PERDONARE

PERDONARE ? Quante volte dopo aver subito un’offesa, un torto, un aggressione, superata la fase della rabbia ci chiediamo se perdonare o meno? Rispondere a tale domanda non è facile, ma proverò ad evidenziare gli aspetti positivi di un eventuale perdono.

Innanzitutto effettuiamo una disamina storica del perdono. Da sempre sono le religioni che sensibilizzano al perdono, portando ad esempio il perdono di Dio, che deve essere d’esempio a tutti gli altri perdoni umani. I seguenti aforismi sono tratti dalle sacre scritture:

Chi non sa perdonare spezza il ponte sul quale egli stesso dovrà passare.

Perdonare è liberare un prigioniero e scoprire che quel prigioniero eri tu.

Ma fra filosofi e studiosi, diversi non sono d’accordo.

Friederich Nietzsche che era contrario al cristianesimo, in quanto religione degli schiavi, era contrario anche al perdono che riteneva caratteristica dei deboli, degli incapaci ad affermare i propri diritti, degli incapaci di ribellarsi e di vendicarsi. Il filosofo Schopenauer era dello stesso parere sul perdono, anche se con motivazioni diverse.

Ma sopratutto contrario al perdono è stato il padre della psicanalisi, Freud.

Egli lo considerava pericoloso per l’equilibrio psicologico della persona, in quanto mette a repentaglio la capacità dell’Io di fronteggiare le pulsioni inonscie, causando o una rivolta o la nevrosi. Per Freud le uniche concessioni al perdono potevano avvenire solo nel caso di una sottomissione strategica al più forte, per ridurre la sua aggressività o per lo scopo narcisistico di sentirsi superiore agli altri perdonando.

Attualmente la psicologia stà rivalutando il perdonare. Al di là della concessione del perdono come gesto di bontà, empatia, altruismo, c’è anche un utilizzo pragmatico perdonare, a scopo personale. Perdonare infatti, spesso produce sollievo, eliminando la relazione d’odio che lega vittima e carnefice e che danneggia sopratutto la vittima. In questo caso Il perdono può essere concesso sia ai vivi che morti, e nel caso dei vivi indipendentemente da una loro più o meno esplicita richiesta. Inoltre il perdono può essere parziale (il più delle volte) totale (accade raramente) e può riguardare sia la persona che ha offeso o agito il torto che l’azione dell’offesa o del torto.

La capacità di perdonare, naturalmente, è anche legata all’entita dell’offesa o torto subito ed allimportanza che riveste per l’offeso la persona che le ha inflitte.

La stessa psicoterapia fà del perdono uno dei moventi principali del percorso terapeutico e dell’esito finale dello stesso. Nella psicoterapia il perdono , producendo una diminuzione di amarezza e risentimento, ha un effetto catartico, di liberazione, perché è capace di eliminare o attenuare i sentimenti di rabbia, di vendetta, di vergogna e di risentimento, liberando delle energie, che possono essere dunque meglio spese su altri fronti.

Ma il perdono richiede tempo: può avvenire solo dopo che vi sia stato una rielaborazione mentale dell’offesa o del torto subito, che permetta di placare , la rabbia, il desiderio di vendetta o di punizione di chi ha inflitto il tutto.

Dimenticare non è sinonimo di perdonare in quanto col perdono non cerchiamo di dimenticare l’offesa ricevuta, ma solo fare in modo che essa, pur presente nel ricordo, non sia più dolorosa.

Allo stesso modo perdonare non significa riconciliarsi. Possiamo non nutrire più rabbia per l’offesa ricevuta e perdonare l’offensore, ma non intendiamo più avere nessuna relazione con quest’ultimo.

Approfondiamo la dinamica dell’odio che è sottesa al non perdonare. L’odio può essere un sentimento che lega per sempre. Il filosofo Cioran era del parere che se non vogliamo più dimenticare una persona dobbiamo arrivare ad odiarla. Nello stesso modo l’odio mantiene sempre vivo l’offensore e le sue azioni nella mente dell’offeso. Tutto questo crea dipendenza. Nella stessa dipendenza affettiva l’odio è l’altra faccia della medaglia.

Per perdonare bisogna guardare la realtà dal punto di vista dell’offensore, comprendendo quelle che possono essere state le motivazioni o le pulsioni delle quali possa essere stato, a sua volta, vittima chi ha offeso. Bisogna anche riconoscere eventuali propri errori che possono aver contribuito alla genesi dell’offesa o del torto. Questo insieme di considerazioni può agevolare la concessione del perdono.

Ma anche se fossimo così bravi ad attuare tutto il percorso del perdono, questo non impedisce che la rabbia relativa all’offesa o al torto subito scompaia per sempre. Potrebbe continuare ad albergare dentro di noi e dare segni di vita in determinate circostanze che possono riattivare il rimosso. Ma tali riattivazioni non vranno mai l’impatto doloroso ante-perdono.

Perdonare, quindi, come gesto di amore per sè stessi, per perdonare anche sè stessi di aver permesso all’altro di farci del male. Non dimentichiamo che gli altri ci trattano come noi li permettiamo di trattarci. In questo senso l’offesa ed il relativo perdono possono rappresentare un occasione di crescita personale perchè quello che è accaduto non si verifichi più.

Dott. Roberto Cavaliere

Perdonare fa bene alla salute ma soltanto se si è sinceri
di ALESSIA MANFREDI


LA vendetta potrà anche essere dolce, ma il perdono alla lunga è molto meglio. Se ne sta accorgendo anche la scienza, che dedica sempre più studi ai benefici psicologici e fisici che si innescano quando si smette di provare risentimento, rancore, rabbia, sostituendoli invece con sentimenti positivi. 

Perdonare, arrivando ad augurarsi il bene di chi ci ha fatto soffrire, si traduce in un calo della pressione, minori sintomi depressivi e un senso di benessere generale. Un balsamo non solo per l’anima, quindi, ma anche per il corpo. Ne è convinto uno dei guru della nuova “scienza del perdono”, lo psicologo Robert D. Enright dell’Università del Wisconsin, ma la tendenza è in atto già da una decina d’anni, durante i quali – riferisce il Los Angeles Times – i ricercatori hanno ammassato una discreta mole di dati sugli effetti terapeutici di quella che finora è stata considerata più che altro come una virtù insegnata dalla religione o tutt’al più un arte per pochi eletti. 

Per chi ha subito uno sgarro o un vero e proprio trauma – compresi casi estremi come la violenza fisica, l’assassinio di un familiare, le mutilazioni dei conflitti etnici – pensare di andare oltre, superare il dolore augurandosi la felicità del proprio aguzzino, può suonare improbabile o essere vissuto come una provocazione. Eppure, sostengono gli scienziati, è questa la chiave per diminuire il rischio di sviluppare malattie cardiache e disturbi mentali scatenati dal ricordo ossessivo di cosa ci ha fatto male. 

Proprio come correre o giocare a tennis, il perdono è qualcosa che si può imparare allenandosi: ci sono corsi specifici, in cui si comincia a stare meglio anche dopo poche sedute. Pioniera in questo campo è stata l’équipe dello psicologo Loren Toussaint della Luther University di Decorah, in Iowa, che per prima ha stabilito un nesso fra la salute e la propensione al perdono. Uno loro studio nazionale, pubblicato nel 2001 sul Journal of Adult Development , mostrava che solo il 52 per cento degli americani dicevano di essere riusciti a perdonare chi aveva fatto loro del male. Ma fra questi, quelli che avevano 45 anni o più, godevano di miglior salute rispetto agli altri che non erano riusciti a perdonare.

Gli scatti d’ira aumentano il rischio di aritmie, attacchi cardiaci e causano un aumento della pressione sanguigna, spiega alLos Angeles Times il dottor Douglas Russell, cardiologo, che in uno studio del 2003 ha documentato come dopo sole 10 ore di “corso di perdono” le funzionalità coronariche dei pazienti già migliorassero. 

Il campo è in evoluzione ed ha suscitato molto entusiasmo; eppure l’insistenza sul superamento felice del trauma ad ogni costo non convince tutti. A volte, come nel caso delle vittime dell’incesto, parlare di perdono può essere troppo, sostiene Linda Davis, a capo della associazione Survivors of Incest Anonymous : “arrivare ad una forma di accettazione è già abbastanza. Il perdono è un di più, non è necessario raggiungerlo”. Non solo. Qualcuno fa anche notare che se il perdono arriva troppo facilmente, potrebbe nascondere ben altro, come un senso di colpa che porta la vittima ad assolvere gli altri prendendo su di sé la responsabilità di una violenza: atteggiamento tutt’altro che terapeutico. 

In uno studio su pazienti che hanno contratto l’Hiv Lydia Temoshok, dell’Istituto di virologia umana dell’Università del Maryland, ha identificato in modo specifico questa tipologia di pazienti, che ha classificato come “C”. Se il tipo “A” è arrabbiato e può andare incontro a problemi cardiaci a causa della propria ira e il tipo “B”, invece, riesce ad avere uno stato di salute migliore degli altri perché affronta la malattia nel modo giusto, il tipo “C” nega i problemi e sopprime i propri reali sentimenti: proprio quest’ultima categoria va incontro ad una maggiore possibilità di sviluppare l’Aids e il melanoma per lo stress eccessivo in cui vive e cui sottopone il proprio sistema immunitario. 

( 3 gennaio 2008 )

AFORISMI SUL PERDONO

Si perdona finché si ama. (François de La Rochefoucauld)

– Noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura. (Voltaire)

– Ognuno dovrebbe perdonare i propri nemici, ma non prima che questi siano impiccati. (Heinrich Heine)

– Ama la verità ma perdona l’errore. (Voltaire)

– Finchè dura il pentimento, dura la colpa. (Jorge Luis Borges)

– Amare non significa trovare la perfezione, ma perdonare terribili difetti. (Rosamunde Pilcher)

– Importante è ricordare, ma più importante è dimenticare. (Rainer Maria Rilke)

– L’amore scusa tutto ciò che fa. (Molière)

– Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi. (John Fitzgerald Kennedy)

– Si dimentica prima una ferita che un insulto. (Philip Dormer Chesterfield)

– L’animo umano è fin troppo pronto a scusare le proprie colpe. (Tito Livio)

– La passione non ottiene mai il perdono. (Pier Paolo Pasolini)

– Un Dio tutto misericordia è un Dio ingiusto. (Edward Young)

– Si può ben perdonare a un uomo di essere sciocco per un’ora, quando ci sono tanti che non smettono mai di esserlo nemmeno per un’ora in tutta la loro vita. (Francisco de Quevedo)

– Perdona sempre i tuoi nemici. (Nulla li fa arrabbiare di più. (Oscar Wilde)

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

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