DONNE IN RINASCITA

Donne in rinascita

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.

Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.

Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.

Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.

Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.

Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.

Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.

Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.

E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.

In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.

Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.

Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.

Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!

Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.

Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!

Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. “Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte.

E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.

Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?

E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.

Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.

Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.

Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.

Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.

Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.

Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto.

Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.

Per chi la incontra e per se stessa.

È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti.

Jack Folla – da una trasmissione di Jack Folla

 

TESTIMONIANZA

DALLE NEBBIE DEL PASSATO…

 

Dalle nebbie del passato…

Ciao, sconosciuto

l’anno passato è andato via per sempre, e con lui sono scomparse tutte le cose che vi hanno appartenuto.

Lascio a lui, tutto ciò che non mi serve portare nel mio futuro: una donna che non esiste più.

Chi percorrerà la strada del futuro sarà una nuova donna, ricostruita, che guarda al suo futuro con serenità. Al vecchio anno e tutto sommato, forse anche a te, debbo solo un ringraziamento, ed è questa la ragione di questo scritto: quello di avermi “aiutato” a realizzare la donna che ora sono diventata.

La donna del passato è morta con lui, e tu con lei.

La donna che è rimasta a percorrere il resto della sua vita è quella vera, quella che non sapevo di essere, quella che …

NON TI HA MAI AMATO.

Che non ti avessi mai amato l’ho scoperto dopo,….. dopo la tua fuga.

Se avessi saputo allora ciò che ho capito dopo e che adesso so, tanti errori frettolosi e impulsivi, non li avrei commessi, e mi sarei risparmiata una montagna di parole inutili, di soldi buttati , di inutili umiliazioni sopportate e per cosa…? Neanche per amore.

Non ti ho amato per amore, ma avevo soltanto bisogno di essere amata, di sentire l’affetto di qualcuno, che qualcuno tenesse a me in una fase della mia vita per me molto difficile e complicata, anche se tu questo non lo hai mai saputo.

Non ti ho amato come si deve amare un uomo, perchè si amano degli aspetti della persona e si imparano ad apprezzarne per amore anche i difetti.

Non ricordo di te cosa mi piacesse, o perché ho creduto di provare dei sentimenti invece inesistenti nei tuoi confronti, so soltanto che mi sono imposta di farlo, perché non volevo affrontare da sola un vuoto interiore che mi portavo dentro da una vita intera e cercavo qualcuno che me lo colmasse.

Ho creduto di amarti soltanto per il bisogno di essere amata, per colmare quell’immenso vuoto interiore che la mancanza di affetto di mio padre mi aveva creato. Ho visto in te un padre, una persona più matura, ho creduto sbagliandomi che tu fossi la persona che mi potesse dare protezione e sicurezza, ciò che non avevo mai avuto, e che riscattasse quell’amore che mio padre mi aveva negato o per incapacità a provarlo o per incapacità a dimostrarlo. Avevo bisogno di sentire il calore di una famiglia vera. Quella famiglia affettuosa e numerosa che la mia non era stata. Per anni della mia vita, ho ricordato i loro litigi, e per anni della mia vita ho ricordato la solitudine dei miei Natali da bambina. Volevo quei Natali che non avevo avuto da bambina, quel senso del calore familiare, volevo mangiare le castagne davanti a un caminetto tutti insieme, ignorando che stavo ricopiando un copione che non mi apparteneva, che avevo adottato per me una famiglia che, per quanti sforzi facessi non mi avevano accettato e non lo avrebbero fatto mai. Pur di essere amata da qualcuno, ero disposta a coprirmi gli occhi di prosciutto per non vedere te, per non vedere e ammettere ciò che realmente sei, ciò che non viene fuori di te all’apparenza, ciò che nascondi e celi agli occhi della gente, quello che viene fuori col tempo , quando ti si conosce meglio, ciò che non ammetti di te neanche a te stesso…, ciò che soltanto io ho avuto il tempo di capire.

Tu per me, sei stato soltanto un’opportunità: quella di riscattare il mio passato, quella di uscire insieme ai miei figli, fuori di casa mia dove non sono mai stata bene, dove i conflitti con i miei genitori continuavano, dove la mancanza di un lavoro in quel momento, mi ha reso ancora più fragile e bisognosa di scappare via da quella casa, fuggendo con un uomo che invece non amavo per amore ma per puro bisogno. Non comprendendo che non si può far finta di amare un uomo soltanto per avere ciò che ti è mancato da un padre e ciò che non ti è stato dato, che le ferite lasciate dalla mancanza di un padre non si possono sanare sostituendo il padre con un altro uomo che tra l’altro è una perfetta sua fotocopia: impulsivo, nevrotico, incapace di amare gli altri perché non ama prima se stesso, insicuro, che non ha autostima. Sicuramente tu non eri in grado di darmi nulla, ma soprattutto tu non avresti mai potuto darmi ciò che era mancato a me. Tu, così fragile, e spaurito, pieno di conflitti interiori e contraddizioni mai risolte, di sensi di colpa, bisognoso di una donna soltanto perché temi la SOLITUDINE COME LA MORTE.

Adesso che invece ho compreso cos’era quel vuoto che mi faceva sentire così bisognosa di un qualcuno che mi amasse, non cerco più nessuno che mi colmi quel vuoto, che mi dia affetto e che mi faccia sentire protetta, perché ho capito che nessuno mi potrà apprezzare e rispettare e proteggere più di quanto mi apprezzi, mi rispetti e mi stimi io. Adesso, chi sceglierò per starmi accanto sarà soltanto per puro amore, e non per necessità o per paura della solitudine che ho scoperto di amare e di apprezzare.

Ho scoperto, che nulla ti fa soffrire di più e ti fa sentire sola che lo stare con un uomo che ti fa sentire sola pur stando con lui. Come hai fatto tu.

Ho scoperto che anche quando si è da soli, non si è mai da soli se si sta bene con se stessi.

Oggi riconosco il suono della voce di chi sono, dentro di me rinasco e frego la malinconia, amo e apprezzo la libertà che mi sto guadagnando giorno dopo giorno, mi sento finalmente libera e disinibita di scegliere chi voglio se ne ho voglia, quando voglio, e non per forza per amore , la libertà mentale di vivermi quel momento serenamente soltanto perché quel momento è quello giusto, domani è un altro giorno…

Ho scoperto il piacere di essere corteggiata, e cercata, ho scoperto quanto amo sedurre, bella come non mai, cammino fianco a fianco col mio destino, occhi dritti fissi all’orizzonte, al passato lascio solo delle impronte.

A te, sconosciuto, ringrazio per avermi ridato la LIBERTA’.

La libertà di avere un’altra VITA.

Di aver e la possibilità di incontrare un altro uomo , da amare veramente e per i motivi giusti e con maturità, se è scritto nelle linee della mia mano, la possibilità di avere un destino diverso dalla prigione che mi ero imposta scegliendo te, un uomo sbagliato, scelto per i motivi sbagliati, intrappolata in una vita che non mi si adattava solo per paura della solitudine.

Naturalmente so bene che non ti interessa ciò che ho scritto, ti conosco abbastanza bene per capire che la tua mente non è così elevata da comprendere, che vedi solo ciò che ti fa comodo, e non vedi ciò che ti fa scomodo, e che per te sono soltanto parole nere su un foglio bianco. Ma a me non interessa ciò che pensi, a me interessa solo sapere di averlo fatto.

Non apprezzo il modo poco coraggioso con il quale hai rotto la nostra relazione: chi ha agito era ed è un uomo senza palle la cui viltà, e vigliaccheria ha reso aggressivo, quando invece avrebbe potuto usare la civiltà e il rispetto delle semplici parole. Quel che si chiama comunicare un disagio. Ed è perciò che sei al patibolo.

Ma….IRONIA DELLA SORTE, nonostante le modalità, devo anche ringraziarti per averlo fatto, perché è stato proprio grazie alla tua cecità, alla tua decisione schizzofrenica e frettolosa e alla tua totale inconsapevolezza delle azioni, che ho potuto avere il dono più grande che potessi farmi: LA MIA RINASCITA, e riacquistare la POSSIBILITA’ DI AVERE UN’ALTRA SCHANS DI VITA CON UN UOMO da amare per amore e non per bisogno, LIBERANDOMI DI TE E DELLA VITA CON TE SENZA SENTIRMI IN COLPA DI AVER PRESO IO LA DECISIONE.

Ti Lascio. Ritorna alle nebbie e alle tenebre del passato , come cenere alla cenere e polvere alla polvere, non sei neanche più un ricordo. Sono lontana. Vado verso la vita…

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

AUTOTERAPIE SULLE DIPENDENZE AFFETTIVE E RELAZIONALI

Dobbiamo imparare che non è possibile essere amati da tutti. Questa è un’ipotesi puramente idealistica, difficilmente attuabile nella società umana. Possiamo essere la prugna più succulenta del mondo, dolce, succosa, matura; ed essere pronti offrirla a un altro, chiunque egli sia. Ma al tempo stesso dobbiamo ricordare che non a tutti piacciono le prugne. Dobbiamo capire che, se siamo la prugna più succosa e matura del mondo e qualcuno che amiamo non apprezza le prugne, possiamo sempre scegliere di diventare una banana. Certo, saremo sempre una banana, ma niente ci impedisce di continuare ad essere la miglior prugna del mondo. Dobbiamo tener presente che, se decidiamo di essere una banana di seconda scelta, corriamo il rischio che la persona amata ci consideri a sua volta di seconda scelta, e che, decisa ad avere solamente il meglio, decida di scartarci piantandoci in asso. Ci resta la possibilità di lottare tutta la vita per diventare la miglior banana – cosa impossibile se siamo una prugna- oppure possiamo continuare a sforzarci di essere la miglior prugna. Leo Buscaglia – “Love”

 

Di seguito suggerisco una breve terapia cognitiva-comportamentale (oggetto d’approfondimento nei corsi e seminari maldamore) utile a contrastare la propria dipendenza affettiva. La prima cosa da fare per cercare d’interrompere uno stato di dipendenza affettiva o relazionale e’ accettare di essere dipendenti. Rimanere nel presente e accettare la vostra dipendenza vi aiuterà ad eliminarla.

Le indicazioni da seguire sono:

  • TEMPO. Innanzitutto la prima terapia è il TEMPO. Qualsiasi tipo di “terapia” voi intraprendiate dovete concedervi tempo, non potete pretendere che il tutto avvenga velocemente. Il tempo vi aiuterà anche a lenire le ferite.
  • ACCETTARE LA PROPRIA DIPENDENZA. Fondamentale è accettare di essere dipendenti, non solo con la testa, ma anche con il cuore. Per realizzare ciò acconsentite a ricevere la vostra dipendenza. Accoglietela salutandola. Dite a voi stessi: “l’accettero’ con piacere”. Decidete di accettare l’esperienza. Non combattetela. Sostituite il rifiuto, la collera e l’odio con l’accettazione. Resistendo, ne prolungate gli aspetti spiacevoli. Invece, lasciatela fluire. Non si può risalire un fiume andando controcorrente. La dipendenza fa parte di voi; combatterla e’ come combattere contro una parte di se’.
  • OSSERVATE LA VOSTRA DIPENDENZA. Guardatela senza giudizio, ne’ buono ne’ cattivo. Non guardatela come un ospite indesiderato. Invece valutatela (ad esempio in una scala da 0 a 10) e osservatela salire e scendere. Osservate e guardate i livelli massimi e minimi della vostra dipendenza e osservate le situazioni che la fanno aumentare o diminuire. Siate distaccati. Ricordate, non siete la vostra dipendenza. Piu’ separate voi stessi dall’esperienza, piu’ potete osservarla. Guardate i pensieri, le sensazioni e le azioni come se foste un amico ma non troppo interessato. Dissociatevi dalla dipendenza. Siate nello stato di dipendenza ma non fatene travolgere. Cercate di avere un atteggiamento distaccato e dissacrante magari ironizzandoci.
  • ASPETTATEVI IL MEGLIO. Cio’ che piu’ temete raramente accade. Tuttavia, non siate sorpresi la prossima volta che avete dipendenza. Invece, sorprendete voi stessi col vostro modo di trattarla. Liberatevi dalla convinzione di aver sconfitto la dipendenza per sempre. Aspettandovi la dipendenza in futuro, state mettendovi in una buona posizione per accettarla diversamente quando verra’ di nuovo.
  • NON SOFFOCATE IL DOLORE. I sintomi della dipendenza che state sperimentando non sono impossibili. Il polso che corre o il cuore che batte, il desiderio di gridare o piangere o battere sul tavolo: nessuna di queste reazioni fisiche o emotive indica che la persona non può uscirne. Sono spiacevoli. Sono dolorosi. Ma possono essere tollerati fino a che vanno via. E andranno via.
  • Cercate di distrarvi, utilizzate la TECNICA DELLA DIVERSIONE. Concentratevi sui particolari e i dettagli di quello che vi circonda che non hanno nessuna relazione con la vostra dipendenza; magari descriveteli a voce alta. Raccogliete le forze che vi rimangono per buttarvi a capofitto in un attività che vi interessa Farete passare il breve momento acuto della dipendenza affettiva che vi ha preso e vi sentirete meglio dopo poco tempo.
  • FISSATE PICCOLI OBIETTIVI. Fate una cosa proponendovi solo piccoli passi da effettuare e siate contenti dei piccoli risultati ottenuti. Se non siete in grado di completare una prova vuol dire che ancora e’ troppo per voi. Ci arriverete passo per passo. Esiste sempre un piccolo passo che potete affrontare e risolvere.
  • IMPARATEA DIRE DI NO. Spesso chi soffre di dipendenza affettiva non sà dire di no a qualsiasi richiesta della persona amata. Ponetevi l’obiettivo di incominciare dire nò, partendo dalle piccole cose quotidiane. Sarebbe preferibile dire di nò senza giustificarsi, ma se proprio non si ci riesce all’inizio trovate una possibile giustificazione, che però dovete “affermare” senza che l’altro possa, in qualunque modo, replicarvi. Utile è anche ripetere il no e la sua giustificazione a sè stessi, quasi finchè non diventi un assioma incofutabile.
  • RIPETETE LA STRATEGIA. Continuate ad ACCETTARE LA VOSTRA DIPENDENZA, a OSSERVARLA, ad AGIRE CON ESSA fino a che si attenuerà a un livello accettabile. E sara’ cosi’, se continuerete ad accettarla, osservarla e accompagnarla. Continuate a ripetere queste regole e vedrete che in poco tempo migliorerete allenandovi e rinforzandovi nelle vostre capacita’ di affrontare la dipendenza.

Ma sopratutto fate a voi stessi queste 10 promesse e cercate di mantenervi fede.

1 Mi lascio il passato alle spalle
2 Le mie future relazioni andranno in maniera diversa da quelle passate
3 Posso essere attratta/o da qualcuno/a senza innamorarmi subito
4 Se l’amore mi travolge cerco di non diventarne dipendente
5 Non controllo chi amo e non mi lascio controllare
6 Non mi lascio coinvolgere da persone irraggiungibili
7 Abbandono chi non mi rende felice e chi mi tratta male
8 Non faccio per gli altri quello che devono fare da soli
9 Voglio bene a me stesso/a nella stessa misura in cui amo gli altri
10 Cerco la motivazione, la volontà e la forza di cambiare.

 

Altro esercizio utile da effettuare è il seguente:

IO MI APPROVO E MI ACCETTO

Per le prossime 4 settimane ripetete a voi stessi, in qualsiasi momento libero della giornata “IO MI APPROVO E MI ACCETTO”.

  • Ripetete questa affermazione, il più possibile senza timore di esagerare, senza aver il timore di sembrare stupidi o di considerare stupida l’affermazione. Se anche avrete questa sensazione all’inizio, col tempo e colla “ripetizione” sentirete l’affermazione come vostra, vi apparterrà naturalmente.
  • Il ripetere l’affermazione farà riemergere tutte le affermazioni al “negativo” che vivono dentro di voi.
  • Man mano che riemergono le affermazioni negative del tipo: “Sei uno stupido”, “Non piaci fisicamente alle persone”, “Meglio che rimani da solo” , affrontatele, mettetele in discussione. Ditevi: “Non è vero” seguito dalla vostra affermazione.
  • Se le vostre affermazioni “negative” sono più forti, lasciatele fluire all’inizio. Col tempo e coll’esercizio perderanno sempre più vigore.
  • Affermate la vostra approvazione ed accettazione, indipendentemente dal giudizio altrui.
  • Liberarci dal giudizio degli altri permette di esprimere la propria individualità. La nostra individualità e la migliore risorsa che abbiamo per affrontare le difficoltà della vita.
  • Non accettate incondizionatamente i consigli altrui. Potrebbero procurarvi, involontariamente, effetti negativi sulla vostra personalità, sviluppare un senso di dipendenza dagli altri. E’ una forma mascherata del non accettarsi. A chi è prodigo di consigli nei vostri confronti ripetetegli la massima di Galilei: “Non puoi insegnare nulla ad un uomo, puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di sé”.
  • Non cercate di somigliare a nessun’altro, rispettatevi ed amatevi nella vostra individualità.
  • Ricordate che se non ci approviamo ed accettiamo noi per primi, difficilmente potranno farlo anche gli altri. Noi trasmettiamo, incosapevolmente, alle persone che ci circondano la stessa idea che abbiamo su di noi. Se ci approviamo ed accettiamo anche gli altri percepiranno ciò di noi.

 

Tutte le terapie ed autoterapie presenti in tale sezione sono da considerarsi puramente indicative e non sostituiscono, lì dove ne ricorre la necessità, terapie tradizionali da effettuarsi con figure terapeutiche di pertinenza.

Le stesse indicazioni terapeutiche ed autoterapeutiche sono oggetto d’approfondimento nei Corsi e Seminari MALdAMORE

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RICHIESTA DI CHIARIMENTI INVIATA DA UNA PARTECIPANTE AD UN SEMINARIO (le riposte sono in corsivo)

Seminario Progetto Maldamore Dott. Cavaliere.

22-23 Novembre 2008

QUESITI :

Vorrei da Lei queste risposte:

1. Quanto sono “dipendente”, ovvero quanto grave è la mancanza di affetto che ho incamerato in passato?

La dipendenza non si può misurare, varia in relazione alla persona ed allo stato soggettivo di sofferenza che prova. Valutandola in maniera relativa (in riferimento alla sua persona) la sua dipendenza è abbastanza seria. In termini assoluti (in riferimento ad altri casi che ho visto) lo è di meno

2. Quanto è bassa la mia autostima? Ed ha senso lavorare sulla mia autostima? (in passato mi è stato suggerito un percorso di accrescimento di stima verso la figura maschile piuttosto che su di me)

Non ritengo che la sua autostima sia bassa. Concordo col suggerimento che le hanno dato in passato. Lei verso la figura maschile prova molta rabbia inespressa.

•  Sto facendo tutto il possibile per uscirne?

Ritengo che stia facendo molto per uscirne. Fra l’altro è venuta anche al seminario. Purtroppo a volte la colpa non è solo individuale ma anche del contesto in cui si vive. Quest’ultimo non l’aiuta ad uscirne del tutto.

Dubbi:

1. “Amare se stesse” per colmare il bisogno interiore, avere cura della propria “bambina” che piange e protesta per il non amore ricevuto………per avere esigenze affettive più basse e più facili da soddisfare per chiunque incontreremo. (Anche se tra le principali “regole” di buon senso per una coppia c’è anche di “esprimere” l’affetto anche nella quotidianità, magari con un piccolo gesto imprevisto, una telefonata, un abbraccio imprevisto); Ci stiamo prendendo in giro da sole???

2 Ho la sensazione di aver ricominciato ogni storia con molta diffidenza, per non soffrire più, con la consapevolezza di “volere sempre qualcuno che non mi vuole”, attendendo con pazienza solo una insistente decisione dell’altro per potermi lasciar andare, con alcuni episodi addirittura di imbarazzo mio personale (tutto dire) per la mia non adeguata risposta al loro interesse. Eppure il mio inconscio si era accorto che fingevano…..ed erano antidipendenti??? Come farò la prossima volta a non farmi ingannare dal mio inconscio????

3.Se le premesse di un rapporto sono condivisione di valori, di passioni, di attrazione, di intimità…….ma minata dalle proprie ferite, quanto è giusto insistere per trovare soluzioni possibili per sostenersi nell’accettare e gestire le proprie vulnerabilità reciprocamente? Mi rispondo sola: fino a quando la qualità della vita è ancora in positivo (unico vero campanello il fisico che esprime realmente la nostra anima; la mente …mente!!)

I suoi dubbi sono legittimi e non vanno risolti. Fanno parte del processo terapeutico. Anzi se mi autorizza li pubblico sul sito in maniera anonima perché significativi ed utili

Interessi e passioni

Passato e presente: danza, animali, musica, giardinaggio, sapori, natura, odori, yoga, reiki, viaggi, evoluzione della coscienza,

Presente e futuro: spazio alla mia libertà espressiva e creatività sopita (teatro, pittura, imparare uno strumento musicale, partecipare a progetto di volontariato all’estero, scrittura di un opera teatrale…….)

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

TERAPIA DELLE DIPENDENZE AFFETTIVE E RELAZIONALI

CARATTERISTICHE DEL PROCESSO DI GUARIGIONE E DIPENDENZA:

ammettere l’incapacità di controllare la malattia-cessare di fare la colpa dei propri problemi agli altri – concentrarsi su se stesse, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni-cercare l’aiuto dai propri pari-cominciare ad affrontare i propri sentimenti invece di ignorarli ed evitarli-formare un circolo di amiche con interessi sani.

Quando incominciate a rinunciare a controllare chi vi sta vicino, potete realmente provare la sensazione fisica di cadere da una rupe.

Quando liberate gli altri dai vostri tentativi di controllarli,la sensazione di non avere più il controllo di voi stesse può essere allarmante. Ricordate che nessuno ha il potere di cambiare un altro, tranne la persona stessa. Concentrate le vostre energie sul compito di aiutare voi stesse.Rimarrà sempre la tentazione di cercare ancora fuori di voi una ragione di vita. Reprimete questa tendenza e continuate a concentrarvi su voi stesse.

Quasi tutta la follia e la disperazione che vi invade viene direttamente dai vostri tentativi di dirigere e controllare qualcosa che non è in vostro potere.

Finchè non ci assumiamo la piena responsibilità delle nostre decisioni, scelte, vita, felicità non siamo esseri umani pienamente maturi, ma restiamo delle bambine dipendenti e spaventate in un corpo da adulte. Diventando meno bisognose d’affetto, è più facile che i nostri bisogni vengano soddisfatti.

Donare il nostro amore senza aspettarci niente in cambio è la cosa più naturale (e giusta) da fare.

Quando finalmente ci limitiamo ad “essere” invece di “fare” ci sentiamo imbarazzate e molto vulnerabili. La mutua commiserazione come criterio di amicizia deve essere rimpiazzata da mutui interessi molto più remunerativi. Donne che amano troppo – Robin Norwood – Feltrinelli Editore

 

Innanzitutto la prima terapia è il TEMPO . Qualsiasi tipo di “terapia” voi intraprendiate dovete concedervi tempo, non potete pretendere che il tutto avvenga velocemente. Il tempo vi aiuterà anche a lenire le ferite. Inoltre, potrebbe essere utile non iniziare, come spesso succede, una terapia durante le fasi più acute. Si rischia di fallire in partenza.

Ogni terapia sulle dipendenze affettive deve passare attraverso tre fasi.

La prima fase è quella della “consapevolezza” . In questa fase ci si rende conto che si vive una relazione “sbagliata” sotto tutti i punti di vista, e si intende porvi fine.

La seconda fase è quella della “richiesta d’aiuto”. Anche se potrebbe essere presente la tentazione di riuscire da soli, invece è indispensabile ricercare l’aiuto di persone che si stima e ritenute in grado di supportare. Anche, perchè, così, senza volerlo, ci si responsabilizza maggiormente a proseguire il cammino intrapreso sulla strada della guarigione. Infatti diverso è se si deve rendere conto solo se stessi se si cambia idea, diverso è se bisogna rendere conto anche agli altri.

La terza fase è quella del “recupero” . In questa fase è richiesto il massimo impegno nel perseguire la “guarigione”. In questo periodo bisogna cercare di cambiare il modo di agire, pensare e sentire. Si entra nella fase vera e propria del recupero solo quando si incomincia a fare scelte che non ricalcano più i vecchi comportamenti.

Qui di seguito propongo una sorta di decalogo propedeutico alla terapia sulle dipendenze affettive.

  • Accettare se stessi completamente, pur nella consapevolezza che bisogna cambiare parti di sé.
  • Accettare gli altri per come sono, senza volerli cambiare per appagare i propri bisogni.
  • Avere coscienza dei propri sentimenti e atteggiamenti in ogni aspetto della propria vita.
  • Amare ogni aspetto della propria personalità senza cercare nella relazione il valore di sè stessi.
  • La propria autostima deve essere sufficiente a permettere di godere della compagnia dell’altro sesso, che vanno accettati per come sono. Non è necessario che qualcuno abbia bisogno di voi per sentirvi bene.
  • Bisogna permettere ad altri di conoscervi a livello profondo senza però permettere lo sfruttamento da parte di chi non è interessato alla vostra felicità.
  • Porsi la domanda se la relazione che si stà vivendo è idonea per voi, se permette di sviluppare le vostre potenzialità.
  • Se tale relazione vi distrugge bisogna avere la capcità di interromperla senza cadere in una sorta di stato depressivo. Fondamentale è la presenza di un gruppo di sostegno di amici e di interessi sani che vi permettano di superare la crisi.
  • Porre la propria serenità al centro di tutto. Lotte, drammi, caos non hanno nessun fascino se non sono finalizzate al raggiungimento della propria serenità.
  • Adottare l’aforisma : “Amarsi non è guardarsi l’un l’altro,ma è guardare insieme nella stessa direzione”. L’aforisma và inteso nel senso che la relazione deve avvenire fra persone che condividano simili valori, interessi ed obiettivi come coppia, al di là di quelli individuali.
  • Aspettare che il grande medico “il tempo” sani qualsiasi ferita. Il superamento di una dipendenza affettiva o della fine di una relazione, richiede due diversi tempi, secondo una concezione greca del tempo. Cronos che è il tempo cronologico, quello delle ore, dei giorni e dei mesi. Lo scorrere di Cronos e importante per superare una problematica affettiva. L’altro concetto di tempo è Kairòs che è un tempo individuale , un tempo necessario per dire “basta”, vale a dire il tempo del cambiamento interno. E’ in quel momento che ci si rende conto che è tempo di voltare pagina. Anche sul piano dell’elaborazione personale, distinguiamo un elaborazione esterna, più superficiale e di facciata, ed una interna, più profonda ma anche più dolorosa, che porta alla vera accettazione della dipendenza o problematica affettiva premessa per il suo effettivo superamento.Sta a noi dare il “giusto tempo”.

Sopratutto, nel frattempo, bisogna fare qualcosa di positivo per sé stessi, per riempire il vuoto della mancanza della persona amata. Non si può interromepere un rapporto di dipendenza senza sostituirgliene un altro che ne prenda il posto. La nuova dipendenza, deve essere positiva: bisogna cercare un nuovo forte interesse, che non riempirà appieno il baratro lasciato dal precedente, ma ci aiuterà comunque.
La natura umana aborrisce il vuoto,soprattutto nell’area dei comportamenti e delle emozioni umane. Se non colmiamo, pur parzialmente, questo vuoto, il comportamento dipendente si rafforza.

Dott. Roberto Cavaliere

Tutte le terapie ed autoterapie presenti in tale sezione sono da considerarsi puramente indicative e non sostituiscono, lì dove ne ricorre la necessità, terapie tradizionali da effettuarsi con figure terapeutiche di pertinenza.

Le stesse indicazioni terapeutiche ed autoterapeutiche sono oggetto d’approfondimento nei Corsi e Seminari MALdAMORE

RICHIESTA DI CHIARIMENTO DI UNA LETTRICE

… il suo sito, l’ho quasi stampato tutto, tanto mi sono ritrovata in quello che ha detto! Ho fatto leggere anche alle mie amiche “codipendenti” quello che ha pubblicato e ne abbiamo discusso insieme. Un punto solo vorrei discutere con lei. Non sono d’accordo quando dice:”Non si può interrompere un rapporto di dipendenza senza sostituirgliene un altro…bisogna colmare il vuoto”. Ma le persone non sono intercambiabili! Se penso poi che ciò potrebbe essere applicato a me stessa, cioè visto che non ci sono più io va bene anche un’altra, la cosa mi fa rabbrividire…Ma come si può sostituire un rapporto fatto di anni di conoscenza, condivisione, familiarità, intimità con un’altra banale esperienza? E poi c’è anche il corpo. Io amo quegli occhi, quelle mani, quella pelle che per me sono insostituibili e, come lei ben sa, sono maggiormente tali in quanto mi vengono negati. Poi c’è anche il fatto che sento dentro che la fonte d’amore si è esaurita, dopo aver amato tanto. Ad un certo punto, come si fa a ricominciare ad amare? Penso sia impossibile. Le sarò grata se mi manderà una sua risposta.

 

Apprezzo il suo “disaccordo” perché ritengo che soprattutto nel campo delle dipendenze affettive, nessuno può dire di avere la “cura” giusta. Per cui le replico con piacere e la ringrazio per lo “spunto riflessivo” che mi ha fornito. Innanzitutto il punto con cui lei è in dissaccordo è il seguente: “Non si può interrompere un rapporto di dipendenza senza sostituirgliene un altro che ne prenda il posto. La nuova dipendenza,deve essere positiva però, bisogna cercare un nuovo forte interesse, che non riempirà appieno il baratro lasciato dal precedente, ma ci aiuterà comunque.” Quindi, quando parlo di sostituire la dipendenza affettiva con un’altra, intendo un altro tipo di dipendenza, questa volta sana. Infatti interrompere una dipendenza affettiva che ci ha “assorbito” in tutto e per tutto, ci precipita in un vuoto, o meglio in un baratro, che rischia di far fallire in partenza qualsiasi tentativo stesso, per quanto motivato, di superare la fine della relazione. Se noi tendiamo di colmare questo vuoto, questa dipendenza, non con un’altra persona (e qui che, forse, non sono stato chiaro)ma con una forma di dipendenza “sana” il vuoto ci apparirà meno vuoto. Un esempio: di solito le persone affette da “dipendenza affettiva” sono piene di mille risorse, di mille potenziali interessi, tutti “sedati” dalla dipendenza stessa. Rispetto al “portone sprangato ” della relazione che si è chiusa proviamo ad aprire il “piccolo oblò” del nostro vero essere. Cerchiamo di dipendere da noi stessi, dai nostri interessi sopiti, optiamo per un “sano egoismo”. Smettiamo di parlare con gli altri di “lui”, ma parliamo di “noi”, dedichiamoci a “noi”. Ci renderemo conto che da quell piccolo oblò potremmo arrivare a vedere un mondo per noi sconosciuto. Belle parole mi dirà, ma difficili da applicare di fronte al dilagare del dolore per la fine di un’amore. Incominciamo a fare dei piccoli e timidi passi, forse ritornermo indietro, forse andremo avanti, ma di fronte al dolore non recitiamo: “Non ci riesco!!!” . A volte, anche se ci sembra di aver tentato, è un tentativo poco sentito e motivato, che serve per giustificare, inconsciamente, il fallimento del tentativo stesso. E come dirsi: “Ci ho tentato, non ci sono riuscita, vuol dire che è l’unico vero amore della mia vita. E’ l’unico.Non voglio altri che lui”. Qui il discorso, come lei sa, diventa più complesso: copioni passati, codipendenza, complesso di cenerentola e via dicendo. Proprio per questo è necessario anche una profonda riflessione interiore. Conclusione: è un impresa titanica ma ci si puo riuscire, soprattutto se non adduciamo troppi prestesti con noi stessi. Cordiali saluti.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

AMARSI COME DECISIONE

“Amare se stessi è l’inizio di un idillio che dura una vita. Oscar Wilde

 

Ci sono diversi modi di cominciare la giornata o la nostra Vita :

Ognuno di noi, ogni giorno attua una decisione ben precisa: dal vestito da indossare, da cosa mangiare, le persone da frequentare, ecc.

Tra le numerose decisioni , dimentichiamo la più importante, quella che dovrebbe avere la priorità assoluta sulle altre : Amarsi.

Decidere di amarci sembra difficile, spesso impossibile, siamo bravi ad amare gli altri a prodigarci per essi, ad essere accondiscendenti, a sorridere, essere bravi , buoni e disponibili . Tutto questo porta a inevitabili delusioni e sofferenze che si ripercuotono sul nostro benessere psicofisico.

Psicofisico perché psiche e soma( corpo), sono un tutt’uno quindi qualsiasi emozione sia positiva che negativa traspare sul viso che può apparire teso, pallido e invecchiato.

Questo riguarda anche il corpo: non a caso si può notare in persone depresse, che camminano assumendo una postura curva, le braccia penzoloni, come se portassero sulle spalle un carico enorme.

Nei periodi bui della vita alcune persone tendono a scegliere inconsciamente colori scuri, prediligendo il grigio , il nero, nel vestire e anche nell’arredare la propria casa. Mentre quando si è in pace con se stessi, quando la serenità fa da compagna ,ecco che si tende ai cambiamenti ,allora via ai colori accesi, alle forme smaglianti.

Perché è così difficile amarsi?

Sicuramente perché , sin da piccoli non ci è stato donato l’amore di cui avevamo bisogno dalle figure significative genitoriali, oppure c’è stato dato in modo sbagliato; Esempio : genitori assenti affettivamente , compensazioni materiali , carenza di abbracci, di carezze etc.

Quindi non avendolo conosciuto questo amore , non essendocene appropriati, da adulti non possiamo dare o darci qualcosa di cui non sappiamo cos’è il significato.

Noi possiamo trasmettere o donare solo ciò che conosciamo bene!

Questo non significa che non possiamo iniziare a “imparare” l’amore per noi stessi e decidere di amarci , prendendoci cura di noi come si farebbe con un bimbo appena nato.

L’importante è la decisione

.Ogni piccola azione quotidiana può essere piena o carente di attenzioni verso noi stessi, basta fermarsi un attimo e rivolgere lo sguardo verso di sé , osservarsi, stare attenti ai piccoli segnali che il corpo ci manda, ma soprattutto ascoltarsi.

Ascoltare i propri bisogni, le proprie paure, le angosce, i limiti. Questo non è essere egoisti, ma prendersi cura di sé.

Il nostro Sé ( la parte saggia , la parte più profonda della nostra anima ) ci invia continuamente segnali sia di ben-essere che di mal-essere e noi ce ne accorgiamo subito, non possiamo mentire alla parte più profonda di noi.

Quando è che noi non ci stiamo amando ? Quando ci dimentichiamo di noi stessi e ci proiettiamo totalmente all’esterno. Posso farvi numerosi esempi del non amore, ma mi limiterò a farvene alcuni: Una relazione sbagliata ,annullarsi per un uomo che ci usa , quando scambiamo l’interesse sessuale per amore, e ci ostiniamo anche di fronte all’evidenza che è come non lo desideriamo idealizzando il partner ad immagine e somiglianza che solo noi abbiamo costruito a nostro piacimento ma realtà purtroppo è un’altra. Accettare violenze psicologiche e fisiche dall’altro perché si spera che poi se dimostriamo di amarlo lui cambierà, o per quieto vivere, per abitudine, o peggio ancora per :”Cosa dirà la gente” (questo ancora domina nei piccoli paesi) Altro es : sul lavoro : subire imposizioni e maltrattamenti da parte del superiore o dei colleghi , non riuscire a dire di no di fronte ad una richiesta esagerata. Accettare passivamente maltrattamenti , soprusi, inganni, da parte dell’altro e come altro intendo partner, amici, colleghi,vicini di casa, ecc .

Non saper dire di NO!

Tutto questo porta inevitabilmente al NON AMORE per noi quindi alla sofferenza psichica ed esistenziale che come sensazione ci accompagna un senso di vuoto, di frustrazione, un malessere generale a cui non sappiamo dare il nome.

Amarsi vuol dire anche non rinnegare la propria personalità ; siamo abituati ad essere come gli altri ci vogliono, a vivere secondo le loro aspettative, i loro desideri , soffocando la nostra vera identità.

Fin da piccoli, per “meritare” l’amore dei nostri genitori imparavamo ad essere i più buoni, i più bravi a scuola , eccellenti nello sport, o imparavamo comportamenti che non sentivamo nostri, spegnendo desideri , sogni e progetti per essere accettati e amati da loro.

Quante volte ci siamo sentiti dire : se non fai il bravo/a la mamma o il papà non ti vuole più bene.

Allora ecco a impegnarci fino allo sfinimento per ottenere l’approvazione . l’attenzione, l’affetto.

Così questi comportamenti acquisiti diventano il bagaglio che ognuno di noi si porta per tutta la vita

ma soffocare la nostra personalità è spegnere la parte più vera di noi con conseguenze che conosciamo benissimo.

Cosa possiamo fare?

Allora: iniziamo la giornata con un sorriso per noi davanti allo specchio;

Guardare oltre l’immagine che lo specchio ci rimanda , cercando di non fermarci all’aspetto esteriore ma guardarsi dentro e decidere che quella giornata dev’essere piena di luce, a prescindere dagli improperi del capo sul lavoro o dei colleghi .

A prescindere da tutto, io decido di amarmi , di essere serena e di affrontare la vita con più ottimismo , venendo incontro ai miei bisogni ; accettando i miei limiti, avendo “ compassione ” per le mie paure ; perdonando i miei errori.

Questo non vuol dire escludere gli altri dalla propria vita ma andare incontro ad essi con la mia gioia di esistere ,con la pienezza del mio essere. Riconoscendo il mio valore posso riconoscere quello degli altri, con l’amore che mi sono data . ( Se dentro abbiamo il vuoto non possiamo dare che vuoto.)

Per ogni piccolo passo che riusciamo a fare per noi stessi premiamoci, per esserci impegnati ,affinché ciò accada e siamo fieri dei piccoli successi .

Se qualche volta si ricade negli stessi errori non accusiamoci, non demoralizzarsi, ma riprendiamo il fiato e andiamo avanti con coraggio.

In ognuno di noi c’è un esserino che reclama amore e attenzione , prendiamolo in braccio, culliamolo e diamogli il nutrimento necessario .

Diamogli tutto ciò di cui ha bisogno.

Sarà una persona completa, appagata e serena che sorriderà alla Vita e la pace della Vita invaderà il suo essere.

Qualunque cosa tu possa fare

Qualunque sogno tu possa sognare

Comincia.

L’audacia reca in sé

Genialità immagine e forza.

Comincia ora. J.W Gohete

 

Rossella Stanca

Antropologa Esistenziale

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

CERCHIAMO DI CAPIRCI, CERCHIAMO DI PIACERCI

Si tratta di due cose non facili ma veramente molto importanti. Chi vi scrive è un medico specialista in malattie allergiche e respiratorie, diplomato in medicina psicosomatica ed in psicografologia nonché counselor rogersiano ma è soprattutto una persona che studia da 25 anni le reazioni del nostro corpo e della nostra psiche a tutto gli eventi che capitano… e che non capitano.
Come molti di voi forse già sapranno, il nostro corpo ci parla. Continuamente.
Se ad esempio la pressione si alza vuol dire che forse siamo arrabbiati per qualcosa o più specificamente, se è la pressione minima che si alza, che probabilmente siamo “compressi” da qualche cosa (che può anche essere un pensiero, una paura, una mancanza , anche una rabbia per qualcosa che appunto non abbiamo fatto).
Se si riacutizza la gastrite o peggio ancora l’ulcera potrebbe darsi che siamo costretti a “sorbirci” una situazione (o una compagnia, o un lavoro) che non ci piace, e cioè, simbolicamente, un “nutrimento” che ci fa male , ci irrita, che intimamente e profondamente vorremmo evitare o magari sostituire con qualche altra “pietanza” più consona ai nostri gusti.
A questo proposito mi capita sempre più spesso di vedere persone che in maniera conscia (quindi con la mente e con la verbalizzazione) oppure in maniera inconscia (quindi con il corpo e con segni e sintomi vari) esprimono il loro disagio ed il loro malessere perché vorrebbero accoppiarsi, incontrare una persona con cui condividere qualcosa.
Vi posso dire che molti sintomi e addirittura molte malattie sono campanelli d’allarme del nostro organismo che chiede qualcosa di più dalla nostra vita , che desidera un attenzione, un affetto, un contatto fisico. In questo caso il sintomo o la malattia esprimono spesso il disappunto, la rabbia perché la cosa desiderata non avviene.
D’altra parte è stato dimostrato che lo scambio affettivo, l’accoppiamento, la convivenza , così come l’attività sessuale fanno bene, riducono l’incidenza di svariate patologie, allungano e migliorano la vita.
Purchè naturalmente questa relazione o questa convivenza non diventino un’inferno!
Come avrete notato abbiamo parlato di diversi gradi di relazione (lo scambio affettivo, l’accoppiamento, la convivenza..la semplice attività sessuale…).
Ed ecco spiegato il mio titolo: cerchiamo di capirlo , cioè cerchiamo di capirci !
Per tante ragioni questo può non essere facile!
Molte volte infatti non è chiaro il tipo di rapporto che si desidera: uno sposo/a, un compagno/a, un amico/a; un amante; una persona con cui avere rapporti occasionali ? Possiamo provare a capirlo , cioè a ritagliarci l’abito su misura, quello adatto per noi e questo ci faciliterà l’incontro con la persona giusta.
Magari ci troviamo in una condizione tale che non possiamo (cioè non vogliamo) sposarci o non possiamo (non vogliamo) avere una convivenza. Non c’è problema .. troveremo un’amicizia piacevole con cui condividere le nostre cose per il momento e poi, eventualmente si vedrà.
E quando l’incontro avviene il corpo e la mente ci potranno aiutare a capire! Ma dobbiamo stare attenti a non sfuggire o se questo succede per lo meno a capire perché accade !
E quindi ancora una volta, cerchiamo di capirci !
Ma cerchiamo anche di piacerci. Se siamo veramente convinti di stare bene come stiamo e di stare bene con noi stessi allora va bene così. Niente di meglio. Se invece no, cerchiamo di capire cos’è che non va ! Dobbiamo forse migliorare il nostro look ? E allora facciamolo. Non stiamo a sentire le pedanterie di qualche falso filosofo castigatore dei costumi. Anche solo un particolare ricercato, un accessorio elegante, un “vestito bello”, una pettinatura diverso, degli occhiali più belli se sono in sintonia con noi stessi potrebbero aiutarci ad incontrare la persona giusta.
Perché non dirci: oggi metto il vestito più bello o meglio, lo ripeto, l’abito più adatto a noi, anche in senso strettamente materiale!
Tutte le cose in cui ci identifichiamo, che riflettono in maniera particolarmente efficace la nostra personalità possono aiutarci e possono catturare l’attenzione degli altri e, in effetti, la ricerca delle cose che sono in sintonia con la nostra energia psico-fisica, ma anche delle attività , delle occupazioni, degli hobby, degli amici a noi più consoni ci aiuterà a ritrovarci in questo senso.
In fondo questa ricerca , rappresenta uno degli scopi della vita!
Se poi sentiamo c’è qualcosa che proprio non va dentro di noi, di più profondo, perché non provare a guardarci dentro… oggi abbiamo a disposizione un ventaglio di professionisti qualificati di cui possiamo avvalerci! Mi sapete dire perché non possiamo farlo. Dobbiamo solo scegliere la persona giusta, magari fidandoci più di un sano passaparola tra i nostri amici e conoscenti e della nostra sana impressione istintiva , piuttosto che di titoli o di targhe fuori al portone.
Tutti ( e dico veramente TUTTI) siamo persone interessanti se: A) stiamo bene con noi stessi B) sappiamo valorizzarci e le due cose di solito vengono di pari passo e si influenzano a vicenda.
Se vogliamo veramente stare meglio cerchiamo di raccogliere questa sfida, ma prendendola senza drammi, quasi come un gioco. Impariamo a gestire al meglio questa dote che abbiamo avuto in sorte dal destino.
Allora cerchiamo di piacerci e di piacere! E stiamo anche attenti falsi amici che vogliono buttarci addosso le loro depressioni e magari farci ingollare l’ennesima pizza inutile per accumulare ancora chili di troppo e anche al nostro “nemico” interno, le nostre resistenze, che ci fanno magari aspirare a mete (leggi anche persone ) irraggiungibili e non ci fanno vedere tutte le persone e le cose valide ed interessanti che abbiamo intorno.
Non importa se siamo alti, bassi, magri o grassi, belli o brutti. Chi vi parla ha senz’altro diversi chili di troppo che regolarmente cerca di smaltire ed ha i suoi problemi psichici e fisici, ma ciò nondimeno non ha mai avuto problemi ad interessare chi poteva interessargli.
E’ la cura che abbiamo di noi che conta ! Dentro e fuori.
E quindi ancora una volta cerchiamo di capirci, cerchiamo di piacerci.

Invito alla psicografologia
Uno dei tanti modi per aiutarci a capire meglio noi stessi e quindi per aiutarci a stare meglio è l’interpretazione della scrittura.
La scrittura libera è uno dei più semplici test proiettivi dell’io oggi esistenti. La sua validità è stata documentata dalle varie Scuole che a livello internazionale hanno studiato ed elaborato le teorie e le tecniche della psico-grafologia.
Saggi e perizie grafologiche vengono oggi utilizzati oltre che come metodo di autenticazione di firme e di scritti a livello legale (essendo la scrittura quasi una sorta di impronta digitale psichica del soggetto), come supporto a perizie psichiatriche per vari scopi, come test valutativo per la selezione del personale e per le assunzioni nelle Aziende e anche come test valutativo dalle agenzie matrimoniali!

Questo sito vi offre la possibilità di un saggio psico-grafologico effettuato secondo i canoni del Metodo Marchesan (Università Internazionale della Nuova Medicina Milano) su alcuni dei caratteri salienti della vostra scrittura.
Per effettuare il saggio potete inviare via fax un saggio della vostra scrittura su foglio A4 senza righe e riempiendo completamente il foglio con un brano a vostro piacere scritto possibilmente senza andare a capo.
Inizieremo dal mese di Aprile 2006!
Il brano dovrà essere scritto in posizione comoda e con penna a scelta del candidato ma di colore nero.
Verranno esaminati ogni mese, naturalmente gratuitamente e senza alcun impegno i primi cinque scritti che perverranno al numero di fax 0815609514.
Le risposte verranno inviate al vostro indirizzo e-mail che indicherete nell’ultimo rigo dello scritto.
Gli scritti a cui non verrà risposto potranno essere inviati nuovamente il mese successivo.

 

Dott. Carlo Masi

Medico – Counsellor

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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AMARE SE STESSI PER ESSERE AMATI ANCHE DALL ’ALTRO

PERCHE’ AMARE SE STESSI PER ESSERE AMATI ANCHE DALL ’ALTRO ?

Una possibile risposta a tale domanda la fornisce lo scrittore Oscar Wilde nel libro “Il ritratto di Doran Gray”.

Il protagonista del libro, Dorian Gray, s’innamora, di una ragazza giovane e molto bella che si chiama Cybil e fa l’attrice ed a parere di orian è un’artista molto brava ed è incantato dal suo modo di recitare.

Ma ad un certo punto Dorian si disamora di Cybil.

Succede quando Dorian decide di portare i suoi amici, ricchi, nobili e snob, come lui, al teatro dove recita lei.

“Venite a vedere com’è meravigliosa, la mia amata!”.

Ma lei recita veramente in modo orribile. Lui ci rimane malissimo, va in camerino arrabbiato . “Ma che fai? Ma che figura mi hai fatto fare? Io porto tutti gli amici miei a vederti e tu reciti malissimo?”.

Cybil gli risponde: “Ma io ti amo, da quando amo te, non mi interessa più niente dell’arte, della recitazione. Io amo solo te, l’amore per te è talmente forte che non conta più niente, nemmeno il teatro. Che senso ha recitare bene quando ho conosciuto che cosa significa amare te?”.

E lui… la lascia. La scena è tremenda, perché lui è spietato in camerino, però si sente che pure lui soffre.

Soffre perché non la ama più.

Già lì, nel camerino, da quel momento, non la ama più. Perché non la ama più? Apparentemente perché lei ha recitato male.

In realtà avendola lui idealizzata anche come una brava attrice, non essendo lei più tale, cade l’ideale che lui si era costruito di lei.

Perché lei si è messa troppo nella posizione di oggetto d’amore e non di soggetto che significa non rinunciare alla propria individualità.

In poche parole cosa ha fatto questa donna, Cybil?

Ha amato il prossimo suo più di se stessa.

Il comandamento dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, no di più. Lei che ha fatto? Ah esisti solo tu, al diavolo la recitazione, al diavolo se stessa.

Amare se stessi significa mantenere la propria individualità, quell’individualità, quel modo di essere che ha contribuito anche a far innamorare l’altro. Rinunciarvi per un amore totale, assoluto, paradossalmente, delude l’altro.

Roberto Cavaliere

LIBRO “LA PRINCIPESSA CHE CREDEVA NELLE FAVOLE”

TRAMA
Questo libro ha una protagonista speciale. Perché Victoria è una principessa, ma anche qualcosa di più. Lei è tutte quelle donne che, dopo aver trovato il proprio principe azzurro, scoprono come non è tutto azzurro quel che somiglia al cielo, e che non cè dolore più grande dell’essere ferite dalla persona amata. Sgomenta, incredula, Vittoria decide di accettare l’invito di uno strano personaggio, lascia tutto e intraprende il viaggio alla scoperta di sé, sul Sentiero della Verità. Lungo il cammino rischia di annegare nel Mare delle Emozioni, è costretta ad attraversare la sconcertante Terra delle Illusioni. A poco a poco impara a distinguere la realtà dai sogni e comprende che una persona può amarne un’altra solo nello stesso modo in cui ama se stessa: con tenerezza e accettazione o con intransigenza e rifiuto. E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata e apparentemente più sicura, scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno. Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché è giusto credere nelle favole. L’importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.
CITAZIONI
Perdona te stessa per non essere stata capace di fare più di quanto era per te il meglio che sei riuscita a fare nelle varie situazioni.

L’amore fa star bene in caso contrario
si tratta di un sentimento ben diverso.
Se soffri più spesso di quando sei felice,
vuol dire che non è amore, ma qualcosa di differente
che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione,
e ti impedisce di vedere la porta verso la libertà, spalancata davanti a te.

Il mare e la vita hanno molto in comune.
Rilassati. Lasciati andare.
Abbi fiducia nel fatto che resterai a galla, e ci starai.
Se invece opponi resistenza, pensando che finirai sul fondo, ci andrai davvero.
La scelta spetta solo a te.

Il viaggio è diverso per ognuno:
un sentiero può essere giusto per una persona
e sbagliato per un’altra.
Solo il cuore di ogni singolo essere umano conosce la via.

PRENDERE LE DISTANZE

Un passaggio fondamentale per uscire da una dipendenza e/o problematica affettiva è iniziare a prendere le distanze.

Distanze psicologiche, emotive e fisiche.

Se si è troppo dentro alla dipendenza o problematica non si riesce ad avviare il processo di ‘guarigione’. Sarebbe come l’alcolista che pretende di guarire avendo la bottiglia d’alcol a poca distanza.

Si può partire dalla distanza fisica e temporale dall’altro/a per poi arrivare alla distanza psicologica ed infine a quella emotiva che è la più difficile. Difficile ma non impossibile.

Roberto Cavaliere

le distanze

AMARE PRIMA SE STESSI

«Ma tu mi ami?» chiese Alice.
«No, non ti amo.» rispose il Bianconiglio.
Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre usando si sentiva ferita.
«Ecco, vedi? – disse il Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesci a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno dei giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno.
La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò, Alice no, non ti amo. Non posso farlo.»