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LA VOCE UMANA (LA VOCE DEL MALdAMORE)

“LA VOCE UMANA” DI JEAN COCTEAU:
“un atto, una camera, un personaggio, l’amore, e il comune accessorio dei drammi moderni, il telefono”: l’autore ha bisogno solo di questi elementi per questo suo lavoro. In questo dramma per evitare quello che Cocteau definisce il teatro del teatro miscela sapientemente il dramma alla commedia. All’inizio la donna è distesa davanti al letto come assassinata. Poi si alza, prende il cappotto, ma all’improvviso squilla il telefono. La scenografia è ridotta all’essenziale: una camera bianca, un letto disfatto, dei libri, una lampada. Il dialogo è infarcito di sentimentalismi. Poi quando meno te l’aspetti Cocteau tra un luogo comune ed una sdolcinatezza fa pronunciare alla donna frasi profonde e poetiche, che lasciano il segno come queste:
“Se tu non mi amassi e fossi astuto, il telefono diventerebbe un’arma spaventosa: un’arma che non lascia tracce, che non fa rumore”,
“Ti ricordi di Yvonne che si domandava come mai la voce potesse passare attraverso il filo attorcigliato. Ho il filo intorno al collo. Ho la tua voce intorno al mio collo…..” .
Una delle cose che mi hanno colpito è quanto siano cambiati i tempi. Cocteau non si inventa niente. Una donna innamorata ai suoi tempi parlava senz’altro così. Non esistevano l’aborto ed il divorzio. Le donne non avevano opportunità lavorative. Non c’era il femminismo. La donna era l’anello debole della coppia. Non poteva che dipendere totalmente dall’uomo. Nonostante questo la donna vuole conoscere il vero sé dell’uomo. Vuole sapere se l’ama davvero o se è solo un amabile passatempo.
Questo testo comunque è la dimostrazione che una telefonata anche in una situazione intima, informale, emotiva è tuttavia sempre meno coinvolgente rispetto ad un colloquio faccia a faccia. Il pregio o il difetto del telefono rispetto ad un incontro di persona è il fatto che non conta l’abbigliamento, l’aspetto fisico e la gestualità. Un limite ed allo stesso tempo una possibilità per un autore è che al telefono possano nascere malintesi e fraintendimenti. Pur tuttavia prendere una donna e farla parlare al telefono non significa assolutamente decontestualizzarla, isolandola dalla propria storia, dal proprio retroterra sociale e culturale. Anche al telefono esistono delle maschere da indossare, delle regole culturali e di conseguenza delle griglie interpretative. Al telefono esiste uno scenario condiviso, anche se invisibile. Questo testo mi ha colpito proprio per aver evidenziato questa caratteristica delle conversazioni telefoniche. Ma il telefono da questo punto di vista è anche uno strumento diabolico, perché permette di interrompere in ogni momento la conversazione riagganciando. Se lo scenario invisibile non è condiviso, se le incomprensioni e le divergenze hanno la meglio ecco che uno dei due interlocutori può sancire la fine. Abbassare la cornetta è un atto distruttivo, che nega l’altro e che decreta la vittoria dell’incomunicabilità. Significa allo stesso tempo rifiutare il dialogo ed imporre il silenzio. In una conversazione faccia a faccia Invece è impossibile ottenere entrambe le cose: si può solo rifiutare il dialogo, ma mai imporre all’altro il silenzio.
Invece “quando si mette giù il telefono è come se distruggessimo l’ultima nostra possibile avventura, noncuranti dei gemiti dell’altro da noi” aveva dichiarato Cocteau.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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