Articoli

CAMBIARE IL PARTNER

Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera. Sedevano vicini l’uno all’altra. E la donna disse: “Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti”.

E l’uomo disse: “Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni”.

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: “Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo”.

E si separarono.

E l’uomo disse: “Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia”.

E la donna disse: “Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?” (Gibran)

 

Una premessa è d’obbligo. Generalmente si ritiene che la coppia sia fondata su una diade, l’Io ed il Tu. Niente di più errato. La coppia nasce da una diade, ma per sopravvivere nel tempo necessita di evolversi in una triade: l’Io, il Tu ed il Noi. Il Noi è la relazione stessa, inteso come spazio di condivisione e progettualità reciproca. Senza di esso la diade o diventa una monade fusionale o permane in una dualità senza nessun fine.

Molti di noi vorrebbero cambiare i comportamenti del partner, ma è possibile?
Ritengo che possiamo cambiare il partner solo in qualche suo atteggiamento. Anzi se ci ostiniamo a volerlo cambiare otterremmo il solo risultato di farlo sentire poco capito, poco apprezzato e poco amato.
Semmai il cercare di cambiare il partner nasconde una problematica di tipo relazionale che non si vuole riconoscere. A volte questa ostinazione nasconde una vera dipendenza affettiva, non si riesce a vedere il partner per quello che è realmente, ma per quello che potrebbe essere, se accettasse di essere cambiato da noi. La psichiatra Marta Selvin Palazzoli usa il termine Ibris a denotare l’assurda, sconsiderata, inutile presunzione di farcela. A questo punto, soggetto del cambiamento non deve essere il partner ma la relazione stessa, salvando così, l’unicità e l’individualità dei componenti della stessa. Ed intervenendo sulla relazione si crea un processo circolare foriero di quei cambiamenti del partner che si desiderano, oltre ad avere un cambiamento anche su noi stessi. Il processo circolare è del tipo: cambia la relazione, cambiamo noi, cambia il partner, cambia la relazione.
Vorrei citare al riguardo un brano di Gibran: 
“L’amore, come un corso d’acqua, deve essere in continuo movimento. Ma che cosa accade alla maggioranza delle coppie? Credono che le acque del fiume scorrano per sempre, e non se ne preoccupano più. Poi arriva l’inverno, e le acque gelano. Solo allora comprendono che niente, in questa vita, è assolutamente garantito.”
Facciamo in modo che la nostra relazione non geli e non diventi qualcosa di assolutamente garantito.

Ma come s’interviene sulla relazione e quindi sul NOI. Migliorando la comunicazione all’interno del processo relazionale. Spesso ci si lamenta che il proprio partner presta poca attenzione alle nostre esigenze , ai nostri discorsi, alle nostre richieste, a differenza di ciò che facciamo noi. Ma siamo proprio sicuri che noi gli prestiamo quell’attenzione e quell’ascolto che noi vorremmo a nostra volta. Miglioriamo la comunicazione, in tal senso. Passiamo ad un’autentico interesse ed ascolto verso il partner, di tipo empatico. Prestiamogli un’ascolto attento, anche in maniera non verbale, attraverso carezze, sorrisi e quant’altro.
Consideramio il partner come il nostro migliore amico. Confidiamogli sogni, emozioni, progetti, siamo aperti e sinceri . Accettiamo l’altro così come è e non cerchiamo di cambiarlo. A questo proposito ricordiamo l’insegnamento di G.Galilei “Non puoi insegnare nulla ad un’uomo, puoi solo aiutarlo a scoprire ciò che ha dentro di sé”.
Inizialmente il partner rimarrà sorpreso dei nostri nuovi atteggiamenti. Probabilmente si ritirerà sulla difensiva. Noi avremo l’impressione di aver fatto un buco nell’acqua. Ma se avremo pazienza e determinazione, i frutti del cambiamento non tarderanno. E cambieranno tutti e tre i termini della relazione. Noi ed il partner cambieremo, senza grandi stravolgimenti e preservando la nostra individualità, ma soprattutto la relazione sarà cambiata, di quei cambiamenti che desideravamo originariamente nell’altro.
Il vero cambiamento avviene anche quando smettiamo di cercare di cambiare l’altro e cerchiamo di cambiare dentro noi stessi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

LA SCELTA DEL PARTNER

Un essere umano può amare:

1) Secondo il tipo narcistico (di scelta oggettuale):

  • a) quel che egli stesso è (cioè se stesso),
  • b) quel che egli stesso era,
  • c) quel che egli stesso vorrebbe essere,
  • d) la persona che fu una parte del proprio sé.

2) Secondo il tipo [di scelta oggettuale] “per appoggio”:

  • a) la donna nutrice,
  • b) l’uomo protettivo.

Freud – Introduzione al narcisismo – 1914

In generale, l’uomo ha due oggetti sessuali fondamentali, e la sua esistenza dipende da quale dei due sarà quello al quale resterà fissato. Per ogni uomo i due oggetti sono la donna (la madre, la bambinaia, ecc.) e la propria persona; ne consegue che (la questione) è liberarsi di entrambi senza indugiare troppo né sull’uno né sull’altro. Nunberg e Federn – Dibattiti della Società Psicoanalitica di Vienna 1906-1908 – Bollati Boringhieri

 

La scelta di un partner non è lasciata al nostro libero arbitrio. C’innamoriamo di una persona solo quando incontrandola abbiamo già dentro di noi un immagine idealizzata. Prima costruiamo e poi proettiamo sull’altro. Qundi non amiamo ciò che è, ma ciò che immaginiamo essere.

Ma che cosa costruiamo e proiettiamo ?

Nella scelta del partner noi cerchiamo, principalmente,  qualcosa, di più o meno rimosso, della nostra primaria figura affettiva: madre, padre o altra figura primaria d’accudimento

Nella fase edipica, individuata dalla psicanalisi nella nostra infanzia, inconsciamente, la bambina sceglie come partner il padre ed il bambino la madre. Importante è che questa scelta relazionale sia positiva e soddisfacente, al fine di poter scegliere, da adulti un partner che possegga gli aspetti positivi dei nostri genitori.

Infatti nell’amore noi non vogliamo  solo trovare qualcosa dell’amore originario verso i nostri genitori, ma perseguiamo anche una compensazione di ciò che non abbiamo avuto o di cui ci si è stato privato durante l’infanzia da genitori non attenti alle nostre esigenze affettive, o talvolta addirittura “ostili” o qualche volta anche “cattivi” nei nostri confronti. Conseguentemente chiediamo al nostro amore, in maniera più o meno conscia, di provvedere a riempire i vuoti affettivi del nostro passato o a porre rimedio alle ferite affettive infertici. Alcune volte queste richieste vengono poste come l’altra faccia di una medaglia: cerchiamo di sopperire o guarire lui , per sopperire o guarire noi. Ciò avviene, per esempio, nella codipendenza.

Riepilogando il processo amoroso potrebbe essere rappresentato come l’aspirazione a due possibili desideri, fra loro contrapposti:

  • il primo desiderio è quello ci cercare un soggetto d’amare il più possibile simile alle figure amate della nostra infanzia. Per Freud il marito rapppresenta per la donna un sosituto del padre che le permette di non incorrere nel tabù dell’incesto
  • il secondo desiderio è in antitesi al primo perché cerca un soggetto d’amare che poni riparo alle carenze e ferite inferte dalle primarie figure affettive.

Raggiungere un buon equilibrio fra queste opposti desideri può rendere un amore felice. La mancanza d’equilibrio, invece conduce a diverse soluzioni di compromesso, più o meno dolorose fra le quali la dipendenza affettiva e la codipendenza.

Potremmo sintetizzare il tutto con una metafora. E come se in ogni amore adulto mettessimo in atto un copione cinematografico (affettivo e relazionale) che abbiamo già visto e vissuto ripetutamente nella nostra infanzia, di cui non abbiamo gradito lo svolgimento ed il finale, e speriamo di cambiare quest’ultimi nella nuova storia d’amore. Ma, purtroppo, svolgimento e finale cambiano per pochi, e solo per quelli che avendone consapevolezza non pretendono di cambiarli del tutto, ma solo di modificarli parzialmente.

vedi anche Origine di una Dipendenza Affettiva

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it