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LA COPPIA ED IL GIOCO DELL’OCA

Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera. Sedevano vicini l’uno all’altra. E la donna disse: “Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti”.

E l’uomo disse: “Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni”.

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: “Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo”.

E si separarono.

E l’uomo disse: “Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia”.

E la donna disse: “Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?” (Gibran)

 

Scopo di questo ‘Gioco dell’Oca’ applicato al singolo o alla coppia è quello di fornire una lettura diversa, attraverso il gioco, di determinari eventi.

A livello individuale o di coppia, si scrivono o si raccontano verbalmente 10 eventi significativi della propria vita individuale o di coppia.

Attraverso l’uso delle carte del gioco dell’oca viene attribuito un simbolo ad ognuno dei 10 Eventi.

Il gioco può essere effettuato anche a ritroso, vale a dire si gioca effettivamente al gioco dell’oca ed ogni qualvolta col lancio del dado si capita su un simbolo lo si collega ad un determinato evento personale e di coppia vissuto.

I Simboli sono: oche,prigione,pozzo,hotel, Ponte, labirinto e morte.

OCHE Elementi vissuti dinamici e positivi

PRIGIONE Stagnazione, impossibilità di andare avanti. Luogo o evento difficile da superare. Oppure luogo dove si è protetti dai pericoli esterni. Può rappresentare periodo di solitudine e conoscenza interiore.

POZZO Discesa senza fondo, abisso della disperazione, Ma può diventare occasione di crescita per attingere nuova acqua.

HOTEL Oasi di riposo. Una vacanza magnifica. riflessione recupero delle forze.

PONTE È un elemento di collegamento, permette di superare un ostacolo. Può avere un prezzo da pagare

LABIRINTO Luogo sconosciuto: si deve esplorare a proprio rischio. Non si trova la “strada giusta”. Tuttavia se non si cade nel panico, si trova il coraggio di fare nuove scelte e scoprire l’inatteso.

MORTE E’ la fine definitiva di qualcosa ; brutta o bella. La morte è strettamente legata alla vita : si presenta per lasciare spazio alla nascita di cose nuove.

CAMBIARE IL PARTNER

Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera. Sedevano vicini l’uno all’altra. E la donna disse: “Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti”.

E l’uomo disse: “Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni”.

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: “Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo”.

E si separarono.

E l’uomo disse: “Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia”.

E la donna disse: “Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?” (Gibran)

 

Una premessa è d’obbligo. Generalmente si ritiene che la coppia sia fondata su una diade, l’Io ed il Tu. Niente di più errato. La coppia nasce da una diade, ma per sopravvivere nel tempo necessita di evolversi in una triade: l’Io, il Tu ed il Noi. Il Noi è la relazione stessa, inteso come spazio di condivisione e progettualità reciproca. Senza di esso la diade o diventa una monade fusionale o permane in una dualità senza nessun fine.

Molti di noi vorrebbero cambiare i comportamenti del partner, ma è possibile?
Ritengo che possiamo cambiare il partner solo in qualche suo atteggiamento. Anzi se ci ostiniamo a volerlo cambiare otterremmo il solo risultato di farlo sentire poco capito, poco apprezzato e poco amato.
Semmai il cercare di cambiare il partner nasconde una problematica di tipo relazionale che non si vuole riconoscere. A volte questa ostinazione nasconde una vera dipendenza affettiva, non si riesce a vedere il partner per quello che è realmente, ma per quello che potrebbe essere, se accettasse di essere cambiato da noi. La psichiatra Marta Selvin Palazzoli usa il termine Ibris a denotare l’assurda, sconsiderata, inutile presunzione di farcela. A questo punto, soggetto del cambiamento non deve essere il partner ma la relazione stessa, salvando così, l’unicità e l’individualità dei componenti della stessa. Ed intervenendo sulla relazione si crea un processo circolare foriero di quei cambiamenti del partner che si desiderano, oltre ad avere un cambiamento anche su noi stessi. Il processo circolare è del tipo: cambia la relazione, cambiamo noi, cambia il partner, cambia la relazione.
Vorrei citare al riguardo un brano di Gibran: 
“L’amore, come un corso d’acqua, deve essere in continuo movimento. Ma che cosa accade alla maggioranza delle coppie? Credono che le acque del fiume scorrano per sempre, e non se ne preoccupano più. Poi arriva l’inverno, e le acque gelano. Solo allora comprendono che niente, in questa vita, è assolutamente garantito.”
Facciamo in modo che la nostra relazione non geli e non diventi qualcosa di assolutamente garantito.

Ma come s’interviene sulla relazione e quindi sul NOI. Migliorando la comunicazione all’interno del processo relazionale. Spesso ci si lamenta che il proprio partner presta poca attenzione alle nostre esigenze , ai nostri discorsi, alle nostre richieste, a differenza di ciò che facciamo noi. Ma siamo proprio sicuri che noi gli prestiamo quell’attenzione e quell’ascolto che noi vorremmo a nostra volta. Miglioriamo la comunicazione, in tal senso. Passiamo ad un’autentico interesse ed ascolto verso il partner, di tipo empatico. Prestiamogli un’ascolto attento, anche in maniera non verbale, attraverso carezze, sorrisi e quant’altro.
Consideramio il partner come il nostro migliore amico. Confidiamogli sogni, emozioni, progetti, siamo aperti e sinceri . Accettiamo l’altro così come è e non cerchiamo di cambiarlo. A questo proposito ricordiamo l’insegnamento di G.Galilei “Non puoi insegnare nulla ad un’uomo, puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di sé”.
Inizialmente il partner rimarrà sorpreso dei nostri nuovi atteggiamenti. Probabilmente si ritirerà sulla difensiva. Noi avremo l’impressione di aver fatto un buco nell’acqua. Ma se avremo pazienza e determinazione, i frutti del cambiamento non tarderanno. E cambieranno tutti e tre i termini della relazione. Noi ed il partner cambieremo, senza grandi stravolgimenti e preservando la nostra individualità, ma soprattutto la relazione sarà cambiata, di quei cambiamenti che desideravamo originariamente nell’altro.
Il vero cambiamento avviene anche quando smettiamo di cercare di cambiare l’altro e cerchiamo di cambiare dentro noi stessi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

DIFFERENZE FRA AMICIZIA ED AMORE

Per delineare le differenze fra un’amicizia ed un amore riporto le riflessioni di Jean de la Bruyère (1645-1696) tratte dal suo libro I caratteri. Seppur scritte nel lontano 1688 sono ancora oggi attuali e significativi.

Dott. Roberto Cavaliere

 

L’amicizia fra persone di sesso diverso può durare, mantenenendosi anche immune da qualsiasi indelicatezza. La donna tuttavia considera sempre l’uomo come un uomo; e analogamente l’uomo considera la donna come una donna. Questa relazione non è né passione, ne pura amicizia: costituisce una categoria a sé.

L’amore nasce improvviso, senza riflessione alcuna, per istinto o fragilità: un bel lineamento ci conquista, ci determina. L’amicizia, invece, si forma a poco a poco, col tempo, con la frequentazione, con un lungo scambio.

Quanta intelligenza, quanta bontà di cuore, quanto attaccamento, quanti servigi e quanta compiacenza , fra amici, per fare in parecchi anni ben meno di quanto ottenga talvolta in un istante un bel viso o una bella mano !

Il tempo, che rafforza le amicizie, indebolisce l’amore.

Finché dura, l’amore si alimenta di se stesso, e talvolta di cose che sembrano doverlo spegnere: capricci, crudezze, lontananza, gelosia. L’amicizia invece ha bisogno d’aiuto: si esaurisce per mancanza di attenzioni, di fiducia e di compiacenza.

E’ più comune vedere un amore estremo che una perfetta amicizia.

Amore e amicizia si escludono vicendevolmente.

Chi ha vissuto un grande amore, trascura l’amicizia; e chi s’è consumato nell’amicizia, non ha fatto ancor nulla per l’amore.

Nulla è più simile a una viva amicizia di quei legami che l’interesse del nostro amore ci fa coltivare.

In amore, per permalosi che si sia, si perdonano più colpe che nell’amicizia.

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L’amore è come un roseto selvaggio,
l’amicizia come un agrifoglio.
L’agrifoglio è chiuso quando il roseto fiorisce
ma quale dei due sboccerà più volte?

Il roseto è dolce in primavera,

i suoi boccioli estivi profumano l’aria;

ma aspetta che l’inverno venga ancora

chi loderà la bellezza del rovo?

Allora disprezza il roseto adesso
e copriti con lo splendore dell’agrifoglio,
così quando dicembre avvizzirà le tue ciglia
lui potrà ancora lasciarti una ghirlanda verde.

Emily Bronte

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Riflessione di Gibran

Il vostro amico è la vostra esigenza soddisfatta.
E’ il campo che seminate con più amore e che mietete con riconoscenza.
E’ la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché da lui vi recate per la vostra fame, è lui che ricercate per la vostra pace.
Quando l’amico vi apre la sua mente, non abbiate timore di dire “no” nella vostra propria mente, né trattenere il vostro “sì”.
E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore:
Poiché, nell’amicizia, pensieri, desideri, attese, tutto nasce ed è condiviso senza parole, con una gioia priva di plauso.
Se vi separate dall’amico, non rattristatevi;
Poiché ciò che maggiormente amate in lui può meglio risplendere nell’assenza, così come una vetta appare allo scalatore più chiara dalla pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro proposito che l’approfondimento dell’animo.
Poiché l’amore che cerca, che non sia lo schiudersi del suo proprio mistero, non è amore ma una rete lanciata a caso: nella quale si afferra solo ciò che è vano.
E sia per l’amico la parte migliore di voi.
Se egli dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche il flusso.
Poiché quale amico è questo vostro che dobbiate cercarlo in un tempo in cui si uccide?
Cercatelo sempre in un tempo in cui si vive.
Poiché a lui tocca colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia fate che vi siano il riso e la partecipazione ai piaceri.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e ne è ristorato…

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it