacca il legame per non legarsi troppo, per evitare di amare, per non soffrire, sortendo gli effetti opposti a quelli prefissi. Infatti più ‘attacca’ e più si lega, più soffre, più aumenta la sua paura della separazione. Tutto questo si riverbera sull’altro partner che subisce l’attacco in maniera speculare. Diventa necessario prendere atto di tale modalità relazionale al fine di poterla superare.

Il seguente brano parla in maniera molto eloquente dell’attacco al legame

“Non sono sempre stato buono con lei, anzi, di solito ero un figlio di puttana. La amavo tanto e non sapevo cosa fare. Invece di darle ciò che sentivo, di colmarla di quell’amore aspro, me lo inghiottivo. E’ una cosa che non riesco ancora a capire: il suo amore mi arrivava senza problemi, il mio invece non fluiva verso di lei. Credo che il suo amore reprimesse il mio. Lei e il suo amore formavano una sostanza densa in cui il mio amore e io rimanevamo impantanati, allora diventavo una furia e lei non riusciva a capirlo. L’ho trattata male molte volte perché ero disperato ma l’amavo più della mia stessa vita e quando se n’è andata la mia vita si è spenta.
Quando ho saputo che l’avevo perduta per sempre sono impazzito. Prima che sia trascorso un secondo sarai morto centomila volte, dice un versetto del Corano e io ho dovuto viverlo. Non aveva smesso di amarmi ma il suo amore era malato e non sopportava la mia presenza. Ho visto tutto il dolore nei suoi occhi, tutti i miei tradimenti e le mie bugie, io ero la persona che si frapponeva tra lei e me, il rivale impossibile. Allora, quando ormai era troppo tardi, il mio amore è esploso, il suo amore malato non opponeva resistenza e il mio è andato dritto verso di lei ma lei ormai mi aveva chiuso le porte. E ho dovuto tenermi il mio amore e ci sono state gocce di sangue nel mio silenzio. Lei si è allontanata e io sono entrato nella cella frigorifera, il locale meno accogliente di tutti i manicomi, e non ne sono ancora uscito.” Efraim Medina Reyes

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TEST SULLE CARATTERISTICHE D’ATTACCAMENTO AL PARTNER

Segni quale delle seguenti affermazioni la caratterizza nelle sue caratteristiche d’attaccamento col partner. Lo stesso test può essere effettuato retroattivamente, vale a dire per valutare le stesse caratteristiche coi partner del suo passato affettivo e sentimentale.

  • Mi piace trascorrere il mio tempo col partner
  • Mi piace essere in vicinanza col mio partner
  • Quando sono inquieto o ho un problema chiedo sostegno al mio partner
  • Quando non mi sento bene fisicamente o psicologicamente chiedo sostegno al mio partner
  • Non sopporto che il mio partner mi stia lontano
  • Quando il mio partner è lontano avverto molto la sua mancanza
  • Avverto di poter contare  sul mio partner.
  • So che il mio partner farebbe tutto il possibile per me.

 

Per valutare il test si rifaremo alle caratteristiche emozionali della relazione individuati dai psicologi che studiano la teoria dell’attaccamento.

Le prime due affermazioni  sono inerenti alla caratteristica del contatto . Si desidera, appunto, il contatto inteso come vicinanza col proprio partner e non con un altro.

Le seconde due affermazioni sono inerenti la caratteristica rifugio sicuro . Viene cercato il partner quando si ha un problema, si soffre psicologicamente e fisicamente. Lo stesso partner viene considerato rassicurante in tal senso.

Le successive affermazioni sono inerenti la caratteristica ansia da separazione . Questa dimensione è legata all’ansia provata nel momento che il proprio partner è lontano o quando lui non c’è.

Le ultime due affermazioni sono inerenti la caratteristica base sicura . E’ il senso di sicurezza che veicola il partner. E’ la sensazione che possiamo avventurarci nel mondo anche perché abbiamo una persona sui cui sappiamo di poter contare.

Il partner perfetto non è quello che corrisponde a tutte le affermazioni. Potrebbe tranquillamente corrispondere ad alcune di esse. Dipende dalla nostra età, dallo status sociale, dalle situazioni contingenti. Il test è solo uno spunto di riflessione sulle caratteristiche d’attaccamento che ci caratterizzano o ci hanno caratterizzato nella relazione col partner.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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TIPOLOGIE DEI DIPENDENTI AFFETTIVI (di Susan Peabody)

Introduzione

La dipendenza affettiva è un problema grave. Non solo è “la droga per eccellenza” per molte persone, ma ci sono migliaia di alcolisti e tossicodipendenti in recupero che soffrono di dipendenza affettiva e non ne sono coscienti.

La dipendenza affettiva può essere meno problematica rispetto alla loro dipendenza da droga o alcohol, ma può minare il loro recupero da queste sostanze.

Questo articolo è stato scritto originariamente per l’Associazione “Love Addicts Anonymous” (Dipendenti Affettivi Anonimi) per permettere alle persone di comprendere se soffrano di questo disturbo.

Categorie tipiche di dipendenti affettivi

Dalla prima pubblicazione di “Addiction to love” (Susan Peabody – 1989) non molto è cambiato nel mondo della Dipendenza Affettiva eccetto il modo in cui la consideriamo.

Nel 1989, ciò che sapevamo di questo disturbo emergeva ancora dalle nostre conoscenze sulla Codipendenza. Allora, per molti di noi, Dipendenza Affettiva e Codipendenza erano un’unica cosa. Tuttavia oggi comprendiamo che ciò non è vero.

Il dipendente affettivo codipendente è solo uno dei molti tipi di dipendente affettivo. Per comprendere in modo chiaro come i dipendenti affettivi si differenziano tra loro, ecco un’elenco:

Dipendente Affettivo Ossessivo

Gli OLA (Obsessed Love Addicts) non riescono a lasciar andare il partner, neanche se questi è: non disponibile, a livello emotivo o sessuale, impaurito di impegnarsi, incapace di comunicare, non amorevole, distante, abusivo, indagatore e dittatoriale, egocentrico, egoista, dipendente da qualcosa al di fuori della relazione (hobbies, droghe, alcohol, sesso, un’altra persona, il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, etc)…

Dipendente Affettivo Codipendente

CLA (Codependent Love Addicts) sono i più ampiamente riconosciuti. Rappresentano un profilo particolarmente comune. Molti di loro soffrono di scarsa autostima ed hanno un modo di pensare, sentire e comportarsi, in certo modo, prevedibile.

Ciò significa che da una condizione di insicurezza e bassa autostima cercano disperatamente di rimanere attaccati alla persona da cui sono dipendenti, manifestando un comportamento codipendente. Questo include: essere permissivi, aiutare, prendersi cura del partner, esercitare un controllo passivo – aggressivo ed accettazione di abbandono ed abusi. In generale, i CLA faranno di tutto per “prendersi cura” dei loro partner nella speranza di non essere lasciati o di essere un giorno ricambiati.

Dipendenti dalla Relazione

Gli RA (Relationship Addicts), a differenza degli altri dipendenti affettivi, non sono più innamorati dei loro partners ma sono incapaci di lasciarli andare, di rinunciare. Solitamente sono così infelici che la loro relazione mina la loro salute, il loro spirito e benessere emotivo.

Anche nel caso in cui i loro partners li picchino o sappiano di essere in pericolo, essi sono incapaci di rinunciare al rapporto. Hanno il terrore di rimanere soli. Hanno paura del cambiamento. Non vogliono ferire o abbandonare i loro partners. Tutto ciò può essere descritto come: “Ti odio, non lasciarmi”.

Dipendenti Affettivi Narcisisti

Gli NLA (Narcissistic Love Addicts) utilizzano il dominare l’altro, la seduzione ed il trattenere l’altro per controllare i propri partners. A differenza dei codipendenti, che sono disposti a tollerare un notevole disagio, i narcisisti non accondiscendono a nulla che possa interferire con la loro felicità.

Sono assorbiti da se stessi e la loro bassa autostima è mascherata dalla loro grandiosità. Inoltre, piuttosto che essere ossessionati dalla relazione, gli NLA appaiono distaccati ed indifferenti. Non sembrano affatto essere dipendenti. Raramente ci si può accorgere che gli NLA siano dipendenti finché il partner non cerca di lasciarli. Allora non saranno più distaccati ed indifferenti. Entreranno in uno stato di panico ed useranno qualsiasi mezzo a loro disposizione per protrarre la relazione, incluso l’uso di violenza.

Molti psicologi hanno rifiutato l’idea che i narcisisti possano essere dipendenti affettivi. Può darsi ciò sia avvenuto perché raramente i narcisisti ricercano un trattamento terapeutico. Tuttavia, se mai capiti di poter vedere come molti narcisisti reagiscono all’abbandono, temuto o reale, ci si accorgerà che certamente essi presentano le caratteristiche del dipendente affettivo.

Dipendenti Affettivi Ambivalenti

Gli ALA (Ambivalent Love Addicts) soffrono di un disturbo di personalità evitante. Non hanno particolari problemi a lasciar andare il partner, hanno invece molti problemi ad andare avanti. Bramano disperatamente l’amore ma allo stesso tempo sono terrorizzati dall’intimità. Questa combinazione di tendenze è agonizzante.

Gli ALA sono a loro volta divisibili in categorie:

Torch Bearers (portatori di una fiamma) sono ALA che sono ossessionati da persone non disponibili. Ciò può avvenire senza che questi compiano alcuna azione (soffrire in silenzio) oppure con la ricerca di contatto con la persona amata.

Alcuni Torch Bearers sono più dipendenti di altri. Questo tipo di dipendenza si nutre di fantasie ed illusioni. E’ anche conosciuta come “amore non corrisposto”.

Sabotatori sono ALA che distruggono le relazioni quando queste cominciano a diventare serie o in qualsiasi momento venga percepita la paura dell’intimità. Ciò può accadere in qualunque momento, prima del primo appuntamento, dopo il primo appuntamento, dopo il rapporto sessuale, dopo che si sia manifestato il timore dell’impegno.

Seduttori Rifiutanti (Seductive Withholders) sono degli ALA che ricercano una persona quando desiderano un rapporto sessuale o compagnia. Quando si sentono impauriti o in pericolo cominciano a rifiutare compagnia, sesso, affetto, qualsiasi cosa li renda ansiosi. Se lasciano la relazione sono soltanto Sabotatori. Se invece continuano a ripetere il modello disponibile/non disponibile sono Seduttori Rifiutanti.

Dipendenti Romantici sono ALA che dipendono da più partners. A differenza dei dipendenti dal sesso, i quali cercano di evitare del tutto il legame, i Dipendenti romantici si legano ad ognuno dei loro partners, in grado diverso, anche se i legami romantici sono brevi ed avvengono simultaneamente.

Con “romantica” intendo una passione sessuale ed una pseudo intimità emozionale. Da notare che, sebbene i Dipendenti romantici si leghino a ciascuno dei propri partners, in vario grado, il loro scopo, insieme alla ricerca dell’intensità delromance e del dramma, è di evitare l’impegno ed il legame su di un piano più profondo con il partner. Spesso i Dipendenti romantici vengono confusi con i Dipendenti dal sesso.

Nota sui Dipendenti Affettivi Ambivalenti:

Non tutti gli evitanti sono dipendenti affettivi. Se si accetta la propria paura dell’intimità e delle interazioni sociali e non ci si lascia attrarre da persone non disponibili o semplicemente si crea un piccolo cerchio sociale, non si è necessariamente dei Dipendenti Affettivi Ambivalenti.

Ma se ci si strugge, anno dopo anno, su di una persona non disponibile o si tende a sabotare una relazione dopo l’altra o si hanno relazioni romantiche occasionali seriali o si avverte la vicinanza solo con un altro evitante, allora si può parlare di Dipendenti Affettivi Ambivalenti.

Combinazioni

Si può scoprire di soffrire di più di un tipo di dipendenza affettiva. Molte di queste categorie si sovrappongono o combinano con altri problemi comportamentali. Per esempio si può avere il caso del codipendente, alcolista, dipendente affettivo. Oppure di un Dipendente Affettivo/Relazionale.

La cosa più importante è identificare il proprio profilo personale per sapere con che cosa ci si stia confrontando.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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FINE AMORE

Ecco, vedi, io mi sono innamorato due volte nella vita, ma sul serio, e tutt’e due le volte ero sicuro che sarebbe stato per sempre e fino alla morte, e tutt’e due le volte è finita e non sono morto.Hesse

 

Dal punto di vista teorico e scientifico la fine di un amore è riconducibile agli stessi processi della separazione, del lutto.

Il primo studioso ad occuparsi delle esperienze di separazione o lutto è John Bowlby che raccoglie in maniera sistematica, le reazioni di angoscia messe in atto da una bambina di soli due anni, ricoverata in ospedale, senza la possibilità di avere accanto la propria madre. Estendendo ad altri casi i risultati della ricerca condotta, Bowlby si accorge dell’analogia del comportamento osservato nella bambina ospedalizzata, con quello messo in atto da altri bambini e da macachi separati dalle proprie madri, da persone rimaste vedove e, in generale, da adulti che hanno subito una separazione o un divorzio doloroso dal loro coniuge. Si potrebbe parlare di un vero e proprio pattern universale, articolato in tre fasi, che si succedono le une alle altre: protesta, disperazione e distacco.

La prima fase, ossia quella della protesta, è caratterizzata da reazioni piuttosto smoderate, quali pianto, grida, agitazione, ansia, panico. La persona lasciata, abbandonata, inconsapevolmente, agisce in tal modo, con l’intento di influenzare il ritorno della persona andata via.

Durante la seconda fase, quella della disperazione , ai comportamenti di iperattività e protesta attiva, subentrano altri di totale inattività, astenia, depressione. Fanno, inoltre, la loro comparsa alterazioni fisiologiche, quali disturbi del sonno, diarrea, alterazioni del comportamento alimentare, accelerazione del battito cardiaco. Alla delusione dovuta agli esiti negativi dei comportamenti messi in atto durante la prima fase, che non hanno garantito il ritorno della persona scomparsa o andata via, subentra un periodo di passiva disperazione, generata dalla consapevolezza dell’impossibilità di un ritorno.

La terza fase riguarda il distacco . La persona abbandonata, cioè, dopo un determinato lasso temporale, si distacca, a sua volta, affettivamente ed emotivamente dalla persona persa, riorganizzandosi a livello emotivo e ricominciando le normali attività che contraddistinguevano la sua vita prima di restare sola.

Al di là delle tre fasi individuate sopra, nella fine di un amore, un amore che ci ha profondamente coinvolti, si prova una sofferenza indicibile, si pensa che non si può più continuare a vivere, si provano sentimenti quali: tristezza, delusione, senso d’angoscia, sensi di colpa e fallimento. Forte è l’ossessione che l’accompagna, ben descritta dal brano d’apertura. Sopratutto se quell’amore ha preso tutte le nostre forze, ha preso la nostra vita, perchè come in ogni amore che viviamo, pensiamo sempre che sia quello “giusto”, quello che durerà in “eterno”. Ed è doloroso accettare che possa finire, che ci siamo sbagliati.

Il più delle volte non si riesce a comprendere perchè sia finito, non rendendosi conto che quella fine non è stata improvvisa ma era in qualche modo preannunciata in tanti piccoli gesti, occasioni, sfumature, o pur avendo notate quest’ultime si viveva comunque nell’illusione che nonostante tutto non sarebbe mai finito quell’amore.

Nella stragrande maggioranza dei casi ci si dimena, non ci si arrende, si tenta l’impossibile per recuperare quell’amore. Sopratutto si continua ad amare la persona perduta, a volte più di prima. A volte si prova qualche timida speranza di recuperare l’amore perduto, sopratutto se l’altra parte, incautamente, manifesta qualche piccolo segnale d’affetto o di comprensione, che si tende subito ad interpretare come segnale di una rinnovata disponibilità ad amarci e non lo si vede nel suo reale significato (tipica la frase “forse mi ama ancora un pò? forse non è tutto finito?”).

Quando finisce un amore, sopratutto se si è lasciati, si compie una vera e propria analisi di quelle che sono state le cause che hanno portato alla fine. Il più delle volte la persona lasciata tende ad attribuirsi le colpe, imputando a propri comportamenti errati la fine della relazione. Questo perchè permette di poter sperare che cambiando il proprio comportamento la relazione può iniziare di nuovo, se l’altro ci dà un altra possibilità. Non ci si vuole rendere conto che molto più semplicemente l’altro non ama più. Per quanto doloroso possa essere prendere coscienza di quest’amara verità, rappresenta l’unico modo per poterne uscire. Si soffrirà in maniera spaventosa ma il tempo ci aiuterà a porre definitivamente la parola fine. Altrimenti, sperando in un altra possibilità, prolunghiamo solo la sofferenza entrando in un tunnel che ci sembrerà senza uscita.

Ma, per quanto possa essere lontano nel tempo, dopo aver pianto tutte le lacrime di questo mondo, dopo aver espresso tutta la disperazione di questo mondo, arriverà il momento in cui si toccherà il fondo del baratro. Ed in quel momento, quasi senza rendersene conto, si inizierà una lenta ma inesorabile risalita. Si accetterà la realtà delle cose. Si scoprirà che il più grande amore è quello che deve ancora venire.

Infine non dobbiamo dimenticare che il nostro modo di vivere la fine di un amore è legato ai nostri primi “abbandoni” quelli infantili. Non ricordo chi affermava “il bambino è il padre dell’uomo”. Mai come in questo caso ha ragione. Infatti a seconda di come siamo stati “abbandonati” ed abbiamo vissuto tali “abbandoni” da piccoli, che rivivremo quelli attuali e futuri. Ma non dimentichiamo che gli “abbandoni” rappresentano anche un momento di crescita.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LIMERENCE O ULTRATTACAMENTO

Il concetto di Limerence (in italiano ultrattaccamento) è stato elaborato dalla psicologa Dorothy Tennov in seguito ad uno studio scientifico sull’amore romantico. Questa psicologa ha intervistato oltre 500 soggetti sul concetto di amore. In seguito a tale ricerca Tennov ha coniato nel 1977 il termine “limerence„ pubblicandolo in Love and Limerence: The Experience of Being in Love.

Con tale termine la Tennov descrive lo stadio finale, quasi ossessivo dell’amore romantico. La Limerence è uno stato cognitivo ed emozionale caratterizzato da intenso desiderio per un’altra persona. Il termine limerence si riferisce spesso a voler intendere lo stato di una persona che esprime, preoccupazione per la persona amata, e, come mostrano recenti ricerche sulla neurochimica, uno stato mentale simile a un disturbo ossessivo-compulsivo. La Limerence sarebbe, infatti, lo stato ossessivo, l’idealizzazione irrazionale e l’intenso desiderio di essere ricambiati. Gli individui colpiti da Limerence sono costantemente attratti da partner sbagliati, soffrono amori non corrisposti e sono incapaci di imparare dalle loro esperienze. Ne deriva un senso di angoscia emotiva e un grave senso d’inutilità che accompagna la persona nel corso della vita. A tal riguardo tale stato può durare mesi, anni o anche tutta una vita, anche in un’assenza totale di reciprocità della persona amata. Inoltre in amore affetto e tenerezza esistono solo come disposizioni verso un’altra persona, a prescindere dal fatto che questi sentimenti siano ricambiati, laddove invece la limerence richiede che lo siano. Il contatto fisico con l’oggetto amato non è né essenziale né sufficiente a chi stia facendo esperienza di limerence, a differenza di chi prova un’attrazione sessuale.

Nello stato iniziale dell’innamoramento definito in inglese New Relationship Energy (NRE) si avvantaggia di una comunicazione aperta e di una consapevole mutualità di sentimenti ed è generalmente vista come una positiva esperienza di legame, mentre la limerence può disperdersi una volta che si sia stabilita una reciprocità, ed è caratterizzata da incertezza e ansietà.

Le principali caratteristiche del limerence sono:

  • Pensiero ossessivo e intrusivo sulla persona amata (detto limerent).
  • Timore del rifiuto
  • Speranza nel conquistare prima o poi l’altro
  • Manifestazioni fisiologiche del limerent (stati ansiosi, tachicardia e altro)
  • Intensificazione dell’attaccamento nelle avversità.
  • Attenzione selettiva a qualsiasi azione, pensiero, o circostanza che può essere interpretata favorevolmente come sentimento ricambiato da parte della persona amata.
  • Capacità d’ inventare o trovare spiegazioni logiche favorevoli ad azioni, pensieri e circostanze del tutto neutre in tal senso, della persona amata.

Pensiero ossessivo e intrusivo

Durante il limerence, i pensieri dell’oggetto limerent sono sia persistenti, che involontari che intrusivi. Limerence è in primo luogo un’ossessione che porta anche a vere e proprie fantasie sulla vita con la persona amata una volta conquistata . Inoltre tali fantasie si spingono anche a pensieri estremi quali il salvare la persona amata da una situazione di pericolo di vita o la persona amata che dichiara il proprio amore solo in punto di morte. Tutto questo prende vita particolarmente nei sogni, anche quelli a occhi aperti, che rappresentano una vera e propria fuga dalla realtà.

Timore del rifiuto e Speranza

Nel limerence si vive costantemente colla paura di un atto concreto di rifiuto che non lascia nessuna speranza. Speranza che è sempre presente in questa forma d’attaccamento che è alimentata dall’incertezza. Quest’ultima da una parte aumenta il dolore ma d’altra parte aumenta desiderio e speranza. Come accennato in precedenza, la speranza nel limerence porta a vedere solo i pensieri e le azioni dell’amato che confermano il desiderio di essere ricambiati, tralasciando tutto ciò che non va in tale direzione. Secondo gli studi, il limerence dura circa tre anni in media, ma può anche durare molto di più fino ad arrivare a coprire un’intera vita nei casi più patologici.

Tipologie di relazioni limerent

Abbiamo due tipologie di relazioni limerent:

Legame di Limerent-Nonlimerent: definisce le relazioni in cui uno dei due è limerent. Secondo la Tennov la maggioranza delle relazioni s’inquadra in questa tipologia e durano abbastanza a lungo.

Legame di Limerent-Limerent: definisce le relazioni in cui entrambi sono limerent. Per la Tennov questo tipo di relazione è breve.

La Tennov è del parere che le relazioni Limerent-Nonlimerent sono più forti e sicure se la donna è limerent e l’uomo è nonlimerent, perché l’uomo che è più limerent renderebbe la donna più incline ad abbandonarlo .

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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RELAZIONE CON UN BORDERLINE

Il disturbo bordeline di personalità è secondo il DSM IV un disturbo di personalità, cioè un disagio che investe le aree più importanti della vita di una persona, essendo insito nella personalità del paziente. E’ un disturbo molto diffuso, circa il 3% della popolazione ne soffre, con prevalenza nel sesso femminile e si sviluppa generalmente nell’infanzia o in adolescenza con un decorso solitamente cronico.
E’ soprattutto la la dimensione affettivo relazionale di chi ne è affetto ad esserne investita. Infatti i bordeline non riescono a stabilire rapporti affettivi profondi e stabili nel tempo, a causa di una mancanza d’identità che li spinge a creare rapporti problematici e distruttivi, soprattutto per chi entra in contatto con loro.
Nel soggetto bordeline l’immagine di sè varia rapidamente, con continui e repentini cambiamenti dei loro valori, delle aspirazioni, degli obiettivi che si pongono. I progetti di lavoro, i partners e gli amici che scelgono, persino la loro identità sessuale possono essere diversi nel corso della stessa giornata. Il loro tratto distintivo è l’impulsività: spendono molto, cambiano spesso partner sessuale, di frequente abusano di sostanze stupefacenti, giocano d’azzardo, guidano in maniera spericolata, ingeriscono grandi quantità di cibo, manifestano una rabbia intensa e immotivata che li spinge a coinvolgersi in litigi di vario tipo. Il tutto per colmare un’enorme voragine, un sentimento di vuoto senza tregua a cui non riescono a dare un senso. Fra gli atti estremi si può essere anche il suicidio.
A questo disturbo si associano spesso problematiche di ansia, instabilità dell’umore che va dal depresso al maniacale, timori ipocondriaci e, in situazioni di particolare stress emotivo. Possono essere presenti anche sintomi psicotici transitori, quali deliri paranoidi o idee bizzarre e inusuali.
Ma come già detto è soprattutto l’aspetto relazionale a risentirne maggiormente di tale disturbo. Chi stabilisce una relazione intima con un borderline, sia esso un amico, un partner o un genitore, vengono trascinati in un vortice di emozioni contrastanti che oscillano tra la rabbia e il senso di colpa, in un continuo circolo vizioso difficile da chiudere.
Da premettere che il borderline non si rende conto delle sue modalità inaccettabili e del male che sta facendo alla persona cara. Quasi sempre, non è consapevole di avere un problema.
Un borderline sceglie solitamente le persone a cui legarsi tra quelle più fragili, o molto legate a loro da vincoli di affetto (la madre, una persona che li ama); quindi li attira a sè: può sedurli mostrandosi molto amorevole, dimostrando sentimenti esagerati che non prova, drammatizza eventi e aspetti della sua vita al fine di manipolare chi gli si avvicina, cambia repentinamente umore e opinioni.
Quando un’altra persona si lega a lui, il borderline lo idealizza e lo fa sentire l’essere più importante del mondo; contemporaneamente gli fa il vuoto intorno, allontanando tutte le persone significative per l’altro in modo da tenerlo solo per lui, anche con la menzogna e l’inganno. Già nei primi incontri il borderline fa al partner richieste assurde: gli chiede di trascorrere molto tempo insieme, di fare cose e progetti destinate a coppie di lunga data. E l’altro, inizialmente gratificato dall’adorazione che riceve dal borderline, cade nella rete. Quando poi comincia a vedere le prime incongruenze e si ribella, incontra la protesta del borderline che continuando a manipolarlo lo fa sentire talmente in colpa da spingere l’altro a tornare sui suoi passi e a biasmarsi. Dall’idealizzazione il borderline passa alla svalutazione più estrema: la minima disattenzione del partner spinge il paziente ad accusare l’altro di trascurarlo, di non essere abbastanza presente, di averlo abbandonato. Così per il partner del borderline, s’instaura un’altalena di sentimenti che lo fa dondolare tra la rabbia e il senso di colpa, sempre più isolato dagli altri e incapace di uscire dalla trappola: è la co-dipendenza.
Il borderline farebbe di tutto per evitare l’abbandono, perchè sente che non può tenersi in piedi senza una persona cara che si prenda cura di lui. Sono gli altri a dare senso alla sua vita. Se il partner di un borderline paventa una separazione anche breve il borderline manifesta un’angoscia devastante o un furore disperato, fino a minacciare o a mettere in atto comportamenti eteroaggressivi o autoaggressivi come farsi del male in vario modo o tentativi di suicidio. Vivere sereni con un borderline è pressochè impossibile: il partner dovrebbe essere a disposizione sempre, non criticarlo mai e sottostare a regole rigide e inaccettabili. In poche parole dovrebbe imparare a “camminare sulle uova”. Manifestano infatti scarsa empatia, non considerando che l’altro può avere come loro dei bisogni o dei problemi.
E’ possibile uscire da tale relazione malata solo prendendo consapevolezza da parte sia del bordeline che di chi lo subisce che nella loro relazione è presente un ‘terzo’ che è la patologia descritta. Dopo tale consapevolezza è possibile intraprendere una terapia individuale e/o di coppia.
Dott. Roberto Cavaliere 

30 INDIZI PER RICONOSCERE CHI E’ ‘TOSSICO’ IN AMORE

Il meccanismo che attuano personalità narcisitiche o manipolatrici è ciclico e sempre uguale: prima c’è l’idealizzazione, poi si viene messi in discussione con la sottile arma della svalutazione e infine si viene scartati, ovvero abbandonati. Non hanno sensi di colpa, non provano rimorso e soprattutto non cambieranno mai. Dunque, chi gli/le sta accanto non può sperare di salvare la relazione, ma solo di uscirne e proteggersi.

Individuarli non è facile quando si è dentro la storia, ma ci si può liberare da questo tipo di relazioni malsane e patologiche. Una guida efficace per uscire da queste forme di dipendenze affettive è il best seller “Questo amore fa male. Come salvarsi dalle relazioni distruttive e tornare a vivere” di Jackson MacKenzie, Giunti Editore (14,50 euro). Il primo passo da fare è riconoscerli: ecco 30 segnali tratti dal libro, che vi permettono di capire se avete dato il vostro cuore a un individuo “tossico”.

1. Il gaslighting (una forma di violenza psicologica nella quale si presentano alla vittima false informazioni per indurla a dubitare della propria memoria e percezione) e il crazy-making (il ricorso a giochetti psicologici per confondere e destabilizzare la vittima, indebolendola sempre di più). L’individuo tossico ha la faccia tosta di negare il proprio comportamento manipolatore e di ignorare le prove anche quando le ha sotto il naso. Se tentate di smentire le sue menzogne con i fatti, vi critica e non vi prende in considerazione. Anziché esaminare le proprie condotte riprovevoli, incolpa voi accusandovi di essere pazzi e ipersensibili.

2. Non riesce a mettersi nei vostri panni o, se è per questo, in quelli di nessun altro. Tentate disperatamente di spiegargli come si sentirebbe se lo trattaste nello stesso modo, e si limita a fissarvi con sguardo vacuo. A poco a poco smettete di manifestargli i vostri sentimenti perché di solito reagisce con il silenzio o l’irritazione.

3. Ipocrisia all’ennesima potenza. “Fa’ quello che dico, non fare quello che faccio”. Questi soggetti hanno enormi pretese di fedeltà, rispetto e adorazione, ma dopo la fase di idealizzazione non ricambiano questi sentimenti, e prendono a tradire, mentire, criticare e manipolare. Voi invece dovete continuare a essere perfetti, altrimenti verrete giudicati instabili e rimpiazzati in men che non si dica.

4. Menzogne e giustificazioni patologiche. C’è sempre una giustificazione per ogni cosa, anche per quelle che non avrebbero bisogno di essere giustificate. Il soggetto tossico inventa bugie più rapidamente di quanto voi riusciate a mettere in dubbio le sue parole. Dà sempre la colpa agli altri, senza mai assumersi alcuna responsabilità. Dedica più tempo a razionalizzare il proprio comportamento che a correggerlo. Non mostra un briciolo di rimorso o imbarazzo nemmeno quando viene sbugiardato. Spesso sembra quasi che voglia essere colto in flagrante.

5. Lo psicopatico si sofferma sui vostri errori e ignora i propri. Se arriva in ritardo di due ore, non dimenticate che l’avete fatto aspettare cinque minuti al primo appuntamento. Se sottolineate il suo comportamento sbagliato, non esita a rinfacciarvi i vostri sbagli, per quanto lievi. Potreste sviluppare una tendenza al perfezionismo, consapevoli che il minimo errore verrà usato contro di voi.

6. Vi ritrovate a spiegare i fondamenti del rispetto umano a un uomo o a una donna adulti. Le persone normali capiscono concetti basilari come la sincerità e la gentilezza. Gli psicopatici appaiono spesso infantili e innocenti, ma non lasciatevi ingannare da questa maschera. Non dovrebbe essere necessario spiegare a un adulto gli effetti delle sue azioni sullo stato d’animo altrui.

7. Egoismo e una divorante sete di attenzione. Il soggetto tossico vi prosciuga le energie e vi rovina la vita. La sua fame di adorazione è insaziabile. In un primo momento vi illudete di essere gli unici in grado di renderlo felice, ma poi avete la sensazione che chiunque possa svolgere questo ruolo. La verità, tuttavia, è che nessuno riesce a riempire il vuoto nell’anima dello psicopatico.

8. Vi accusa di provare emozioni che ha provocato a bella posta. Vi definisce gelosi dopo aver flirtato sfacciatamente con l’ex, spesso sui social network, sotto gli occhi di tutti. Vi giudica asfissianti dopo avervi ignorato volutamente per giorni di fila. Usa le vostre reazioni costruite ad arte per ottenere la comprensione di altre vittime, cercando di dimostrare che siete diventati “isterici”. Con molta probabilità, un tempo vi consideravate persone molto accomodanti, ma l’incontro con lo psicopatico vi fa cambiare (temporaneamente) idea su voi stessi.

9. Vi ritrovate a fare i detective. Durante le relazioni precedenti non vi è mai successo, ma d’un tratto iniziate a indagare sulla persona in cui prima avevate cieca fiducia. Se ha una pagina Facebook, esaminate i post e gli album degli anni passati. Poi fate lo stesso con i suoi ex. Cercate risposte a una sensazione che non sapete come spiegare.

10. Siete gli unici a vedere la sua vera natura. Qualunque cosa faccia, sembra sempre che abbia un fan club pronto ad acclamarlo. Lo psicopatico sfrutta queste persone per ottenere soldi, risorse e attenzione, ma loro non se ne accorgono perché li distrae strategicamente con elogi vuoti. Le sue amicizie superficiali durano molto più a lungo delle sue relazioni.

11. Temete che ogni litigio possa essere l’ultimo. Le coppie normali discutono per risolvere i problemi, ma lo psicopatico ci tiene a precisare che le conversazioni negative mettono in pericolo la relazione, soprattutto se riguardano il suo comportamento. Il più delle volte i vostri tentativi di migliorare la comunicazione verranno puniti con il silenzio. Vi affrettate a chiedere scusa e a perdonare per evitare che il partner perda interesse nei vostri confronti.

12. L’individuo tossico erode pian piano i vostri limiti. Vi critica con atteggiamento beffardo e condiscendente. Fa un sorrisetto di scherno quando cercate di esprimervi. Le frecciatine diventano il principale strumento di comunicazione all’interno del rapporto. Lo psicopatico sminuisce ingegnosamente la vostra intelligenza e le vostre capacità. Se protestate, vi definisce ipersensibili e squilibrati. Forse cominciate a sentirvi turbati e rancorosi, ma imparate a reprimere questi sentimenti per il quieto vivere.

13. Il soggetto tossico vi nega qualunque attenzione e sgretola la vostra autostima. Dopo avervi riempiti di premure e complimenti, di punto in bianco sembra annoiarsi. Si chiude nel silenzio e si irrita quando vi mostrate interessati a continuare la relazione appassionata che lui o lei ha voluto creare. Iniziate a sentirvi di peso.

14. Pretende che gli leggiate nel pensiero. Non si fa vivo per diversi giorni, ma è colpa vostra se non siete al corrente dei progetti di cui non vi ha mai informati. Come se non bastasse, trova sempre una giustificazione che gli permette di calarsi nel ruolo della vittima. Prende decisioni importanti sulla relazione e le comunica a tutti tranne che a voi.

15. In sua presenza siete sempre tesi come corde di violino, ma volete piacergli a ogni costo. Perdonate quasi tutti i suoi comportamenti riprovevoli giudicandoli accidentali o trascurabili, perché siete costantemente in competizione con altri per la sua attenzione e i suoi elogi. Quando vi allontanate, non fa una piega, passando con disinvoltura alla successiva fonte di energia.

16. Un’incredibile quantità di “svitati” nel suo passato. Probabilmente un ex o un amico che non è tornato dallo psicopatico strisciando verrà etichettato come geloso, bipolare, alcolista o con altri epiteti ingiuriosi. Non illudetevi: il soggetto tossico parlerà di voi nello stesso modo con la preda successiva.

17. Scatena gelosie e rivalità nascondendosi dietro una maschera di candore. All’inizio concentra tutte le sue attenzioni su di voi, ma poi vi sconcerta facendo marcia indietro e dedicandosi ad altre persone. I suoi atteggiamenti vi spingono a dubitare costantemente del suo amore. Se usa i social network, stuzzica gli ex – prima tanto criticati – con vecchie canzoni, fotografie e battute private. Osserva le attività informatiche della “concorrenza” e ignora le vostre.

18. Idealizzazione, love-bombing (manifestazione deliberata di affetto e di attenzione, esercitata da un individuo per ottenere un’influenza sulla vittima) e lusinghe. Lo psicopatico comincia a bruciare le tappe non appena vi conoscete. Elenca le cose che avete in comune e vi ripete che siete la sua anima gemella. Come un camaleonte, copia i vostri sogni, speranze e insicurezze per instaurare subito un legame basato sulla fiducia e sull’entusiasmo. Vi cerca sempre per primo e sembra affascinato da ogni vostra sfaccettatura. Se avete una pagina Facebook, la riempie di poesie, canzoni, complimenti e battute intime.

19. Vi mette a confronto con ogni altra persona della sua vita: ex, amici, familiari e futuri sostituti. Nella fase di idealizzazione vi fa sentire speciali dicendo che siete di gran lunga migliori. Nello stadio della svalutazione, invece, usa i paragoni per scatenare gelosia e senso di inferiorità.

20. Le qualità che all’inizio ammirava in voi diventano all’improvviso difetti macroscopici. In un primo momento lo psicopatico sfrutta le vostre vanità e vulnerabilità più profonde, osservandovi e riproducendo esattamente ciò che crede vogliate sentirvi dire, ma dopo avervi presi all’amo comincia a usarle contro di voi. Così vi ritrovate sempre più spesso a cercare di dimostrarvi all’altezza di una persona che prima vi considerava perfetti.

21. La maschera si incrina. Ci sono brevi momenti in cui l’individuo tenero, candido e affascinante viene sostituito da una persona completamente diversa. Vedete un lato che non era mai emerso durante la fase di idealizzazione, ed è una sfaccettatura fredda, irriverente e manipolatrice. Notate qualcosa che non va nella sua personalità. Sembra che l’uomo o la donna di cui vi siete innamorati non esista più.

22. Si annoia facilmente. Lo psicopatico si circonda sempre di persone pronte a stimolarlo ed elogiarlo in ogni istante. Non sopporta di restare solo per lunghi periodi. Perde quasi subito l’interesse per qualunque cosa non lo affascini o non lo entusiasmi.

23. La triangolazione. Il soggetto tossico si attornia di ex, potenziali partner e chiunque altro gli dia attenzioni, comprese le persone che in passato ha criticato e giudicato inferiori a voi. Questo comportamento serve a generare confusione e a dare l’impressione che lo psicopatico sia sempre molto richiesto.

24. Maltrattamenti occulti. Fin da bambini impariamo a riconoscere le violenze fisiche e gli insulti espliciti, ma nel caso dello psicopatico gli abusi non sono così ovvi. Probabilmente vi accorgerete di essere stati maltrattati solo molto tempo dopo la fine della relazione. Attraverso l’idealizzazione personalizzata e la svalutazione subdola, l’individuo tossico erode l’identità di qualunque vittima. Da fuori sembra che voi siate usciti di senno mentre lo psicopatico si allontana con calma, totalmente incolume.

25. Il gioco della pietà e le storie patetiche. Le condotte scorrette di questo individuo affondano sempre le radici in un episodio strappalacrime. Il soggetto tossico sostiene di comportarsi così per colpa dei maltrattamenti ricevuti da un ex, da un genitore o addirittura da un gatto. Dice di aver sempre desiderato solo la serenità e la tranquillità e di odiare le scenate, quando invece la sua vita è più litigiosa di quella di chiunque altro conosciate.

26. Il ciclo agrodolce. A volte lo psicopatico vi riempie di attenzioni, altre vi ignora, altre ancora vi critica. In pubblico vi tratta diversamente da come fa in privato. Un giorno parla di matrimonio e il successivo vi molla senza tante cerimonie. Non sapete mai cosa prova per voi.

27. Questa persona diventa il centro della vostra vita. Passate sempre più tempo con il partner e i suoi amici, e sempre meno con i vostri. È il fulcro dei vostri pensieri e dei vostri discorsi. Vi isolate da tutti per garantirgli la massima disponibilità. Annullate ogni impegno e aspettate con impazienza le sue chiamate. Per qualche ragione, il rapporto sembra richiedere molti sacrifici da parte vostra, ma pochissimi da parte sua.

28. Arroganza. Nonostante l’immagine umile e dolce con cui lo psicopatico si presenta all’inizio, poi notate un’inconfondibile aria di superiorità. Vi tratta con sufficienza come se foste stupidi o emotivamente instabili. Dopo la rottura non si fa scrupolo a ostentare le nuove conquiste, assicurandosi che vediate quanto è felice senza di voi.

29. Pettegolezzi velenosi e mutevoli. Lo psicopatico pianta il seme della malignità sparlando di tutti, idealizzandoli in loro presenza e poi dicendone peste e corna non appena voltano le spalle. Vi ritrovate a provare antipatia o rancore per persone che non conoscete nemmeno. Per qualche ragione potreste addirittura sentirvi speciali perché il soggetto tossico ha deciso di lamentarsi con voi. Una volta che la relazione si guasta, tuttavia, correrà a gambe levate da coloro che ha insultato fino al giorno prima, riferendo che siete squilibrati.

30. I vostri sentimenti. L’amore e la compassione si trasformano in panico e ansia opprimenti. Chiedete scusa e piangete più di quanto abbiate mai fatto in vita vostra. Dormite male e vi svegliate ogni mattina con un senso di angoscia e disorientamento. Non avete idea di cosa ne sia stato della vostra indole rilassata, comprensiva e vivace. Dopo l’incontro con lo psicopatico vi sentite esausti, prosciugati, svuotati e sotto shock. Demolite la vostra esistenza sperperando soldi, interrompendole amicizie e cercando le ragioni dell’accaduto.

DIFFERENZA TRA ATTACCAMENTO E AMORE

“… Già nelle prime fasi della relazione, dunque, cominciate a ricevere segnali contrastanti: lui (o lei) chiama, ma quando ne ha voglia; mostra interesse per voi, ma vi fa capire che si sta ancora guardando intorno. Insomma, vi tiene sulle spine. Ogni volta che vi arrivano questi messaggi contraddittori, il vostro sistema di attaccamento si mette in moto e cominciate ad essere in ansia per la relazione.
Poi, però, arriva un complimento o un gesto romantico che vi fa battere il cuore a mille e allora vi dite che, dopo tutto, è ancora interessato/a a voi: siete al settimo cielo. Purtroppo questa sensazione di beatitudine non è destinata a durare. In breve tempo i messaggi positivi ritornano a mescolarsi a quelli ambigui e di nuovo vi ritrovate in balia di un turbine di emozioni. A questo punto vivete col fiato sospeso, anticipando col pensiero quel piccolo gesto, quella parola che vi rassicurerà.
Dopo aver vissuto per un po’ questa situazione, cominciate a fare una cosa molto interessante: cominciate a scambiare l’ansia, le preoccupazioni, l’ossessione e quei brevissimi momenti di gioia per amore. Ciò che state facendo in realtà è confondere la passione con un sistema di attaccamento in azione. Se la cosa va avanti da un po’, è come se vi programmaste per venire attratti proprio da quegli individui che hanno le minori probabilità di rendervi felici. Avere un sistema di attaccamento perennemente attivo è il contrario di ciò che la natura aveva in mente per noi in termini di amore gratificante. Come si è visto una delle scoperte più importanti di Bowlby e Ainsworth è che per crescere e prosperare come esseri umani abbiamo bisogno di una base sicura da cui trarre forza e conforto. Perché ciò accada, il sistema di attaccamento deve essere calmo e sentirsi al sicuro. Ricordate: un sistema in azione non vuol dire passione.
La prossima volta che uscite con qualcuno e vi trovate in preda ad ansie, insicurezze e ossessioni – per sentirvi poi una volta ogni tanto euforici – dite a voi stessi che probabilmente si tratta del sistema di attaccamento in azione e non di amore! Il vero amore da un punto di vista evolutivo, significa pace mentale. Il detto “le acque tranquille scorrono profonde” è un bel modo per descrivere la cosa”

LEVINE, A., HELLER, R. (2012), Dimmi come ami e ti dirò chi sei, TEA, Milano.
www.maldamore.it