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LA FERITA DEI NON AMATI

Vi sono persone che nel corso di tutta la vita, non riusciranno mai a pensare e tanto meno a dire: “Mia madre non mi ha amato”, oppure “Mio padre non mi ha voluto bene”, o ancora “Mia madre e mio padre non mi hanno voluto bene” o semplicemente: “Non sono amato”, anche se sentono che le cose stanno così. Una frase come questa, terribile, distruttiva, non può affiorare neppure nel silenzio di un dialogo interiore. Eppure, la sua fondamentale verità cerca incessantemente di esprimersi. Poiché la via più breve, quella della esplicita affermazione, le è preclusa, la vaga consapevolezza del proprio “essere non amato” si apre complicate vie d’uscita. Da persone psicologicamente “illuminate” quali siamo, raccontiamo forse senza inibizione che da bambini siamo stati lasciati soli in questa o quella occasione, che non siamo stati compresi, che i genitori erano troppo presi o malati, che rigidi principi religiosi li rendevano timorosi, che avevano nei nostri confronti pretese eccessive, che erano incapaci di interessarsi alle nostre particolari inclinazioni e così via. Di tanto in tanto cambiano gli argomenti con cui cerchiamo di spiegare il nostro fondamentale disagio e di liberarcene. Come povere anime alla ricerca della salvezza vaghiamo inquieti da una spiegazione all’altra. Tuttavia, la carica di energia è più forte di ciò che possono esprimere le parole. E così, proseguendo nel nostro tortuoso cammino, ci nascondiamo la chiara, semplice verità: “Non sono stato amato e continuo a non esserlo”. È una verità che vale anche per chi è stato amato troppo o nel modo sbagliato. La carenza d’amore si cela dietro molte maschere. Oppure cerchiamo di moderare la forza esplosiva di queste affermazioni filtrandole attraverso un gergo psicologico. Diciamo allora che siamo simbiotici, che soffriamo di frustrazioni risalenti alla prima infanzia, che manchiamo di empatia o che abbiamo una ferita narcisistica; ricorriamo cioè alla psicologia per eludere l’intenso dolore primordiale: “Mia madre non mi ha amato”, oppure: “Mio padre non mi ha amato”, “Mia madre e mio padre non mi hanno amato” o semplicemente: “non sono amato”. Con l’espressione “non amato” intendo la sensazione di non essere amato che c’è alla base dell’incapacità di vivere di una persona.

Tratto dal libro “Le Ferite dei non amati” edito da RED Edizioni

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa). Possibilità anche di effettuare consulenze via Skype o telefoniche

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

RICONCILIARSI COI PROPRI GENITORI

discussione tratta dal forum del sito maldamore.it

 

Ieri ho scritto la lettera d’amore più bella che sia mai riuscita a scrivere, o anche solo ad immaginare.
Ho scritto “ti voglio bene” e l’ ho scritto a mia madre.
Non so se io sia mai riuscita a comunicarle verbalmente questo sentimento quando ero piccola, se e’ così non lo ricordo, ma so di certo che sono dovuti passare tantissimi anni, e tantissimi scontri tra di noi, prima che io potessi pronunciare quella frase.
Beh, l’ ho fatto ieri.
E’ stata la frase più bella pronunciata in tutta la mia vita.

In una sola banalissima frase si sono concentrate tutte le sensazioni più vive racchiuse dentro di me, che non osavo tirare fuori.
Esternando quelle tre parole a colei che mi ha dato la vita e che ha concorso a creare tutto quello che posso essere oggi, e che potrò essere ancora in futuro, sono state scoperchiate delle antiche e fortissime emozioni, che sarebbe impossibile riprodurre qui in modo fedele.

L’amore per i genitori (e, viceversa, quello per i figli) e’ il padre di tutte le emozioni che possiamo permetterci di sperimentare durante tutto l’arco della nostra vita.
Se condanniamo quello, ci condanniamo per tutta la vita. Soffochiamo la nostra stessa capacità di sperimentare, ricevere, donare Amore.
Liberarlo, dotarlo di tutta la sua forza dirompente, togliere quei lucchetti di piombo che sigillano la sua percettibilità ormai da anni, sentire che, nonostante tutto, lui e’ ancora lì e ci inonda se glielo permettiamo, se gli perdoniamo di non essersi saputo esprimere come noi desideravamo o quanto avremmo avuto bisogno, se riusciamo a fare tutto questo, a piccoli grandi passi, ci liberiamo delle nostre catene più pesanti, seppur così ben nascoste.

Dopo aver liberato dentro questa emozione, da me tanto temuta, che rimaneva pungente dentro di me come una spina infuocata, hanno cominciato a sgorgare lacrime inarrestabili colme di tutte le emozioni che, mai, avrei potuto pensare di provare contemporaneamente e con tale spinta.

Ho continuato per anni a temere questo amore ritrovandolo rispecchiato nei rapporti che costruivo, ho mantenuto viva una ferita che chiedeva solamente di essere ricucita, non solo dal tempo, ma anche e soprattutto dal perdono e dall’amore, che io avevo rimosso dal mio cuore come se fosse un nemico.
So perfettamente che questa non e’ la soluzione di tutti i miei problemi e di tutte le mie paure, ma e’ un pezzettino di percorso in più, una strada che avevo perso e che ora ho ritrovato e che ho iniziato ad imboccare.

Molto spesso abbiamo bisogno di sentirci amati, ma altrettanto spesso in realtà avremmo necessità di sentire vivo dentro di noi un sentimento che abbiamo congelato.
Ieri, attraverso le mie lacrime, attraverso il dolore, la gioia, l’imbarazzo, il respiro affannoso, attraverso il mio stupore, si e’ liberato qualcosa dentro di me, e sono sicura anche dentro di lei.
Attraverso tutto ciò, sono riuscita a vedere il mio amore e, tramite questo, sono riuscita a percepire meglio la mia antica paura di non poterlo meritare e, si, ho toccato con mano anche tutto l’amore che in realtà c’era e che era rivolto a me, solo a me, ma che avevo dimenticato.
Un abbraccio a tutti quanti
Yana

Ciao Yana, quello che scrivi, come sempre, è bellissimo

Dopo aver liberato dentro questa emozione, da me tanto temuta, che rimaneva pungente dentro di me come una spina infuocata, hanno cominciato a sgorgare lacrime inarrestabili colme di tutte le emozioni che, mai, avrei potuto pensare di provare contemporaneamente e con tale spinta.

E’ successo anche a me con il perdono verso mio padre, le lacrime sgorgavano come da una sorgente per diventare un fiume in piena portando con se emozioni sotterrate da una vita.

Anche io credo come te che:

L’amore per i genitori (e, viceversa, quello per i figli) e’ il padre di tutte le emozioni che possiamo permetterci di sperimentare durante tutto l’arco della nostra vita.

E’ verissimo, quando io sono riuscita a liberare questo fiume in piena che avevo dentro ho scoperto un’altra Gio e il mio rapporto con i sentimenti ha iniziato impercettibilmente a cambiare. La mia autostima miracolosamente si è rafforzata e ho smesso di sentirmi quella che elemosina amore perchè ora so che quello che volevo davvero era l’amore di mio padre che nessun altro uomo potrà mai darmi. Quella che desiderava amore era una bambina ferita che voleva suo padre.. non potevo trovarlo in rapporto uomo- donna. Solo una donna che ha superato questo può rapportarsi con un uomo come una donna e non come una bimba. (non so se sono riuscita a spiegare) Hai ragione che è impossibile esplicitare le sensazioni che si provano.. ci si ritrova bambini e si provano determinate sensazioni di allora e ci si ritrova adulti e forti come non lo si è mai stati, molto cambia intorno a noi,come se la vita che abbiamo avuto intorno e non abbiamo vissuto appieno, fosse rivelata.

So perfettamente che questa non e’ la soluzione di tutti i miei problemi e di tutte le mie paure, ma e’ un pezzettino di percorso in più, una strada che avevo perso e che ora ho ritrovato e che ho iniziato ad imboccare.

Tu hai, in questo senso, molta più consapevolezza di me.. io credevo che il rapporto con mio padre fosse alla base di tutti i miei problemi e credevo che averlo risolto mi avrebbe sanata. In realtà averlo risolto mi ha sanata per molti aspetti, è vero, molto è cambiato e sta cambiando in funzine di questo.. Ma nel mio caso adesso sta uscendo fuori il conflitto con mia madre e so che questo sarà molto più difficile da sanare.
Se il padre è importante la madre è fondamentale. Lei ci da la vita e dipendiamo totalmente da lei nei primi anni. Quello che ci lega a lei credo sia quanto di più complicato esiste nei sentimenti umani.
Essere riuscita a fare quello che tu hai fatto penso sia una cosa importantissima.
Sono felice per te, Yana. Ci siamo incontrate qui forse un anno fa e abbiamo iniziato un percorso insieme. I passi che hai fatto sono passi da gigante e la Yana che avevo conosciuto le prime volte assomiglia solo più a quella che c’è ora. Ti ammiro molto.
Un abbraccio fortissimo
Gio62

Grazie a tutti per le risposte e per le vostre parole (in alcuni casi, devo dirlo, troppo generose )

Esprimere determinate cose , cosi visceralmente personali, e’ sicuramente utile ma assolutamente faticoso a livello emotivo. Almeno lo e’ per me.
Ancora oggi, per me, parlare di mia madre, del nostro rapporto, ma soprattutto dei sentimenti e delle emozioni, negative e positive, che mi legano a lei e’ estremamente difficile.
Anche solo pensare, dire o scrivere che le voglio bene mi smuove dentro una moltitudine di sensazioni contrastanti ed accende la spia dentro di me che ci sono parecchie cose che devo affrontare e superare.
Ma quantomeno oggi ho deciso di farlo in modo piu’ fermo.
La paura di essere investita da tutte quelle emozioni sigillate in fondo a me stessa che inevitabilmente esploderanno, e in alcuni casi mi faranno anche molto male, c’e’ ancora, ma almeno oggi ho preso la decisione di affrontarla.

Il primo passo e’ stato, nel mio caso, tempo fa, scoperchiare quella rabbia che ancora covavo dentro di me nei suoi confronti e che ha delle radici lontanissime, difficilissime da recuperare ed ancora di piu’ da comunicarle.
Oggi sto tentando di ricongiungermi ai sentimenti piu’ gioiosi che il legame con la propria madre dovrebbe portare con se’.
Sentimenti che sono sicuramente ben riposti dentro di me me che per qualche ragione ho il terrore di tirare fuori.

Hai ragione Gio, il rapporto con la madre e’ complicatissimo e determinante.

Parlando del rapporto con tuo padre e con tua madre, hai espresso magnificamente quelle che sono le mie stesse emozioni e quello che e’ stato, per molti aspetti, lo sviluppo anche del mio percorso in fatto di consapevolezza.

Anche io, come te, ho concentrato la mia attenzione, per tutto l’arco della mia vita fino a poco tempo fa, su quello che era il dolore ed il rancore interiorizzato ed alimentato nel tempo per mi padre.
Ci sono molti lati oscuri che riguardano anche questo aspetto, ma la rabbia per mia madre, e il fatto che i problemi avuti con mio padre fossero strettamente ed inevitabilmente legati anche a lei, sono una cosa relativamente recente.
Andare a fondo del rapporto con mia madre e’ un percorso pieno di ostacoli e di resistenze da parte mia che non sara’ semplice affrontare e completare, ma ho deciso di farlo e gia’ questo per me e’ un passo importante.

Ho imparato che i legami familiari sono una cosa complessa ed articolata e che spesso affrontarne un aspetto implica lo scoperchiamento di altri mille.
Il legame con uno dei genitori ha delle ripercussioni su quello con l’altro e viceversa.
I sentimenti che proviamo nei confronti di un genitore possono suscitare stati d’animo impensabili nell’altro genitore, che puo’ non essere in grado di gestirli nella maniera meno costosa in termini di traumi affettivi.

Io credo di star avvicinandomi al vero perdono nei confronti dei miei genitori per non aver avuto a disposizione le risorse che gli avrebbero permesso di affrontare in modo meno dannoso (per me, ma anche per loro) l’amore che li lega a me.
Nessuno ha delle vere colpe, e questo, razionalmente, lo so da un pezzo.
Il vero traguardo e’ cominciare a dischiudere il cuore nei confronti di questa consapevolezza.
Yana

 

Selezione a cura della Dott.ssa Rosalia Cipollina