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AMARE PRIMA SE STESSI

«Ma tu mi ami?» chiese Alice.
«No, non ti amo.» rispose il Bianconiglio.
Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre usando si sentiva ferita.
«Ecco, vedi? – disse il Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesci a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno dei giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno.
La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò, Alice no, non ti amo. Non posso farlo.»

RELAZIONE CON UN BORDERLINE

Il disturbo bordeline di personalità è secondo il DSM IV un disturbo di personalità, cioè un disagio che investe le aree più importanti della vita di una persona, essendo insito nella personalità del paziente. E’ un disturbo molto diffuso, circa il 3% della popolazione ne soffre, con prevalenza nel sesso femminile e si sviluppa generalmente nell’infanzia o in adolescenza con un decorso solitamente cronico.
E’ soprattutto la la dimensione affettivo relazionale di chi ne è affetto ad esserne investita. Infatti i bordeline non riescono a stabilire rapporti affettivi profondi e stabili nel tempo, a causa di una mancanza d’identità che li spinge a creare rapporti problematici e distruttivi, soprattutto per chi entra in contatto con loro.
Nel soggetto bordeline l’immagine di sè varia rapidamente, con continui e repentini cambiamenti dei loro valori, delle aspirazioni, degli obiettivi che si pongono. I progetti di lavoro, i partners e gli amici che scelgono, persino la loro identità sessuale possono essere diversi nel corso della stessa giornata. Il loro tratto distintivo è l’impulsività: spendono molto, cambiano spesso partner sessuale, di frequente abusano di sostanze stupefacenti, giocano d’azzardo, guidano in maniera spericolata, ingeriscono grandi quantità di cibo, manifestano una rabbia intensa e immotivata che li spinge a coinvolgersi in litigi di vario tipo. Il tutto per colmare un’enorme voragine, un sentimento di vuoto senza tregua a cui non riescono a dare un senso. Fra gli atti estremi si può essere anche il suicidio.
A questo disturbo si associano spesso problematiche di ansia, instabilità dell’umore che va dal depresso al maniacale, timori ipocondriaci e, in situazioni di particolare stress emotivo. Possono essere presenti anche sintomi psicotici transitori, quali deliri paranoidi o idee bizzarre e inusuali.
Ma come già detto è soprattutto l’aspetto relazionale a risentirne maggiormente di tale disturbo. Chi stabilisce una relazione intima con un borderline, sia esso un amico, un partner o un genitore, vengono trascinati in un vortice di emozioni contrastanti che oscillano tra la rabbia e il senso di colpa, in un continuo circolo vizioso difficile da chiudere.
Da premettere che il borderline non si rende conto delle sue modalità inaccettabili e del male che sta facendo alla persona cara. Quasi sempre, non è consapevole di avere un problema.
Un borderline sceglie solitamente le persone a cui legarsi tra quelle più fragili, o molto legate a loro da vincoli di affetto (la madre, una persona che li ama); quindi li attira a sè: può sedurli mostrandosi molto amorevole, dimostrando sentimenti esagerati che non prova, drammatizza eventi e aspetti della sua vita al fine di manipolare chi gli si avvicina, cambia repentinamente umore e opinioni.
Quando un’altra persona si lega a lui, il borderline lo idealizza e lo fa sentire l’essere più importante del mondo; contemporaneamente gli fa il vuoto intorno, allontanando tutte le persone significative per l’altro in modo da tenerlo solo per lui, anche con la menzogna e l’inganno. Già nei primi incontri il borderline fa al partner richieste assurde: gli chiede di trascorrere molto tempo insieme, di fare cose e progetti destinate a coppie di lunga data. E l’altro, inizialmente gratificato dall’adorazione che riceve dal borderline, cade nella rete. Quando poi comincia a vedere le prime incongruenze e si ribella, incontra la protesta del borderline che continuando a manipolarlo lo fa sentire talmente in colpa da spingere l’altro a tornare sui suoi passi e a biasmarsi. Dall’idealizzazione il borderline passa alla svalutazione più estrema: la minima disattenzione del partner spinge il paziente ad accusare l’altro di trascurarlo, di non essere abbastanza presente, di averlo abbandonato. Così per il partner del borderline, s’instaura un’altalena di sentimenti che lo fa dondolare tra la rabbia e il senso di colpa, sempre più isolato dagli altri e incapace di uscire dalla trappola: è la co-dipendenza.
Il borderline farebbe di tutto per evitare l’abbandono, perchè sente che non può tenersi in piedi senza una persona cara che si prenda cura di lui. Sono gli altri a dare senso alla sua vita. Se il partner di un borderline paventa una separazione anche breve il borderline manifesta un’angoscia devastante o un furore disperato, fino a minacciare o a mettere in atto comportamenti eteroaggressivi o autoaggressivi come farsi del male in vario modo o tentativi di suicidio. Vivere sereni con un borderline è pressochè impossibile: il partner dovrebbe essere a disposizione sempre, non criticarlo mai e sottostare a regole rigide e inaccettabili. In poche parole dovrebbe imparare a “camminare sulle uova”. Manifestano infatti scarsa empatia, non considerando che l’altro può avere come loro dei bisogni o dei problemi.
E’ possibile uscire da tale relazione malata solo prendendo consapevolezza da parte sia del bordeline che di chi lo subisce che nella loro relazione è presente un ‘terzo’ che è la patologia descritta. Dopo tale consapevolezza è possibile intraprendere una terapia individuale e/o di coppia.
Dott. Roberto Cavaliere 

DIFFERENZA TRA ATTACCAMENTO E AMORE

“… Già nelle prime fasi della relazione, dunque, cominciate a ricevere segnali contrastanti: lui (o lei) chiama, ma quando ne ha voglia; mostra interesse per voi, ma vi fa capire che si sta ancora guardando intorno. Insomma, vi tiene sulle spine. Ogni volta che vi arrivano questi messaggi contraddittori, il vostro sistema di attaccamento si mette in moto e cominciate ad essere in ansia per la relazione.
Poi, però, arriva un complimento o un gesto romantico che vi fa battere il cuore a mille e allora vi dite che, dopo tutto, è ancora interessato/a a voi: siete al settimo cielo. Purtroppo questa sensazione di beatitudine non è destinata a durare. In breve tempo i messaggi positivi ritornano a mescolarsi a quelli ambigui e di nuovo vi ritrovate in balia di un turbine di emozioni. A questo punto vivete col fiato sospeso, anticipando col pensiero quel piccolo gesto, quella parola che vi rassicurerà.
Dopo aver vissuto per un po’ questa situazione, cominciate a fare una cosa molto interessante: cominciate a scambiare l’ansia, le preoccupazioni, l’ossessione e quei brevissimi momenti di gioia per amore. Ciò che state facendo in realtà è confondere la passione con un sistema di attaccamento in azione. Se la cosa va avanti da un po’, è come se vi programmaste per venire attratti proprio da quegli individui che hanno le minori probabilità di rendervi felici. Avere un sistema di attaccamento perennemente attivo è il contrario di ciò che la natura aveva in mente per noi in termini di amore gratificante. Come si è visto una delle scoperte più importanti di Bowlby e Ainsworth è che per crescere e prosperare come esseri umani abbiamo bisogno di una base sicura da cui trarre forza e conforto. Perché ciò accada, il sistema di attaccamento deve essere calmo e sentirsi al sicuro. Ricordate: un sistema in azione non vuol dire passione.
La prossima volta che uscite con qualcuno e vi trovate in preda ad ansie, insicurezze e ossessioni – per sentirvi poi una volta ogni tanto euforici – dite a voi stessi che probabilmente si tratta del sistema di attaccamento in azione e non di amore! Il vero amore da un punto di vista evolutivo, significa pace mentale. Il detto “le acque tranquille scorrono profonde” è un bel modo per descrivere la cosa”

LEVINE, A., HELLER, R. (2012), Dimmi come ami e ti dirò chi sei, TEA, Milano.
www.maldamore.it